INCHIODATI I ROSSI SULL'EBRO i Nazionali preparano la controffensiva

INCHIODATI I ROSSI SULL'EBRO i Nazionali preparano la controffensiva INCHIODATI I ROSSI SULL'EBRO i Nazionali preparano la controffensiva Gli attacchi marxisti falliscono uno sull'altro Centinaia di cadaveri davanti alle trincee delle truppe di Franco - La superba difesa di Gandesa (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Saragozza, 1 agosto. La pressione rossa contìnua fortissima in due dei tre settori dell'Ebri), in cui le forze nemiche riuscirono a passare il fiume. Sono i settori fra Mcquinenza e Fayon il primo, tra Fayon e Gandesa il secondo. Nel primo di questi settori, i rossi che avevano raggiunto il primo giorno dell'offensiva, di sorpresa, il bivio delle strade tra Fayon, Mequinenza e Maella, bivio situato, a non più di cinque chilometri di profondità sulla sponda destra dell'Ebro, cercano di ampliare la zona di occupazione, ma cozzano contro la resistenza accanitissima e i contrattacchi continui delle truppe nazionali, che convenientemente i-afforzate, rimandano ferme sulle posizioni ore ripiegarono all'inizio dell'offensiva nemica. 1 rossi cercano di discendere dal bivio yià menzionato verso la confluenza del Matarrana con l'Ebro; sul punto dì confluenza, sitila riva destra dell'Ebro, vi è il piccolo borgo di Fayon. Il paese, limitato a oriente dall'Ebro, a sud dal Matarrana, si trova in sostanza al vertice di un angolo di novanta, gradi. La strada che congiunge,^ o meglio congiungeva Fayon con la retroguardia nazionale, fa da bisettrice di questo angolo di territorio nazionale che è circondato quasi da ogni parte dai rossi. Ora questa strada è appunto quella che collega Fayon alla strada Mcquinenzu-Maella; il punto di incontro fra le due strade è occupato dai rossi dal principio dell'offensiva, cosicché Fayon è isolato. Nonostante ciò, le posizioni costituite intorno al paese resistono; Fayon comunica con la retroguardia attraverso i sentieri che seguono la sponda del Matarrana: i rossi non sono riusciti ad occupare il paese che avevano a portata di mano. Gandesa I disordini di Rangoon, il cui bilancio si stabilisce in 40 morti e 250 feriti Nell'altro settore della battaglia, quello tra Fayon e Gandesa, il nemico ha cercato ieri di approfondire ancora la zona di penetrazione che giunge fino a un chilometro circa dalla cittadina dì Gandesa, ma ancora una volta ì suoi attacchi alla agglomerazione sono falliti. Gandesa resiste strenuamente. I rossi hanno raggiunto la strada che collega Gandesa a Fayon a nord della città, ma non hanno potuto raggiungere, e sembra ormai non possano più raggiungere, la strada GandesaAÌcaniz che è quella a cui% miravano, poiché avrebbe permesso loro di tagliare alle spalle Gandesa, di occupare la città e di avanzare più liberamente verso la retroguardia nazionale. La resistenza di Gandesa è un altro di quegli episodi di lotta in cui il valore spagnolo rifulge contro ogni sorte avversa. Dopo l'investimento compiuto dai rossi attraverso le colline, ad oriente dell'agglomerazione, pochi avrebbero previsto che la città si sarebbe potuta ancora difendere. Il Comando nazionale l'aveva fatta sgombrare e la sua occupazione da parte del nemico era ritenuta pressoché inevitabile. Ma dalle posizioni che occupano nella Sierra di Pandos, i soldati spagnoli sono riusciti a sbarrare il passo al nemico a ottocento metri dalla città. 