Avanzata dei Nazionali su un fronte di 35 chilometri

Avanzata dei Nazionali su un fronte di 35 chilometri Avanzata dei Nazionali su un fronte di 35 chilometri Sedici brigate rosse in fuga - Sette villaggi conquistatdai nazionali -- Visione episodica della furiosa battaglia (Da uno dei nostri inviati) Km. 6 da Barracas, 16 luglio. Uno dei punti estremi della li nea legionaria è questa casa can- denelotoniera a 6 chilometri da Barra-\pocas, di dove traccio queste linee. E' pomeriggio alto. Siamo aggruppati attorno a un cannocchiale ricercatore, per osservare gli effetti dell'artiglieria che tuona alle nostre spalle sulle posizioni nemiche più lontane. Il paese si vede ad occhio nudo in fondo alla strada fra praterie giallastre. Pochi alberi lo circondano, ove sappiamo con precisione che stanno appiattati tre carri russi e uno di questi si può vedere nell'obiettivo del binoccolo. Questi carri formano la difesa avanzata di Barracas. Stamane hanno mirato proprio alla casetta bianca dove siamo, e hanno mandato un paio di colpi scheggiando il muro. Altri qua e là, a capriccio, cadono a duecento metri sulla strada laterale, nei campi, ove è il battaglione della Divisione Littorio. L'unità operante muove alla sinistra della battaglia, è piatita ad avanzare fino a una insenatura <JeHa montagna di fronte, a dominio del paese. I carri sono pronti per lanciarsi per la pista asfaltata, e i carristi attendono leggendo il giornale arrivato fin sulla linea. Adesso sta lavorando l'artiglieria a preparare l'attacco e fra non molto — non c'è il tempo perchè possa descriverlo a misura che lo vedo — i fanti occuperanno quest'altro nodo ìmportan tissimo di comunicazioni e di resistenza nemica. Ho superato venendo fin qui sul la strada di Sagunto, il grosso centro di Albentosa, conquistato stanotte definitivamente, ma ieri dominato dai tiro e circondato dalle fanterie. La lotta per Albentosa come quella per Sarrion varrà la pena di descriverla minuziosamente a suo tempo; ma che il lettore ne abbia almeno un'idea anche pallida adesso. Intorno al paese e al fiumiciattolo dello stesso nome, si enucleano come i fili di un gomitolo molte strade e due ferrovie: la grande carrettera di Sagunto, quella per Mora de Rubielos, e quella proveniente da Olba di Arcos cioè il condotto di sfogo di tutte le piste e i sentieri della Sierra di Javalambre, distesa montagnosa di enorme importanza nella difesa rossa di Sagunto e di Valencia. Inoltre, come ho detto, vi sono le linee ferrate della Sierra de Ochos Negros e quella per il traffico rapido dei viaggiatori del Nord nella provincia di Valencia. L'occupazione totale di questo sistema di comunicazioni costituiva uno sbarramento della ritirata al nemico, ancora ingolfato nella cosidetta sacca di Mora de Rubielos. Due Divisioni i;oZontarie, con la collaborazione del Corpo d'Esercito nazionale del Tercio, e di elementi del Corpo di Castiglia, si erano già impadronite del nodo ieri al tramonto, avanzando ai lati della Teruel-Sagunto, verso Barracas. Importava però di pigliare saldo possesso del paese. Non fu facile. Siamo qui in un panorama che all'improvviso si restringe, e Albentosa è costruita in cima ad un nero roccione alto 200 metri, da cui domina lo spacco profondo e roccioso del fiume. La valle stretta ■ove scorrono le povere e lente acque qui e là stagnanti, si scheggia in alto e in basso in acuti spuntoni di roccia desolata. Tre grandi viadotti e due ponti della rotabile ne uni scpno. il ciglio. Le case del paese, dominate dai cipressi del cimitero e da una vecchia torre campanaria, si accavallano a gradoni fino al fiume. Pochi e magri alberi mettono una. nota verde in quel crudo quadro di archi sottili e altissimi dei ponti, di tetti polverosi e compatti, di lugubri sagome rinchiuse nel quadro del Camposanto. La strada generale corre sull'opposto costone, e difenderne l'accesso da Ventosa, che come quasi tutti i villaggi dell'Aragona ha conservato la sua posizione dominante e facilmente difendibile (le vecchie guerre contro i Mori insegnarono questo alla Spagna), costituiva un facile .combattere. Il grande viadotto qufiucasemneducarocilotovemtencotesocscncomdsptsusttcpedtitreccgsgcmflodmtoprvgQtdcucccabnpvraepn«tatsbptann\J^cbitgcèdLmsccvrqzdella ferrovia centrale e quelloj ella mineraria, fu fatto saltare el pomeriggio di ieri. Le rotaie si vedono ancora al ro posto sospese nel vuoto. Il onte principale della rotabile e uello di minore importanza sul ume non crollarono. I repubbliani asserragliatisi, nel paese atteero l'attacco che non fu uno solo, ma parecchi. Mentre una divisioe volontaria aggirava al largo ue Battaglioni, un'altra con i arri del reparto celere combatteono sul ciglio della