I rapporti anglo-francesi nei rilievi tedeschi

I rapporti anglo-francesi nei rilievi tedeschi Taterx*o&atIvi e incognito I rapporti anglo-francesi nei rilievi tedeschi Berlino, 19 notte. InMolta attenzione dedicano i lgiornali, com'è naturale, alla vi- zsita dei Reali d'Inghilterra a Pa ligi, che viene considerata come un avvenimento della più grande portata internazionale, al quale, da parte tedesca, si guarda, nè si avrebbe alcuna ragione per non guardare, con ogni senso di comprensione, e al quale si attribuisce il posto che gli spetta nell'ordine adlcfccccdei grandi fatti internazionali pre-1 ssenti, e che gli deriva dal naturale peso europeo dei due attori e fattori di storia che sono i due paesi, della cui intima amicizia la visita vuole essere una evidente manifestazione. Amicizia o blocco? Non più però e non oltre questo: limitazione e precisazione, la quale è resa necessaria dalla sottolineatura insistente fatta da certi organi di sinistra parigini sul carattere « democratico » delle due Potenze, la cui amicizia l'avvenimento rileva agli occhi e al giudi- pagglacgfIsnosleszio del mondo, amicizia la cui cu-1 pra*—cosi scrive una nota ufficiosa della Corrispondenza Politico Di-1 plomatica, che è dal più al meno | rispecchiata da tutti i giornali del I Reich — è indubbiamente, e come t^ale è considerata in Germania, j(lnnnn diritto rìp* rìnp nn_rrpnnnnri i buon diritto dei due partecipanti, ma a patto che non intenda condurre a qualcosa come a un blocco delle democrazie e per avventura con una eventuale punta contro gli Stati i quali danno la preferenza ad altre forme di Governo e che in questa preferenza vedono la più grande possibilità di sviluppo delle loro energie nazionali e statali; bensì, invece, intenda costituire una posizione di partenza per lo sviluppo ulteriore di quella comprensione degli uni per gli interessi degli altri, che è una delle condizioni più assolute e necessarie di ogni pace nell'insieme e nella comunità dello spazio europeo. « In ciò — insiste l'agenzia — l'invisibile programma delle giornate ■ di Parigi ha indubbiamente delle reali possibilità, sempre che, però, esso non sia disturbato da', nervoso interessato chiasso degli elementi desiderosi di provocare la confusione in Europa v. L'Agenzia rileva come le manifestazioni recenti di uomini di Stato cosi francesi come inglesi degli ultimi giorni lascino fortunatamente concepire certe speranze che il corso della politica estera insista nella rotta della moderazione e della conciliazione di interessi, ufficialmente proclamata; ma osserva come per il successo di una retta politica di conciliazione di interessi bisogni anche riconoscere come ammissibile la eventualità di giusti e logici mutamenti che si rendano necessari: « E' una preziosa ammissione — conclude la nota — da parte di un grande giornale londinese, in questo preciso momento, l'affermazione fatta che vi sono circostanze di fatto nel mondo presente alle quali non si può alla lunga tenere, e perciò che non ogni mutamento deve necessariamente essere respinto come un atto di aggressione ». Su queste basi i commenti dei giornali rilevano le voci di stampa, sopratutto francesi, ma anche inglesi, che riflettono gli sforzi e le pressioni esercitate in varii circoli per una alleanza militare franco-inglese, ma anche quelle di tanta autorevole parte della stampa britannica le quali mettono in guardia contro le pressioni appunto dei varii Churchill intese a limitare la libertà della Gran Bretagna. Sviluppi fatali Dopo osservazioni di questo genere, venendo alla politica di conciliazione di interessi sulla base di. eventuali mutamenti necessari, sopratutto nel medio Europa a! fine di assicurare la pace su fondamenta di una reale comprensione degli interessi di tutti e di ciascuno, la Nachtausgabe, riecheggianùo le parole dell'Agenzia, sopra riportate, ammonisce: « Se i due Stati occidentali puramente e semplicemente volessero mantenere con la violenza in Europa le circostanze di fatto che finóra hanno difeso e se fosse proprio questo che essi volessero rendere manifesto al mondo con la visita odierna, allora la situazione di Europa sarebbe senza dubbio grave; grave non già perchè vi siano altri Stati i quali avrebbero la vo lontà di modificare queste circostanze alla loro volta con la violenza, ma perchè fatalmente lo sviluppo delle cose in Europa di per se stesso in maniera intrattenibile condurrebbe a passare sopra alla volontà di un mantenimento rgluAassEtofitecbl'EaqusdtsateìesgalatiddgdimpilUdnriqsbdooe 1ssvbindhtaobscclaeenmpcegagnadmutmcdi circostanze le quali non rispon dono che a un puro egoistico inte resse della politica franco-inglese. ! uCiò condurrebbe a uno stato di con-1 flitto nel quale da tempo ormai vi- ! viamo. Se! però, Daladier e Cham-I berlain, come qualche giornale in- i „'^^SSévT^ùi^K0'^Sù^ realmente intenzione di creare spa- ' zio e possibilità di respiro a un evolutivo libero sviluppo in Europa, allora sarebbe anche possibile che questa visita sortisse benefici effetti, come già quella del Fiihrer a Roma >. La concezione francese Vi sono tuttavia giornali meno ottimisti, come YAngriff, il quale sulla stregua delle voci di stampa francesi propende invece per riassumere la concezione che a Parigi si ha della portata di questa visita, nei seguenti punti: rafforzamento delle fondamenta generali della Entente 'cordiale, costituzione di pslCdnpc nuovi legami con l'Inghilterra nella questione cecoslovacca, tendenza francese a indurre l'Inghilterra a premere sull'Italia al fine di far dipendere l'andata in vigore del l'accordo italo-inglese dalla conclusione di un analogo accordo franco-italiano, e, infine, nuove convenzioni militari per il caso di conflitti europei. Il giornale stesso commenta per altro queste sue constatazioni osservando che bi- sogna stare a vedere fino a che punto in Inghilterra si sia disposti a cedere su questi desideri di Parigi. La lettera della vigilia del signor Daladier al signor Chamberlain, da quest'ultimo dichiarata di carattere privato, potrebbe al riguardo dare preziosi schiarimenti. Alla folla delle voci di stampa francesi e alle voci che anche in Inghilterra non mancano in questo senso, si oppongono, però, fortunatamente, espressioni di grandi organi britannici i quali ammoniscono contro i mali passi delle alleanze che sono sempre state e sempre saranno il principio vero e proprio delle guerre, p;n««»r«r.«. p;a__n Giuseppe riazza

Persone citate: Chamberlain, Churchill, Daladier