L'ultimo amore di don Giovanni

L'ultimo amore di don Giovanni L'ultimo amore di don Giovanni Tempestosa sera del nouembre 1573 nel conuento di Santa Patrizia a napoli - Un ordine del Papa e un contrordine del Cardinale Uicerè - Piccolo corteo di quattro "suore,, coperte di ueli, nella semioscurità - Sciabole nei corridoi - Pianto e riso in una cella - Un uagito Una grande aala intonacata dal soffitto pieno di stucchi freddi, già barocchi e accartocciati. Tre grandi finestroni, su di una sola parete, attingevano una luce bassa e raccolta da un chiostro irregolare, pieno della miracolosa prosperità, di un aranceto. E le aiuole erano stipate in mattonelle di maiolica dai colori freschi e vivaci come fiori ed ortaggi. L'altra parete maggiore, nel parlatorio del nobile monastero napoletano di Santa Patrizia, era fatta di una sola, gigantesca grata di ferro battuto, interrotta da un cancello quasi carcerario, accessibile solo alle converse,. monacelle legate da voti minori e destinate ai bassi servizi della comunità. Da quella grata non si usciva nè vive, nè morte. Gran tramestio nel Monastero Questa la regola dura dell'Ordine. I vescovi rimasti fedeli alla peccaminosa Roma di Leone X, radunati a concilio tra le nevi di Trento, l'avevano ribadita con severità nuova, perchè i costumi monastici risorgessero innanzi alla bufera luterana. Ma quei fulmini del nord si erano spenti nello scirocco del Mediterraneo. La grata rimaneva un simbolo. Nei giorni di parlatorio le reverende madri passavano la porta vietata, senza tremare. In quel giorno di novembre del 1573, sebbene l'aria fosse rigida giusto quel tanto che bastava a far rintanare i napoletani, il parlatorio era zeppo: non solo le quattro notabili erano in trono e le scranne tutte occupate, ma un bel po' di gente rimaneva in piedi, e mancava posto per nuovi sedili. Il monastero di Santa Patrizia era nel suo splendore: novanta monache e trenta converse. Nel . parlatorio non mancava che la Badessa, Suor Concezione. Donn'Anna Filomarino e Donna Giovanna Carafa, strette nei loro busti di ferro come in corazze di Milano, strapazzavano una povera conversa che si affannava a far la spola tra il parlatorio e l'appartamento della Badessa: non riusciva mai a trovare le novità che le chiedevano. Suor Concezione s'era rinchiusa in oratorio col Padre Spirituale. Da due ore. Non doveva trattarsi di confessione: si sarebbe detto che ai piedi dell'altare si dibattessero affari cocenti, di interesse generale, comuni cioè a tutta l'aristocrazia dei cinque Sedili. Il Padre Spirituale, quel giorno, era arrivato nella carrozza del Cardinale Arcivescovo. Qualcuna delle più arci.gne, per placare la propria impazienza, noverava ad alta voce il numero di spade che il suo paren tado poteva mettere insieme. Ma in quel parlottio ora basso, ora acuto, si levò una risata làceran te che pareva un grido: — Facciamo largo alla concubina di Don Giovanni! Facciamola Badessa! — Era Donna Teresa Caracciolo, vecchia zitella, che urlava. Si fece silenzio, e in quel punto, senza essere annunziata dalla conversa apparve sulla porta Suor Concezione, alta, solenne, ancora bella, maestosa, con la croce d'oro sulla tonaca grigia. Il volto era calmo e fermo, la bocca un po' serrata, come per dispetto. Tutti la riverivano, mentre attraversava il parlatorio per recarsi al suo seggio. — Che c'è, figlia mia ? — domandò con pacatezza, rivolta alla sorella che le sedeva a sinistra.— Che c'è? Ma sapete che correrà sangue in città? Tutti dicono che non potrete resistere al Cardinale Viceré. Ieri sera, a Castelnuovo, gli ufficiali degli ala bardieri assicuravano che una ga lera aveva portato lettere di Spa gna, personali del Rey Don Fe lipe, a don Antonio di Granvela per ordinargli di rompere ogni in dugio. — Con aria accesa Donna Anna Filomarino proruppe: — Io non so cosa abbiate deciso, mia cara. Ma ponetevelo bene in mente: non c'è famiglia del patrizia to napoletano che acconsentireb be a sopportare un simile scpn ciò: dove le nostre figlie e le nostre sorelle pregano Dio, non entrerà mai la favorita di Don Giovanni. Diana e i/ sao bel « cabotiero »— Non vi agitate, amiche mie!