strada di facia al paese. Ai loro piedi si apriva o spacco nero e profondo della orretta. Occorreva scendere lungo la erticale sospesa, e risalire quel muro nerastro di roccioni per metere piede al primo gradino dell'enorme e ripida scalinata su cui è ostruita Albentosa. Era già note alta. Gli uomini e le macchine ono distinguibili dalle case e dal cimitero, sullo sfondo stellato. Le colte aprono il fuoco e cominciano un infernale « cecchinaggio » ontro le rapide ombre degli uomini che si buttano nel burrone dietro i carri, dietro le roccie, e ripondono fucilata per fucilata. Dal fondo dei roccioni il cimitero innaffia di mitraglia il cotone. Costruito sul perimetro di un antico castello moresco di cui si conservano ai quattro lati le torrette, il camposanto di Albentosa è una pericolosa fortezza. 1 carri vanno avanti e qualcuno capotta nel fiume. Gli equipaggi escono con i moschetti e riparandosi dietro le altre macchine coninuano a combattere. Due enrano sul primo gradino di case, e cominciano a scrostare i « cecchini ». Uno di essi si addentra e corre verso il cimitero, per tògliere di mezzo quel nucleo di resistenza più pericoloso, ma i cingoli escono fuori dalle ruote. Il carro è immobile. Un centinaio di miliziani gli va addosso; è mezzo alciato dalla mitraglia. I due pioti si sono chiusi dentro il guscio d'acciaio e aspettano di finire le munizioni prima di giuocare tuto per tutto. Ma sanno che i compagni sono li vicino. Uscire sarebbe la morte immediata. L'avversario ha piazzato una mitragliatrice all'angolo del veicolo. Quando l'ultimo nastro di proiettili è finito non resta .che attendere con pazienza i soccorsi. Avviene una sosta. Odono avvicinarsi degli uomini. Battono con uno scalpello ed un martello sucoperchi. Evidentemente vogliono catturare il carro intatto, ma le chiusure resistono. I due piloti ascoltano una discussione: «Dobbiamo darlo alle fiamme? » dicono di fuori. Qualcuno chiede se i piloti sono vivi o morti. « Morti » viene risposto. Di dentro i due carristi zitti con le pistole in pugno, aspettano. Sono stati così tre ore e mezzo fin quando fra lo strepitio del combattimento non hanno sentilo picchiare alle pareti« Apriteci, siamo noi > e sono usciti fuori. Erano i nazionali arrivati a liberarli. L'assalto al cimitero, ia tormentosa caccia ai cecchini erano pressoché finiti. Alle 2 del mattino a\beni.osa era completamente occilpata e la Divisione Littorio si metteva sulla strada arrivando /ini alla linea di Barracas. In matti'nata sono venuti dai rifugi scavati nel tufo della montagna, fuori sulJa strada gli abitanti, parecchie ^centinaia con miriadi di bambini. Guardavano ancora pallidi e intontiti passare la truppa, le ar-tiglierie in marcia per il nuovo balzo. La guerra si allontanava già, dopo poche ore, dal villaggio crivellato dì proiettili. Magnifico è stato l'apporto di sapiente audacia dato alla battaglia in corso da una delle Divisioni legionarieLa manovra dell'intero schieramento ha allargato il suo ritmo e la sua ampiezza. Ora ù entrato in azione il Corpo di esercito di Castiglia del generale Varela. Nella notte Mora de Rubielos è caduta dopo 22 ore di accanito combattimento. Assalita dalla cavalleria di fronte, dai tabor marocchini ai lati, ha resistito a cinque assalti fino a che le due brigate di carabineros, che si sono battute con tenacia testarda hanno giudicato meglio abbandonarlaIn effetti la rottura del fronte dinanzi ai legionari, la veloce avanzata delle truppe di Solchaga, e lo scatto della cavalleria verso Ru bielos de Mora hanno provocat una ritirata a precipizio delle 16 brigate comandate dal generale Ascaso, concentrate nel settore Sarrion - Albentosa - Barràcas, ed una crisi in atto, ancora più grave, dell'intero corpo di esercito repubblicano schierato di fronte alla linea di Mora de Rubielos. Non è il caso di precisare per il momento le direzioni future della battaglia, ma con la situazione creatasi stasera (due divisioni voontarie all'ultim'ora senza occu-, pare Barracas l'hanno sorpassata dì qualche chilometro, e le truppe, di Varela hanno occupato Rubieos de Mora), le brigate marxite sono obbligate a cercare una nuova affannosa linea di resistena che appare problematico possa ssere la dorsale montuosa della Sierra di Javalambre, che per la sella di Barracas va a saldarsi alla cima della Sierra di Espadan, ove Garda Volino in collegamento con e truppe di Aranda combatte in direzione di Sagunto'. Così la grane battaglia del levante comincia a pigliare una sempre più vasta, omplessa e decisiva fisionomia. Giovanili Artieri

Persone citate: Aranda, Barra, Castiglia, Valencia, Varela

Luoghi citati: Camposanto, Castiglia, Rubieos De Mora, Sagunto, Spagna