Finalmente!

Finalmente! Ad Arcachon: Giulio Rossi A Baiona: Glauco Servadei Rossi, trionfatore della giornata, avanza al quarto posto nella classifica ad un solo minuto dal francese Leducq nuova "maglia gialla„ Finalmente! Fi(DAL NOSTRO INVIATO) Baiona, 11 luglio. Sole trionfante, oggi, nel cielo purissimo di questo estremo lembo dèlia Francia, a ristoro dei nostri corpi ormai stufi di acqua e di vento; e sole nei nostri cuori, da cinque giorni sotto l'insopportabile pressione degli insoddisfacenti posti d'onore e in quest'ora aperti alla gioia della vittoria piena. Così l'azzurro del cielo ha baciato l'azzurro delle nostre maglie, premiando, finalmente, questi bravi ragazzi che da Parigi fremevano di potervi offrire la notizia di un loro successo. La delusione di Bordeaux li aveva frustati a sangue; questo continuo arrivare secondi e terzi li aveva irritati come una maligna irrisione; ieri sera avevano giurato di finirla con così nera disdetta e di portarsi via una di quelle tappe di pianura nelle quali si diceva in giro che non fossero capaci altro che di difendersi. Non avrebbero lasciato andar via nessuno, avrebbero risposto ad ogni provocazione, respinto ogni attacco, per arrivare a far vedere che non temevano le tirate da matti, le volate alla « dinamite » di Meulenberg. Volontà di vittoria Servadei e Bini erano i più fermamente intenzionati a farla finita con la magra consolazione delle posizioni lasciate dal vincitore; volevano assolutamente dare il loro nome ad una tappa. E a chi diceva che c'era tempo dopo i Pirenei, rispondevano ad una voce: « Macche dopo i Pirenei; prima, la vogliamo! ». E Bossi era della stessa opinione, anche se l'esprimesse con la sua solita flemma che fa stridente contrasto con il brio del toscano e con l'energia del romagnolo. E Martano e Cottur, e tutti gli altri, prometteva- no che avrebbero dato non una Viano, ma tutte e dite perchè a Baiona la vittoria fosse italiana. E italiana è stata, per due volte e alla fine, cioè confermata in modo che non lascia dubbio alcuno sul suo merito. L'azzurro ha trionfato su tutta la linea e anche se non sono queste le vittorie che più vogliamo, dobbiamo esserne Iteti come buon auspicio e levare sugli scudi gli atleti che oggi hanno imposto all'ammirazione di tutti il valore del nostro sport. Vi dirò subito che lo spunto degli episodi dai quali è uscito il duplice successo italiano ad Arcachon e a Baiona non è stato dato dai nostri. Essi sono ossequienti agli ordini di Girardengo, secondo il quale le offensive fino a Pau non devono venire dalla nostra parte, mentre la loro difensiva deve essere vigilante ed energica. Ed è appunto per parare un colpo dei francesi che poteva essere pericoloso che alcuni di essi hanno partecipato, per quanto passivamente, alla fuga che poteva dare un certo vantaggio a Gallien, uno degli avversari da non lasciar troppo libero, e, alla fine, hanno messo a loro profitto l'iniziativa degli altri. Tutta una volata Nel pomeriggio, poi, per non farsi defraudare della vittoria di tappa, ormai in mano di Rossi, hanno risposto ad un colpo di Wengler e poi a uno di Leducq, altro avversario che non sopravalutiamo, ma che non dobbiamo nemmeno disprezzare. Tirati per forza nella mischia, quattro dei nostri uomini l'hanno accettata e sostenuta come le circostanze richiedevano, traendone non poco vantaggio e non recando danno alcuno a Bartali e a Vicini. Questo, forse, non ha considerato il campione d'Italia quando all'arrivò non si dimostrava troppo contento della sgroppata cui insieme agli altri tutti era stato costretto nel finale di gara. Ma sarà chiaro per chiunque quando vi avrò detto come sì sono svolti i due settori di tappa. Il primo, da Bordeaux ad Arca chon, fu tutto una volata di 52 chilometri. E' vero che,-data Ja distanza, non si può fare un confronto con nessuna normale corsa in linea; ma si può ugualmente affermare che raramente in a/cu- L lssifica degli azzurri pclmsz ccezionale, direi quasi strabiliane e costituisca un primato che non sarà facilmente battuto, almeno sino a quando... le corse cilistiche non si faranno su biciletta a motore. Il merito di questo risultato, biogna dirlo, spetta ai francesi, un po' di tutte e tre le squadre, che nche oggi non sono parse regoate da una disciplina, ma trasciati all'attacco dall'iniziativa indiiduale, tendente più che ad altro d affermazioni di tappa che fino d oggi sono ad essi mancate. Che ltrimenti non si capirebbe il geto, non dico di Oianello, uno dei leuets che non possono avere randi pretese, ma quello di Galen e di Naisse, del tutto incuanti di sapere se alle loro spalle Magne e Speicher navigavano in uone acque e 'gradivano l'inferale andatura da essi