— disse con calma e con sorriso Suor Concezione, dopo una pausa di silenzio. — Credo di essere anch'io di buona nobiltà di Sedile, e capace di difendere gli interessi della nostra casta come qualunque di voi. Ma qui si tratta, prima di tutto, degli interessi della nostra Santa Religione. Il Cardinal di Granvela avrà ricevuto lettere del Rey don Felipe, che Dio guardi, ma io ho ricevuto ordini espliciti dal Santissimo Padre... — Ah! dite! dite! — esclamarono in coro monache e gentildonne La Badessa parve raccogliersi un istante: — Mi si comanda da parte del Papa di seguire alla lettera le disposizioni del Concilio di Trento, e mi si fa divieto, pena la scomunica e l'interdetto sul monastero, di dare ospizio ad una donna incinta, anche se ravveduta dei suoi peccatiNella sala si levò una generale voce di soddisfazione. Tuttaviaqualcosa di disilluso rimase sui I volti delle monache e delle paI trizie. Le vecchie, acide ed incartapecorite non avevano dato conveniente sfogo alla loro rabbia, e i loro nervi si erano preparati ad una lotta molto più lunga ed aspra: due o tre dozzine di duellavrebbero fatto molto meglio aloro caso. Le giovani, si sa! eran pietose, in segreto, per don Giovanni, e quando facevan coro con le vecchie, cedevano ad una più ragionata gelosia verso la misera Diana Falangola. Il chiacchierio, quindi, si fece più moderatole anziane circondavano la Bades a l a a i l a a l e . l a a o a » ! o a e i a o e i a e i. e a, i e d d li al n n ù : - sa e piangevano sulla miseria dei tempi e sulla vita orgogliosa e quasi indipendente che, al tempo degli aragonesi, si trascorreva nei feudi; ma le monacelle e le zitelle confabulavano a bassa voce in due gruppi che facevano centro in Donna Peppina de Zuniga e in Donna Carmela Pappacoda. Donna Carmela aveva avuto la ventura di assistere, il 12 novembre del 1572, all'entrata trionfale di Don Giovanni d'Austria proprio dallo stesso verone, in Piazza delle Corregge, dal quale sporgeva la testa bruna della sorrentina Diana Falangola. E aveva visto, proprio lei, • l'eroe fermarsi, incantato, col sorriso immobile sulle labbra, a guardare in su, e don Juan de Soto, il segretario, si era sollevato sulla mula per raccogliere l'ordine che il suo signore gli sussurrava. Ma sì, Donna Carmela Pappacoda, era stata ad un punto di svenire, come tutte le altre fanciulle che stipavano il verone, dubitando di esser lei la designata. Solo Diana era rimasta con gli occhi bassi ed ipocriti, e la faccia dura: sfrontata ed eretica! si era saputo che aveva in corpo il filtro ripugnante delle streghe di Benevento, che muta la donna in basilisco e l'uomo in topo. Come era Don Giovanni? Alle monacelle che domandavano con occhi ansiosi, Donna Carmela Pappacoda passò un opuscolo in quarto di otto pagine con una canzone encomiastica Dedicada a Su Aitesa? Imperiai Don Juan d'Austria General de las Galeras de Espana, Almirante de las Armadas Catolicas, Triunfador de los Infideles. In un ovale, sul frontispizio, si vedeva il principe, a mezzo busto, in corazza: il più bello dei caballeros andante», il più grande degli eroi cristiani. E mancano i colori... — aggiunse Donna Carmela. Si fece il silenzio intorno al ritratto e a quelle giovani teste chine e raccolte. Ma intorno a Donna Peppina de Zuniga la chiacchierata era più viva e piccante: la piccola castigliana diceva cose di Madrid e dell'Escuriale. Si stupivano dei casi di Diana Falangola? Ne avrebbero viste di belle. Non era morta Donna Maria di Mendoza per quegli occhi azzurri pieni di una tristezza che faceva struggere di passione ogni cuore di donna? Non aveva che sedici anni, la piccola Maria, ed era bastata un'occhiata, nella penombra dei candelabri, in casa della Principessa di Eboli. Poi, un