GLI EBREI POSSIDENTI liquidano e se ne vanno

GLI EBREI POSSIDENTI liquidano e se ne vanno GLI EBREI POSSIDENTI liquidano e se ne vanno Decine di morti in uno scontro nei dintorni di Gerusalemme ? Gerusalemme, 27 luglio. La giornata è stata priva di gesta terroristiche con gravi conseguenze, ma numerosi episodi di violenza registrati dalla cronaca attestano che la situazione continua ad essere molto delicata. Le autorità infatti mantengono in vigore tutti i provvedimenti adottati nei giorni scorsi, i quali hanno trasformato interi distretti palestinesi in campi armati veri e propri. A Naplusa, nella notte, bande armate hanno effettuato una intensa fucileria contro un accampamento militare, ma senza conseguenze. Stamane poi due agenti ausiliari di polizia ebrei in perlustrazione alla periferia, sono stati aggrediti da un gruppo di individui no:i bene identificati e bastonati a sangue. Uno è all'ospedale in condizioni preoccupanti. Altri gruppi di arabi nella mattinata hanno preso a sassate il personale di un autocarro ebraico e hanno sparato alcune fucilate contro l'autista, che è rimasto leggermente ferito. L'incidente è avvenuto nei pressi di Ramleh. La cabina di guida dell'autocarro è stata molto danneggiata dalla sassaiuola. Tutti i vetri sono andati in frantumi. La stazione ferroviaria di Kaliklieh è stata incendiata da una banda armata che in precedenza aveva disarmato gli agenti ausiliari incaricati di difenderla. Una bomba è esplosa nel sobborgo gerosolimitano di Kyriat ma senza produrre danni e vittime. Nel cortile centrale di Acri stamane sono stati giustiziati due arabi condannati a morte per porto d'arma abusivo dalla Corte militare di Cai fa. Reparti di polizia e di truppe britanniche hunno compiuto meticolose perquisizioni in tutte le case del centro di colonizzazione ebraica di Nathunie presso Tel Aviv, evidentemente in cerca di armi ed esplosivi. Il Presidente del Consiglio di quella Comunità ebraica ha immediatamente telegrafalo alle autorità britanniche centrali della Palestina, protestando contro dette perquisizioni. Si accentuano intanto le conseguenze della lotta svolta dagli arabi e della situazione che si è venuta creando nel Paese. La disoccupazione fra gli ebrei aumenta continuamente e gli appositi uffici ebraici riconoscono che, non ostante la situazione degli ebrei in molti Paesi, le domande di immigrazione in Palestina diminuiscono rapidamente. Anche il costo della vita per gli ebrei è in aumento perchè essi non possono fare alcun acquisto dagli arabi (che rifiutano di vendere loro qualsiasi mercunzia) e debbono contare per le loro provviste soltanto sulla produzione dei centri agricoli e industriali ebraici, insufficiente al consumo e di costo jriù elevato, rispetto alla produzione, sopratutto agricola, degli arabi. Inoltre molti capitalisti ebrei, sopratutto originari dell'Inghilterra e degli Stati Uniti, liquidano i loro investimenti e si accingono a ritornare nei Paesi di provenienza. Insistenti sono già le richieste di moratoria, sopratutto nel ceto medio ebraico e fra gli agrumicoltori ebrei. Gli agrumeti ebraici, come è noto, sono stati particolarmente presi di mira dagli arabi, che si battono per l'indipendenza palestinese. Notizie incontrollate dell'ultima ora dicono che nei dintorni di Gerusalemme avrebbe avuto luogo un grave scontro fra una grossa banda di circa J/00 ribelli e le truppe britanniche. Dall'una e dall'altra parte vi sarebbero molti morti. Si fanno cifre contradditorie che vanito fino a H morti di cui SI inglesi. Il risentimento arabo 71 risentimento de//Ii arabi di Terrasanta contro il regime di forza della Gran Bretagna non conosce più limiti e la loro esasperazione davanti alla rovina generale a cui la Potenza mandataria ha ridotto il Paese in vent'anni di governo assume toni ed aspetti ogni giorno più minaccio si. I principali capi d'accusa delle loro critiche contro l'Inghilterra possono essere riassunti schematicamente come segue. La situazione della Palestina non è mai stata così catastrofica come oggi, in tutto il periodo del dopoguerra. L'incertezza politica a riguardo dell'avvenire, l'incoerenza delle direttive seguite a sbalzi e a zigzag dai rappresentanti di Londra, l'enorme depressione economica, l'ansia della popolazione per le sorti dei loro capi deportati in esilio o internati nei campi di concentramento, le repressioni del più drastico rigore contro gli abitanti indigeni e la pretesa degli ebrei di ridar vita attorno ai Colli di Sion al Regno d'Israele sono altrettanti