imposta. Questo, in parte, dipende dal fatto he i francesi sono senza un diettore tecnico. Lasciamo Bordeaux (senza Maraillou, impossibilitato a. proseguie per le ferite alla testa e alle mani riportate ieri, cosicché i rancesi sono rimasti in dieci) con uaranta minuti di ' ritardo. La untualità dì oraria non è, quet'anno, all'altezza delle tradizioni el Tour. Già sapete che Desgrane, dopo aver stabilito orari tarivi per danneggiare i giornali paigini del pomeriggio, ha-anticiato all'ultimo momento le parenze di un'ora e un quarto (e si ice che abbia dovuto cedere alle ressioni dei proprietari del più rande di detti giornali, nonché uccherieri e cartieri e possessori i titoli di pegno del giornale oranizzatore per circa un dozzina i milioni); per di più gli anticipi ariano di giorno in giorno e ad ssi corrispondono quasi sempre nspiegabili ritardi. Pochi minuti di abbrivio, poi cco Gianetto andarsene da solo; er poco, però, che Le Guevel, Naisse, Gallien, Tanneveau, séuiti da Rossi e Cottur, si buttaono nella sua scia e con lui iniiarono una fuga pazza che frutò immediatamente più di un miuto di vantaggio. A Marcherime (km. 22) il cronometro daa una media di 4b all'ora, che il mio tachimetro confermava apieno; il distacco era di l'IB" e tn ltri undici chilometri diventò di '58", ad opera esclusiva dei quatro francesi, dato che Rossi e Cotur, fedeli alla consegna, si teneano in coda, nell'intento non di oadiuvare alla fuga, ma solo di fruttarla. Il grosso fu condotto alla reaione da tedeschi e lussemburghei e per un po' contese palmo a almo il terreno; ma quando vide he anche a tirare a quaranta alora continuava a perdere, cominciò a mollare. Avanti, invece, i persisteva nell'accanimento iniiale e si continuava a marciare ui 42-4S. Tanto che, a otto chiometri da Arcachon, Gallien non ne potè più e si staccò dalla ritoa dei compagni. Rossi è primo Gii altri volarono nell'ultimo ratto, fra gli applausi dei villeggianti e i sorrisi delle bagnantiavelia famosa spiaggia atlantica e in un lampo furono ad Arcachon. Nel roseo catino della minuscola pista entrò (. per primo Rossi, precedendo di sei lunghezze Naisse, che era seguito da Cottur. Rossi attaccò- subito la volata e vinse come volle, mentre Cottur passò avanti a- Naisse e finì buon secondo. A due minuti arrivò Gallien e a S'S8" la fila sparpagliata, di cui Servadei ebbt facilmente ragione. Con un simile vantaggio Rossi si poteva dire quasi sicuro di vincere la tappa, la cui classifica si stabilisce in base alla somma dei tempi dei due settori e ' all'ordine di arrivo del secondo. Bastava, quindi, che non si facesse precedere a Baiona da nessuno dei quattro francesi arrivati con lui |* non perdesse in confronto degli aai«cs altri più del vantaggio realizzato ad Arcachon. Dopo tre quarti d'ora di riposo i corridori partirono per Batona. Un immediato scatto di un « bleuet » fece pensare che anche questo settore sarebbe stato agìtatissimo; invece tutto tornò subito calmo e tale rimase per circa 120 chilometri, che furono, si può dire, una salutare e piacevole escursione nella distesa delle lande ombrose e profumate. La passeggiata fatta sui trenta all'ora si trasformò improvvisamente in corsa rabbiosa quando Wengler, a Messanges (Km. 118), si infilò in mezzo alle vetture che andavano per i fatti loro e prese trecento metri di vantaggio. Allora si vide spuntare fuori dal gruppo Martano e portarsi con sé Ros¬ si e Servadei, più Leducq e Lesueur. Proprio in questo momento entrammo su un tratto di strada in riparazione e ci trovammo avvolti in una polvere che non lasciava vedere dieci metri lontano; confusione, grida, ululati di clacson, fischiettate dei gendarmi, accelerate e frenate improvvise, sbandate paurose, ci fecero passare cinque minuti poco allegri. Finalmente tornammo alla luce e vedemmo che già Wengler stava per essere preso dagli inseguitori. Lo fu, infatti, poco dopo, e allora i nostri, seguendo la loro regola e dietro consiglio di Girardengo che non voleva fare il giuoco di Leducq, smisero di tirare. Di ciò approfittò Lesueur per avvantaggiare di 150 metri. Mancavano 30 chilometri all'arrivo; se il francese fosse stato lasciato libero di andarsene avrebbe potuto compromettere la vittoria di tappa di Rossi e allora gli « azzurri » tornarono a inseguire e Lesueur fu presto raggiunto. Anzi, continuando il gruppetto a spingere a tutta forza, fu lasciato su una piccola rampa. Intanto dietro inseguivano da soliLouviot e Naisse; poi, vicino, il gruppo condotto dai belgi e dai lussemburghesi che vedevano la maglia {lidia in pericolo. Lowie forò in questo brutto frangente, ma Neuville gli diede la ruota e Kint lo riportò in gruppo. L'ultima ora fu sul tipo di quella