anno dopo, a tarda notte, un gentiluomo era entrato nell'Escuriale, mentre Don Giovanni ballava la pavana di corte, e aveva sussurrato nell'orecchio dell'infame una terribile notizia: Maria de Mendoza aveva partorito una bimba, e prima di morire voleva baciare il suo demonio e benedirlo. Che credevano quelle ingenue? Questo era Don Giovanni, con quella sua figura sottile di arcangelo che ha perduto le ali, coi capelli biondi e ondulati che risalivano a triangolo dalla larga fronte, con quelle sue orecchie femminee che reggevano a stento le due perle piriformi alla moda francese. Si sapeva che dopo la battaglia di Lepanto le più belle odalische dell'harem di Ali erano toccate a lui, e non c'era capitano di galera che ritornasse dalle coste di Barberia senza portargli una schiava: si diceva che nel serraglio di Solimano le mogli del Commendatore dei Credenti preferissero sognare il biondo sultano di Messina... Ecco chi era veramente il famoso Don Juan. Del resto, ora moriva per .lui la povera regina Isabella: tutta Madrid lo sapeva, da quando il Principe delle Asturie era impazzito di gelosiu. Ma era vero che l'imperatore Carlo V lo aveva avuto in Fiandra da una figlia del diavolo? Si diceva, anzi, che gli eretici gli avessero messa nel letto, con inganno, una figlia di Martin Lutero... Ma via! L'eroe che aveva esaltata la Croce sulla Mezzaluna? Certamente. Solo cosi quella metà che in lui era di Dio poteva trionfare dell'altra metà che era del diavolo... Quando calava la sera E in questi sussurati conversari venne il tramonto. Entrava l'ombra dal chiostro, che ancora l'ultima luce del sole indorava gli aranci. Si spalancarono a un tratto la porta della grata e quella che dava nei locali della portineria, Dcsdap 1 alle caraffe di vin di Spagna? Dalla prima entrarono quattro converse che recavano enormi vassoi di mandorlati, di paste reali, di raffioli, di marzapani, di paste al miele, di canditi, in pacchi e in pezzi sciolti, e poi caraffe di Malaga, di Xeres, di Alicante, di Amontillado: le mani grasse, bianche e morbide che alcune monache giovani tendevano ai vassoi parevano di specie non dissimile dalle paste di mandorle e di zucchero... Ma la confusione ghiotta e un tantino' orientale si interruppe ad un grido della suora portinaia che era entrata dalla porta e non riusciva a farsi largo fino alla Madre Badessa: — Reverendissima Madre, reverendissima Madre... — Ansimava e non sapeva dire altro. Del resto, non aveva più niente da dire, perchè dietro di lei, sostenuto da due gentiluomini avvolti in cappe oscure, sbuffando e gemendo, entrava l'astuto - borgognone, Don Antonio Perenotto, del Titolo di San Pietro In Vinculà, Prete Cardinal di Granvela, Consigliere di Stato di Sua Maestà Cattolica, Viceré Luogotenente e Capitan Generale del Regno di Napoli. Si fece subito largo tra la porta e il trono di Suor Concezione. Il Cardinal di Granvela se ne veniva avanti, quasi tra le braccia di due vigorosi ufficiali, uno dei quali offriva, sotto il largo cappello, un bel contrasto tra la barba fulva e quel po' di capellatura brupa e riccia che gli ricadeva sulla fronte. Dietro ai tre venivano quattro monache francescane coperte di lunghi veli neri, che biascicavano come ad un mortorio E chiudeva il breve corteo un'altra coppia di gentiluomini armata di fiere spadacce. Prima che le dame potessero preoccuparsi di questa strana parata, il Cardinale esclamava, rivolto a Suor Concezione: Ah! mia buona sorella in Gesù Cristo! Gutta cavat lapidem! E figuratevi come scava nei piedi di un povero servo del Signore. — Difficilmente al Cardinal di Granvela (e questo si sapeva) riusciva di conservare il sosiego spagnuolo, Preferiva, lui borgognone, la familiarità romana... Suor Concezione voleva cedergli il suo alto seggio, mentre con facce riluttanti le dame si inchinavano tardivamente a quell'uomo che, dopo tut to, era prete,, vicario del Re di Spagna e, chissà, forse destinato alla Cattedra