I caricatori lavorano di notte per il contrabbando delle armi

I caricatori lavorano di notte per il contrabbando delle armi Nei porto dti Marsiglia I caricatori lavorano di notte per il contrabbando delle armi Quel che succede al dock numero otto - Per i cannoni e i gas di Barcellona, i portuali si adattano di buon grado alle ore straordinarie (Dal nostro inviato) . Marsiglia, 22 agosto. Di guardia alla Borsa del Lavoro fin oltre le otto, in attesa dei provvedimenti che il Governo di Parigi avrebbe preso per porre la parola fine al tragicomico conflitto di Marsiglia, ieri sera avevo saltato la cena per correre a comporre l'articolo e telefonarlo. Era perciò quasi mezzanotte, quand'io scendevo la Cannebière alla ricerca di un ristorante per mangiare. La Cannebière ? I marsigliesi la proclamano la più grande strada del mondo, nei cui confronti l'avenue des Champs Elysèes, l'Vnter den Linden, Broodway, via Veneto, sono povere strade provinciali. Vista di giorno, in realta, essa è una grossa via, piuttosto sporca, piena di traffico, di caffè, di gente indaffarata, gioiosa e ciarliera. Di notte cambia. Tutti i grandi porti, infatti, offrono due spettacoli quotidiani: l'uno diurno e l'altro notturno. Gli attori che vi lavorano non sono i medesimi. Alla luce artificiale, la Cannebière assume l'aspetto più o meno pittoresco dei quartieri di piacere, dove una festa eterna, ma sempre provvisoria, accende evanescenti fuochi di gioia e fa sfilare le sue immagini senza anima. Una scoperta interessante ■ Per conto mio, quando mi è possibile, evito di passare per la Cannebière. Ieri notte non ho potuto farne a meno, volendo recarmi alla Joliette, il vecchio porto, sul quale si rovescia, come in un estuario, il dedalo delle viuzze cittadine. Mi ricordavo di un piccolo ristorante, dove molti anni addietro avevo mangiato frutti di mare eccellenti con un amico, che il caso mi aveva fatto incontrare più volte nel corso delle mie peregrinazioni per U mondo. Che cosa facesse in realtà costui non lo sapevo bene. Probabilmente il trafficante di armi, che i nostri in contri avvenivano per lo più là dove si sentiva odor di guerra, o di sommossa. Alla Joliette, tra le decine di minuscoli caffè e ristoranti addossati gli uni agli altri come per sostenersi a vicenda, non mi riesce difficile a scoprire il buono, la stessa ghirlanda di ampolle verdi e rosse a forma di aragoste, facente ancora' bella mostra di sè, come tanti anni ad dietro. Appena io ho spinto la por ta, il cameriere mi viene incontro, mi guarda e sorride. Oltre a un indiscusso attaccamento alla ca sa, questo lavoratore della mensa deve possedere una memoria di ferro, che indicandomi una tavola in un angolo, mi dice: — E' quella dell'altra volta. Siccome lo guardo stupefatto, specifica: — Non siete venuto qui con il signor... ? — e pronuncia il nome dell'amico mio. Poi continuando: — Viene qualche volta a trovarmi. Anzi stasera è stato qui verso le sette. Ha mangiato in fretta, perchè il Bramden è giunto alle cinque da Barcellona e devono caricarlo stanotte. — E dov'è t — domando io distrattamente. — Al Dock otto, credo, come per 2'Hona deH'oltro oiorno. In generale i piroscafi per la Spagna li caricano sempre li. Lontano com'è, appare meno camprometten te. Si evitano scandali, soprattutto adesso che per gli altri piroscafi i portuari non vogliono più fare ore supplementari e notturne.