del settore precedente; si filava a 41 all'ora e fuggitivi difendevano con successo il loro vantaggio. Cosi che sulla pista di Baiona ntrarono, nell'ordine, Leducq, Martano, Rossi, Wengler e Servadei; ma il vecchio « Dedè », già oddisfatto della maglia gialla che passava sulle sue spalle e al termine delle sue risorse, scomparve alla campana, quando Martano partì a fondo con Rossi e Servadei a ruota; questi, sull'ultima curva, cominciò a rimontare ed ebbe inalmente la soddisfazione di tagliare primo il traguardo. Nel gruppo che seguì, Bini volle dare un saggio delle sue possibilità veocìstiche e, preso in curva fra due tedeschi, svi rettilineo saltò fuori come una saetta e venne, con un redicesimo posto complessivo nela . classifica di tappa, a completare la vittoria italiana. Quattro « azzurri », infatti, figuravano cosi nei primi 11 e cinque nei primi Uf posti. Non si era mai vista una cosi netta affermazione nazionale. Giuseppe Ambrosini 6 - LA STAMPA - Martedì 12 Luglio 1938 - Anno XVI Bordeaux Arcachon Baiona ,500 ìTTA "TAPPA Ad Arcachon: A Baiona: Giulio Rossi I Glauco Servadei Rossi, trionfatore della giornata, avanza al quarto posto nella classifica ad un solo minuto dal francese Leducq nuova "maglia gialla„ Finalmente! (DAL NOSTRO INVIATO) Baiona, 11 luglio. Sole trionfante, oggi, nel cielo purissimo di questo estremo lembo dèlia Francia, a ristoro dei nostri corpi ormai stufi di acqua e di vento; e sole nei nostri cuori, da cinque giorni sotto l'insopportabile pressione degli insoddisfacenti posti d'onore e in quest'ora aperti alla gioia della vittoria piena. Così l'azzurro del cielo ha baciato l'azzurro delle nostre maglie, premiando, finalmente, questi bravi ragazzi che da Parigi fremevano di potervi offrire la notizia di un loro successo. La delusione di Bordeaux li aveva frustati a sangue; questo continuo arrivare secondi e terzi li aveva irritati come una maligna irrisione; ieri sera avevano giurato di finirla con così nera disdetta e di portarsi via una di quelle tappe di pianura nelle quali si diceva in giro che non fossero capaci altro che di difendersi. Non avrebbero lasciato andar via nessuno, avrebbero risposto ad ogni provocazione, respinto ogni attacco, per arrivare a far vedere che non temevano le tirate da matti, le volate alla « dinamite » di Meulenberg. Volontà di vittoria Servadei e Bini erano i più fermamente intenzionati a farla finita con la magra consolazione delle posizioni lasciate dal vincitore; volevano assolutamente dare il loro nome ad una tappa. E a chi diceva che c'era tempo dopo i Pirenei, rispondevano ad una voce: « Macche dopo i Pirenei; prima, la vogliamo! ». E Bossi era della stessa opinione, anche se l'esprimesse con la sua solita flemma che fa stridente contrasto con il brio del toscano e con l'energia del romagnolo. E Martano e Cottur, e tutti gli altri, prometteva- 1 pìaizamentì degli azzurri nella sesta tappa 1. Rossi 6,22'54" 2. Cottur 6,24'S4" 7. Servadcl 6,26'32" 11. Marta.no 6,26*32" 13. Bini 6,28'12" 14. Mollo 6,28'12" 18. Bartali 6,28'12" 18. Vicini 6,28'12" 18. Sinionini 6.28'12" IB. Trogi 6,28'12" 18. Introzzi 6,28'12" 18. Bergamaschi 6,28'12" no che avrebbero dato non una Viano, ma tutte e dite perchè a Baiona la vittoria fosse italiana. E italiana è stata, per due volte e alla fine, cioè confermata in modo che non lascia dubbio alcuno sul suo merito. L'azzurro ha trionfato su tutta la linea e anche se non sono queste le vittorie che più vogliamo, dobbiamo esserne Iteti come buon auspicio e levare sugli scudi gli atleti che oggi hanno imposto all'ammirazione di tutti il valore del nostro sport. Vi dirò subito che lo spunto degli episodi dai quali è uscito il duplice successo italiano ad Arcachon e a Baiona non è stato dato dai nostri. Essi sono ossequienti agli ordini di Girardengo, secondo il quale le offensive fino a Pau non devono venire dalla nostra parte, mentre la loro difensiva deve essere vigilante ed energica. Ed è appunto per parare un colpo dei francesi che poteva essere pericoloso che alcuni di essi hanno partecipato, per quanto passivamente, alla fuga che poteva dare un certo vantaggio a Gallien, uno degli avversari da non lasciar troppo libero, e, alla fine, hanno messo a loro profitto l'iniziativa degli altri. Tutta una volata Nel pomeriggio, poi, per non farsi defraudare della vittoria di tappa, ormai in mano di Rossi, hanno risposto ad un colpo di Wengler e poi a uno di Leducq, altro avversario che non sopravalutiamo, ma che non dobbiamo nemmeno disprezzare. Tirati per forza nella mischia, quattro dei nostri uomini l'hanno accettata e sostenuta come le circostanze richiedevano, traendone non poco vantaggio e non recando danno alcuno a