di San Pietro: il titolo di San Pietro in Vincula era già stato di Giulio II Della Rovere, — Non vi disturbate, figliuole, non vi disturbate... — esortò con voce flebile il Cardinale, facendo intorno un fugace cenno di benedizione. — Sono venuto a que sfora di vespro, sorella mia — aggiunse volgendosi alla Badessa — per sciogliere un grave voto personale. Queste povere ancelle — ed accennava alle quattro fran cescane rimaste immobili ed im penetrabili come quattro figure ornamentali — faranno per me un'ora di preghiera nell'oratorio di Santa Patrizia, innanzi alla miracolosa reliquia del suo sangue Spero, sorella mia, che vorrete aggiungere alle nostre anche le vostre preghiere. — Il miracoloso sangue si scioglierà in segno di grazia! — ri spose Suor Concezione. — Ma non vuole, Vostra Eminenza, per maggiore solennità, trasportare la Sacra Reliquia nella chiesa maggiore?... — Ah! sorella! sorella!... — si lagnò il Cardinale, sporgendo dall'ampia sottana il piede gonfio nella pantofola. — Vedo, vedo... — disse Suor Concezione. — Precedo Vostra Eminenza. Un drammatico colloquio Cosi la Madre Badessa, le sue ancelle personali, il Cardinale, i due primi gentiluomini, le quattro francescane, varcarono la grata del parlatorio, mentre le ombre della sera già invadevano celle e corridoi. Cosa strana, la seconda coppia di gentiluomini rimase impalata sulla soglia del parlatorio. Ma nessun, nè monache nè dame, si accorgeva della loro presenza, con tanta irosa curiosità le domande, le interruzioni, gli aggettivi, le esclamazioni si intrecciavano, urtavano, aggrovigliavano in quell'ampio locale, greve ormai d'un sentore composito di broccati polverosi, di epidermidi linfatiche, di oli profumati. E chi pensava alle paste di mandorle emmdzt Per le scale che conducevano al | rimo piano, Don Antonio di Gran- ! ela continuava a gemere. La Ba- ! essa, impettita e solenne, saliva I lla sua destra. A metà del cor-1 idoio maggiore, le quattro fran- escane, precedute da una con-1 ersa, senza far motto entrarono j ell'oratorio delle monache. Il Car- inaie si sciolse con un sospiro all'abbraccio dei suoi validi comagni, depose in terra il piede gotoso, si accomodò la berretta, dete qualche colpo alla porpora e, enza posare lo sguardo nel volto mpassibile di Suor Concezione, si iresse all'appartamento della Mare Badessa che aveva la sua pora proprio innanzi all'oratorio. Suor Concezione non mostrò di meravigliarsi: segui il porporato rinchiuse accuratamente la pora. I due hidalgo» parve che rimanessero di fazione nel corridoio. Il Viceré aveva preso posto, tranquillamente, nel seggiolone di veluto rosso a doppio liccio che era accanto ad un massiccio inginochiatoio. "Suor Concezione, che sapeva certe regole del mondo, andò a prendere da uno stipo una caaffa di Xeres e un bicchiere di ristallo di rocca. Don Antonio bevve, sospirò e disse: — Bueno, Madama Caracciola è ora di finirla. — E la monaca, sedendo u di uno sgabello e infilando le mani nelle ampie maniche: —• Ceramentei monsignore ! Prontissima all'obbedienza! — Oh! Finalmente! — esclamò il Cardinale, dandosi un'arricclolata al pizzo. I— Poco prima che Vostra Eminen- !za si degnasse di onorare questa casa, ho avuto occasione di protestare la mia umiltà ai piedi del padre Perez. — Il padre Perez? Ma non è il vostro confessore? Lo conoscevo come uomo dell'arcivescovo, sempre in visita dal Nunzio Apostolico. — Suor Concezione sorrìse: — Che posso sapere di queste cose, io povera monacella? E' il mio confessore che mi ha portato gli ordini di Roma, di Sua Santità... Quelli, certamente, che Vostra Eminenza si accinge a ripetermi... Don Antonio preferì non rispondere immediatamente. L'oratorio privato della Madre Badessa era, in verità, una sorta di piccola cappella. Non v'era altra luce che quella di alcune lampade ad olio accese innanzi a qualche quadro e ad un piccolo presepe di poche figure intagliate nel legno, in fondo, sull'altare, s'intravvedevano