Dallo schermo alle capanne del Lido di Mario Gromo

Dallo schermo alle capanne del Lido Dallo schermo alle capanne del Lido // piccolo Sabù di "Elephant boy,, diventa "Il principe Azim,, alleato di Korda - Il secondo film ceko, "I fratelli Hordubal,, (Dal nostro inviato) Venezia, 20 agosto. La serata retrospettiva di ieri ha. fatta oggi per qualche ora riapparire al Lido un ospite che da empo più non vi si vedeva: il « tifo » per il cinema. Sono ormai lontane quelle «stagioni » nelle quai, dal vestibolo al bar, dalle capanne ai pattini, d'altro qui non si parlava se non di film, e poi di film, e di film ancora. Ineffabili stanti in cui dolci fanciulle scopersero l'arcana esistenza delle parole « sequenza » e « inquadratura >; e te le sparavano a bruciapelo, fin troppo sicure di far centro ogni volta. Le due prime Biennali vollero questi e altri tributi, per la jtortfò che prepotentemente recavano nella vita dorata d'una delle spiagge più dorate del mondo; ora la Mostra s'è fatta adulta, ha i suoi fedeli immancabili; e l'attenzione internazionale che accompagna le sue manifestazioni ha autorevolmente sostituito i « fi/osi » di casa, pronti allora all'applauso più scalmanato non appena una inquadratura offrisse un tremulo effetto di controluce, o a subissare di fischi un film che avesse avuto il coraggio di essere troppo audace o troppo banale. Una serata di « tifo » Ma stamane l'eco della retrospettiva non s'era sopita, ancora vibrando d'inconfessate nostalgie, per i film dei beati tempi e d'un calmo sdegno per i movimenti d'avanguardia del dopo guerra. Quando ieri sera la maschera di Max Linder apparve sullo schermo, l'accolse un caldo applauso, come oggi nemmeno la Garbo avrebbe alla sua prima apparizione in un nuovo film. Molti, senza saperlo, con quel batter di mani, applaudivano la loro giovinezza; e molte dame e pedine, laccate a nuovo, non sapevano, con quell'applauso convinto, di commettere su se stes se la più grave delle indiscrezio-ni. In tutti, poi, sorrìsi appena re pressi, o aperte risate, non per l'ingenuità della « comica », ma per la comicità della «comica». Il gag che aveva fatto ridere lepiccole folle stipate nei lunghi cinema-corridoi d'un tempo, decorati di stucchi, tendaggi, palmizi; il gag che ancora ignorava l'onore di chiamarsi gag; tornava a strappare, come ai nostri padri, un'infantile letizia. E subito dopo, un lieve sospiro, e un indulgente scuotere il capo: come dinanzi alla giallastra fotografia, che dal fondo d'un cassetto ti fa riapparire musi stecchiti su altissimi solini, e giacchettine a vita, e stivaletti abbottonati, e i baffi del professore: la prima gita che si ebbe la ventura di fare in automobile. Ma le vere reazioni e quindi il desiderio di voler condannare o capire, e quindi un po' di « tifo »; si destò ai film d'avanguardia. Chi li sappia vedere, vi scorgerà sintomi, tendenze, tentativi ecc.; sa rebbe un troppo lungo e serio di-acorso. Molti ieri sera s'acconten-tavano, e avevano magari anche ragione, di vedere ciò che vedevano. Case con il tetto in giù, un carro funebre trainato da un dromedario, e i dolenti seguaci in un morbido passo di corsa, ritmato dal rallentatore; e un mare che d'improvviso inghiottiva una ballerina, come un po' di sciroppo sotto uno spruzzo di seltz; e oc-citiate spiritate, e atteggiamentiarcani, e nubi e alberi in ridda, edun morto aprire la sua cassa, euscirne gioviale, e con una bac-chettina far sparire gli astanti efar sparire se stesso, salvo poi ariapparire sotto la parola « Fine »bucando lo schermo con due ditaa corna, verso quei vili borghesi allineati in poltrona. « Titti matì, tuti mati », non sstancava di dire al marito una signora dietro di me. Quello le proponeva ogni tanto d'andarsene, ma l'altra a impuntarsi, salvo poi a sospirare di nuovo, per quella girandola fumista, che però la soggiogava con una sua ignota, sottile potenza. Il « Tuti mati » ha riecheggiato ancora stamane sul¬ la spiaggia, destando secche reazioni di chi perentorio dichiarava «Per me è stato bellissimo», come a far intendere: e se volete saperne il perchè, rivolgetevi altrove. Più tardi tutto s'è dileguato fra i tonfi del primo bagno, ed è arrivato Sabù. Un po' impacciato in un vestitino grigio, la fronte tagliata da un piccolo turbante, era qui per fare la comparsa onoraria alla « prima » veneziana del suo film, The drum di Korda. E' di scena Sabù Quando Robert Flaherty, dopo \le prime riprese di Elephant boy, 1 scoper,,e a piccolo Sabù, sùbito il \ il o ; hi na regista di genio si disse che il To mài di