Bartali e a Vicini. Questo, forse, non ha considerato il campione d'Italia quando all'arrivò non si dimostrava troppo contento della sgroppata cui insieme agli altri tutti era stato costretto nel finale di gara. Ma sarà chiaro per chiunque quando vi avrò detto come sì sono svolti i due settori di tappa. Il primo, da Bordeaux ad Arca chon, fu tutto una volata di 52 chilometri. E' vero che,-data Ja distanza, non si può fare un confronto con nessuna normale corsa in linea; ma si può ugualmente affermare che raramente in a/cu- La classifica degli azzurri dopo la sesta tappa eccezionale, direi quasi strabiliante e costituisca un primato che non sarà facilmente battuto, almeno sino a quando... le corse ciclistiche non si faranno su bicicletta a motore. Il merito di questo risultato, bisogna dirlo, spetta ai francesi, un po' di tutte e tre le squadre, che anche oggi non sono parse regolate da una disciplina, ma trascinati all'attacco dall'iniziativa individuale, tendente più che ad altro ad affermazioni di tappa che fino ad oggi sono ad essi mancate. Che altrimenti non si capirebbe il gesto, non dico di Oianello, uno dei bleuets che non possono avere grandi pretese, ma quello di Gallien e di Naisse, del tutto incuranti di sapere se alle loro spalle Magne e Speicher navigavano in buone acque e 'gradivano l'infernale andatura da essi imposta. Questo, in parte, dipende dal fatto che i francesi sono senza un direttore tecnico. Lasciamo Bordeaux (senza Marcaillou, impossibilitato a. proseguire per le ferite alla testa e alle mani riportate ieri, cosicché i francesi sono rimasti in dieci) con quaranta minuti di ' ritardo. La puntualità dì oraria non è, quest'anno, all'altezza delle tradizioni del Tour. Già sapete che Desgrange, dopo aver stabilito orari tardivi per danneggiare i giornali parigini del pomeriggio, ha-anticipato all'ultimo momento le partenze di un'ora e un quarto (e si dice che abbia dovuto cedere alle pressioni dei proprietari del più grande di detti giornali, nonché zuccherieri e cartieri e possessori di titoli di pegno del giornale organizzatore per circa un dozzina di milioni); per di più gli anticipi variano di giorno in giorno e ad essi corrispondono quasi sempre inspiegabili ritardi. Pochi minuti di abbrivio, poi ecco Gianetto andarsene da solo; per poco, però, che Le Guevel, Naisse, Gallien, Tanneveau, séguiti da Rossi e Cottur, si buttarono nella sua scia e con lui iniziarono una fuga pazza che fruttò immediatamente più di un minuto di vantaggio. A Marcheprime (km. 22) il cronometro dava una media di 4b all'ora, che il mio tachimetro confermava appieno; il distacco era di l'IB" e tn altri undici chilometri diventò di l'58", ad opera esclusiva dei quattro francesi, dato che Rossi e Cottur, fedeli alla consegna, si tenevano in coda, nell'intento non di coadiuvare alla fuga, ma solo di sfruttarla. Il grosso fu condotto alla reazione da tedeschi e lussemburghesi e per un po' contese palmo a palmo il terreno; ma quando vide che anche a tirare a quaranta all'ora continuava a perdere, cominciò a mollare. Avanti, invece, si persisteva nell'accanimento iniziale e si continuava a marciare sui 42-4S. Tanto che, a otto chilometri da Arcachon, Gallien non ne potè più e si staccò dalla ritota dei compagni. Rossi è primo Gii altri volarono nell'ultimo tratto, fra gli applausi dei villeggianti e i sorrisi delle bagnanti TAPPA La vittoriosa volata di Servadei a Baiona (Telefoto), Si parte da Bordeaux senza Marcaillou, impossibilitato a proseguire per ferite. Pochi minuti di calma poi Gianello tenta andarsene da solo. Lo raggiungono Le Gnevel, Naisse, Tanneveau, Rossi e Cottur. Il gruppetto prende a marciare a 44 all'ora ed il grosso perse terreno, visìbilmente. I due «azzurri» rimasero passivi. Il gruppo reagì, ma senza ricuperare terreno e all'avanguardia cedette Gallien, proprio alle porte di Arcachon. Rossi vinse come volle In volata davanti a Cottur. A due minuti arrivò Gallien, a 3'38" gli altri. Tre quarti d'ora di riposo e partenza per Baiona. Centoventi chilometri vennero percorsi con tutta calma, poi Wengler conquistò 300 metri. Martano, Rossi, Servadei, Leducq e Lesueur furono di un balzo sul fuggitivo. Lotta dura e decisione In volata. Tre maglie azzurre si portarono nelle prime posizioni e Servadei tagliò primo il traguardo. La vittoria italiana risultò, cosi, completa. entrarono, nell'ordine, Leducq, Martano, Rossi, Wengler e Servadei; ma il vecchio « Dedè », già soddisfatto della maglia gialla che passava sulle sue spalle e al termine delle sue risorse, scomparve alla campana, quando Martano partì a fondo con Rossi e Servadei a ruota; questi, sull'ultima curva, cominciò a rimontare ed ebbe finalmente