Maestri di scherma

Maestri di scherma Maestri di scherma avrebbero essere accorti, va deciosamente verso la specializzazione ma se a noi preme, per es., che Quest'articolo sarebbe stato bene scriverlo a tempo debito, quando il ferro era caldo e la critica era attesa, ma se altri avvenimenti hanno reclamato dalla povera scherma anche il sacrificio di una colonna (li giornale non è giusto che un torneo cosi insolito sia seppellito niel polverino dell'oblio. RicordifAnoci che il Campionato Maestifi non si disputava da dieci anni e che l'anno passato facemmo appena un umile tentativo per far .-rinascere almeno la gara di spada, che ebbe luogo a Roma e fu -tfinta da Ponzi. Volevamo, con qjnesto tentativo, toccare il polso all'ambiente, sentirne il grado /di combattività, misurarne il scanso della disciplina. Poiché le <gare magistrali sono, come altreJ volte si è detto, la nostra fissazione, sembrandoci che i maestri . non possano chiamarsi veramen/te tali fino a che non siano in grado da giostrare con i dilettianti più agguerriti, appena fondato liscio il primo assaggio lei preoccupammo di dar subito il .'via a tutto il resto, vogliamo dfre all'auspicato torneo alle tre armi. La Federazione aveva prorrrf;ssó e la Federazione ha mantenuto. A cose fatte, nessuno se ne è lagnato, nè i dirigenti nè i comibattenti. Per venire incontro al desiderio più volte espresso dalla classe magistrale, abbiamo vrV.uto chiamare a far parte delle: gi'urie delle finali soltanto i professionisti, e anche di questo poss/iamo soltanto compiacerci. La Federazione, tutti se ne do- un Pinton sia soltanto sciabolatore, e un Ragno soltanto spadista, e un Marzi prevalentemente fiorettista, preme anche che il maestro, e specie il giovane maestro, sia completo alle tre armi perchè è alle tre armi che egli deve normalmente compiere la sua missione. Ed è così che, contrariamente al principio a cui si informano le gare dilettantistiche, nella gara magistrale ognuno aveva libertà di prender parte a tutte le prove in programma. Molti si son valsi di questa facoltà, ma vediamo anzitutto chi erano i concorrenti. Il Ministero della Guerra, con una disposizione altamente significativa e di cui la Federazione molto gli è grata, ha concesso a tutti i finalisti delle recenti gare militari di recarsi a Milano in condizioni di tale privilegio da far ritenere sicura una partecipazione totalitaria, ma cosi non è stato, e non daremmo certo una prova brillante di acutezza critica se non mettessimo in rilievo che i tre campioni militari: Cucchiara, Cataldi e Centonze si sono astenuti dal partecipare proprio alle armi in cui avevano da rischiare la gloriuzza conquistata appena due settimane fa. Ognuno ha forse la sua attenuante, ma insomma la cosa è sospetta. rAgèsHtdlfSpcmnnsmda è sospIl numero delle iscrizioni a un certo momento ci ha spaventati perchè, sorpassando la quarantina, metteva l'organizzazione a rischio di non bastare più a se stessa, ma arrivando a Milano ne abbiamo trovati 25 al fioretto, 22 alla spada e 21 alla sciabola. Il numero e anche la relativa qualità costituì scono già un successo, ma vien fatto naturalmente di domandarci : di quella ventina in più che hanno mandata l'iscrizione che se ne è fatto? E' bene intenderci su questo punto. Mandare l'iscrizione, che è gratuita, non significa aderire al torneo. Tutt'al più significa volere con riserva, fare un passo avanti e due indietro, dare una prova battagliera, insomma, soltanto con una firma. Gli iscritti che non hanno partecipato hanno reso a se stessi un mediocre servigio. Ormai possiamo passare in rivista le tre gare, ancorché sia al galoppo. Voi sapete come al fioretto abbia vinto Bini, torinese di Livorno, seguito da Di Rosa, livornese di Praga. Il fioretto è l'arma che non perdona, l'arma in cui ogni illusione