La scalata dell'Eiger compiuta fra un orrendo imperversare di bufera di Guido Tonella

La scalata dell'Eiger compiuta fra un orrendo imperversare di bufera EPOPEA ZBEImImJL MONTA CU*A g La scalata dell'Eiger compiuta fra un orrendo imperversare di bufera I quattro magnifici alpinisti compaiono all'albergo mentre già si piangevano morti e si organizzavano spedizioni di soccorso - Nove ore di lotta titanica per gli ultimi cento metri (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) Eigergletscher, 25 luglio. La parete nord dell'Eiger è vinta. Il massimo problema che si era imposto il mondo alpinistico, in questi ultimi tre anni, dopo la caduta della famosa porta delle Grandi Jorasses, è risolto. La grande impresa, iniziata giovedì mattina dalla cordata austriaca Kasparek ed Barrer, raggiunta nel corso della giornata di venerdì dal due monacesi Voerg e Heckmuier, è stata superbamente portata a termine entro la giornata di domenica. Eppure mai come in quest'ultima giornata la possibilità di un felice scioglimento dell'epica avventura dell'Eiger è parsa in dubbio. Un alone di tragedia si è infatti ancora una volta improvvisamente addensato su questa già tragica montagna, nella mattinata di domenica. Dal le sette di domenica mattina il maltempo ha imperversato ininterrottamente sai massiccio del V Oberland Bernese ; scrosci torrenzialì di pioggia nel fondo valle e sui pendii della montagna, sino a 2400 metri; più in su, neve e tormenta. Durante tutta la giornata si è atteso invano un momento di sosta, una breve schiarita. La parete nord dell'Eiger è rimasta tutto il giorno avvolta nella nuvolaglia, nè migliore è stata la visibilità sul versante occidentale della montagna, dove si svolge l'itinerario normale. m attempo ! Alone di tragedia Per questa stessa via, per cui avrebbero dovuto scendere, ad impresa ultimata, i quattro tedeschi, nella speranza di assistere al vittorioso ritorno della carovana, ci siamo portati con un piccolo gruppo di appassionati fino alla località di Eigergletscher, a quota 2325, dove è situata V ultima stazione della ferrovia della Jungfrau, esistente prima dell' inizio del tunnel, che, attraverso le viscere stesse dell' Eiger e del Moench, porta ai 2450 metri dell'Jungfrau Juch. Con tenace illusione si è cercato di esplorare coi telescopi il canalone nevoso che dal ghiacciaio dell'Eiger sale alla vetta: ma l'occhio veniva inesorabilmente respinto dal biancore allucinante delle nebbie. D'altronde, a che prò' attendere l'irrealizzabile f Appariva, infatti, evidente-ehe, con un tempo così terribilmente ostile, i quattro alpinisti non avrebbero potuto riprendere l'arrampicata, e benché dalle ultime osservazioni fatte ieri sera, alle ore 20, dalla Kleine Bchexdegg, risultasse che gli audaci dovevano effettivamente superare poco più di cento metri di parete prima di sbucare sulla calotta di ghiacc'.o della vetta, nessuno ha potuto farsi delle illusioni sulla possibilità che, nel breve termine delle due ore intercorse fra l'alba e, lo scatenarsi della tormenta, la carovana avesse potuto forzare l'ultimo passaggio. Tragica situazione! Superare con sorprendente audacia e sicurezza i terribili strapiombi della Rote Fluh, che sono stati fatali alla carovana austrotedesca del luglio 1936, e più recentemente ai nostri compianti Sandri e Menti; riuscire con tecnica impareggiabile ad arrivare al disopra della spettrale muraglia della Gelbe Wand, che ha tragicamente troncato nel 1935 il tentativo Mehringer-Sedlamaier; sostenere a pie fermo in mezzo al livido nevaio del « Ragno » il furioso temporale di sabato pomeriggio e, quando le difficoltà stanno finalmente per attenuarsi e lo sguardo già crede di distìnguere l'orlo verdastro della calotta terminale, e trovarsi improvvisamente ed inesorabilmente bloccati dalUn annuncio drammatico La guida Bans Schlunegger, di Wengen, che, partita alle due con una signorina di Basilea, era riuscita a raggiungere la vetta dell' Eiger per la via normale dopo sette ore di arrampicata, rientra- va a mezzogiorno a Eigergletscher e dichiarava di essersi arrestata un istante sulla cupola 8ommitale e di avere lanciato a gran voce dei richiami verso la parete nord senza ottenere alcuna risposta. Le condizioni detta montagna, ci diceva il Schlunegger, erano quanto di peggio si potesse immaginare : una tormenta spaventosa soffiava dall' ovest, flagellando la parete; sulla calotta terminale, oltre quaranta centimetri di neve fresca si erano andati accumulando