la soddisfazione di tagliare primo il traguardo. Nel gruppo che seguì, Bini volle dare un saggio delle sue possibilità velocìstiche e, preso in curva fra due tedeschi, svi rettilineo saltò fuori come una saetta e venne, con un tredicesimo posto complessivo nella . classifica di tappa, a completare la vittoria italiana. Quattro « azzurri », infatti, figuravano cosi nei primi 11 e cinque nei primi Uf posti. Non si era mai vista una cosi netta affermazione nazionale. Giuseppe Ambrosini Gli ordini di arrivo Bordeaux Arcachon 1. Rossi (Italia) che copre i 52.50(1 chilometri della tappa in oro 1,16'20"; 2. Cottur, iti.; 3. Naisse, id.; 4. Lo Guevel, id.; 5. Tanneveau, id.; 6. Gdanello; 7. Gallien in ore l,18'22"; a. Servadei in ore 1.19'58"; 9. Mollo, id.< 10. Ma gne, id.: 11. Bini, id.; 12. ex-aeg.no: tutti gli altri corridori nello stesso tempo di Servadei tranne: 89. Goutor he in ore 1,25'10"; 90. Oberbeck io ore 1.39'7". ArcachonBaiona 1. Servadei (Italia) che copre i 171 chilometri della tappa in oro 5,6'34" 2. Rossi, id.; 3. Wengler, id. ; 4. Le sueur, id.; 5. Leducq, id.: 6. Martano, id.; 7. Bini in ore 5.8'14"; 8. Langhof, id.; 9. Jaminct, id.; 10. Cottur, id., 11 ex-aequo: tutti gli altri corridori nello stesso tempo tranne: 83. Lauwcrs in ore 5.11'8"; 84. l'réehaut, id.; 85 Neuville, id.; 86. Plrmez, id.; 87. Masson, id.; 88. Meulenberg, id.; 89. Wal schot. id.; 90. Detergo in ore 5,12'41" e in un lampo furono ad Arcachon. Nel roseo catino della minuscola pista entrò (. per primo Rossi, precedendo di sei lunghezze Naisse, che era seguito da Cottur. Rossi attaccò- subito la volata e vinse come volle, mentre Cottur passò avanti a- Naisse e finì buon secondo. A due minuti arrivò Gallien e a S'S8" la fila sparpagliata, di cui Servadei ebbt facilmente ragione. Con un simile vantaggio Rossi si poteva dire quasi sicuro di vincere la tappa, la cui classifica si stabilisce in base alla somma dei tempi dei due settori e ' all'ordine di arrivo del secondo. Bastava, quindi, che non si facesse precedere a Baiona da nessuno dei quattro francesi arrivati con lui avelia famosa spiaggia atlantica, |* non perdesse in confronto degli altri più del vantaggio realizzato ad Arcachon. Dopo tre quarti d'ora di riposo i corridori partirono per Batona. Un immediato scatto di un « bleuet » fece pensare che anche questo settore sarebbe stato agìtatissimo; invece tutto tornò subito calmo e tale rimase per circa 120 chilometri, che furono, si può dire, una salutare e piacevole escursione nella distesa delle lande ombrose e profumate. La passeggiata fatta sui trenta all'ora si trasformò improvvisamente in corsa rabbiosa quando Wengler, a Messanges (Km. 118), si infilò in mezzo alle vetture che andavano per i fatti loro e prese trecento metri di vantaggio. Allora si vide spuntare fuori dal gruppo Martano e portarsi con sé Ros¬ si e Servadei, più Leducq e Lesueur. Proprio in questo momento entrammo su un tratto di strada in riparazione e ci trovammo avvolti in una polvere che non lasciava vedere dieci metri lontano; confusione, grida, ululati di clacson, fischiettate dei gendarmi, accelerate e frenate improvvise, sbandate paurose, ci fecero passare cinque minuti poco allegri. Finalmente tornammo alla luce e vedemmo che già Wengler stava per essere preso dagli inseguitori. Lo fu, infatti, poco dopo, e allora i nostri, seguendo la loro regola e dietro consiglio di Girardengo che non voleva fare il giuoco di Leducq, smisero di tirare. Di ciò approfittò Lesueur per avvantaggiare di 150 metri. Mancavano 30 chilometri all'arrivo; se il francese fosse stato lasciato libero di andarsene avrebbe potuto compromettere la vittoria di tappa di Rossi e allora gli « azzurri » tornarono a inseguire e Lesueur fu presto raggiunto. Anzi, continuando il gruppetto a spingere a tutta forza, fu lasciato su una piccola rampa. Intanto dietro inseguivano da soliLouviot e Naisse; poi, vicino, il gruppo condotto dai belgi e dai lussemburghesi che vedevano la maglia {lidia in pericolo. Lowie forò in questo brutto frangente, ma Neuville gli diede la ruota e Kint lo riportò in gruppo. L'ultima ora fu sul tipo di quella del settore precedente; si filava a 41 all'ora e i fuggitivi difendevano con successo il loro vantaggio. Cosi che sulla pista di Baiona Classifica finale della tappa li Rossi (Italia) in ore 6,22'54" (con abbuono 6,21'54"); 2. Cottur 6,24'34"; 3. Naisse id. (14 p.); 4. Le Guevel id. (15 punti); 6. Tanneveau id. (16 punti); 6. Gianello Id. 17 p.); 7. Servadei ore 6,26'32" (10 p.); 8. Wengler id. (15 punti); 9. Lesueur id. (16 p.); 10. Leducq id. (18 p.); 11. Martano id. (18 p.); 12. Gallien id. <18 p.); 13. Bini 6,28'12" (18 p.); 14. ex-aequo: Mollo 6,28'12" (20 p.) e Langhor-, 16. ex-aequo Jaminct e Magne in ore 6,28'12" (21 p.); 18. cx-aequo.