è handita. I migliori sono arrivati alla finale e, anzi, i distacchi presi da tutti i finalisti sono stati cosi notevoli da far ritenere la selezione regolare come al solito e più del solito. Bini, indiscutibilmente il migliore fra tutti, non ha fatto un boccone degli avversarli, ma ha vinto nettamente. Più lotta, se mai, c'è stata per il secondo posto, eppure Di Rosa, fratello dell'olimpionico e come Bini proveniente dal dilettanti, ha trovato il modo di passare il traguardo con una buona incollatura di vantaggio su Maselli, il primo e forse il più com¬ e e e i i a a n i , o a o pleto dei militari, e su Tarsltano, che ha rappresentato con onore la Marina. La spada non sarebbe la spada se non avesse i soliti accessi di pazzia. Ponzi, il Campione dell'anno scorso, è stato eliminato; Perno, Maselli, Camera; Di Paola, Cannizzo e Turio, che hanno qualche notorietà, sono anch'essi spariti prima della lotta, e Eduardo Alajmo, che ha un passato di grandissimo rispetto, ma che non è più quello d'un tempo, s'è classificato soltanto al terzo posto, Ha vinto Palmeri, il più combattivo, il più audace, il più spregiudicato, e non ci sembra affatto che la vittoria sia immeritata. Chi ha fatto anche una bella gara è stato Saracco, classificatosi al secondo posto nel primo torneo magistrale che ha disputato. Alla sciabola l'equilibrio era maggiore e il tono più elevato. Bini, sicuramente l'uomo di maggior classe, ha palesato anch'egli l'inesorabile peso degli anni: ha perso per un colpo con Di Rosa prima e con Perno poi. S'è fatto strada nettamente Perno, ch'è un uomo fresco, pieno di belle doti e che a volerlo definire inconfondibilmente, basta indicarlo come una copia un po' sbiadita del Petschauer dei bei tempi. Se questo sciabolatore castigasse certe ir ruenze che lo portano troppo spes so fuori della pedana e al di là dell'avversario, si potrebbe — ere diamo — far molto assegnamen to su di lui. I maestri militari che uscirono cosi immaturi dalla vecchia Farnesina hanno prevalso nettamente nel numero e qualche volta anche nei resultati. Delle tre armi, il fioretto c'è parso quello in cui i giovani professionisti abbiano dato la sensazione di un migliore assetto, ancorché un po' antiquato, mentre la sciabola ha messo in luce una tecnica che s'allontana purtroppo da quella classica senza avere ancóra assimilato quella che oggi si vuol chiamare moderna. La spada ha invece chiaramente mostrato che tutti, o quasi tutti, son fuori strada. Soltanto coloro che vivono in alcune città ove possono essere a contatto con qualche spadista di grido, fanno qualcosa che alla spada si assomiglia, ma la finezza del gioco è sempre superata dall'eccellente temperamento del combattente. Questi maestri che per tre giorni abbiamo seguito con occhio vigile e affettuoso, questi maestri che ci dovrebbero dare i futuri olimpionici, hanno dimostrato co munque la loro volontà, la loro te nacia, la loro disciplina esemplare. Noi vogliamo coltivare questo spirito battagliero, noi vogliamo che la prova sia per essi non più l'eccezione, ma la regola, che l'emulazione si accenda e si propaghi, che la loro vita sportiva non sia grigia come lo è stata per anni, che ognuno abbia la sua méta e la possibilità di raggiungerla. Brillano ancóra di luce vivissima i grandi nomi dei professionisti di tutti i tempi che alla scherma italiana dettero, oltre che gli allievi, le vittorie sulla pedana. I nomi di Bini, Palmeri e Perno riaprono, a distanza di anni, una lista di gloria. Bisogna che essi sentano l'onore e la responsabilità di esserne degni, e che tutti i maestri d'Italia sentano lo sprone per succedere ai vincitori dell'Anno XVI. Se questo avverrà, il ripristinato Campionato Magistrale non avrà fallito il suo scopo. Nedo Nadi (2nl

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