« Garza e cotone » Capirete che non ci voleva altro perchè io, dopo aver mangiato un boccone in fretta e furia, mi faccia portare in tassi al Dock otto. Qui il nome del mio amico mi serve da salvacondotto. Veramente all'entrata del Dock non vi sono guardie in uniforme; ma due individui in blusa e berretto da ciclista, senza dubbio due portuari di vedetta. Nello stanzone, verso il mare, alla luce fioca di una lampada, io trovo accatastati alla rinfusa mucchi e mucchi di casse e cassettine; più in là di cinquanta metri, un gruppo di uomini carica in silenzio su carrelli altre casse e le spinge verso il piroscafo la cui sagoma bassa e panciuta iointravedo nell'ombra. Bimile stato di cose rappresen-fa per me un vantaggio indiscutibile: permette di ficcare facilmente il naso sulla merce pronta a essere imbarcata per la Spagna rossa. Mi è possibile enumerare dodici casse di pezzi staccati di mi tragliatrici Oerlikon, contarne 2Jaltre, lunghe circa un metro e 60contenenti con ogni probabilità fucili, e rilevare un numero impo nenie, da cinquanta a sessanta casse per munizioni, facilmente riconoscibili a prima vista dalla forma quasi cubica e dalla costruzione robusta. Verso destra, un po' a parte e contro il muro, un mucchio di merce è ricoperta di tele cerate. Ne sollevo una lunga, e cosa vedo? Altre casse enormi dalla fo oblunga, del tutto simili a q -elle che racchiudono le bombole di ossigeno. Tento di smuoverne una e vi riesco con relativa facilità. Il mio occhio e la mia curiosità si aguzzano. A questo punto un caricatore arriva dal molo, con alcune bollette tra le mani. — Queste sonoT — domando con una certa autorità. L'uomo consulta le bolette di accompagnamento. — Garza e cotone per medicazione, dicono le bollette, da Le Bavre. — Sul serio? — esclamo sorridendo. — Le bollette tti accompagnamento dicono proprio così; ma raccomandano nello stesso tempo molta cautela. Può darsi che le casse contengano quello che voi pensate. — E cioèf — Gas asfissianti. L'interessante colloquio purtroppo finisce qui. Il caricatore se ne va interpellato nella notte da una voce che non mi sembra «uova. L'amico mio? No, il negro, membro dello stato maggiore dei portuari, che alla ritintone della sala Ferrer l'altra sera, indicò ai convenuti lo spauracchio di Genova. La sua sagoma allampanata con un mozzicone che gli pende perpetuamente dalle labbra grosse e gonfie, io vedo stagliarsi neJJ'angolo del portone che dà sul mare. Dai suoi gesti mi è facile dedurre che è lui a presiedere le operazioni di carico. Intanto io mi metto a contare le casse misteriose: venticinque. Naturalmente nessuna reca la provenienza stampata in nero sul coperchio e nemmeno il nome della ditta speditrice. Le casse sono semplicemente segnate da una lettera e da un numero progressivo: P. 4, P. 5„ ecc. Anche il nome del transiteur di Le Havre, poiché da quanto mi ha detto il caricatore, queste casse sono giunte in transito da Le Havre, non esiste. Segreto! Così, ad eccezione della Oerlikon, le altre casse non rivelano il nome della casa produttrice e sono pure marcate dalle sigle: C.H. 86, C. H. 92 ecc., T. 21, T. 22 ecc. .Ritomo alla Oerlikon e vedo che qui vi è la destinazione segnata a stampatello: Asuncion - Paraguay. E infatti il Bramden, nel bollettino del porto, deve partire per Buenos Aires. Di fronte alla commissione del non intervento il governo di Parigi è, dunque, a posto: le casse che denunciano armi non vanno in Spagna, e quelle che vi vanno, come dicono le bollette di accompagnamento, contengono merci assolutamente innocue, senza contare che essendo in transito da Le Havre, la dogana francese non ha il diritto di ficcarvi il naso. Il ricatto riuscito Ma, osserverete, un minimo di sorveglianza non farebbe male. Sorveglianza di che, se il porto di Marsiglia dolorosamente è fermo la notte, causa i portuari che si rifiutano di fare le ore notturne e domenicali t II governo di Parigi non lo sa; la polizia nemmeno. Ma a Marsiglia persino le pietre sanno che le ore straordinarie e il lavoro notturno sono ben autorizzati