- in ore 6,28'12" tutti gli nitri corridori tranne: 81 LauwerB In ore 6.21'6"; 82. l'réehaut id.; 83. Neuville id.; 84. Pirmez id.; 85. Masson id.; 86. Meulenberg id, ; 87. Walschot id. ; 88. Deforge in 6,32'39"; 89. Goutorbe in 6,33'24"; 90. Oberbeck dn 6.47'21". Classifica generale 1. Leducq (Cadetti di Francia) in ore 40,9'20"; 2. Wengler 40,9'26" (dist. 6"); 3. Majerus 40,10'B" (d. 48"); 4. Rossi in 40,10'20" (d. 1'); 5. Magne 40,11'8" (d. t'48"); 6. Clemcns 40,11'8" (d. l'48"); 7. Tanneveau 40,11'14" (d. l'54"); 8. Speicher 40,11'26" (d. 2'6"); 8. Lowie id. (il. 2'6"); 10. Gonsmat 40,11'40" (d. 2'20"); 11. Cosson 40,11'45"; 12. We• kerling 40.11'56"; 13. Vervaecke in 40,12'43" (d. 3'23"); 14. Disseaux in 40,14'48" ;-14. ViOini id. (d. 5'28"); 16. Servadei 40.14'58" (d. 5'38"); 17. Mallet 40,15'56"; 18. Bartali 40.16'20" (d. 7'); 19. Vissers 40,16'38"; 19. Canardo id.; 19. Neuens id.; 22. Gajlien in 40,16'57"; 23. Gianello 40,17'4": 24. Lesueur 40,17'5" ; 25. PaBsat 40,17!26" ; 26. Tassin 40,17'46"; 27. Spaperi In 40,18'2"; 28. Leroy 40,18*2"; 29. Kint 40,18'4"; 30. M'Iddelkamp 40.18'12"; 31. Laurent 40.18'20"; 32. Meulenberg 40,18'28"; 33. Bini 40,18'41" (d. 9'21"); 34. Le Guevel 40,19'10"; 35. Y. Marie 40.19'20"; 36. Hehlen 40.19'21"; 37. Cottur 40.19'51" (d. 10'31"); 38. Vnn Schendel 40,20'10"; 39. Scheller in ore 40,20'29"; 40. Bernardoni 40,20'35"; 41. Masson 40,20'37"; 42. Maes in oro 40,20'50" (d. 11'30"); 43. Galateau in 40,21'4"; 44. Simonini 40,22'25" (dist. 13'5"); 45. Ramos 40,23'45"; 46. Louviot 40.24'39"; 47. Naisse 40.25'26"; 48. P. Clemens 40,25'31": 49. Walschot 40i6'39"; 60. Carini 40,27'27"; La Coppa Europa di calcio L'Ambrosiana travolta dal classico giuoco dello Slavia: 9-0 SLAVI A: Boksay; Cerny, Daucik; Bouslia, Nozir, Kopecky; Ilorak, Simunek, Bradac, Bican, Vytlacil. AMBROSIANA: Perucchetti; Bonocorc, Setti; Antona, Olmi, Locatelii -, Ferrara, Meazza, Campateli!, Ferrari, Ferraris. Praga, 11 luglio. L'Ambrosiana, scesa a Praga forse tròppo fiduciosa nelle sue forze e nel pronostico, ha subito una ben grave sconfitta, che non trova precedenti nella storia della Coppa Europa. La sconfitta è davvero gravissima ed è inutile cercare scusanti, perchè la squadra campione d' Italia ha profondamente deluso ed è stata nettamente superata dai bianco-rossi boemi, in giornata di gran vena. Una sconfitta a cosi largo punteggio non si può scusare con le ferite riportate da Campateli! e | da Ferraris, nè con la cattiva gior- 4. Rossi 40,10'20" d. 1' 14. Vicini 40.14'48" d. 5'28" 16. Servadei 40,14'58" d. 5'38" 18. Bartali 40,16'20" d. 7' 33. Bini 40,18'41" d. 9'21" 37. Cottur 40,19'51" d. 10'31" 44. Simonini 40,22'25" d. 13' 5" 59. Martano 40,31' 3" d. 21'43" 62. Mollo 40,33'43" d. 24'23" 65. Bergamaschi 40,35'50"-d. 26"30jJ 74. Introzzi 40,45' 3" d. 35'43" 77. Trogl 40,49'28" d. 40' 8" na di esse si è marciato così forte, neppure in un tratto simile. E' anche vero che una leggera bava di vento ha favorito la fulminea marcia, ma ciò non toglie che la media di poco meno di 48 all'ora è Max Baer TI. Si pretende che Baer non abbia voluto rialzarsi durante il « knockdown » del suo ultimo incontro con Louis, forse per non subire una seconda terrìbile scarica. Ma non è vero. Baer non ha detto nulla di tutto questo e neanche gli è stato chiesto nulla per la buona ragione che era del tutto « intontito », quella sera. Si era sperato molto in Baer dopo le sue vittorie su Schmeling e Camera, ma non si era compre so, allora, che. la sua povera espe rìenza poteva essere battuta dalla miglior tecnica di Jimmy Braddock. Donavan parla di Braddock assai freddamente: « Braddock ha I fatto soltanto ciò che doveva fare. ; Gli occorreva semplicemente te1 nersi voltato di destra e avere un ! buon « jab » di sinistro. Non lm| porta quale sia l'uomo, chiunque j poteva battere Baer con un buon « jab >> di sinistrò ». Vi è s/(ito uno screzio assai aspro tra Baer e Donavan, ma io credo che quest'ultimo non sia stato che franco ed imparziale quan do ha dichiarato di non dover il Jrrimo la sua gloria che a Schmeing e a Camera e non a lui stesaoj perchè questi, cercando con tinuamente di evitare il fulminante « swing » destro del loro avversario, avevano fatto, ciascuno alla' sua maniera, tutto ciò che potevano fare per perdere il combattimento. E come mai anche Schmeling è\ stato battuto t « La sua posizione raccolta l'hai perso. Ogni volta che egli colpiva col destro si scopriva davanti al' pugno di Baer. Non avrebbe agito meglio a vantaggio dell'avversario se l'avesse fatto apposta ». Ricordi ili ARTHUR DONAVAN arbitro di pugilato Primo