Il successo di Giuseppe Verdi di Mario Gromo

Il successo di Giuseppe Verdi 31 primo film italiano alla mostra del Lido Il successo di Giuseppe Verdi La vita ed i canti di "chi pianse ed amò per tutti ", in una grande costruzione cinematografica (Dal nostro inviato) Venezia, 22 agosto. Accolto da un caldo successo, dinanzi a un pubblico foltissimo e intento, degno veramente d'una grande « prima » veneziana, è apparso ieri sera Giuseppe Verdi di Carmine Gallone, il regista di Costo diva e di Scipione l'Africano. L'attesa era assai viva, per questo importante contributo che " nostro cinema, con vastità di il nostro cinema, — intenti e di mezzi, s'era prefisso di recare al cosidetto film musi- cale. La tessitura del film E' infatti Una serie ormai non ndifferente, quella dei film dedicati alla rievocazione della vita di questo o di quel musico: da ^'incompiuta (apparsa fra noi u tjj.0l0 «Angeli sen2a para. diS03>) a un altr°0 schubert tendinese (Blottom Urne), a un altro Schubert ancora, americanoj dai nostri Casta diva e dal Pergolesi al tedesco Valtser d'addio di Chopin, al francese Beethoven; senza contare i plotoncini dei varii Strauss, americani, londinesi, tedeschi, e senza allineare ancora un Wagner, da tempo allo studio nei cantieri dell'Ufa. Sono film che per lo più volevano o dovevano risolvere il problema d'una biografia assai romanzata per averne risorse spettacolari evidenti, con una sene di pretesti atti a far ascoltare alcune pagine dell'Autore. Accingendosi alla tessitura di una serie di visioni che sullo schermo raffigurassero la vita di Giuseppe Verdi, Lucio D'Ambra e Carmine Gallone non hanno certo dimenticato che le sue musiche sono anche il tesoro musicale più appassionato e popolare; e di quelle musiche hanno fatto riecheggiare un'antologia ricchissima e trascinante, dall'Oberto di San Bonifacio all'Otello, amorosamente scelte da Tullio Serafin, che ne è stato anche l'intelligente concertatore. Un'antologia tutta di pagine superbe, che nel Gigli, nella Cebotari nella Tassinari, nella Gatti, nella Huder, nella Lamberti, nell'Ungaro, e nel Gobbi, nel Granforte, nel Dominici, nel Tornei, nel Mazziotti, con l'orchestra e i cori del Teatro Reale dell'Opera, hanno trovato una interpretazione vibrante ed accuratissima, magnificamente registrata. Sono i canti di chi « pianse e amò per tutti », in un alóne esaltante e inebriante; e poiché quella scelta, quel disegno musicale abbracciava quasi tutta la vita di Verdi, dagli inizii all'Oberto, il pur vasto film ha fatto susseguire i suoi vari elementi in una rassegna che di quelle musiche fosse anche biografico e celebrativo commento. Lo stesso Lucio D'Ambra durante l'elaborazione della sceneggiatura, ebbe a dichiarare: «L'ago dei creatori sublimi, intessendo vita con arte, va di continuo dalla loro genialità alla loro umanità, quella palese, questa nascosta, senza che mai il filo s'interrompa nella sua magica meraviglia e nella sua coerente armonia. /{ primo amore, la prima opera Nè può, al lavorìo continuo di questo filo, aggiungere nulla il biografo amoroso e rispettoso. Nulla quindi di romanzato, brut- ta parola e pessima cosa, nel Giuseppe Verdi mio e di Gallone». La rinuncia alla « romanzatura», per attenersi invece al dato biografico, è un criterio assai lodevole; e lo stesso vastissimo disegno del film veniva ad imporre una quasi inevitabile frammentarietà di • narrazione, nella quale fortemente spicca, il bellissimo episodio, che giunge alla commozione, della morte di Margherita Barezzi, la prima moglie di Verdi. Emerge cosi tutto un giuoco di scorci e d'incastri, a delineare i vari momenti della vita del genio di Busseto; e sono allora rapidi capitoli che si susseguono, sulla scia delle musiche immortali. Quando il film s'inizia, Giuseppe Verdi, ventenne, sta per lasciare Busseto. Si reca a Milano, dove potrà studiare a quel Conservatorio, grazie all'aiuto di un bussetano, il droghiere Barezzi, la cui figlia, Margherita, è promessa al giovane. Ed ecco, a Milano, il noto episodio della non ammissione al Conservatorio; ma poco dopo Verdi ha una sua afférmazione dirigendo un Oratorio di Haydn; e fra le cantanti è già Giuseppina Strepponi. Tornato a Busseto, sposata Margherita, il suo Oberto di San