appena le forme di una Disputa di Gesù coi dottori di Battistello Caracciolo, -zio di Suor Concezione. — Suor Concezione, — cominciò Don Antonio Perrenotto con voce molto pacata, — devo ancora ripetervi che questi sono affari del Regno e non della Chiesa. — Non m'intendo di queste cose, monsignore, — rispose la monaca con voce compunta, — ho ricevuto ordine di rispettare ad luterani le disposizioni che vietano di accogliere tra le spose del Signore una donna nelle condizioni della signora Falangola... In primis, — replicò il Cardinale con voce piena di albagia, — il territorio del monastero è territorio reale, giurisdizione reale. In secondo luogo vi ho prevenuto che si tratta di interesse regio. E poi, questa casa è o non è luogo d'asilo? — Certamente, messere. — Orbene, Marino Falangola cerca tempestosamente la sorellaper ucciderla... — Che la Vergine del Pilar la protegga! Ma perchè dovrebbe rifugiarsi proprio in Santa Patrizia? La suora portinaia non apre che a persone conosciute. Una chiesa è aperta a tutti, un convento no. — Benissimo. Dopo i suoi trascorsi, la signora Falangola ha bisogno dei consigli religiosi di una santa donna come voi. La riceverete e le parlerete di Dio. Vi si ordina cosi da parte del Rey Don Felipe. Una francescana si sente male La Badessa fece il rituale cenno di riserva: — Che Dio guardi! Ma consentite, monsignore, che io sottoponga il caso al jnio Padre Spirituale. ■— Un ordine del Re? — tuonò Don Antonio. — Mi si è minacciata, messere, — rispose Suor Concezione.con la voce fredda e indifferente che aveva usata in tutto il colloquio, — la scomunica ad personam e l'interdetto a questa casa —■ E voi credete che il governo di Sua Maestà Cattolica permetterebbe la pubblicazione di una tale bolla?... A questo punto la porta del piccolo oratorio si apri di botto, come per una spallata. Le fiammelle delle lampade furono squassate dal vento. Una conversa, con la faccia nell'ombra, rimase sulla soglia. Bastava il tono della voce ad esprimere il suo grande spavento. — Reverendissima Madre!— Suor Concezione si alzava senza fretta. — Che c'è, sorella? — Una delle francescane di Sua Eminenza si sente male... — Non vi agitate, sorella. Accade, in orazione, a chi prega con vero abbandono. — Ma si contorce, ma grida!... — La Badessa rimase un istante perplessa: si trattava forse di una indemoniata? — Andiamo, — disse con voce energica. — Un momento! — Il Cardinale, con passo fermo, veniva sulla soglia:— Dove si sente male, sorella? — domandò alla monacella tremante. — In che parte del corpo? — Grida. Si torce il ventre con le mani. Ha le coliche, non i diavoli!— Altro cITe diavoli! — brontolò il porporato, — l'avete messa a giacere? Chi l'assiste? — L'abbiamo trasportata nella cella di Suor Domenica, requie all'anima sua. Suor Caterina è venuta con la teriaca e il clistere, le ha toc cato il ventre e ci ha cacciato tut te... — Andate con Diol La monacella sparve correndo, Muti, il Cardinale e la Badessa fecero un passo oltre la soglia. Il corridoio, sul quale si chiudevano cinquanta celle, era lunghissimo, mmenso: in fondo, per un finestrane si vedeva qualche stella, Sulla porta d'una cella si pigiava una piccola folla di monache: terina da quella cella... — Ma Suor Caterina è entrata in reli- nella semioscurità che le lampade ad olio rendevano fumosa, pareva un cumulo d'ombra. Passeggiava a grandi passi uno dei due gentiluomi, avvolto nella vasta cappa sollevata di dietro dalla spadaccia... Suor Concezione finalmente parlò, e finalmente la voce le tremava: —- Il castigo di Dio è su questa casa. Correrà sangue. Correrà sangue. Domine, in adjutoriuni... — Il Cardinale sospirò rumorosamente. — Non avventate giudizi, sorella. Ecco un mirabile disegno della Divina Provvidenza. Io non volevo che procurarmi un'occasione per get tare ai vostri piedi la povera si gnora Falangola. Vedete ora? Le han preso le doglie ai piedi di Santa Patrizia! — La