UNA CORDATA ITALIANA all'assalto delle Gr. Jorasses di Guido Tonella

UNA CORDATA ITALIANA all'assalto delle Gr. Jorasses Una grande impresa alpinistica UNA CORDATA ITALIANA all'assalto delle Gr. Jorasses Lo spigolo nord - 1200 metri di parete coperta dghiaccio • Il primo bivacco a 3350 metri di altezza (Dal nostro inviato) • Montenvers, 4 agosto. Da. stamani all'alba, una cordata italiana è impegnata in un audace tentativo di scalata sul famoso sperone nord della punta Walker del gruppo delle Grandes Jorasses. Come è noto, l'impresa compiuta tre anni or seno sul versante nord delle Jorasses dai tedeschi Peters e Meier e ripetuta a due giorni di distanza dai nostri Chabod e Gervasutti, si è svolta sul settore di destra della grandiosa parete e più precisamente sul costolone che sale alla punta Croz (m. 4108), mentre intatto è rimasto il settore di sinistra, occupato tutto dall'immenso sperone di ben 1200 m. ài altezza che sostiene la vetta più alta del massiccio, la punta Walker (m. 4206). Tutti gli appassionati della montagna i quali hanno avuto occasione di vedere l'immane muraglia nord delle Jorasses hanno soprattutto ammirato la spettacolosa stilizzatura geometrica che risulta dal- rincontro della cresta delle Hiron delles e dallo sperone della Walker- ,, ,. .„. , ■ _„i_ L attaCCO Siili IIMIIBIISO UiallgOIO Su questo immenso triangolo la soluzione alpinistica più elegante si impone immediatamente anche all'occhio meno ardito: scalare la perpendicolare che dalla Walker stessa ai abbassa airettamente. lungo lo sperone, fino al ghiacciaio di Leschaux Dopo un assaggio svolto una pltvmdsil diecina di anni fa da una cordata italiana (Piero Zanetti, Leopoldo Gasparotto, Alberto Rand-Herron con la guida Chenoz di Courmayeur e Charlet di Argentières) i tentativi sul versante nord delle Jorasses venivano portati, però, di preferenza sul costolone di destra, che effettivamente offre maggiori possibilità di scalata in confronto al disperatamente liscio e verti cale sperone Walker. ■ Ma il problema sussisteva in pieno. E benché si sia parlato ^ dell'ultimo grande problema ai pinistico risolto » con la nord dell'Eiger, i migliori alpinisti euro pei stavano all'erta, nell'attesa del momento favorevole per sferrare l'attacco: fra gli altri i francesi Leminger e Allain, vincitori della nord dei Dru, una delle più celebri cordate tedesche, ecc. E, quando oggi si è sparsa la voce di un tentativo sullo sperone Walker, tutti i competenti di Chamonix hanno manifestato il convincimento che si trattasse di un incontro fra Francia e Germania. Il merito di avere rotto gli indugi e di avere dato fuoco alle polveri è, invece, unicamente italiano. I più famosi rocciatori del gruppo di Lecco: Riccardo Cassin, medaglia d'oro al valore atletico, il suo compagno della nord del Badile, Esposito, Ugo Tizzoni, altro specialista formatosi sulle pareti di Val Bondasca, sono scesi improvvisamente ieri dal colle del r Gigante e, dopo una breve ferma ta ana capanna Leschaux, si sono senz'altro lanciati all'attacco con la foga che caratterizza gli atleti fa.gc'isti. Avvertito di quanto si stava arando son sMalito nelle pri- me£re del pomeriggio a Leschaux, pomeriggio nella speranza di assistere domani alla partenza della cordata italiana. A metà strada, sulla Mer de Giace, un vecchio amico, la guida francese Tournier, mi annuncia che una cordata è « sur la face ». — Gli italiani? — chiedo ansioso. — Ca doit etre les allemandes. La capanna Leachaux è vuota.Nel libro del rifugio, le ultime righe sono occupate da tre nomi, quelli dei nostri: Cassin, Esposito, Tizzoni. Dell'Accademico il primo, i due altri del CAI. Provenienzta: Rifugio Torino al Colle del