Il problema del cinema a colori risolto da due italiani

Il problema del cinema a colori risolto da due italiani Anche le meravìglie dell arcobaleno sullo schermo Il problema del cinema a colori risolto da due italiani (DAL NOSTRO INVIATO) Venezia, 17 agosto. Poiché al Lido la Mostra continua a non offrirci sorprese, andiamo a cercarne in città. Dietro l'Accademia, nello studio che fu di Beppe Ciardi. Qui un altro pittore, Carlo Bocca, e il fisico Domenico Rudatis ci mostreranno il frutto di. anni trascorsi in tentativi e ricerche, per giungere a una soluzione del problema che da tempo incita e delude uomini d'ogni Paese: il cinema a colori. La soluzione è radicale. Un tecnico inglese l'ha definita « prodigiosa ». Un altro, americano, « un miracolo ». Offerte d'olt re-oceano vorrebbero invogliare i due inventori a speculazioni di laggiù. Ma intanto la loro scoperta, alle ultime fasi di laboratorio, è tranquilla sotto l'usbergo d'una cinquantina di brevetti; e la Commissione Centrale per l'esame delle intensioni, dipendente dal Consiglio Nazionale delle Ricerche, già le ha riconosciuto ogni merito (p. 5178, 25 giugno di quest'anno). »*# Ciascuno di noi crede di sapere che cosa sia colore. Dinanzi a una foglia verde, a meno di essere daltonisti, saremo tutti d'accordo nel dire che quella foglia è verde. Il difficile comincerebbe con il voler dire quale verde esso sia, giacchè i toni di un colore sono semplicemente infiniti, e ancora ognuno di noi ne ha una percezione diversa — a seconda della configurazione del suo occhio, dell'educazione del suo sguardo, della mente che a quello sguardo si associa. Che cosa rende invece inequivocabili i toni scoperti, creati da un pittore? L'essersi servito di quei toni per fissare sulla tela un'emozione, una intuizione. E' il segreto, la vita dell'arte. L'artista dipinge coinè vede, come sente; gli è quindi necessaria la più sconfinata libertà d'espressione. Se l'artista fosse soltanto un riproduttore della cosidetta « realtà naturale », potremmo far piazza pulita di molte tele in molti musei, sostituendole con le lastre fotografiche colorate che ti danno la più fedele, là più inerte e la più banale delle riproduzioni — a patto d'accenderne sul retro una lampadina di watt duecento. Il cinema a colori è oggi ancora una laboriosa tricromia, grossolana e sommaria, ottenuta con immutabili reazioni elàmiche. Gelide, astratte, implacabili. Nemiche di ogni interpretazione personale, di ogni modulazione intuitiva, di ogni vibrazione emotiva. Ecco perchè i benpensanti hanno sempre scosso il capo dinanzi alle attuali pretese dei cosidetti « colori naturali » sii. di uno schermo, altrettante bestemmie estetiche. Ed ecco perchè il pittore Carlo Bocca se ne senti talmente offeso da essere indotto, lui digiuno di fisica, di chimica, e di altre diavolerie del genere, a pensare e a ripensare questo problema; e a trascorrere poi per anni le sue giornate in un laboratorio. Idee draconiane, esigenze d'artista. Un cinema per davvero a colori lo si sarebbe avuto soltanto quando il regista avesse potuto modulare ogni tono e ogni parte del quadro a suo piacimento, esattamente come il pittore con la sua tavolozza. In più, eliminare gli scuri, che nelle attuali riprese tricromiche sono dovuti all'immagine fotografica, la quale serve da fondo, diremo così, da supporto, al colore; eliminare insemina quello « sporco » del colore che nell'imviagine tricromica dà il chiaroscu' ro; mentre invece il vero chiaroscuro, per l'artista, è soltanto colore, ancora e sempre vibrazione di luce. Infine, per ottenere la massima luminosa trasparenza del quadro, rinunciare al solito principio cinematografico dell'immagine esistente in sé, e poi trapassata dal raggio del proiettore, che per forza di cose vi trova come un filtro, una menomazione,' un intoppo; e partire invece da tutt'altro principio, per il quale la luce sia luce, il colore colore. Come vedete, le pretese non erano poche. Ma tanto il Bocca da solo prima, quanto il Rudatis poi (al Bocca affiancatosi in un secondo tempo, ma con interventi decisivi), avevano ogni diritto a quelle prelese; lo dimostra il semplicissimo apparecchio, che è pronto a dare le sue dimostrazioni. Il principio della nuova scoperta è elementare. E' quello della rifrazione. Un raggio luminoso, at traversando una lente, subisce una deviazione (lo stesso fenomeno ot t'teo per il quale un bastone, im merso in parte nell'acqua, appare piegato). Sostituiamo ai punti che compongono un'immagine altret tante minuscole lenti; e abbia ognuna di queste un orientamento diverso (cioè una rifrazione diver sa) da quelli di tutte le altre. Le lenti corrispondenti ai punti più scuri rifrangeranno la luce in de terminate direzioni; quelle corri spondenti ai punti più chiari in altre ancora; e via dicendo. Perciò, per avere un'immagine proiettata, non sarà più necessario frappone fra la sorgente luminosa e lo schermo un'immagine fotografica; basterà porre il corrispondente retìcolo lenticolare. La pellicola del sistema Bocca-Rudatis è infatti assolutamente trasparente. Ha, in un impercettibile rilievo, un sistema di microscopiche piramidi lenticolari, assolutamente diverse l'uno, dall'altra, in