e le slavine cadevano continuamente dalla sommità lungo la tragica parete. In considerazione anche del rigore della temperatura, lo Schlunegger non esitava ad affermare che, a suo giudizio, i quattro, spossati da una serie di tre bivacchi in piena parete, dovevano già essere tutti morti. I due viennesi Freissel e Prankowski, che giovedì avevano dovuto abbandonare la compagnia e rinunciare alla scalata per un incidente oc corso al primo dei due nel supc ramento della Rote Fluh {una pietra colpiva; infatti, di rimbalzo alla testa il primo dei due), partivano a loro volta da Eigergletscher nella mattinata, mossi da una disperata volontà di tenta' re di recarsi presso i loro compagni. Incontratisi a quota tremila con la comitiva Schlunegger che scendeva, ì due viennesi venivano dissuasi dalla guida svizzera a proseguire verso la vetta. Con il loro ritorno ad Eigergletscher, un senso di oppressione si uiffonde va in tutti gli animi. Eccoli! Eccoli! Dal Sindacato Turistico di Grindelwald veniva, anzi, diramato un comunicato ufficiale, in cui si annunciava la organizzazione di una comitiva di soccorso, formata con otto alpinisti tedeschi, i quali avrebbero iniziato domani un tentativo di calata dalla veiia dell' Eiger per cercare di porsi in contatto con la carovana bloccata sulla parete nord. Ma tutti appaiono ormai convinti della inutilità di questi tentativi, e così, dopo la partenza dell'ultimo treno che è sceso verso il fondo valle di Grindelwald, la stazione di Eigergletscher appare sfollata. Sono esattamente le 19,10. Con i pocfti rimasti, ci si stava per metterci a tavola, quando improvvisamente un grido convulso è risuonato sulla porta dell'albergo: — Eccoli ! Eccoli ! Il miracolo si era compiuto. Dritti, in faccia alla stazione di Eigergletscher, ad un trecento metri circa di altezza sopra il ghiacciaio, 4 alpinisti (loro !) divallano a balzelloni lungo il canalone nevoso. E' stata una corsa pazza lungo la morena, alla sponda sinistra del ghiacciaio. I quattro trionfatori dell'Eiger sono davanti a noi. Prime è il gagliardo e sorridente Voerg, di Monaco, che porta gli abiti lacerati segno della rude arrampicata; subito dopo è il suo compagno Beckmaier, l'uomo che ha guidato ieri la cordata nella difficilissima attraversata della Gelbe Wand al nevato del « Ragno »: il viso fmunto dallo sforzo, ma il corpo agile dello scalatore di roccie. Poi i due austriaci Barrer, il campione di disco di Zeél am See, l'unico uomo di studi tra questa carovana di autentici operai alpinisti, e Kasparek, tarchiato,, pieno di vita, malgrado una profonda ferita alla mano causata da una scarica di pietre sul nevaio del « Ragno » durante il temporale di ieri sera. Eccoli rispondere al saluto dei compatrioti lanciando il grido : « Beil Deutschland ! ». E poi, via a rompicollo lungo le placche rocciose che bordano ti ghiacciaio per sfuggire all'assedio dei fotografi. Le ultime nove ore Non sembra possibile che questi uomini abbiano sulle spalle il peso di tre bivacchi e la lotta estenuante di quattro giornate. Atletì che fanno onore alla Nazione cui appartengono, e che ancora una volta incidono su una delle più grandi muraglie delle Alpi Orientali il nome dell' alpinismo austro-tedesco. E diciamo, pure che era più che giusto che questa vittoria toccasse all'alpinismo austro-tedesco, il quale ha sacrificato su questo immenso muro roccioso otto dei suoi migliori uomini. Dettagli della drammatica ascesa nel corso di questa ultima epica giornata ci sono rapidamente raccontati da Beckmaier. La cordata, resasi conto stamane del rischio terribile cui andava esponendosi se si fosse trattenuta in parete, riprendeva V arrampicata fin dalle ore sette, malgrado l'imperversare della tormenta. E' stata una scalata terribile, lungo placche rocciose coperte di vetrato ed in più di una buona spanila di nevischio. Particolarmente aspro è stato il superamento dell'orlo di ghiaccio che si protende dalla calotta terminale giù verso la parete rocciosa. Le slavine continuamente hanno ostacolato la carovana, che in questo punto procedeva divisa in due cordate, Per fortuna si trattava di slavine di neve farinosa, alle quali gli alpinisti, solidamente ammarati, hanno potuto resistere. Fino alle ore tre è durata l'asperrima lotta Poi finalmente la pendenza è andata attenuandosi. Alle quattro in punto gli audaci erano in vetta all'Eiger. Guido Tonella

Persone citate: Grandi Jorasses, Juch, Kleine, Sandri

Luoghi citati: Basilea, Eigergletscher, Zeél