Gigante. Destinazione: Spigolono^d de]la punta walker. Là data è qUeiia del 3 agosto, ma è da sup porsi che la cordata abbia fatto,ha senUt0 meno n primo (Cas jsjn?) che si volge al basso per Iascoltare. Poi il capo cordata ri- la registrazione alla vigilia e che la partenza sia avvenuta questa mattina. Eccolo!, sul sommo del pulpitoAllora incomincia la lunga, minuziosa esplorazione della parete. Il sole batte di traverso sulla parete e crea dei giochi di ombre. Cento e più volte crediamo di vedere le sagome degli alpinisti, ma si tratta di illusioni. E' da un'ora e mezzo che sto con gli occhi fissi al binoccolo e comincio a disperare. Ma alle 16,25, esattamente, quando punto di nuovo il binoccolo verso l'alto, vedo improvvisamente la sagoma di un alpinista, il dorso gravato dal sacco, stagliarsi al sommo di un pulpito roccioso, oltre il quale è il pen dio di neve. La quota è presumi bilmente di 3300 metri. L'alpinista che mi appare, per il momento, solo, sembra esitare sulla, via da seguire; poi, improvvisamente, parte deciso, e a gran colpi di picca intaglia lo scalino sul ghiaccio. Eccolo, dopo una diecina di metri, piegare sulla de stra. Il passaggio 6 estremamente esposto e lo scalatore prosegue lentamente finché si ferma su una spina rocciosa. Un secondo esce dall'ombra e si avvia a sua volta verso il pulpito roccioso. Per oltre tre quarti d'ora non vedo che i due e incomincio a temere che non si tratti della nostra cordata.Quando alle 17,30, arrivato anche il secondo in un posto sicuro, una terza figura si rivela improvvisa mentre sta per sgusciare fuori da una fessura rocciosa ed impegnarsi sul contrafforte di ghiaccio, non c'è dubbio: sono i nostri ed a gran voce urlo tutta la mia gioia ed il mio incitamento: Italia! Italia! Della cordata nessuno zltprende il suo lavoro per compiere a manovra di sicurezza. Lo spettacolo è impressionante e ci convince che per passare per questo muro l'itinerario della cordata deve essersi sviluppato tutto sulla sinistra, unico punto in cui vi è indizio di un passaggio discreto al imite delle possibilità umane. Primo bivacco al gelo Ora, esattamente le 18,30, i tre sono usciti su un ballatoio roccioso per un attimo, che la via è lunga ed occorre utilizzare le ultime ore di luce per portare più in alto possibile il bivacco. Alle 19,30, quando faccio la mia ultima osservazione prima di ridiscendere a Montenvers per telefonarvi, la cordata ha raggiunlo ad un dipresso la quota di 3350 metri, dove sarà stabilito il bivacco. Questo primo bivacco si annuncia duro, dato che la temperatura è freddissima ed un vento gelido sferza la parete. E' troppo presto per emettere Iun giudizio sull esito di questa!grandiosa impresa che gli scala- tori italiani hanno iniziato oggi. Dalle ossidazioni fatte lungo la!?otf ooei„df'la.raPldltii de«a cor-j'^T'o ^e doma,m la c?ml- ZSrtiS.™' al massimo, S tLt M6P°otmetaV'hs-empre' che il muro che sta al di sopra sopra della zona nevosa di cui già si è Getto non presenti difficoltà insormontabili. Arrivati a questo punto, le possibilità appaiono migliori dato che, sia lungo lo spigolo che da qui assume un atteggiamento più marcato, sia a sinistra lungo le grandi fessure che solcano longitudinalmente tutto il tratto finale della parete, si registrano delle possibilità di scalata. Il coraggio, lo sprezzo del pericolo, l'abilità tecnica, non fanno difetto ai tre scalatori. Auguriamo che il tempo si mantenga propizio e si abbia a registrare a gloria dell'alpinismo italiano una magnifica replica dell'impresa compiuta la settimana scorsa dai camerati tedeschi sul nord dell'Eiger. Guido Tonella

Luoghi citati: Argentières, Courmayeur, Francia, Germania, Italia, Torino