Mersch vince in volata a Sciaffusa di Vittorio Varale

Mersch vince in volata a Sciaffusa Mersch vince in volata a Sciaffusa Ualetti, colpito da bucatura, in ritardo di 12' 47" (Dal nostro inviato) Sciaffusa, 6 agosto. Due episodi hanno caratterizzato la prima parte della tappa Berna-Sciaffusa, con la quale si è fntvtaln nrrrr. il rUi»/\ rialta GirW_ iniziato oggi il Giro della Svizzera: 'una formidàbile, accanita offensiva contro Amberg, che aveva avuto un incidente di gomme, ed una vittoriosa, elegante esibizione in salita di Valetti sul primo degli otto colli valevoli per il Premio della Montagna. « ■ . . , 1 Ulti Contro Amberg „ . , La foratura di Amberg, verifi- catasi nei pressi di Biel, dopo neanche un'ora di corsa, è stato U motivo che ha scatenato un'andatura travolgente, velocissima, tale che il corridore fattone bersaglio, ancorché accompagnato da alcuni suoi compagni di squadra, fermatisi in barba al regolamen to, non ha fatto altro che perdere minuti su. minuti, e stasera si trova assai ih ritardo nella classifica, La tappa era stata iniziata alle 9,i5', in perfettissimo orario, da tutti e settanta gli iscritti, e c'eravamo appena lasciati alle spalle Berna ed i suoi fioriti bal- coni, che cominciano le scaramuc eie, destinate a continuare per tutta la giornata, sì da provocare una serie di arrivi assai frazionati e severi distacchi inferti ai favoriti. Salto di pie pari la cronaca dei primi trenta chilometri, punteggiata dagli insistenti quanto mutili tentativi di Lesueur, di Besana e di Geyer, per venire all'incidenteche ha attardato Amberg. Appena questi si accorge di re un'a gomma lesa mette piede a terra, ma la sua fermata è stata avvertita; l'allarme vola in testa ai gruppo, e da quell'istante co mincia la volata che, salvo qualche momento di sosta, durerà fino al ran.ivo con il risultato, fra gli al tri, di fare registrare l'alta media raggiunta di 36,980 metri. Lo zu righese impiega poco più di un mi nuto e mezzo nel cambio della ave- gomma; subito dopo trova pronto: l'aiuto dei suoi compagni di squadra, Erne e Martin fermatisi per aggiustare chissà quali immaginari guasti alle macchine; racco- f;lie sulla strada qualche altro inortunato; certo, spera che una semplice bucatura non debba risultare per lui un cataclisma: eppure è cosi, in testa si sono mossi ad andare come il vento appunto per maramaldeggiare alle sue spalle,e via uno via l'altro, tutto il gruppo coalizzato contro di lui, meschino. Sicché lo scarto fra il gruppetto in cui c'è Amberg ed il gruppone di testa va continuamente aumentando: era di 4' ai piedi della salita della Pierre Pertuis, di 7' a Delemont, di dieci a Basilea, infine di 14' all'arrivo a Sciaffusa. Come dire che, agli effetti delia corsa odierna, non è più il caso che io mi occupi del disgraziato Amberg, egli essendo rimasto costantemente al di fuori della zona della lotta. Valetti primo in salita ì Su questa Pierre Pertuis, il cui culmine cade esattamente a 50 chilometri dalla partenza, era posto il traguardo valevole per il Premio della Montagna. Sono poco più di quattro chilometri di salita, d'una pendenza che fa ricordare quella del Dusino dopo Villafranca d'Asti, una cosa da poco, cioè, unacosa che fu attaccata con tantoimpeto che presto il grosso si sciol-se ed in testa, tirati da Storme, cheè il vincitore dell'ultima Parigi -Roubaix, non rimasero che Valet-iti, Del Cancia, Litschi, Gallien, Vaemynck, Deltour e Zimmer^mann. Ma dopo le prime svolteValetti e lo svizzero, «on poche pe-^i»t. JrfoJ^'i; lii, «dalate, si portarono in prima fila e si avvantaggiarono. Dietro a loro rimasero i due belmentre il terzo, Storme, indiereggiava; e Del Cancia, sempre tardo a mettersi in azione, lo vedevo al quinto posto. Queste erano le posizioni al terzo chilometro, ne vi furono dei cambiamenti, fra cui il sopravvento preso da- Valetti. Fu tanto potente lo scatto del .vincitore del Giro d'Italia, che Litschi neppure potè stargli a ruota, e dovette lasciarlo andare, accontentandosi di seguirlo ad una cinquantina di metri. Fra le acclamazioni della folla, che si era raccolta lassù, Valetti passò dunque primo, e questi sono ì distacchi con i quali lo seguirono i suoi avversari: ad' 8" Litschi; a 15" Del Cancia e Zimmermann; a 20" Deltour; a 35" Vlaemynck; a 40" Hartmann e Meyer; a 45" Kern e Gallien. Poi venivano Camusso, Loncke, Buchwalder E. e altri. Canavesi e Cecchi. non avevano evidentemente voluto forzare e passarono in ritardo. L'infortunio di Del Cancia rata d.i circa tre orerebbe per scenario dapprima la boscosa re Slon.e ^.„?1»ra ^"T,?'