I FIGLI DEI RECLUSI

I FIGLI DEI RECLUSI I FIGLI DEI RECLUSI Oltre il sentimento e la pietà : un fa a Pompei per la valorizzazione dovere sociale - Quel che si sociale dei piccoli derelitti pompei, luglio. L'assistenza ai figli dei reclusi dà luogo ad un altro capitolo dela lotta per la sanità materiale e morale della stirpe. E' un capitolo dei più penosi: colmo di interesse di umanità, ma fitto di incognite. Sono sempre delineabili ed arginabill i riverberi le conseguenze i pregiudizi che la rovina fisica e morale di un criminale può determinare nell'ambito familiare? E può essere sempre valutata l'incidenza esercitata sulla sorte sul divenire sul destino biologico dela prole di un criminale, dalla ferrea legge dell'ereditarietà? gdinstumnqslonvogliamo rifarci qui alle dottrine scientifiche che ebbero gran voga al principio del secolo e secondo cui il delitto è sempre espressione di una condizione morbosa, o, nella maggioranza dei casi, manifestazione di una variazione ereditaria di natura degenerativa, destinata a riprodursi fatalmente nel tempo e nello spazio. La tesi, messa innanzi e sostenuta dall'antropologia criminale, sulla natura, sulla origine e sui fattóri della delinquenza, è stata scardinata dai tempi e dall'evoluzione della ri cerca scientifica; il pregiudizio, di origine illuminista e positivista, che i delinquenti costituiscano una categoria di uomini che sta a sè e che essi presentano tali carat ter! bio-psicologici da poter essere raggruppati in alcuni tipi, che è compito, appunto, dell' antropologia criminale classificare, è, se condo molti, caduto; la legittimità infine, della funzione dell'antropologia criminale, come scienza applicata, è stata contestata da tante parti, perchè lo scetticismo che essa ispira con il fatalismo ed il determinismo che la caratterizzano, è contraddetto dai risultati ottenuti nella rieducazione dei delinquenti. Da Lombroso a Pende edcNol] j Isi tcgzdlrzicstztgrtcdvatdiicsse^enonchè tutto ciò non ha un : commvalore assoluto e sulle rovine del I Lombrosismo, che fu il segnacolo di quelle dottrine, sono sorte e vigoreggiano oggi altre dottrine che, senza accettare in tatù la teoria dell'origine patologica del delitto, ne spiegano tuttavia la patogenesi, radicando nel soma la causa primitiva della capacità criminale. L'odierno sviluppo raggiunto dalle scienze biologiche e psicologiche ha largamente legittimato questo indirizzo, contro il quale non potrebbero risorgere le critiche che accompagnarono il decadere del Lombrosismo. Si può, indifferentemente, accettare come fattore essenziale e specifico della criminalità l'esistenza di una costituzione delinquenziale, come sostiene il Di Tullio, o di una diatesi criminale come vuole il Papillaut; si può aderire alla tesi del Pende, secondo cui la criminalità è in rapporto con una deviazione della normale costellazione neuroormonica, ed ecco che il problema si illumina della stessa luce: l'assistenza ai figli dei reclusi, che può apparire, per i più, ispirata soltanto dal sentimento e dalla pietà, supera, nella sostanza, i motivi consacrati e tramandati dalla tradizione romantica e lacrimosa, della letteratura popolare e verista (chi non ricorda Cosette e gli altri piccoli protagonisti dei romanzi di Hugo o di Zola?) per tradursi, senza che si svuoti del suo contenuto umano e gentile, in una branca dell'attività assistenziale onde si esprime e si persegue la necessità della difesa sociale. In una società saldamente organizzata, dove l'infanzia è al centro di una valutazione etica dello Stato, dove la fanciullezza è considerata come figliolanza, vincolo cioè e sostanza della famiglia, espressione della perpetuazione degli uomini della nostra stirpe, non potrebbe, del resto, essere altrimenti. Il Regime ha avvertito la portata e gli aspetti del problema sociale in cui si risolve la sorte dei figli dei reclusi, ha intuito il pericolo che può derivare per la società e per la razza dall'abbandono di questa teoria di derelitti — orfani di vivi — e nella nuova legislazione ha introdotto saggie disposizioni, in virtù delle quali al « consiglio di patronato » istituito presso ciascun tribunale è affidato non solo il compito di Isegnalare all'Opera Maternità ed ìInfanzia i casi più penosi ed ur- jgenti, ma anche quello di presta-re, in continuità, assistenza ai fi-j glioli dei detenuti, con ogni forma ! cidi soccorso ed anche con sussidi j non denaro. leIdi300 ricoverati jzacocoSiamo lontani, ancora, da un'as¬ sistenza organizzata su basi sta-1 sitali, con metodi univoci e finalità còuniformi e precise, ma il problema, comunque, non è ignorato o negletto. Del resto, se anche in questo campo l'iniziativa privata soccorre e sostituisce l'opera dello Stato, l'assistenza, in concreto, non risulta scarna o manchevole. tistnsctaganilasctiessi sono valutati appieno nel qua-1 edro dell'assistenza, secondo il prin- aciplo che regola la vasta organiz- 3Istituti di varia mole e di diversa struttura sono sorti in molti cen tri e funzionano ottimametne, facendo nel complesso nel bene: lungi dall'essere ignorati dallo Stato, zazione assistenziale ed in virtù del quale a ciascun bisogno sociale ed umano, civile e morale, corrisponde una determinata istituzione, la quale, a sua volta, non ignora le altre, ma vi lavora a contatto, perfettamente coordinata con esse, in guisa da raggiungere i risultati più ampi. L'« Ospizio educativo per i figli dei carcerati » sorto quasi mezzo secolo fa all'ombra di questo San- dpggcplLshetuario, è senza dubbio la istitu- hacamnizione maggiore. Creato dall'iniziativa tenace dell'avv. Bartolo Longo, il banditore della fede e l'araldo della carità in questa contrada, l'apostolo laico che seppe creare accanto alla città pagana tdissepolta, una città cristiana, do ve attorno al tempio consacrato alla Vergine si elevano, come tanti altri templi, opere magnifiche di solidarietà sociale, l'Ospizio per i figli dei reclusi si è sviluppato in diretto rapporto col crescere e col moltiplicarsi delle fiumane sospinte, qui, dalla fede, in incessante pellegrinaggio. Una decina ntvsutdèerano i derelitti che l'ospizio ap- cogl-ieva al PrlnciPio del secolo: j coggi sono più di trecento. Egualmente ristretto, all'inizio, il numero delle figlie dei carcerati accolte nell'istituto che si affianca al ricovero per le orfanelle; egualmente spettacoloso lo sviluppo attinto, in pochi decenni, da questa istituzione, fiorita anch'essa dalla fede e dalla carità. pmcssnclnLa storia del processo genetico i idi queste opere è colma di interes- j cse. Ma di è anche li sorprendente interesse ipl'anahsi del loro funzionnamento. Il bilancio dei vari isti- etuti ha dei totali astronomici: per rassicurare, sulla base attuale, il I mregolare funzionamento dell'ospi-1 pzio per ì figli dei reclusi, occor-1 rrono circa due milioni all'anno : Zpiù di un milione è assorbito sol-1 btanto dall'istruzione professionale pe dalle esigenze relative alla ge- mstione dei laboratori, ì quali, per Cavere una finalità prevalentemen-1 dlgnsgetvte sperimentale, risultano decisamente passivi. A questo carico ingente provvede la carità: la sola risorsa su cui può contare l'istituto. Ma il miracolo si compie da anni, regolarmente, tacitamente: alla luce di queste opere, la religione diventa, per tutti, fuoco vivo di amore e di carità. E l'attrezzatura degli istituti, l'orgaInizzazione assistenziale che vi è accolta, non solo non ha nulla di anacronistico o di angusto, ma è, sotto tutti gli aspetti, di una modernità e di una razionalità sfolgoranti. Il sistema educativo Una sede colma di magnificenza; una teoria di laboratori e di officine accuratamente aggiornata, negli impianti, secondo la te cnica più recente; aule scolastiche piene di luce e di sole, dotate del materiale didattico più acconcio, collegate tutte con la direzione da un impianto radiofonico che permette ai dirigenti di seguire in ogni istante l'andamento delle lezioni; vasti piazzali di ricreazione ed ampie