Kipling era là, vivente di nanzi « lui; e Sabù continuava cerimoniosamente a inchinarsi, dinanzi a quel grosso, calvo signore, che con i suoi strani giocattoli gli avrebbe permesso, per qualche settimana, di mangiare un po' meglio. Viveva infatti d'una pensioncina di pochi « anna », che gli proveniva dalle scuderie di non so quale maragià; e con quei pochi quattrini il ragazzetto poteva sì e no comprarsi qualche manciata di riso. La vicenda di Tomài era un po' quella di Sabù; con la differenza che poi Sabù andò a Londra, e si è già certo sveltito a chiedere aumenti di paga, e forse già impara ad atteggiarsi a divo. Koida, infatti, l'ha voluto in Inghilterra per fargli interpretare un altro film che di Elephant boy sfruttasse il successo; così la se rie di esotici interpreti, allettati poi a ... inurbarsi, una serie che se non erro s'apre con la Beri di Tabù e il Mdla di Eskimo, ha ora in Sabù il suo rampollo. L'adolescente ha doti native d'interprete, una sua disinvoltura dinanzi all'obbiettivo, un suo fervore d'espressione. Ma perchè, in questo The drurfi (letteralmente «Il tamburo », lo vedrete con il titolo « Il principe Azim ») Korda l'ha così poco adoperato, assai meno di Flaherty t Perchè, se l'avesse adoperato di più, ciò avrebbe significato che erano state da lui sentite tutte le esigenze del dramma del principe Azim: un rajah giovinetto, amico degli inglesi, e spodestato dal solito malvagio, fino alla morte del farabuttaccio e alla successiva restaurazione. Se Korda avesse sentito quelle esigenze, ne sarebbe venuto un film umano, serrato, avvincente, che del giovanissimo interprete avrebbe potuto giovarsi non poco. Invece The drum è un film fatto senza economia, persino con la complicità del technicolor; sovente arieggia allo spettacolone, con sfilate e sfilate di truppe in un'India di cartapesta, e imboscate, e scontri, e sparatorie da destare un sordo; ma la gran macchina fa il suo cammino un po' gelidamente; e mira allo spettacolo per lo spettacolo. Nella lotta che in questi ultimi anni ha avuto alterne vicende tra il cinema di Hollywood e quello di Denham, The drum vorrebbe essere la replica inglese, e perciò tanto più autorizzata, a I lanceri del Bengala; non per nulla, alla lontana, ne ricorda qualche episodio. Ma alla copia è preferibile l'originale. Tra gli interpreti, accanto a Sabù, sono Valerie Hobson, Roger Livesey, Desmond Tester; e, sotto il turbante del traditore fellone, Raymond Massey, il quale s'è davvero specializzato nelle grinte di malvagio. Traditore ne II prigioniero di Zenda, traditore in The drum, traditore in altri film ancora che non ricordo, quello deve ormai fare ogni tanto i bawlt e valige, a esportare di con- pzac ngdmmtolegaccVgsmctvnaC7agici-1 Unente in continente la sua bieca n-1 cattiveria ultimo modello, qualità e en on o e ltc-!/°»ldo inchino; e con quel suo sorti riso di buon ragazzo, lo stesso che ed «' pomeriggio, a chi gli chiedeva el*e P«r The drum fosse tornato in c- i India, egli faceva rispondere: « No e\no, no no, ci sono andate soltanto a 'e macchine ». »,. Al pomeriggio il nuovo film di ta.Mac Fric, il migliore regista ceco, garantita. Stasera « Giuseppe Verdi » Un caldo applauso di simpatia ha salutato il piccolo Sabù, apparso alla ribalta con lo sgargiante costume indossato nel film. Ringraziava, a mani giunte nel prò si si sioma a igtha l¬ l'autore di Yanosik. Tratto da un romanzo di Karel Ciapek, I fratelli Hordubal ha tra i suoi interpreti Jaroslav Vojta, del Teatro Nazionale di Praga, e Pal'o Eie lik che, con qualche diritto, viene (o veniva) chiamato il Fairbanks cecoslovacco. La vicenda è quella di Juraj, un contadino emigrato e un po' arricchitosi in America, che al suo ritorno trova moglie e casa in balìa di un servo, Stepan. Non ItAprddtdIeprhgpraspstPzSSassfltitltlmiid può, non vuol credere all'evidenza; di tutto fa per convincere sè c altrui dell'innocenza di quella tenera colomba; e sono almeno singolari queste vaghe reminiscenze d'un Cocu magnifique d'un Crommelynck, poste sullo sfondo dei monti Taira. Nei suoi primi capitoli il film è secco, amaro, d'un'inlelligente misura, per nulla indulgente al folclore; poi, giungendo al dramma per il dramma, ricalca vie più note; ed esasperandosi cala di tono. E domani sera l'atteso Giuseppe Verdi, di Carmine Gallone, il regista di Scipione l'Africano. Mario Gromo fratelli Hardubal (Cecoslovacchia). Sabù nel film di AlessandrKorda « The drum » (Il principe Azim). Produz. LondoFilm. Regia Zoltan Korda

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