Corbera caposaldo rosso dominata dai nazionali di Riccardo Forte

Corbera caposaldo rosso dominata dai nazionali Sul fronte dell'Ebro Corbera caposaldo rosso dominata dai nazionali I marxisti minacciati alle spalle dalla piena del fiume - Il Tago varcato in Estremadura (da uno dei nostri inviati) Fronte dell'Ebro, 22 agosto. Siamo al terzo giorno di battaglia. La lotta infuria ancora senza risultati decisivi. Le truppe dei Corpi d'Esercito d'Aragona e del Marocco premono vivacemente su tutto il fronte nemico, a nord e a oriente di Gandesa, sostenute nell'attacco dal fuoco delle trecento bocche di calibro grosso e medio legionarie, che risparmiano alle truppe di Franco migliaia di vite, spianando la strada ad attacchi altrimenti insostenibili. Attorno a Monte Gaeta Si avanza, ma il fronte rosso non è rotto. Si avanza ogni giorno, ora in un settore, ora nell'altro; ogni azione vittoriosa permette di infrangere e di cogliere una prima linea di resistenza, cinquecento metri di là della quale una seconda linea, rapidamente organizzata dal nemico che si ritira, impone una sosta nell'attacco, una nuova preparazione di artiglieria, un nuovo assalto. Sulle direttrici segnate dal piano del comando nazionale, il progresso è costante, sebbene lento. Il piano viene attuato regolarmente, ma la battaglia sembra che durerà ancora parecchi giorni. Il nodo dei combattimenti è ancora il monte Gaeta, piccola vetta di meno di seicento metri di altitudine, che è al centro di una vasta raggerà di colline o piuttosto di vertebre rocciose, che digradano in varie direzioni verso Gandesa, verso Corbera, verso Villalba de los Arcos, verso Fatarella. Il mon te è situato ad una decina di chi lometri a nord di Gandesa e la sua conquista è indispensabile per poter abbreviare il fronte mediante l'occupazione di Corbera, e quindi sciogliere la stretta nemica intorno a Gandesa, primo passo necessario per poter pensare a gettare i rossi nell'altra sponda dell'Ebro. L'occupazione nemica sulla riva destra del fiume raggiunge una profondità massima nella zona di Gandesa di circa venti chilometri. Le posizioni sono étate lungamente organizzate e fortificate. I ponti sull'Ebro, benché spesse volte scompigliati dall'aviazione legionaria, non hanno mai interamente cessato di funzionare; i trasporti sono avvenuti non solo con mezzi di fortuna, ma anche su vere e proprie strade grossolanamente tracciate su ponti fatti di travi metalliche. I rossi hannp potuto quindi trasportare non solo i viveri e l'armamento leggero, ma altresì le artiglierie e una quantità enorme di munizioni. L'organizzazione che i rossi hanno avuto il tempo di creare di qua dal fiume, richiede una manovra complessa e lunga. Essa è incominciata la mattina del 19 agosto con un attacco frontale sulle posizioni avanzate rosse immediatamente a nord di Gandesa; le posizioni a sud della città, quelle del massiccio di Pandos, erano state conquistate grazie all'offensiva parziale svoltasi tra il 13 e il lk agosto. Il 19 agosto stesso, senza ancora rompere il fronte nemico, i nazionali riuscivano ad avanzare di due chilometri in alcuni punti, conquistando di slancio, e dopo un'adeguata preparazione di artiglieria, le colline situate a sud del monte Horta, a poco più di cinque chilometri a nord di Gandesa. L'attacco continuava il venti mediante nuovi combattimenti frontali, che permettevano alla fanteria nazionale di raggiungere Villalba de los Arcos, a otto chilometri a nord di Gandesa, senza per altro occupare il villaggio. Nella giornata di ieri, l'avanzata nazionale verso il nord ha permesso di esercitare una pressione sul fianco occidentale del nemico, che veniva a trovarsi indebolito da quella parte. Le truppe attaccanti hanno così potuto raggiungere e oltrepassare la strada mulattiera che congiunge Villalba de los Arcos a Corbera, arrivando a dominare quest'ultimo villàggio, che era una delle principali posizioni nemiche di fronte a Gandesa Questa è la fisionomia generale del combattimento nell'ora in cui telegrafiamo. E' una di quelle lente e tenaci manovre di sgretolamento di potenti linee fortificate in una regione montagnosa, a cui abbiamo assistito durante la campagna del nord. Un fatto nuovo ha ieri aggravato la situazione di questo esercito: l'apertura delle dighe di alcune centrali elettriche sulle rive del Noguera Pallaresa, ingrossando le acque del Segre, principale affluente dell'Ebro e provocando un notevole aumento di volume di questo fiume. Pànico a Ciudad P.eal I nazionali hanno ricevuto e benevolmente accolti alcune centinaia di militi rossi, che hanno deciso di passare al loro campo. Dal fronte d'Estremadura giungono notizie della ripresa avvenuta ieri mattina dell'attacco nazionale. I settori di Estremadura propriamente detti rimangono fermi. Infatti sulle rive del Tago, a sud del ponte dell'Arcivescovo, le truppe dell'esercito del centro hanno scatenato un attacco improvviso e sono riuscite a passare il Tago in direzione della borgata di Belvis de la Jara. Nella provincia rossa di Ciudad Real si sta diffondendo il panico. Gli è che in questi territori la guerra è ancora nuova. Gli estremisti che li amministrano non si sono mai battuti e non hanno l'esperienza bellica delle brigate concentrate dai rossi sull'Ebro. Nelle ultime operazioni è stata catturata una circolare del Qom missario politico generale del go verno rosso in Estremadura, che dice fra l'altro: « Tutta la Spagna repubblicana arrossirà nell'apprendere i successi ottenuti dal nemico tanto per estensione di territorio, quanto per quantità di materiale raccolto a causa dell'avvilimento delle truppe che dovevano difenderci. E' un fatto che nell'ultima offensiva i franchisti non hanno trovato resistenza ■ e che sull'animo dei nostri combattenti hanno ancora presa le leg gende dell'avanzare della cavalleria mora, del pericolo dell'accerchiamento in massa e via dicendo, leggende ormai viete che i commissari debbono far svanire intervenendo con urgenza ed efficacia ». Riccardo Forte

Persone citate: Fatarella, Horta, Jara, Noguera, Segre

Luoghi citati: Marocco, Spagna, Villalba