1 rossi affermavano ieri di aver sorpassato l'agglomerazione da un lato, eufemismo anche troppo chiaro per confessart che non l'hanno occupata. Nel complesso, gli ultimi due giorni di battaglia sembrano aver inchiodato definitivamente i rossi sulle posizioni raggiunte e aver consolidato il fronte. La fase di arresto dell'offensiva nemica è in pieno svolghnento e non è probabilmente ancora finita, poiché è da ritenere che i repubblicani continueranno a scagliare assalti vigorosi contro le posizioni nazionali per cercare almeno di occupare Fayon e Gandesa. I loro sforzi per isolare separatamente le due località sembrano però già destinati al fallimento. Sono dunque da prevedere nuove giornate di lotta cruentissima ma quasi certamente vittoriosa. ■ Ormai i rossi rinunciano al tentativo di rompere il fronte e lottano per conquistare piccole posizioni di primissima linea. Controffensiva in vista La battaglia si stabilizza e prepara già l'avvento della terza fase della contesa; cioè dopo l'attacco nemico c dopo l'arresto, il contrattacco nazionale. L'offensiva che sì organizza silenziosamente su direttrici e con caratteristiche ancora ignote, potrà essere ima delle più violente di questa guerra. In una guerra d'altro genere, combattuta da un esercito come quello francese o italiano, la replica nazionale sarebbe forse avvenuta su un fronte diverso, poiché l'esercito attaccato avrebbe còlto l'occasione del concentramento di grandi forze rosse sull'Ebro per prendere alla sprovvista l'avversario su un altro fronte da esso guarnito, pur dopo aver arrestato la sua offensiva. Ma la guerra spagnola non è vera e propria guerra guerreggiata, è una guerra politica che deve tener conto di obiettivi non prettamente mi¬ litari: la ripresa di un territorio, sia pur piccolo, perduto, il rifiutare qualunque successo, sia pur parziale all'avversario, onde mantenere ben dimostrata la superiorità del proprio esercito, sono obicttivi politici e diplomatici importantissimi per un'armata come quella di Franco, ed è perciò da ritenere probabile che si ripeterà ciò che attenne durante la battaglia di Temei. L'inconveniente che può presentare una simile tattica, comandata non tanto da ragioni militari, quanto da ragioni d'ordine generale, è compensato, a giudizio del Comando nazionale, dal vantaggio di poter martellare e distruggere una forte massa nemica concentratasi in piccolo spazio. Giova ricordare, a tal proposito, che la rivincita di Temei, apparentemente sterile di per sé stessa poiché permise solo di riconquistare un mucchio di rovine, diede ai nazionali una vittoria strategica importante poiché lasciò disfatte e scomposte le migliori unità repubblicane. La battaglia di Temei portò come conseguenza la rapida disfatta dell'Ebro del marzo-aprile scorso e il raggiungimento del mare da parte dell'esercito nazionale. La nuova battaglia dell'Ebro può, sia pur ricostituendo apparentemente il fronte anteriore alla offensiva rossa, colpire nelle sue forze vive l'esercito nemico e of-\ frire quindi all'esercito nazionale i il mezzo di ottenere rapidamente\ una vittoria ulteriore. Nel terzo dei settori dell'Ebro, quello di Amposta, presso la foce del fiume, i rossi, ricacciati dalla sponda destra fin dal secondo giorno, non hanìio più nulla tentato. «tss Ponte rifatto in 4 giorni Le operazioni in Estremadura, che portarono giorni or sono alla conquista della regione di Don Benito continuano ora su un nuovo fronte: quello che va da Talavera de la Reina a Logrosan. Dopo l'assorbimento della sacca di' Don Benito, i nazionali sembrano spostare i loro sforzi verso il centro della Spagna, e attaccano ora le linee rosse a Sud-Ovest di Madrid, ai confini fra le province di Ciudad Real e Caceres. Non è possibile farsi fin da ora un concetto della portata di queste operazioni. I nazionali migliorano quotidianamente le loro linee a Sud di Puente dell'Arzobispo; sembra che essi vogliano raggiungere i massicci che segnano il limite meridionale della provincia di Caceres, allo scopo di procacciare posizioni più favorevoli, per una eventuale ripresa delle operazioni verso il Sud. Il Genio nazionale ha intrapreso alacremente la riparazione delle opere d'arte distrutte dal nemico durante la ritirata precipitosa da Don Benito. Tali opere sono numerose e importanti. Il ponte della ferrovia da Merida a Cìudad Real, a tre chilometri da Medellin, era stato fatto esplodere dai rossi; il ponte, che attraversa il fiume Ortigas, era composto di