quando si tratta di una nave che parte per la Spagna rossa. E perchè il lavoro fili diritto, in generale lo dirige lo stesso Gagnaire, il segretario generale dei portuari, il pregiudicato dalle dieci condanne ohe non esita a sfidare, o per adoperare un verbo più preciso, a ricattare il governo della repubblica democratica. Stasera Gagnaire non c'è. E il motivo della sua assenza, che d'altronde io già conosco, me lo ripeterà il negro che ne fa le veci, quando io onde non destare sospetti, mi decido a chiedere notizie del mio ami co mercante di armi. — Ah, il signor... è andato alla stazione per salutare Gagnaire, che parte per Parigi a prendere gli ordini circa il carico del l'Eleni, che arriva domani e do vrebbe partire in ventiquattro ore per Barcellona. Poi, dopo una breve pausa, fre gandosi le mani, esclama: — Avete visto? Ci siamo imposti. Altro che mobilitazione indù striale. Il governo ci prega nuo \ vamente di andare a Parigi! Senza dubbio il ricatto di Ga- ! "nane — scatenare lo sciopero \9eneraìe dei portuali, qualora stfosse attuata la inobilitazione in dustriale — è riuscito al cento per cento. Davanti a questo pregiudicato di delitti comuni, il governo di Daladier non ha saputo fare altro che imitare il gendarme di Courteline che, dopo avergli minacciato la forca, davanti alla tracotanza del suo arrestato, finisce con lasciarlo andare con un mondo dì scuse. La cornamusa di RamadierCosì dalla minaccia di mobilitazione industriale, attraverso sussulti di energia, esitazioni, paure, transazioni, il governo arrivava alla misura più anodina e lenitiva: un nuovo regolamento amministrativo del porto che dovrebbe, almeno secondo lui, salvare e capra e cavoli: mettere cioè fine a una situazione tragicomica e nello stesso tempo taccheggiare, più o meno dignitosamente, davanti alla volontà di Gagnaire, di non far riprendere dai portuari il lavoro normale senza aver prima ottenuto un aumento dei salari. « Che volete — si scusava iersera il Ministro del lavoro Ramadier — io non sono che un suonatore di cornamusa che invita la gente a ballare. Ma se la gente non vuole, io non posso obbligarla a ballare! Se non ha osato prendere le misure decisive che lui stesso aveva dapprima giudicato necessarie, iGoverno di Parigi, come il puntiglioso gendarme di Courteline, ha voluto fare il suo primo gesto dautorità: ha ordinato al comando della piazza di Marsiglia di procedere marra militari alle operazioni di carico e scarico delle navin partenza e in arrivo in questgiorni di festa. Così ieri mattinafin dall'alba, una compagnia di tiratori senegalesi si trovava allineata alla Joliette per l'arrivo dePascal Paoli, il corriere di Ajaccio. I neri soldati della terza Repubblica si mostrarono scaricatori eccellenti di valige e di bauliin lodevole gara con i marinadello Stato, che azionavano i muscoli complicati e multipli delle gru. Che direbbe M. ChevalierInutile dire che un importante servizio d'ordine presidiava il lavoro dei soldati: agenti a piedi, in bicicletta, in automobile con caschi, fucili, maschere e mitragliatrici. Di tanto in tanto qualche portuario si avvicinava, sbirciava e se ne andava, alzando le spallePoco dopo mezzogiorno, davantallo sbarramento poliziesco demolo C, al quale era attraccato iGouverneur General de Gueydoncorriere d'Algeri, passava un gruppetto inquadrato di portuari. I fucili non si misero in posizione tanto meno le mitragliatrici. Tgruppetto passava semplicemente di là per recarsi al dock 8, onde iniziare il carico dell' Eleni, che stanotte dovrebbe far rotta peBarcellona. Pour une blague, Qa c'est une blague!, direbbe il dinoccolato Maurice Chevalier. F. R.

Persone citate: Courteline, Daladier, F. R., Ferrer, Linden, Maurice Chevalier