Badessa piangeva: — Ma a quale scorno costringete queste povere e sante fanciulle! — Dovranno assisterla, bisognerà salvare quella creatura di Dio! — Il Cardinale sorrideva come un uomo politico; — Non vi preoccupate, sorella! Per caso, una delle donne che accompagnano la signora Diana è mammana... Anzi, perchè ogni scandalo sia evitato, andate a togliere Suor Ca¬ seVpmnbmmsvcrsatdndCcgione per la morte del marito e dei figli appestati! — Lode all'Altissimo, Suor Concezione! Lode all'Altissimo che tutto vede e a tutto provvede! Don Esteban!... — Il so¬ litario hidalgo che passeggiava con faccia truce senza degnare d'uno sguardo la cella ove si svolgeva il segreto dramma di maternità, si avvicinò a lenti passi: — Questo è Don Esteban de Quijada, mio camerero major. Suor Concezione, pregate per noi! — U hidalgo spolverò i mattoni, con la piuma del suo cappello e il Cardinale di Granvela gli mise una mano sulla spalla. Suor Concezione era rimasta come intontita, con le bianche mani strette sulla croce d'oro: — Che devo fare, mio Dio, che devo fare? — Il Cardinale rimase sospeso un attimo: — Per esempio lasciare in pace il padre Perez, il Cardinale Aricevescovo e il Nun zio Apostolico. — In un affare di coscienza? E l'anima mia, monsignore? E l'anima mia? In que sto luogo di clausura ha messo il piede una persona condannata dal Santo Padre! — Sembrava davvero che il Viceré si scuotesse la polvere dalle spalle: — Entrano i vostri fratelli, i vostri padri, 1 vostri nipoti, in questo luogo di clausura, e persino i miei ufficiali... — Ma il sangue, il sangue che sarà sparso! Che diranno i nobili dei Sedili? — Non vi preoccupate del sangue, Madama Caracciola! Vi basti quello di Santa Patrizia. Gli spadaccioni napoletani si in chineranno innanzi a Diana Fa lari gol a come i loro nonni si inchinarono innanzi a Lucrezia d'Alagno, la favorita del Magnifico Alfonso. Suor Concezione! — La voce del Cardinale era alta e brutaie. — Fronte bassa innanzi a quella cella. Due ufficiali rimar ranno in parlatorio, in permanen za. Gli alabardieri di Sua Maestà Cattolica sono a portata di voce Juicio.' — Il Cardinale e il gentil- uomo si allontanarono sdegnosi, lctatgpdcmsssrcndfqDuetto d'amore Suor Concezione, pietrificata, attendeva. Forse una voce interna forse un miracolo, forse una qualunque ispirazione. I! gruppo delle monache bisbiglianti intorno alla cella si mosse. La porta si apri e ne venne fuori una giovane conversa che aveva tra le braccia un fagotto. Qualche passo quasi di corsa, e si fermò sotto una delle lampade ad olio. Tutte le si strinsero addosso per guardare avidamente in un mucchio di panni. Si sentivano risa e vocette tenere. Poi le monache passarono di volata innnazi alla Badessa. Nessuna si accorse della sua presenza. Poiché s'era fatta solitudine e silenzio, con passo di donna stanca ed affranta, Suor Concezione andò alla misteriosa cella. Innanzi all'uscio rimase un poco in ascolto.' Si sentiva una voce d'uomo. Già. I gentiluomini che avevano accompagnato il Cardinale erano due. La Badessa si copri il volto con le mani. Ma si fece animo. Aprì uno spiraglio della porta e gettò uno sguardo nell'interno. Accanto al giaciglio, contro il muro, c'era un inginocchiatoio e, lnnannzi al Crocifisso, una lampada ad olio. In un canto c'era ancora una vasca di maiolica ed un mucchio di panni maculati. Su di una cassapanca sedevano due delle supposte monache francescane. Sì vedeva la puerpera, col capo rinverso, le trecce nere sui bianco guanciale, bella nella penombra come una immagine di Raffaello. Sorrideva e le pupille nere e i denti brillavano d'una stessa luce. Innanzi a lei, in piedi, era l'uomo. Non aveva cappello e si era tolta la parrucca: piangeva silenziosamente. Diana parlava, estatica: — Il mio principe piange. E non ho la forza di appendermi al vostro collare e di salire fino alle vostre guance per bere questo dono che mi fate. L'ultimo, mio signore! e non potreste farmene