Camera Camera, poi, durante il combat timento da lui disputato contro lo stesso Baer pel titolo di campione del mondo, aveva un bel « finta re »; il destro di Baer giungeva sempre a destinazione. Egli rin culava, rinculava, ma mai in tempo per schivare quel pugno inesorabile. « Camera non aveva effettivamente chiesto grazia. Ma, per Donavan, non c'era da sbagliarsi davanti al muto invito del gigante italiano che lasciava cadere le braccia, mormorava parole incomprensibili e gesticolava disperatamente. Sembrava che lo conducessero al macello. Al 10° tempo era semplicemente in uno stato deplorevole, coricato sulle corde al punto che Donavan lo aiutò a rimettersi in piedi respingendo Baer nel suo angolo, e ciò sorprese tutti perchè Camera sembrava orinai nettamente inferiore e fuori combattimento. Ma questo venne ripreso all'll" tempo, mentre nessuno se ne spiegava la ragione. Infatti il gong aveva suonato la fine del 10° tempo mentre Camera era sulle corde. Io ero fra le 39.000 persone che non avevano sentito nulla, benché seduto nei posti riserbati alla stampa: Donavan era il solo ad aver inteso il segnale salvatore. La situazione era evidentemente imbarazzante. L'indomani l'arbitro venne copiosamente ingiuriato su tutti i giornali. Ciò non lo turbò. « Non l'indomani importa in simili casi », egli dice pensosamente, « ma ciò che avrebbe potuto succedere in quel momento... ». Innumerevoli casi imprevisti possono verificarsi anche durante 10 svolgiménto dei combattimenti più regolari in apparenza; situazioni alle quali effettivamente non si era mai pensato, e il risultato è che nascono degli equivoci e le loro conseguenze sono alle volte pericolose... « Può capitare che improvvisamente qualche tifoso discenda gradini che immettono sul « quadrato » per chiedere una seria spiegazione, brandendo una bottiglia vuota!... ». « Di questo genere è l'incidente capitato una sera al signor Artie Mac Govern, tipo di grande e grosso uomo d'affari di Wall Street che si annoia. A tempo perso egli fungeva da arbitro a New York... Egli ne aveva la licenza 15 anni fa... Ora ne ha un'altra. Gli è occorso tutto questo per dimenticare 11 piccolo malinteso di una sera. « Quella famosa sera, in un piccolo circolo del suburbio, l'arbitro Mac Govern era sul quadrato. Gli altri due giudici riflettevano profondamente, ma non certo sull'incontro, 3ebbene si fossero pronun¬ ciati senza esitare per quello dei pugili, che, legittimamente, era stato battuto. Allorché la decisione dei giudici venne annunciata al pubblico, si vide soltanto Mac Govern sul quadrato; lui, immenso ed importante. Lui stesso, d'ultronde, era rimasto stupito della decisione stravagante dei giudici, ma i sostenitori dell'atleta perdente non erano di umore da sentire ragioni. Essi non volevano sentire a parlare di giudici... Per tre quarti d'ora Mac Govern aveva campeggiato sul quadrato, e, quindi, non poteva essere che lui il responsabile... Cosi si lanciarono di comune accordo sul malcapitato e lo colpirono con pugni e calci. Sistema, questo, di rappresaglia già riprovevole in se stesso, ma in questo caso particolarmente Immeritato. Infatti si trattava di un malinteso, Mac Govern però non 'poteva decentemente considerare le sue ammaccature e le sue ferite che come delle dolorose realtà. Egli aveva pagato il tributo al suo titolo di infallibilità ». ■ „ : «Malgrado le migliaia di persone che lo circondano, nessuno è cosi orribilmente solo come quel povero uomo in pantaloni di flanella e in maniche di camicia che si chiama « arbitro ». I pugili sono evidentemente contro di lui, perchè si immaginano che egli sia contro di loro. La stampa ne fa troppo spesso un oggetto di derisione e pretende che egli abusi del suo potere. Quanto al pubblico esso accoglie male tutte le sue de cisioni e le sue Iniziative ». Fortunatamente per lui, il pubblico non notò come il defunto Dave Barry, durante l'incontro Dempsey-Tunney tenutosi a Cicago, e non lo seppe mai, come egli avesse convertito delle' addizioni in moltiplicazioni... a favore di Tunney.... Sembrava d'altronde che egli ne avesse diritto in virtù di una certa interpretazione di un regolamento locale sui « knockdowns ». Questa interpretazione sembra troppo complicata per essere spiegata e i 102 mila spettatori che gremivano quella sera ogni ordine di posti non avrebbero giammai voluto capire che se esisteva un dubbio qualunque, questo non era certamente a favore del buon Dempsey, l'amico di tutti... « Ma a proposito », aggiunge Donavan ad un tratto, « perchè Tommy Farr non andate a trovare Jimmy Bron son per farvi raccontare ciò che gli è capitato un giorno a Nuova Orleans? ». Bronson non sembrò estrema mente proclive a raccontare