fattori che hanno contribuito a precipitare il Paese ne: suo attuale stato di disperazione e di bilancio fallimentare. Non essendo riusciti con le proteste e con i reclami legali a far capire al Governo1 Mandatario la ingiustizia della sua politica, gli Arabi hanno finito per appigliarsi alla forza delle armi — ultima ratio consentita dall'aforisma giuridico salus relpublicae suprema lex — nella speranza che almeno in tal modo si sarebbe una buona volta prestato orecchio alle loro rivendicazioni nazionali. Invece gli Inglesi, sotto la scaltra pressione dei Sionisti, hanno risposto raddoppiando di severità contro i ribelli. In tal modo, però, essi si sono alienati irrimediabilmente e per sempre gli autoctoni di Terra santa e i loro correligionari del mondo intero. Un popolo di ribelli Secondo gli organi più autorevoli dell'opinione pubblica britannica, l'anormalità delle condizioni di vita in Palestina sarebbe dovuta a un branco di facinorosi insorti con le armi in pugno contro la Potenza mandataria. Ora, i giornali arabi fanno notare che un giudizio sommario di diquesta sorta, oltre ad esser molto superficiale è anche fondamentalmente errato, perchè tutti gli aborigeni di Terrasanta, anche se non fanno ricorso ai metodi della violenza, sono, tuttavia, in cuor loro, altrettanti ribelli. La riscossa nazionale dei Palestinesi non è monopolio di un gruppo di estremisti ma è moralmente sostenuta da tutti gli indigeni, che si devono, quindi, considerare potenzialmente come un esercito di ottocentomila -rivoluzionari, anche se, di fatto, la loro rivolta non arriva fino al'linsurrezione e alla resistenza attiva contro il Governo. Si tratta di una mobilitazione generale degli spiriti contro la politica filosionista dell'Inghilterra, di cui essa denuncia in tutti i modi possibili gli arbitrii, le rappresaglie e le oppressioni. E il lievito di questa reazione in massa, psicologica più che materiale, non ha bisogno di essere alimentato con la propaganda né col finanziamento dall'estero. Esso fermenta per opera della passione stessa degli arabi di Palestina, che, avendo perduto ogni fiducia nella giustizia di Londra, si sentono invasi da un'ondata di disperazione, la quale, come insegna l'esperienza, non è mai una buona consigliera per le popolazioni oppresse. Il leone e la pulce Ora, se » più riescono, ciò non ostante, a mantenere il controllo dei proprii nervi, i patrioti dal sangue più bollente cedono, invece, alla tentazione di chieder conto, con la carabina, della sua condotta, alla Gran Bretagna e si arruolano volontari tra le bande dei ribelli. Polemizzando con la stampa in¬ glese, che tratta con surcusmo la loro rivolta, gli arabi palestinesi attirano l'attenzione dell'Inghilterra sulla notissima favola del leone e della pulce., Essi ammettono benissimo che non sono in- grado di costringere Albione con la forza delle armi a capitolare davanti alle loro rivendicazioni nazionali. Ma non è sui campi di battaglia a colpi di spada o di mitraglia, che la popolazione indigena di Terrasanta attacca, nel suo moto irresistibile di riscossa, il gigante dell'Impero Britannico. E' col grido della sua rivolta morale, con la denuncia al mondo civile delle sopraffazioni inglesi e con l'ardimento della disperazione nella difesa di una causa santa che essa è risoluta a continuare l'impari duello contro il giogo della dominazione di Londra sul suolo dei suoi avi. E non ha vergogna di paragonare essa stessa i propri sforzi di reazione e di rappresaglia alla pulce della leggenda, che, penetrata in un orecchio del leone, gli impedì per una notte intera di chiuder occhio. Anche gli Arabi della Palestina sono un nulla — une quantité négligeable — in confronto del colosso della Gran Bretagna, ma coi loro colpi di spillo, essi possono turbargli i placidi sonni e costringerlo ad una veglia forzata ed esasperante. Essi si indignano, quindi, a ragione, contro coloro che li ritengono tanto ingenui da credere realmente nella possibilità di una loro vittoria militare contro le truppe inglesi. E respingono, di conseguenza, l'immeritato discredito e il ridicolo con cui vorrebbero coprirli certi giornali londinesi. I loro piani sono molto meno ambiziosi ma più realistici: recar noia con continue punzecchiature all'Inghilterra, finché essa non si sarà decisa a cambiar rotta e a mutare da cima a fondo la sua politica in Palestina, buttando a monte il Sionismo e accogliendo in pieno i loro giusti e sacrosanti postulati nazionali. Pino Alessandri

Persone citate: Pino Alessandri