Piloti intorno al cap. Botto

Piloti intorno al cap. Botto Piloti intorno al cap. Botto L'eroico aviatore ritornerà a volare colla sua " gamba di ferro „ i a e o a e e o o l e e o e a n i o e - Il capitano Botto, medaglia d'oro, l'eroico pilota legionario, comandante la celebre 32.a squadriglia da caccia, ha lasciato — come abbiamo pubblicato — la nostra città per recarsi in una clinica ortopedica. « Ritornerò — ha detto sorridendo agli amici — con tutte e due le gambe e quella nuova sarà certamente più robusta della prima. Avrò cosi anch'io' la mia « gamba di ferro » come i nostri camerati del gruppo del-maggiore Leotta in Spagna, l'hanno dipinta sulla carlinga del loro apparecchio ». La sera della partenza si sono ritrovati attorno al loro comandante, nell'alloggio di via Montevecchio 53, alcuni piloti che facevano parte della 32.a squadriglia, Per quésti valorosi giovani aviatori è stata una festa poter nuovamente riabbracciare il capitano Botto. I piloti della 32.a squadriglia erano infatti talmente affiatati tra loro, talmente amici che le gioie dell'uno erano.le gioie pure degli altri e tutti erano partecipi anche ai dispiaceri di qualche camerata. Cosi l'ultima sera di permanenza a Torino del capitano Botto l'hanno passata con lui. E di che cosa avrebbero parlato, se non avessero rievocato episodi della loro vita di aquile legionarie? Erano presenti il tenente Edoardo Molinari, il sottotenente De Campo, il sottotenente Tinti, il maresciallo Vicentini e il maresciallo Gobbo, tutti della 32.a squadriglia. Si trovavano inoltre il tenente Aurili, il sottotenente Gamba e il tenente Boldetti, piloti legionari anch'essi ed il comandante la squadriglia sorella, la 31.a, capitano Ugo Borgogno. Partiti assieme i piloti durante il viaggio per raggiungere la Spagna, già avevano formato sulla carta la futura squadriglia, così il 5 maggio 1937 a Siviglia il capitano Botto non ebbe da presentare che l'elenco dei nomi. Tutti assi alla 32,a; basta leggere i nomi dei piloti che la formavano: cap. Botto, ten. Edoardo Molinari, s. ten. De Campo, s. ten. Barberis, s. ten. Tinti, s. ten. Sant'Andrea, s. ten. Volpe, maresciallo Vicentini, maresciallo Gobbo, serg. magg. Bortolini, serg. magg. Bernardi, serg. magg. Corsi, serg. magg. Lui. In un primo tempo avevano pure fatto parte della squadriglia gli allora tenenti Aifiero Mezzetti ed Elio Fiacchino. Nella serata sono cosi saltati fuori i più begli episodi della guerra aerea in Spagna, atti di valore e avventure d'ogni genere. Il ricordo del battesimo del fuoco della loro squadriglia li ha fatti ancora fremere di. entusiasmo. E ne ayevano ben ragione! Dodici Eiloti pieni d'entusiasmo che per en due mesi non riescono ad incontrare un apparecchio nemico hanno tutti i motivi di essere esasperati e si che si erano anche disturbati ad andarli a cercare presentandosi in formazione sui cieli di Cordova, Soria, Guadalajara e Bilbao; ma nessun pilota rosso aveva accettato la sfida. Figuratevi quindi cosa successe il 16 luglio 1937 sul fronte di Santander quando una pattuglia di cinque apparecchi della squadriglia, partita su allarme si vide attaccata da quattordici Rata. Botto, Molinari, Barberis, De Campo e Corsi (per la cronaca sono questi i primi cinque della squadriglia che ebbero il battesimo del fuoco) si sono letteralmente scagliati contro la formazione nemica. Venti minuti di epico duello: tre apparecchi avversari abbattuti e il resto della formazione nemica fuggito. I rossi incominciano a conoscere i piloti della 32.a. Naturalmente questo primo combattimento aguzza l'appetito al giovani aquilotti legionari che si infiammano maggiormente di entu siasmo. Inoltre è servito da am maestramente e cosi con il loro comandante si organizzano in modo ancora più audace per battere gli avversari. Son quindi voli ad alta quota sul cieli della Spagna rossa alla ricerca del nemico e ad ogni incontro qualche apparécchio avversario viene abbattuto. Ormai gli aviatori rossi del fronte di Santander temono i piloti delle due squadriglie sorelle: la 31.a e la 32.a. In meno di due mesi su Santander quaranta apparecchi nemici sono distrutti dopo furibondi caroselli aerei. Ventiquattro ore dopo la con rvtvtppsvldlnzgsssrtdiavgptuMvgudsqr quista di Santander 1 rossi'ritrovano il cap. Botto ed i suoi piloti ul fronte di Belchite e di Saragoza. Nuovi combattimenti, nuove vittorie. Naturalmente tra un volo l'altro non rimangono inattivi, utt'altro; per mantenere infatti allenamento gli aquilotti si misuano con altri piloti alla palla a olo: anche in questo campo la 2.a si impone. Campione assoluo di palla a volo dell'aviazione legionaria. E si giunge al 10 ottore. Diciotto « CR 32 Fiat > della1. a e 32.a squadriglia contro quaanta avversari. Inoltre i nostri pioti si trovano in condizioni di ineriorità anche di manovra, perchè gli apparecchi rossi li sovratano e gli italiani non possono in nessun modo portarsi ad una quoa superiore. Non importa; i notri piloti non temono il nemico per quanto forte sia ed accettano m qualsiasi condizione il combatimento. Il cap. Botto per primo i lancia, seguito dai suoi gregari ontro la formazione nemica. In mezz'ora di combattimento quatordici apparecchi dei rossi vengono distrutti, due abbattuti dal ap. Botto. Ad un tratto il nostro aloroso concittadino si accorge he un suo pilota, attaccato conemporaneamente da otto appaecchi nemici- si trova in una poizione critica ed egli allora si recipita in suo soccorso. Ma un roiettile esplosivo nel femore gli fracella la gamba destra; cade in ite per oltre mille metri, ma ala fine con un formidabile sforzo i volontà, riesce a rimettere in nea l'apparecchio e in venti miuti di volo tra inaudite sofferen e raggiunge il campo di Saragozza. Atterra, ma prima di penare a sè, vuol compiere tutto il uo dovere. Quale comandante di quadriglia stende il suo bravo apporto sul combattimento, metendo in evidenza l'eroismo dei uoi piloti, a sè egli non pensa mai; ma poi il fisico ha ragione ello spirito. Esausto, dissanguato l cap. Botto sviene. Trasportato Saragozza, in un primo tempo iene ricoverato all'ospedale spagnuolo e poi in quello italiano. Non assa giorno che il nostro concitadino non riveda i suoi piloti. Tra n volo e l'altro gli aquilotti della2. a e tutti gli altri piloti italiani orrono a trovare il cap. Botto. Ma il nostro camerata non vuole isarmare anche se mutilato di na gamba ed allora quando già guarito, d'accordo con un altro aloroso pilota torinese, il magiore Guido Nobili, che dispone di n Fiat OR 32 a doppio comando, ecide di volare, per provare le ue possibilità, disgraziatamente, uando già tutto era pronto per esperimento arriva V ordine di impatrio. « Ma state tranquilli — ice ancora ai suoi amici prima dì partire — che ritornerò a voare e vi darò ancora dei punti! ».

Luoghi citati: Bilbao, Santander, Siviglia, Spagna, Torino