Nella mischia di Giuseppe Ambrosini

 Nella mischia DALella mischia NOSTROINVIATOSaint Brieuc, 6 luglio. Sarebbe perfettamente inutile)nascondermela le cose oggi sono\andate, per noi, meno bene di ieri L'ordine di arrivo e la classifica vi diranno che Vicini, e più ancora Bartali, hanno perso terreno, in confronto di «omini come Magne, Speicher e Lowie, che sono fra quelli che più ci incutono rispetto. Niente di grave, si capisce, ma neppure del tutto soddisfacente e che sarebbe bene non si ripetesse spesso prima dei Pirenei. Sapevamo che questa tappa presentava per gli « azzurri » insidie più pericolose della precedente, per la conformazione del percorso, molto più tormentato, di quello della Parigi-Caen, come ieri aveva rilevato Antonino Magne, l'uomo che meglio conosce le strade di Francia, il quale alle reclute della sua squadra aveva detto: « Attenti, ragazzi! Diffidate di questa tappa che sembra una cosa da niente e invece è molto pericolosa, perchè le sue piccole salite si succedono ia ritmo accelerato; si può crolla- re verso la fine e perdere minuti1 preziosi ». Ma l'avvertimento non è valso ai snioi allievi (nessuno dei quali si è salvato nel burrascoso finale, che ha messo invece in luce il valore e l'esperienza di anziani come questo maestro, Speicher e Leducq; ne poteva servire ai nostri, che queste strade conoscono poco o niente. Questa è stata una delle prime ragioni per cui la squadra azzturra si è un po' sbandata ed ha chiuso la giornata in passivo. Ma ve ne sono parecchie altre che vi dirò man mano che la cronaca le suggerirà. Una bella passeggiata La prima metà della tappa è stata più interessante per noi dal lato turistico che da quello agonistico. Abbiamo avuto modo di gustare con calma l'originale ed affascinante bellezza dì questa Brettagna sempre verde e sempre burrascosa, apparsaci sotto tutti i toni di luce, come se un abile regista la regolasse dall'alto a variarne gli effetti — ora scintillanti, ora smorzati, ora cupi — e per dare maggiore risalto alla campagna ancora tutta fresca, alle distese dt prati vellutati, alle vallette colme di alberi bruni, alle colline mollemente digradanti, alle case fiorite, ai paesi annunziati di lontano dagli aguzzi campanili rivestiti di ardesia chiara. La strada accarezzava in garbate volute e in tenui ondulasioni questo mareggiare di verde che sali e poi scese a baciare quello torbido dell'Atlantico, sulle cui sponde giungemmo al tramonto corrucciato e rigido. ■ Questa escursione durò per 110 chilometri, durante i quali i 9S corridori (avevamo lasciato a Caen lo sfortunato Maye, costretto all'immobilità dalla spalla contusa nella caduta di ieri) non vollero decidersi a venire alle prese. Questa inziativa non spettava certo ai nostri, la cut tattica fino ai Pirenei sapete quale è. Nè i belgi pare vogliano uscire dalla posizione di difesa che anch'essi si sono proposti, forse per non correre il rischio di sconvolgere la quadruplice base della loro squadra e avere quattro carte da giuocare sui Pirenei. Si sa infatti che il loro direttore ha diviso i suoi dodici uomini in quattro gruppi che fanno capo a Maes, Vervaecke, Vtsserse Disseaux; al primo ha assegnato come gregari Kint e Masson; al secondo Lowie e Walschot; al terssa Meulenberg e Lauwers; al quartò Pirmez e Neuville. Ecco perchè in questa tappa la corsa è intonata alla combattivitàdei francesi, che sanno quanto que-ste strade siano loro favorevoli, ai tedeschi che, reduci quasi tutti dal giro dì Germania, vogliono sfruttare la loro completa forma finche non sopraggiungerà la stanchezza, ai lussemburghesi che vanno più che altro alla caccia di vittorie di tappa. Le prime tre ore di marcia quin- nonconcuseronene,maeero ciò nonostante, fugaci sprazzi di elettricità. Sulla salita dopo 9«r'^«™Tl!?™X ±l»haJJt'tJ?