Drammatica notte alla frontiera dove il reticolato è stato rotto

Drammatica notte alla frontiera dove il reticolato è stato rotto MI in Palestina Drammatica notte alla frontiera dove il reticolato è stato rotto Come entrano le armi contro le milizie ebraiche - Saranno costruiti fortini blindati, nidi di mitragliatrici, ma intanto i rifornimenti continuano con ferma tenacia Questo nostro «servizio» sulla tragica situazione in Palestina e sull'approvvigionamento d'armi che il mondo islamico fa agli arabi palestinesi, è il risultato di un'inchiesta giornalistica profonda e delicata, che molte volte ha dovuto stendere un fitto velo di riservatezza, su particolari attorno ai quali assai facilmente avrebbe potuto esercitarsi il gioco delle induzioni, per trarne conseguenze forse mortali. Ila, l'inchiesta del nostro inviato non ha per questo una, meno intensa drammaticità, od una. eloquenza fatta pallida dalle riserve. Gli arabi sfidano la morte, per armare i loro fratelli, e porli in condizione d'eguaglianza, verso le milizie ebraiche che il sionismo ha munite in Palestina. (Dal nostro Inviato) DALLA PALESTINA, agosto. Due grosse automobili, tutt'altro che nuove nell'aspetto esterno, abbandonano una di quelle strade asfaltate di cui è ricco il Libano, per infilare una polverosa carrozzabile color mattone che mena a sud-est verso la montagna. Nella seconda vettura oltre all'autista vestito all'europea con tarbus, stanno tre arabi pure in abito europeo di pochi soldi e tarbus in testa. Due automobili misteriose La macchina che precede è occupata soltanto dall'autista, un arabo dalla pelle mezzochiara, come se ne vedono tanti tra queste popolazioni incrociate del Levante, e nei posti di dietro è carica di sacchi, vecchie valige e materiale arrotolato entro teli malamente legati, evidentemente masserizie e compere varie di chi dalla città va verso i villaggi, normali trasporti su queste strade tra Beirut e Damasco. Le due macchine, sempre ad una certa distanza, attaccano la salita con maggior sforzo dei due potenti motori di marco americana, guadagnando cammino in direzione della frontiera della Palestina. Passano sul limite di villaggi arabi dalle casupole scaglionate a mezzo pendio. E' già l'imbrunire quando giungono ad una decina di chilometri dal confine. La prima rallenta e si fa sorpassare dalla seconda S!fte avanza ancora d'un paio di chilometri e s'arresta ad un segno di due indigeni, vestiti come gli arabi del luogo, che stanno seduti lungo la strada. I viaggiatori scendono, scambiano poche parole con i due, poi uno si scosta, sale sull'altura di fianco e guarda giù verso l'altra macchina che frattanto s'era fermata in posizione visibile- E' il segnale convenuto di via libera.. Infatti anch'essa raggiunge il luogo dell'incontro e devia a destra su una mulattiera per arrestarsi un centinaio di metri avanti dove cinque cammelli e tre cammellieri attendono. Il materiale che si trova nella macchina viene scaricato e insaccato entro le solide reti pendenti dalle gobbe dei cammelli inginocchiati. Dalla fatica pel trasporto ci si accorge che il contenuto pesa moltissimo. Tre quadrupedi vengono cosi caricati, gli altri due rimangono liberi, o meglio si trovavano già caricati. E' già notte quando l'auto, alleggerita del carico misterioso, riprende la via del ritorno a fari accesi inseguendo l'altra macchina che l'aveva preceduta già da tempo. 1 tre passeggeri, più i dice arabi, più i tre cammellieri, s'incamminano invece verso il sud, non seguendo la pista ma tagliando direttamente attraverso il saliscendi delle ro tonde e non aspre alture del Li bano meridionale. La carovana passa il confine / due arabi vestiti all'indigena conducono la carovana e non dimostrano alcuna esitazione nello scegliere il cammino. E' forse gente del luogo che conosce palmo a palmo il terreno squallido petroso macchiato di rari olivi e di arbusti del deserto. Non c'è fretta, non paura. Gli uomini appaiono sicuri del fatto loro. Altri due arabi si aggiungono. Ormai si è ad un chi lometro appena dal reticolato, il famoso muro Tegart. E le guardie libanesi di frontiera? Le guardie di notte non osano avventurarsi in ricognizione lungo la frontiera il cui terreno non uniforme si presta magnificamente all'insidia, nè di qua nè di là. Le guardie di polizia libanese dormono tranquille nei loro posti. Non disturbano, non attaccano, quindi non hanno da temere rappresaglie. Il punto scelto dalla carovana per avvicinare il reticolato sta a metà tra due posti di guardia, ma sotto la chiarissima volta stellata il luogo è visibile dal posto di guardia che sta alla destra. Son buona gente però quei h.ititi libanesi. Anche se vedono fingono di non vedere. E poi hanno tutto l'interesse a conservare quella manciata di piastre che loro è stata regalata quale prezzo della disattenta vigilanza. E di là dalla frontiera, le armatissime guardie della polizia mista palestinese anglo-arabo-ebrea non vivono tutta là notte con le pupille disperatamente tese alla vigilanza'! La carovana sa