Bonifacio, per intercessione della Strepponi, è accettato alla Scala: ed è il primo successo; Ma poco dopo, la sciagura si abbatte sulla sua vita, Gli muoiono due figliuoletti; e mentre la moglie e malata, deve finire di comporre, per contratto, un'opera buffa, Un giorno di regno. La sera della prima, un fiasco crudele, Margherita gli muore tra le braccia. Qui Lucio D'Ambra ha avuto un tratto assai felice; e alla morente, che al suo Giuseppe chiede ansiosa l'esito della serata, fa mormorare il racconto d'un trionfo — prima ed ultima, pietosa menzogna. Imponenti ricostruzioniE' l'istante più tremendo della vita di Verdi. Sfiduciato, abbattuto, subisce persino la fame; ma interviene la Strepponi, gli fa avere il libretto del Nabucco; ed è il primo vero trionfo. D'ora innanzi sarà accanto al genio in ascesa l'amore di Giuseppina; do- po, il Nabucco dopo la Battaglia di Legnano, accolta da dellrii di entusiasmo patriottico, il nome di Verdi già s'accampa nel cielo del nostro Risorgimento. Dopo qualche anno, a Parigi, Verdi s'incontra con Victor Hugo, restio a concedergli una riduzione del suo Le roi s'amuse; ma basta che il grande compositore gli accenni, al pianoforte, il « si vendetta, tremenda vendetta» perchè l'altro si ricreda. Nasce cosi il Rigoletto. Ormai i trionfi si succedono ai trionfi. Una sera, sempre a Parigi, Verdi assiste ad una rappresentazione de La signora dalle camelie accanto a Dumas; è la prima ispirazione per la Trainato. La gloria di Verdi è allo zenit. L'unità d'Italia si è nel frattempo compiuta; e in Manzoni e in Verdi si onorano i due grandi artisti del nuovo Regno. Ma s'accendono le prime lotte, fra i sostenitori della musica « dell'av-venire » e quelli ligi alla tradi-zione; e con il Dow Carlos entranella vita del Maestro TeresinaStolz. E' la giovinezza che rinno-vera vene che un poco accenna-vano a languire. Giuseppina nonpuò nascondere la sua gelosia.Comprende poi, richiama accantoa se e al Maestro la Stolz chestava per andarsene; ma le pole-miche riscoppiettano, dopo il sue-cesso dell'Aido Verdi si sentestanco, torna alla villa di San-t'Agata, dice di volersi soltantooccupare dei suoi campi. Ed è inquella solitudine che nasce l'O-fello, penultima tappa d'un prò-digioso rinnovamento che si con-chiuderà con il Falstaff. „ ... II film è stato inscenato contutti i mezzi che le magnificheattrezzatura di Cinecittà consen-tono: vale a dire con il megliodella tecnica attuale, alla qualel'architetto Fiorini ha dato la suacollaborazione per le ricostruzio-ni, l'operatore Terzano per la fo-tografia, Titina Rota per i costu-uia., iiiiim luna pei i woiM-mi. Le scenografie delle varieopere rifatte da documenti del-l'epoca sono di Camillo Parravi-ini; la messa in scena delle ope-re stesse è dovuta a Nofri, Sa-xida e Morresi del Teatro Reale,Particolamente imponenti, tra lemolte ricostruzioni, quelle d'unoscorcio della Piazza del Duomo diMilano verso la metà dell'otto-cento, della Galleria De Cristofo-ris, dell'interno de La Fenice. Gli interpreti formano un fol-tissimo gruppo. Fosco Giachettiera alle prese con la prova piùdifficile da lui affrontata fino adora; e ha dato al suo Verdi, dietà in età, tutta l'asciutta e rudescontrosità che la sceneggiaturasuggeriva. Molto delicata Germa-na Paolieri (Margherita Barezzi),sempre efficace Gaby Morlay(Giuseppina Strepponi); una vi-brante Teresina Stolz è Maria Ce-botari; un gustoso Alessandro Du-mas è stato delineato da PierreBrasseur, un tronfio Balzac è Ga-briel Gabrio, uh commosso Ba-rezzi è Camillo Pilotto; e sono daricordare Maria Iacobini, CescoBaseggio, Carlo Duse, GustavoSerena, Guido Celano, Augusto DiGiovanni, Eugenio Duse, FeboMari, Lamberto Picasso, HenryRollan, Enrico Glori, Clara Pa-doa e Carla Sveva. Assistevano allo spettacolo laRegina di Spagna, la PrincipessaGiuliana d'Olanda con il consortePrincipe Bernardo di Lippe, i Du-chi di Genova, S. E. Alfieri. S. EVolpi, S. E. Paolucci de Colboliattorniati dalle autorità venezia-ne. La cronaca della serata regi-stra un prolungato applauso dopoil primo tempo, ripetutosi al fi-naie del film. Mario Gromo L Ri Ii Un primo piano drammatico di « Giuseppe Verdi » Germana Paolieri e Fosco Giachetti, sposi, nei panni di Margherita Barezzi e Giuseppe Verdi