ì ?S?P±J°fZ nay, che fu preso da Langhof ed Heide; ma i due tedeschi, forse non volendo dare noie alla loro « maglia gialla », non coadiuvarono il francese, e tutti e tre furono raggiunti da Gianello. Invece Mollet, Berrendero e Bernardoni, gettatisi all'inseguimento, non insistettero e furono riassorbiti dal grosso, condotto da Servadei. Poco dopo partirono alla caccia Mollo, Lamure, Marie, Berrendero, 'Le Guevel, Bernardoni, Marcaillou e Vervaecke, che riafferrarono i fuggitivi, imbattuti da tutti gli altri, a 10 cfci!omet*ri da Vire (Km. 58). In questo frattempo Bergamaschi aveva dovuto cambiare una ruota per rottura di raggi e inseguiva da solo, dolorante al ginocchio sinistro per la caduta di ieri, che gli aveva riacutizzato le con¬ seguente di un'altra dell'anno scorso. Vi dirò senz'altro che il bravo Vasco da questo momento rimase quasi sempre solo. Come se ciò non bastasse, a trenta chilometri dall'arrivo, fu investito da un corridore e ruppe un'altra ruota, cosicché terminò lontano e non in buone condizioni. La « maglia gialla » scappa Ancora una scappata di Deforge e Langhof dopo Tirepied (Km. 100) annullata oltre Avranches (Km. 109), un'altra di Van Schendel, Lowie, Speicher, Gosson e Hauswald durata pochi minuti. Ed ecco passare dalla bonaccia alla burrasca, attraverso una piccola serie di scatti inconcludenti, che però dimostravano che gli umori fossero cambiati e la vera corsa stesse per cominciare. » Dopo Precey (Km. 120) la «maglia gialla» partì a fondo, senza che nessuno, all'infuori di Le Guevel, reagisse h^mediatariusnte. Evidentemente Oberbeck non è preso molto sul serto dai maggiori avversari, ed egli può approfittare di questa noncuranza, per fare cose che, per esempio, a un Bartali e ad un Maes non sarebbero permesse. In «»i batter d'occhio i due avvantaggiarono di un minuto; in dicci chilometri di due. Proprio in qucslo frangente tutt'altro che allegro Bartali forò; Bini gli diede la ruota (chi può dubitare ancora della devozione di Aldo a GinofJ mentre Mollo si fermò e rientrò subito in gruppo con Bartali. Nei pasticci quindi rimaneva Bini, cui vennero a dare appoggio Introzzi e Trogi e, poi, anche Gallien, anch'egli appiedato. I quattro si misero a tirare pancia a terra, ma in realtà solo il tiro di Bini e di Gallien faceva guadagnare terreno; Trogi era quasi nullo e Introzzi presso a poco. Questi poi dovette fermarsi per rimettere a posto la catena e a Trogi noti parve vero di prendere respiro aspettandolo, ed entrambpresero a navigare nelle retrovieAl contrario Bini e Gallien compirono un inseguimento brillantissimo (questo francese mi pare che sia destinato a far molto parlare di sé) e in venti chilometri si portarono su un bel gruppo. Ma non era il primo, perchè intanto il grosso si era andato frantumando in tre pezzi. Nel più avanzato di tutti erano Stmonint, Lesueur, Galateau, Oubron, Goasmat, LeducqLowie, Heide e Mollet, mentre nesecondo erano * Clemetis, Tanneveau, Louviot e Hauswald. Il terzo era quello raggiunto da Bini e Gallien e in cui erano gli uomini più pericolosi. Fin qui, dunque, la situazione dei nostri due capisquadra era rassicurante. Ma si capovolse in seguito e andò man maìio peggiorando. A dieci chilometri da Dinnn i due gruppetti che inseguivanoOberbeck e Le Guevel si fusero ealle porte della città presero lacoppia dei fuqgitivi. I tredici davanguardia precedevano, al con-trollò, di l'SS" una dozzina di ito-mini, tra cui c'erano Vicini, Ver-vaecke e Bini, di 2' un altro gruppo in cui figuravano Speicher, Magne e Disseaux, di i'\0" un terzo gruppo con Mollo, di S' un quarto con Martano, Bartali, Maes, Cottur, Rossi e Servadei. Come vedete le faccende cominciavano a imbrogliarsi, specialmente per Bartali, tanto più che il nostro campione non sembrava in vena dprodezze e adducendo, a'ragione o a pretesto, di non voler fare il gioco di Maes, non aveva piacere che Martano tirasse come avrebbe potuto. Situazione poco lieta Quando Bini dovette fermarsper tirare la catena (ma scelse un brutto momento) capimmo che non avrebbe più potuto riprendere dava la pattuglia anche se non aceva vittime, perchè tutti avevano stretto i denti e nessuno riuciva mai a prendere più di ventmetri di vantaggio. A un'ennesierreno non solo perchè nell'inseguimento aveva già fatto miracol— ma a grave prezzo — ma perchè la bufera imperversava vioenta fra gruppo e gruppo e sfilava oltre i 42 orari, aiutati davento che aveva cambiato direzione. E quando Speicher, MagneLowie