che quelle guardie armatissime stanno rintanate nottetempo nei loro fortini. E ringrazino Dio che gli insorti non decidano di attaccarle. Esporsi fuori in pattuglia è troppo perico¬ ttadazqspvsgdlddddtros i e o a n e e E n i ¬ toso. Veramente, c'è dall'altra parte del reticolato, quasi di fronte alla carovana, un recinto di tende dove trovano riposo gli operai arabi addetti ai lavori di fortificazione poliziesca della frontiera, ma quelli sono fratelli arabi i quali sanno che tradire significa cadere prima o poi sotto una pallottola vendicatrice. Inoltre il capomastro, un europeo, .ha dovuto, nei giorni precedenti accettare l'invito di un gruppo di insorti ad essere loro ospite per qualche ora,,dopo di che aveva compreso che aveva da guadagnare a chiudere tutti e due gli occhi. Questo ed altro sanno gli uomini della carovana che oramai è giunta sotto al reticolato. Cos'è questo reticolato fatto costruire da Sir Charles Tegart, il famoso specialista delle repressioni in India, ed oyu organizzatore della polizia palestinese contro i cosidetti terroristi1! E' un reticolato dell'altezza di un uomo e d'altrettanto di larghezza, che s'appoggia su una doppia serie di pali di ferro fissi al terreno da Ras el Nakura lungo la frontiera del Libano e della Siria sino alla Transgiordania. Fili di ferro spinato sono tesi a stella tra palo e palo, mentre dentro a questo telaio si trovano svolti rotoli mobili di filo spinato che s'intreccia con quello fisso. Sistema ottimo per impedire il traffico d'armi e gli spostamenti degli insorti se dalla parte palestinese corresse una linea di trincee con mitragliatrice ogni dieci metri. Ma questo manca, e allora quasi ogni notte il reticolato viene rotto o superato da travi o tavoloni che permettono il traffico da una parte all'altra. Vista l'utilità relativa del reticolato, lo specialista Tegart ha deciso ora di far erigere lungo la frontiera, a distanze tra i dieci e i quindici chilometri l'uno dall'altro, dei fortini con porte di ferro sovra stati da torrette blindate con feri foie per mitragliatrici e cannona ni. Là dentro si rintaneranno al sicuro le guardie. I lavori di costru zipne hanno avuto inizio questi giorni, ma gli insorti se la ridono sin da ora anche di questo nuovo muro Tegart. Gli insorti coi fucili spianati Ritorniamo a/Za carovana. I due cammelli che non erano stati ca ricati son fatti inginocchiare per primi. Due giganteschi uncini, specie di ancore, vengono scaricati e legati a funi e a fili di ferro. Quindi con scatto simultaneo di otto braccia e con l'aiuto di due cammellieri che stanno alti sui cam melli a ridosso del reticolato, le due ancore vengono lanciate al di là del reticolato. I capi liberi delle funi vengono fissati ai quadrupedi, che si dispongono in maniera d«sostenere uno sforzo d'insieme ditraino. I cammellieri aiutano, sfer-zano con le parole le bestie sottoposte ad un lavoro per loro del tutto nuovo. Gli uomini per quanto possono assecondano lo sforzo di traino, con un grido soffocalo che suona una specie del nostro « hop-là», ma che tn sostanza è una serie di invocazioni e di elogad Allah. Dopo cinque, dieci tentativi, ecco che il reticolato cede di botto, tirato, compresso, affastellato, allungato e in qualche punto spezzato dalle ancore taglienti. I cammelli, favoriti anche dal pendio favorevole hanno avuto ragione del muro di filo di ferroCon certe precauzioni riescono a passare gli uomini, anzi i prima passare sono alcuni amici che si trovavano di là. Non possono invece passare i pesanti quadra perti a causa del groviglio di /ì/o spinato che pur sempre copre il suolo, pressato dalle ancore. Gli uomini potrebbero aprire un varco con l'aiuto di grosse forbici tagliafili, e far passare i cammelli con la loro soma intatta, ma questa volta si preferisce scaricare le bestie, aprire i sacchi e distribuire il caricò non più misterioso agli uomini che, piantati i piedi tra i reticolati abbattuti, formano, uno presso l'altro, un ponte di solide braccia sopra il quale passano, non senza difficoltà e sforzo, fucili, casse di cartucce e pacchi di esplosivo. Il lavoro si svolge in fretta quantunque senza frenesia dettata da timore. Gli uomini appaiono sicuri del luogo. E' certo che disturbatori non si faranno vedere, comunque per ogni evenienza dietro la prima altura del territorio palestinese una squadra di insorti vigila coi fucili spianati. Sono le due del mattino quando i cinque cammelli coi tre cammellieri e i due arabi ultimi giunti riprendono la strada già fatta. Gli altri coi preziosi strumenti di guerra s'allontanano verso, i luoghi convenuti, sempre sulla montagna. Due giorni dopo nel solito comunicato ufficiale diramato a Gerusalemme si legge, tra l'altro, che « il reticolato alla frontiera è stato rotto a nord di Kafr Birim ». Antonio Lavato Ancorato alle roccie, il reticolato di filo d'acciaiò spinato che corre lungo la frontiera della Palestina, è spesso rotto dai patriotti arabi per far passaggi alle carovane segrete di armi.

Persone citate: Charles Tegart