numero di cinquantamila per millimetro quadrato; e già la semplice proiezione di quella pellicola trasparente, così trattata, offre un vellutato bianco e nero, ricco di effetti plàstici, arioso e vibrante, con una luminosità e una morbidezza tre volte superiori alle normali. Il colore? Orientate quelle microscopiche lenti piramidali in modo da far convergere tutte quelle cortisvondenti ai punti rossi dell'im-mcgfrvdardsebuvcgtrtmrvpIlpafiric a i i a magine in un fascio determinato; così si dea per gli altri colori, per gli altri fasci; dinanzi a ciascun fascio ponete uno schermo colorato, rosso per la zona dei rossi, verde per la zona dei verdi, e via dicendo. Sullo schermo, allora, avrete miracolosamente una fisica riproduzione impeccabile dei cosidetti colori naturali. Sarebbe, questo, un risultato tecnicamente enorme; ma l'artista se ne starebbe ancora e sempre corrucciato in un canto. Egli deve poter intervenire a suo piacimento, ha da correggere, deve aggiungere o togliere, deve dare la sua interpretazione di quel facsimile di fisica realtà. E allora. Per abbassare un tono dt colore basta appiattire le microscopiche lenti piramidali corrispondenti a quel tono; per rilevare lo stesso tono, basta rendere più emergenti le stesse lentìcole, Inoltre. Per trasformare un azzurro in un rosso basterà deviare l'orientamento, la rifrazione delle piramidi lenticolari corrispondenti all'azzurro verso la zona rossa del filtro. Le si orienta in parte sul rosso, in parte sull'azzurro? Ecco il violetto. E così via, per gli altri colori. Con tutti gli infiniti toni intermedi. Ma, e queste cinquantamila piramidi lenticolari per millimetro quadrato, come si ottengono? E' qui, l'invenzione. Il segreto consiste, grosso modo, in un procedimento fotografico. Si riprende il fotogramma con uno dei soliti sistemi a colori. Il fotogramma (ecco il segreto) impressiona, in rilievo, la corrispondente superficie di un nastro metallico: così i milioni di punti dell'immagine danno vita a milioni di diverse piramidi lenticolari. Questo nastro è la matrice. La copia per la proiezione si ottiene per semplice pressione. Si può adoperare la comune pellicola, anzi, la comune celluloide; può servire una striscia di cellophane; basta, insomma una materia estremamente dùttile e trasparente. E le copie si avranno così per stereotipia, esattamen te come i dischi grammofonici. Il procedimento per il quale si passa dal fotogramma alla matri ce in rilievo è fisicamente e chimicamente assoluto. Mutandone alcuni semplici termini si può ottenere qualsiasi variazione nel rilievo della matrice; cioè nell'orientamento, nelle rifrazioni delle lentìcole piramidali; cioè nel colore Nella pratica, tutto ciò sarà affidato a poche manovelle, su degli indici graduati, ognuno dei quali avrà di fianco l'indicazione d'un colore fondamentale. Giocando sulla non complicata tastieraesattamente come uno scenotec- e nico nella cabina d'un palcoscenico, il regista potrà variare ogni e qualsiasi tono di colore durante il processo plàstico; verificarne poi gli effetti in proiezione; rifare, correggere a piacimento, in un vero e proprio « montaggio » del colore. Un tale che ha diretto parecchi film, e al quale tutto ciò è stato mostrato, ha avuto un sospiro: Ma allora, il regista diventa un responsabile! (Prima, non se n'era mai accorto). Ciò che ho veduto sul piccolo schermo non lo dimenticherò per un pezzo. Visioni di tempera e d'acquarello, e spatolate potenti, e toni vibranti e sicuri: suscitati da comuni fotografie riprese a Chioggia, in piazza San Marco, a San Francesco del Deserto. Già avresti detto tutto ciò opera d'un uomo di gusto; ed era semplicemente la realtà, modestamente captata da un comune apparecchio, e poi rivelata dal nuovo procedimento. E ho assistito sullo schermo ad alcune delle variazioni di tono e di colore che si possono ottenere durante il processo plàstico. Allo smorzarsi o al ravvivarsi di questa o di quella gamma, immagini accese sono diventate gelide, altre dimesse si sono rideste; e poi il giallo si mutava nel rosso, il verde nell'azzurro, con impercettibili trapassi che offrivano visioni talvolta irreali, dalle più delicate e fiabesche alle più audaci e diaboliche. Sempre sullo stesso quadro, in brevi istanti, ho veduto un freddo cielo invernale ravvivarsi dietro le cupole di San Marco in toni pi«t dolci, primaverili, per poi passare alla calura della grande estate, alle verdine porpore dell'autunno; e ogni elemento del quadro conservare costantemente i suoi rapporti con gli altri, e il. bianco rosato dei marmi non tradirsi, e il fulvo dei musaici non corrompersi. E ho infine veduto dei volti, dalla carne che non era màstice per vetrai o cadaverico biancore; dallo sguardo che era tino sguardo, vibrazioni di luce nell'orbita, nella pupilla; e quei volti e quegli sguardi erano stati tratti da alcune « istantanee » di dilettanti. ' Mario Gromo Kristina Sòderbaum e Fritz Van Dongen in « Traccia scomparse » (Germania) Tenerezze materne in « Volto di donna » (Svezia)

Persone citate: Beppe Ciardi, Bocca, Carlo Bocca, Domenico Rudatis, Fritz Van Dongen, Mario Gromo Kristina, Rudatis

Luoghi citati: Chioggia, Germania, Svezia, Venezia