questo affare. Egli preferi narrarci quanto gli era successo a Springfield nel Missouri. L'avventura di Nuova Orleans lo metteva piuttosto in soggezione... Oh! Nulla di grave, però. Soltanto che quella sera, allorché ebbe pronunciato il sito verdetto, e contro il pupillo della regione, aveva dovuto scappare in tutta fretta a casa per rivestirsi... Oh! no, non era nudo del tutto... per fortuna non avevano fatto in tempo a togliergli anche le scarpe!.. A Springfield, invece, fu veramente una cosa J. J. Braddock seria. Battling Nelson, il vecchio campione dei pesi leggeri, non era un tipo molto accomodante, e il campione locale che gli avevano opposto lo era ancora meno. Occorreva, inoltre, che il pubblico venisse soddisfatto. Vn giornalista di St. Louis scrisse al suo giornale che Bronson era pronto a passare su tutte le irregolarità piuttosto che essere costretto a correre a perdifiato fino alla più vicina stazione ferroviaria. « I due avversari si erano talmente avvinghiati durante il combattimento che io fui costretto a separarli, mentre erano ancora a terra » dice Bronson in tono modesto. « Oh! Oh! avrete dovuto allungarvi molto, per giungere fino a loro!? «In fede mia, no! Io... ero già con loro, perchè mi ci avevano trascinato!... (Continua) Davis J. Walsh (Proprietà de « La Stampa » per l'Italia. Riproduzione vietata). NOTIZIARIO L'allenamento delle cestiste azzurre. — Il 14 corrente avrà inizio a Roma il secondo allenamento collegiale delle cestiste azzurre che andranno in set tembre ai campionati europei nata di Antona e Lo catelli; ma bisogna riconoscere sinceramente che l'Ambrosiana era irriconoscibile e che ha meritato la lezione che le fu impartita. Dal disastro generale si salvano unicamente i due atleti campioni del mondo: Meazza e Ferrari che, sebbene solo a sprazzi, hanno dimostrato la loro gran classe. Primo tempo 2=0 L'Ambrosiana, che già alcuni anni or sono ha dovuto subire una netta sconfitta per 6-1 su quel medesimo campo sul quale oggi fu battuta cosi largamente, non si è ritrovata di fronte a un avversario tremendamente aggressivo e deciso, che aveva ricevuto l'ordine di vincere ad ogni costo. Se durante il primo tempo l'Ambrosiana ancora resistette e specialmente nel tr\o centrale di attacco dimostrò buona tecnica e tattica, nella ripresa cedette di schianto e il giuoco dei milanesi apparve scialbo e inconcludente. Diamo brevemente la cronaca della partita. Lo Slavia attacca subito energicamente e già al secondo minuto una cannonata di Simunek mette in pericolo la rete italiana. Poco dopo, un tiro di Bradac va fuori di poco. Al 5' Vytlacil sciupa una facile occasione. Al 9' primo angolo a favore dello Slavia. Al 10' una cannonata di Bradac sbaglia di poco il segno. Quattro minuti dopo è nuo-' vamente Bradac che tira pericolosamente. Il giuoco continua su questo tono fino al 29', quando si presenta la prima buona occasione per l'Ambrosiana. Ma il portiere boemo salva « in extremis ». Al 34", Bican raccoglie un passaggio di Vytlacil ed infila di precisione la rete ambrosiana fra ti tripudio del pubblico. Non sono finiti ancora gli applausi che Horak già segna la seconda rete per la squadra ospitante. L'Ambrosiana reagisce e al 41' ottiene un calcio di punizione che viene parato con difficoltà da Boksay. Il tempo finisce con una parata di Perucchetti. Disastrosa ripresa Il secondo tempo ha inizio nuovamente con una offensiva dello Slavia. Al secondo minuto Bican passa ad Horak che tira in porta. Perucchetti rimanda, ma Wytlacil raccoglie e segna. Siamo a tre a zero. La Ambrosiana apporta dei cambiamenti alla sua formazione; ma anche questi non valgono a cambiare fisionamia alla partita perchè già all'8' Bican segna il quarto punto per i biancorossi. Il pubblico entusiasta incoraggia i suoi favoriti e l'Ambrosiana diventa sempre più nervosa. Al 14' lo Slavia ottiene un calcio di punizione che Bradac da 25 metri trasforma' nel quinto' punto a favore dei boemi. Si è appena acquietato l'applauso che Cerny ha già segnata la sesta rete. La superiorità dello Slavia è ora schiacciante. Perfino i difensori passano all'attacco e Kopecky, il migliore uomo in campo, segna al 18' il settimo punto. Al 25' Meazza esce dal campo contuso e rientra appena dopo la segnatura dell'ottava rete, avvenuta per merito di Bican. Al 34' si chiude la serie delle segnature con un punto di Vytlacil. Il pubblico fu corretto e accomunò nell'applauso, a fine partita, vinti e vincitori nonché l'arbitro, che si dimostrò oculato e imparziale. Tempo loso, ma temperatura ideale per una partita di calcio. Terreno scivoloso, ma non pesante. Campioni del mondo sul "quadrato,, La vittoriosa volata di Servadei a Baiona (Telefoto),