tre tronchi di cinquanta metri ciascuno. I lavori per il riattamento provvisorio di questo ponte, cominciati mercoledì scorso, erano già terminati nella serata di sabato, dopo quattro giorni di lavoro diurno e notturno, da parte di 400 operai; e il primo treno è potuto passare sul nuovo ponte domenica mattina. Riccardo Forte \ i \ o «10 facilmente respinto alcuni attacchi nemici contro le nostre posizioni. « Sul fronte di Catalogna, nel settore di Pobla de Segar, il nemico ha attaccato all'alba le no-j atre posizioni di Espia: è stato totalmente respinto. Le nostre guarnigioni hanno ancora una volta dimostrato il loro magnifico spirito. Il nemico ha subito forti perdite. Durante gli attacchi 15 militi rossi sono passati alle nostre linee, dicendo di non voler subìire il fuoco delle mitragliatrici rosse che li decima quando durante gli attacchi essi cercano di far ritorno alla base di partenza. « Nel settore di Mora dell'Ebro, il nemico ha compiuto sforzi disperati per avanzare; ma tutti gli attacchi dei rossi si sono infranti di fronte alla saldezza delle nostre linee. Il nemico è stato respinto, e ha avuto migliaia di morti e dì feriti; abbiamo fatto più di trecento prigionieri e conquistato nuove posizioni importanti. « Il campo di battaglia è materialmente coperto di cadaveri di militi rossi. Abbiamo raccolto una grandissima quantità di mitragliatrici e armamenti. Nei pressi di Amposta le nostre truppe han traccolto e seppellito più di 790 cadaveri nemici appartenenti alla 141& Brigata Internazionale. Si tratta per la maggior parte di francesi, russi, messicani, cechi. Continenti stranieri, mescolati a miZiti rossi, hanno pure partecipato agli attacchi eseguiti nel settore di Mora dell'Ebro, e i prigionieri denunziano la presenza di numerosi comandanti stranieri nelle file rosse e specialmente nell'artiglieria, quasi tutta comandata da francesi, e nello Stato Maggiore. Attività dell'Aviazione: « L'attività della nostra aviazione è stata anche oggi notevolissima: i nostri apparecchi hanno bombardato e mitragliato posizioni e concentramenti rossi e hanno cooperato al successo delle operazioni terreìtri. Ieri sono stati bombardati i depositi di materiale bellico della stazione ferroviaria di Cambril, ove sono statr-causati incendi, e quelli delle stazióni di Tarragona e Reus. Sono stati anche bombardati gli obbiettivi militari e il traffico di materiale bellico nel porto di Tarragona. L'artiglieria antiaerea dei pòrti rossi, che secondo i comunicati ufficiali del nemico, avrebbe abbattuto tanti apparecchi nazionali, e l'aviazione nemica da caccia costringono la nostra aviazione a volare a quote tali che non è possibile determinare la nazionalità dei piroscafi. I nostri apparecchi debbono limitarsi a bombardare le zone ove si svolge il criminale traffico di materiale bellico e di conseguenza le notizie diramate dalla radio e dai comunicati rossi, ubbidendo alla consegna dei capi russi, secondo cui la nostra aviazione bombarderebbe intenzionalmente le navi straniere, sono false ». Per il Capo di Stato Maggiore: Col. Francisco Maria Moreno. pfpdmtcccMvin la PALESTINA Otto arabi uccisi in uno scontro con la truppa Gerusalemme, 1 agosto. In uno scontro avvenuto ieri con le truppe inglesi a sud di Beiser nella Palestina settentrionale sono rimasti uccisi otto arabi che facevano parte di una grossa banda armata. Sedici sono rimasti feriti e quattro sono stati fatti prigionieri. Nessuna perdita da parte degli inglesi. A Caifa una donna ebrea è rimasta uccisa, undici ebrei sono stati feriti, dei quali sette leggermente, dall'esplosione di una bomba lanciata contro un autobus pieno di ebrei. Il comunicato ufficiale Salamanca, 1 agosto. Il Gran Quartiere Generale, alle ore Si, comunica le notizie giunte fino alle ore 20 di t'eri, Si luglio: « Sul fronte di Valenza abbia¬ hfmrdnndd

Persone citate: Caceres, Francisco Maria Moreno, Medellin, Puente, Reina, Reus, Riccardo Forte