La sirenetta e il brutto anitroccolo di Ferdinando Neri

La sirenetta e il brutto anitroccolo La sirenetta e il brutto anitroccolo L'opera di Andersen è sparsa per il mondo nelle forme e nelle misure più varie ; in sontuosi infolio, in miseri libriccini : in ghirlandette di quattro o cinque racconti, come nelle versioni totali, in quattro o cinque volumi (ed una se ne pubblica ora presso il « Mercure de France », a cura di P. G. 'La Chesnais). che muovono dalla grande edizione critica del testo danese, di Brix e Jensen. 'E certo, nelle sue stesse origini, nelle sue ispirazioni — di cui ■;la prima è essenzialmente lirica, ma si piega tante volte, e con tanta gentilezza, ad un accento, ad un consiglio morale per i fanciulli, mentre avverte che se ne potranno giovare anche « i grandi » — quell'opera non si può dire tutt'una ed organica ; chiude in sè le ragioni e l'impulso ad ■una scelta, di continuo rinnova&ta; è causa di giudizi, che si sus^Beguono, ma non si dissolvono nella comprensione concorde di un'arte, ch'è pure universalmente ammirata. Si è detto, e si ripete ancor oggi, che Andersen è il creatore -della fiaba romantica, lo scrittore che ha compreso, e fatto brilìlare, la grazia ed il fascino dei racconti meravigliosi, che si trasmettono dall'una all'altra generazione, nell'ombra del volgo. Ma non è così : coloro che sentirono per i primi la riposta bellezza delle fiabe come documento di una poesia primitiva, che attinsero dalla memoria popolare le immagini strane, favolose, le sopravvivenze dei miti ' perduti, furono i fratelli Grimm con i Kinder- und Havsm.'àrchen, le novelline della casa e dei fanciulli, che apparvero fin dal 1812 come la scoperta di una miniera ignorata. Con la loro passione, col rispetto di ogni vestigio di una civiltà fantastica, che risaliva ai principi del tempo, e ne traeva un senso quasi religioso, oscurato nei secoli, ma vivo ancora nelle scintille della tradizione orale, i Grimm aveyano serbato fedelmente ogni linea di quei racconti, che parevano attestare, in aspetti enigmatici, un'eterna verità. L'Andersen (che fece le sue prime prove nel racconto verso il 1830) scorge nel tema delle fiabe l'occasione ad una poesia nuova, personale: più simile inSuesto al Tieck ed al Novalis. :li elementi folcloristici sono una « materia » ch'egli avviva di un significato e di un sentimento che gli appartiene ; sono un mezzo di cui si vale al suo fine; gli porgono un'attrattiva, cara alle immaginazioni puerili. So di sfiorare il paradosso, a dir questo di Andersen, del signore della fiaba; ma quand'egli rinarra i tratti meravigliosi, d'incanti e di magie, che ricava diretta mente dalle novelline popolari, proprio allora è meno vivace e spontaneo: sentiamo ch'egli si sforza a domarli, a ridurli, purché sieno coerenti con la sua visione che li rinnova ; e talora non vi riesce interamente, e la « fiaba « non è tutta sul piano del « racconto »: visi profila più rigida, come un duro cristallo, che ha un'altra luce, più fosca, da quella che irradia il cuore del poeta. Si d II di i poeta. Si veda II compagno di viaggio: le prime pagine furono scritte pensando alla morte del padre, e sono tutte pervase di un senso di umana fraternità, che immerge le sue radici nel dolore, in una purità di fiducia dell'anima affranta; e poi, l'episodio della principessa crudele (condotto sul tema di Turandot) e dei suoi viaggi presso il «troldn, presso l'orco che la tiene in suo dominio, si svolge con una lentezza più greve, secondo una maniera fiabesca, a cui Andersen intreccia qualche sua immagine j luminosa (come quella del mani; tello bianco che s'apre al vento, fin guisa di una gran vela, e la E luna vi traluce per.ent.ro), ma /-che non giunge a stemprare, a ^fondere nel corso del racconto iniziale. La stessa Sirenetta, ch'è fra le cose più belle di Andersen, un ÉLpoco si scolora, e si turba, là dqJye narra la visita alla strega e il "Supplizio della fanciulla; mentre il valore profondo di quella fiaba consiste nell'evocazione di un'anima ingenua, ansiosa di conoscere, su dagli abissi del mare, quest'altro mondo, d'imbeversi della luce ch'è nell'aria pura, e non di quella che s'inverdiI 6ce nel denso volume delle acque. [ E' dapprima lo slancio confuso "Ì-. della giovinezza, comune a tutti |i viventi, a tutte le sirene (che, qui, sono piuttosto le ondine: l'altro nome, ch'è invalso ormai nelle versioni italiane, come d'un più noto mito marinò, si associa ad una seduzione fredda e perversa, ch'esula in tutto dal racconto di Andersen) ; ma quello slancio, in una creatura eletta e folgorata dalla poesia, diventa la suprema, l'unica ragione di vivere. Le altre sirene erano liete anch'esse di ascendere le prime volte sulla distesa delle onde, di veder cose nuove e, di lontano, la terra fiorente, abitata dagli uomini ; ma, soddisfatta la prima curiosità, se ne ritornavano a fondo, persuase ch'era più comodo o e anche più bello « restare a casa loro. Queste sirene ! borghesi sono uno dei tratti più felici dell'umorismo di Andersen: al pari di quello dell'usignuolo, da cui le dame e i gentiluomini della corte volgono il viso sdegnoso perch'era un usignuolo vero, mentre di maggior pregio era quello meccanico, ingemmato: un raro oggetto! La sirenetta è uno spirito di amore e di sacrificio ; aspira con tutto l'essere suo ad una vita più ricca e più soave, di cui le scorre per le vene un presagio ed una speranza ineffabile. Ed < questo l'intimo accento, il limpi do suggello di Andersen. Quan do egli stesso costituì il motivo, ed il contro, del racconto, nel Brutto anitroccolo, che vien su disprezzato fra gli uccelli della palude e del cortile, e ne soffre, e non sa in che stia il suo tormento, e nel punto in cui, smarrito ed estatico, ammira i cigni bellissimi che gli muovono incontro, vede specchiarsi nel lago la sua immagine compiuta, ed è anch'essa quella di uno splendido cigno, allora veramente Andersen fece risonare in tutta la sua purezza la nota di poesia che era propria a lui solo. Ciò che diceva il Bergson dei grandi pensatori, la cui essenza si può raccogliere per ciascuno in un carattere, e quasi in un'immagine sensibile e singolare (come quel diaframma, tenuissimo, ma irreducibile, che il Berkeley pone tra le apparenze e il divi¬ no), è anche più giusto per i grandi poeti. Il dono, il messaggio poetico di Andersen, ch'egli doveva far balenare agli altri uomini con una parola sua, sta in quell'anelito ch'egli diffonde in ogni forma vivente, in quello struggimento ond'esse vogliono trarre dalle loro stesse fibre i] segreto di una vita più alta, in una dedizione ch'è tormentosa e deliziosa. E questo a tema» non gli era dato dalla fiaba popolare ; per esso, invece, egli potè trasfigurarla . Leggiamo di nuovo i racconti di Andersen su quest'indizio, e ne vedremo sorgere da ogni parte la conferma e la prova. All'orizzonte, le alte montagne, dove si giunge, al di sopra delle nubi, nell'aer puro; e L'nhete, nella sua vita grama, è sempre nuovi sogni ; e gli alfiume stendono 1 loro avido di beri sul grandi rami gli uni verso gli altri, e strappano dalla terra le radici per giungere ad intrecciarsi nelle cime ; e // mi/latino di piombo — sotto uno sguardo di affettuosa ironia — finirà per consumarsi nel fuoco... Le cose più umili, come gli spiriti più forti, sono agitati da un'ansia operosa di rinnovarsi, di farsi più puri, di conseguire un'ora più bella. E poiché Andersen consentiva nel pensiero di Oersted, che la realtà è essa stessa, un prodigio, le sue fiabe si dispongono così armoniose su di uno sfondo naturale, di una grande chiarezza. L'azione dellV siglinolo si svolge nella Cina, e il giardino imperiale, coi suoi companelli d'ar¬ gento, si estende fino al mare azzurro, e pare che sia figurato su di una vivida lacca, Qui, forse, traspare l'arguzia di Andersen; ma come sono semplici, ariosi, i giochi della luce e dell'ombra sotto le ali dei Cigni'telvaqgi : un racconto animato dal più vasto respiro della natura, diffuso per tutti i seni del mare e del cielo: allo stesso modo che la storia dell'.^ ihitrorrnlo è avvolta, penetrata, da un senso così caldo delle belle giornate, della vicenda, delle stagioni, della vita che sboccia, umile e festosa, tra le acque e sull'aia. E quant'è più evidente la traccia Urica di un racconto di Andersen, tanto si può dire ch'è più serena la visione delle sue a meraviglie ». Ferdinando Neri

Luoghi citati: Cina