e altri nove raggiunsero Viini e Vervaecke e insiej?ie preseo i tredici di testa, sentimmo che a situazione di Bartali era anora meno lieta, anche perchè Rossi aveva male alle gambe (l'umidità di ieri si è fatta sentire)Servadei aveva la ruota anteriore he urtava nella forcella. Mollo e Cottur avevano già fatto abbatanza e Martano non poteva fare per tutti. Il ricongiungimento dBartali appariva così ormai impossibile; ci auguravamo solo che l distacco non prendesse troppo mpie proporzioni. A lfó chilometri dall'arrivo riprese più accanita che mai la lota fra i venticinque uòmini. Era un fuoco d'artificio di scatti fuiosi, un susseguirsi di volate a ig-zag, un mitragliare che sban- ma scarica, Majerus, Scheller et Oubron ebbero la meglio; per poco, però, che Magne, Clemens,, Goasmat, Lowie e Wengler si ributtarono sotto i tre, mentre Vicini inseguiva e gli altri non /ci riuscirono più. Fra queste due fo rmazioni s'impegnò a duecento m et'ri di distanza una lotta a coltello. In un primo tempo sembrò (Uhe i primi prendessero il volo, ini' un secondo il distacco andò diminuendo e già si credeva che gl'inséi /nitori l'avrebbero spuntata, quajjndo, aumentando di nuovo i primi >,e diminuendo i secondi il loro o:ccanìmenio, l'apertura tra le due unità tornò ad aumentare: J .llora Speicher, Lesueur e Leduca i rovarono ancora sufficienti risor: te per andare da soli alla caccia d\ei primi, che raggiunsero a i'jugon (km. 200): poi ripresero Weckerlìng e Cosson, mentre Schel\ler, sfinito, mollava al pari di tìubron. Rimanevano così dieci noi/tini padroni della situazione. B' furono quelli che disputarono V:i volata sul piccolo velodromo '.idi Saint Brieuc, nella quale Majvmis ebbe il sopravvento su Goaimiat, che non avrei mai creduto l.osì solido e veloce, Weckerling e Speicher. Come stanno i nostri La I maglia gialla !i passa dunque a Majerus. Questo a noi interessa ben poco,j che non è qui che la vogliam.o prendere. Piuttosto vi voglio diire la mia impressione sulla giornata dei nostri. Quella di Bartali non è stata felice. L'acqua e il ftjréddo non fanno bene a Gino; e feluche non scenderemo .più a sud y.on abbiamo da aspettarci il contrario. Poco fa Gino mi diceva che' in partenza si era sentito legahj e pesante^, io credo che anche hquando si è trovato preso nella-S mischia più ardente, gambe eli fiato non lo abbiano servito a il dovere. Parecchi uomini della squadra lo hanno so¬ tenuto, ma non hanno potuto conrariare le sue possibilità 0, seondo lui, la sua volontà. Nulla i allarmante in questo, che era n parte previsto, dati i mezzi e l sistema di corsa preferito dal oscano. Vicini ha sentito il peso ella tappa; ha bisogno di caldo nche lui, ma sopratutto di chilometri per disporre completamente ei propri mezzi. La sua forma è ncora a corto; la stagione di queto nord della Francia non lo aiua a completarla. , Bini sarebbe stato anche oggi il migliore dei nostri senza la foraura e la fermata obbligatoria. Rossi non è l'uomo della Parigi Roubaix e della Parigi-Tours; miei timori sul suo conto si vengono aggravando. Servadei e Cot ur hanno lavorato con impegno. Simonini e Martano sono quelli die meno hanno risentito della attaglia indiavolata. Trogi appae mettilo liquidato, e non vorrei he lo fosse anche Bergamaschi opo la caduta di ieri e la sfachinata di oggi. Introzzi è troppo n ritardo di lavoro. Questi miei franchi e non certo molto lieti rilievi non debbono imressionare. Sono certo che i cento ltimi chilometri di questa CaenS. Brieuc li hanno sentiti tutti e he le fiammate dei tedeschi e dei ussemburghesi si spegneranno ai iedi dei Pirenei. Non dimentihiamo che alla seconda tappa anno scorso Bartali aveva 5'17" i ritardo e Vicini lS'iO". Certo, ome ho detto, questa giornata on dovrebbe riitetersi, almeno nei onfronti di avversari di cui sulle montagne non si potrà disporre a olontà, come Magne, Lowie e peicher. Domani andremo a Nantes: alri 23S chilometri altrettanto onulati e perciò altrettanto insidioi. Speriamo che questo terzo paso verso le montagne ci costi meo di quello di oggi. Giuseppe Ambrosini

Luoghi citati: Francia, Germania, Martano, Parigi