più grande. — L'eroe di Lepanto, con la soffocata voce dell'uomo che piange, rispondeva: — Io vi uccido, mia regina, e in questo mondo vile non c'è giustizia umana che abbia il coraggio di punirmi. Mi mettessero alla ruota in piazza del Mercato! Mi piegassero il capo sotto la mannaia! — Al suo accento di disperazione rispondeva una gioia esaltata: — Quanti anni di gloria splendono ancora sul yo- stro capo! La povera Diana, invece, ha finito. Una vita immensa, una vita benedetta, cominciata in quel mattino, in Piazza delle Corregge, quando appariste coi miei colori sulla corazza d'argento. E finisce ora, con questa pioggia di lacrime. Ah! Delizia! Me ne cadono sul volto! Sempre penserete a questo pianto! Non mi dimenticherete più, nemmeno quando regnerete accanto a quella regina dai capelli di fuoco che attende in Inghilterra, chiusa nella torre, il principe biondo che le ridia il trono e la libertà! — Oh! Diana! —E' la fiaba che raccontano sul vo-stro futuro, Altezza. Io credo inessa, io la desidero per voi... Ah!Vedere un giorno i vostri occhi epensare che hanno toccato i miei ! Don Juan cadde in ginocchio emise la fronte sulla mano di Dia-na: — Oh Diana, mia signora, miabimba, noble, segnalada, hermosamujer, come grigia e diversa è lamia realtà dal vostro sogno. Mi-sero me a cui tutto fu dato, giovinezza, potenza, gloria, solo perchè la sorte potesse farmi sentire più grave l'orrore di una mostruosa condanna. Perchè io che amo, non posso avere, come l'ultimo servo, una donna tutta mia, da amare al cospetto degli uomini e del cielo? Che è il bastardodell'imperatore? Troppo poco per chiusa e una principessa, troppo per una gentildonna. Con voi, Diana, ho tradito la sola sposa che il destino mi consenta: compagna magra, fredda e crudele, la spada. E spero che vorrà punire l'Infedele, quando nella battaglia le mie labbra pronunzieranno il vostro nome... L'arcangelo Suor Concezione vide che le duemani della puerpera si intreccia-vano sulla testa dell'eroe. Non at-tese altro: lasciò la porta semi- camminando nell'ombra discese in parlatorio. Otto torcierifornivano la sala di una luce con-veniente. Monache e parenti era-no tutte 11, silenziose ed ostinate, Il Cardinale di Granvela ripassando in mezzo loro, di pessimo umore, aveva espresso il desiderio che i gentiluomini napoletani avessero fatto ogni sera, a vespro, una passegglattna istruttiva intorno ai patiboli di Piazza del Mercato. Le converse avevano portato giù tutte le notizie di cui le dame avevano bisogno. Tuttavia, nell'ultima mezz'ora, l'attesa si era fatta silenziosa e cupa. Suor Concezione, ferma sulla soglia, tremava guardando l'assemblea. Le caraffe e i vassoi erano vuoti. Donn'Anna Filomarino domandò con voce grave e minac- ciosa: — Madre mia, sapete dirci perchè il Cardinale si è dato al diavolo per quella concubina? — Suor Concezione esitò. La paro» a era un po' forte. Solo in qua| punto si avvide che i due genuino, mini erano proprio rimasti appiccicati agli stipiti. — Ordine espresso del Rey Don Felipe, — rispose, cercando di esser solenne.Una risata omerica scoppiò nella salai Fu dominata solo dalla voce sterica di Fiammetta Capece che gridava. _ Du cardinal la óra(Juette_ A fait perdre La Qoulet-te! — Suor Concezione, barcollan-d0| an^0 al ^0 seggYa NonYece'a tempo a sedersi, che il clamore fu troncato, come da una lama. Sullasoglia era apparso Don Giovanni di Austria. Senza mantello, senza cappello, col volto umido di lacrime, le perle famose ai lobi delle orecchie, il Toson d'oro sul giustacuore. Gli occhi azzurri e dolorosi fissarono per un istante le donne. Poi si avviò rapidamente all'uscita. A metà del salone una giovane monaca gli si gettò quasi ai piedi: — L'arcangelo! — gridò a voce altissima. Coprendosi il volto con le mani, urtando i due gentiluomini che non fecero a tempo a scansarsi, Don Giovanni d'Austria spari in fuga. . Alberto Consìglio Don Giovanni d'Austria all'età di quindici anni.