* p01 la ^rde' idilliaca valle dell'Aar; ma |"on pretenderete mica che ve la d3"va' $ dIro' a'la s,Tclta;, che ^ ^P™™ sette Passati sulla PierreDa quel momento passò un lungo intervallo (più di tre ore) avanti che si verificassero gli al- trì due episodi che caratterizzano la Seconda parte della tappa, ed uno — in certo modo — decisivo: voglio dire la foratura di Valetti, e la conseguente offensiva contro lui, come si era fatto nella mattinata alle spalle di Amberg, e poi la fuga di Kern al 170° chilome tro con successivo agganciamen-to alla sua ruota di alcuni corri dori che non furono più raggiunti da lì all'arrivo. Questo intermezzo ebbe la du-Pertuis si riunirono e rimasero:Perfun be' P<LZZ0 as,siem.e con due.cento metri di vantaggio sugli al-tri; che l'andatura si manteneva sui 38 all'ora; che inutilmente Oberbeck, la maglia gialla di Caen, tentò di scappare; che avvicinandosi al controllo rifornimento di Basilea (km. 126) una ventina di corridori soltanto erano rimasti a far parte del gruppo di testa, e che faccio, rimarcare come da questa forte selezione tutti e sei gli italiani si fossero salvati. Senonchè la nostra soddisfazione era presto troncata: a Del Cancia si spezzò una ruota, ed avanti che arrivi la « camionetta » con la ruota nuova, passano più di tre minuti; tre minuti, contro quegli indemoniati che non avevano mollato un momento dalla volata iniziale al momento dell'attacco ad Amberg, vogliono dire partita perduta, infatti, i volonterosi sforzi del toscano a nulla valsero per annullare o almeno contenere il ritardo: rimasto solo, egli perdette continuamente terreno, ed all'arrivo ben 14 minuti lo dividono dal vincitore. La fuga di Camusso Fu all'incirca tra il 160" ed il 170" chilometro che si verificarono gli altri due fatti importanti, forse decisivi. Un certo Willi Kern, che è alla sua terza corsa fra i professionisti (sesto nel recente campionato a San Gallo) prova a scappare; gli riesce; piglia cento metri; insiste; si porta a duecento metri dal gruppo. Da questo, visto che nessuno si decideva, schizza fuori Camusso, il quale, dai e dai, arriva sullo svizzero, e subito si accordano per fare sul serio. E' in quel momento che, attraversando un pezzo di strada inghiaiata, a Valerti scoppia una gomma. I due episodi si intrecciano, si fondono, danno vita a cento chilometri di corsa ancor più «tirata » che la prima parte;, una «rumba», come dicevano al Giro di Francia, davvero di prima scelta. Scappavano i due corridori in testa, ma scappavano pure i corridori che li seguivano, allo scopo di rendere impossibile 11 ritorno di Valetti. Nel gruppo, scattando al riparo delle ruote, non rimasero presto che tredici individui, fra i quali di italiani soltanto Cana-1 vesi e Cecchi, Romanatti essendo ! fra gli staccati. Si andava tanto ; forte, che i trentun chilometri da| Frick a Koblenz furono compiuti i in 52 minuti, andando alla caccia I dei due fuggitivi, i quali erano di- ; ventati tre per l'arrivo di Galllen, e di 11 a poco sarebbero diventati quattro per la apparizione di Mersch. Per darvi un'idea assai chiara delle posizioni al 200° chilometro, dirò i distacchi dalla avanguardia: Camusso, Kern, Galllen; ad 1' 30" Mersch; a 2' 30" Buchwalder W.; a 3'40" il gruppo di Litschi. Canavesi, Cecchi, Hen- drichx.Deltour, Weckeiling, Buch-| walder E. e Wolfenberger ; a 4'50' Unbenhauer; a 5' 30" Valetti e Magnani. Seguo il vincitore del Giro d'Italia, e mi accorgo che tutto il peso dell'inseguimento ricade su di lui, il suo compagno non essendo in grado di dargli aiuto. In quelle condizioni, chissà quanti altri minuti perderebbe il "torinese, se non gli capitasse la fortuna... ci una foratura di Litschi. Ciò avviene al 204° chilometro. Essi si uniscono nello sforzo; specialmente lo svizzero è potente; guadagnano i scoino a vista d'occhio; sono nella scia delle vetture; ancora uno sforzo e il gruppo è raggiunto. Ma se Litschi vi riesce, Valetti non ce la fa. Poi mi dirà che ha dovuto scendere per stringere 1 « galletti ■» d'una ruota; ma io credo che fosse troppo stanco. E rimane di nuovo indietro, e solo, quel che è peggio. Davanti, purtroppo, di 11 ad un poco mi tocca d'assistere ad un altro crollo; quello di Camusso, '.le non resiste più al passo battuto dai suoi tre compagni di fuga; scenda ad una fontana per l'empire 'e bot- tiglio; perde contatto, ed è finita per lui. Eccovi altre cifre che documentano i distacchi a 57 chilometri dall'arrivo : ad l'50" dai pri- mi passa Buchwalder; a 2'40" Ca musso; a 5' il gruppo di Canavesi, Lilschi e Cecchi; a 6'30" Valetti. Come vedete, i distacchi erano aumentati, e per noi non c'era.più da sperare di vittoria, almeno per oggi. L'importante era che Cana vesi e Cecchi non perdessero troppi minuti, ed in questa bisogna se la sono cavata con onore perchè negli ultimi venti chilometri vi fu una tale « bagarre » alle spalle dei tre fuggitivi, che il vantaggio di questi, che poco prima era salito nientemeno che a sei minuti e mezzo, all'arrivo risultò quasi dimezzato, tanto vio lento e veloce era stato il finale di corsa,' nel portentoso. quale Canavesi fu Vittorio Varale