palestre per l'educazione fisica: ecco, in sintesi, la struttura dell'istituto. Ma come si compie l'opera educativa, su quali capisaldi si impernia il processo che deve portare alla valorizzazione sociale dei piccoli derelitti? La premessa da cui parti Bartolo Longo nel gettare le basi della sua opera può avere, per taluno, un certo sapore polemico: alle dottrine materialistiche che allora signo ì reggiavano anche oltre i confini| j dell'ambiente scientifico, egli op'pose — e non per amore di conjtrasto, ma per saldezza di convin cimento — la tesi che la salvezza non è fatalisticamente impossibile: la salvezza viene all'anima dal di dentro; la salvezza viene a forza di fede. Muovendo da questa concezione idealistica della vita (la concezione cattolica è incompren- sibile senza l'idealismo) egli indi cò come base del sistema educa tivo da applicarsi nell'istituto questi tre fattori: religione, istruzione, lavoro. « Tre fattori — egli scrisse in una memoria presentata al principio del secolo al Congresso di Bruxelles — in tal guisa allegati e stretti fra loro, che l'uno impronta ed informa l'altro ed il sentimento religioso vivifica ed anima ciò che è il portato della scuola e della officina, rende fruttifere e durevoli le conquiste di esse e vaie potentemente a pla amare ed a costituire una saldis 3mia coscienza morale in indivi- dui, che, a taluni, parevano non potessero acquistarne alcuna ». Questi cardini, fissati dal Longo per il sistema educativo dei figli dei carcerati, hanno avuto il collaudo dell'esperienza e del tempo. Su di essi, i Fratelli delle Scuole Cristiane — i seguaci del De La Salle — chiamati nel 1907 a svolgere la loro opera nell'Ospizio, hanno innestato la propria tecnica educativa. Lasciata alla scienza ha pjU ampia facoltà di operare col soccorso dei suoi interventi per arginare e correggere quelle anomalie di sviluppo che si riscontrano nei piccoli derelitti e che sono il più delle volte imputabili alle tar6| j] ai3tema educativo in atto nell'Ospizio si snoda sin dall'istante in cui « l'orfano della legge » varca la soglia dell'istituto. Pietà ed amore In tutte le volontà umane c'è stoffa di un eroe della virtù e di un tipo di delinquenza: di un santo e di un malfattore; la pregiudiziale, più restia e più pericolosa, è l'ambiente in cui il figlio del carcerato""visse," specialmente dò po il delitto paterno; i tre grandi mezzi di riuscita nella sua educazione sono: insegnamento persuasione esempio. Da questi presupposti muovono i Fratelli — non altrimenti i piccoli derelitti chiamano i loro educatori — nella formazione e nella valorizzazione sociale dei fanciulli che sono i ioro Sfidati. Niente di duro di arj cigno _ di inflessibile, perciò, nella ipratica educativa: i Fratelli vivono la vita stessa del fanciullo per essere pronti a prevenire ed a cor reggere; costantemente, paternaI mente tesi a vigilare studiare com1 prendere gli alunni per consegui1 re una fertile e duratura penetra Zione delle loro anime alle vie del 1 bene. Quali i risultati di quest'o pera educativa cosi largamente materiate di pietà e di amore? Copiosi, convincentissimi. E lo ve1 dremo penetrando nelle aule scolastiche e nei laboratori, interrogando questi fanciulli trasfigurati nell'anima e nel corpo dall'assistenza onde son circondati, seguendo quelli che qui sono stati educati e che, cresciuti con un sentimento squisito e profondo di libertà e di dignità civile, si sono variamente ma decorosamente conquistato il loro posto nei mondo. Francesco Argenta I figli dei carcerati mandano ogni anno ai loro benefattori come un consuntivo di quel che si è fatto ed un programma mette di fare : allorché la stampa della pubblicazione è un calendario che costituisce di quel che l'Ospizio si riproin corso, tutti i piccoli sono mobilitati Ecco con quale fervore attendono ad incasellare le migliaia d'esemplari

Persone citate: Bartolo Longo, Di Tullio, Francesco Argenta, Lombroso, Longo

Luoghi citati: Bruxelles, La Salle, Pompei