Il Goggiam senza briganti

Il Goggiam senza briganti Il Goggiam senza briganti Come è crollato il castello di fango del banditismo e come è sfumata la leggenda della ribellione ADDIS ABEBA, giugno. In Etiopia il brigantaggio era una norma di vita. Come 1 campi ncolti restano preda delle erbe inestanti, cosi il brigantaggio si sviuppava in Etiopia ove aveva messo radici profonde che la mancanza di organizzazione alimentava e sviluppava. Si contano sulle dita villaggi che non hanno pagato tributi al brigantaggio che viveva vessando le popolazioni le quali subivano passivamente" tenute a freno dalla paura. L'occupazione italiana ha distrutto automaticamente questa mala erba:- le popolazioni, sentendosi protette, si ribellavano alle mposizioni impadronendosi del capi che' consegnavano alle autorità italiane. La zona da disinfestare Sapere, per esempio, che a cento chilometri di distanza dal villaggio, aveva sede un piccolo presidio militare, era sufficiente per dare coraggio alle popolazioni e forzare la loro compressa reazione. Sono State le stesse genti etloplche che hanno combattuto o distrutto il brigantaggio, i cui residui, vista la mala parata, si erano rifugiati nel cuore dei Goggiam rintanandosi su montagne 1naccessibili da dove facevano puntate improvvise, razziando e devastando. , I banditi avevano scelto a campo della loro azione il Goggiam per vari motivi, primo fra altri quello della mancanza di strade camionabili attraverso il territorio, mancanza che rendeva quasi im possibile il tempestivo intervento delle autorità italiane, ed anche perchè il Goggiam, ricco di vallate fertili, di pascoli opimi e di montagne 'elevantisi al di sopra degli altipiani, offre numerose possibilità di sicurezza e consente certezza di vita alle bande per le sue Immense capacità di rifornimento I capi banditi, resi esperti da quanto era accaduto al loro colleglli operanti nelle regioni ove la penetrazione italiana era stata più evidente, avevano creato nel Goggiam nuclei di qualche centinaio di armati che agivano muovendosi In varie direzioni per poi radu narsi ad un punto stabilito da dove piombavano improvvisamente sul villaggio preso di mira. L'intervento delle autorità italiane, le quali venivano a conoscenza dell'accaduto con notevole ritardo, non poteva, per la già accennata deficenza di strade camionabili, riuscire tempestiva; nè era facile, per le truppe incaricate della repressione, lo scovare banditi che trovavano il mezzo di sfuggire al giusto castigo nascondendosi nelle grotte numerosissime e nelle profonde insenature delle forre. Questo stato di cose non poteva durare: le popolazioni scampate agli eccidi affluivano nei lontani centri di presidio chiedendo protezione e creando difficoltà di carattere logistico mentre lasciavano, più che mai, il territorio sotto il dominio incontrastato dei predoni. gndlpcsgchszStrade e truppe Scartato il principio dell'azione repressiva, che non riusciva ad ottenere il risultato desiderabile, tenuto conto della eccezionale mobilità dei razziatori, veniva iniziata una azione, di.vera e propria disinfestazione della zona. Venivano all'uopo Intensificati 1 lavori della camionabile Addis Abeba-Flccè-Nllo Azzurro - Debra Marcos, arteria Iniziata il 1° febbraio ed oggi completamente massicciata per una lunghezza di ol tre 200 chilometri — mentre si metteva mano all'apertura di una pista che, attraverso i monti Talò e Celti, raggiunge Mota spingendosi'fino a Bahar Dar e il Lago Tana. Colonne celeri avanzavano intanto verso il centro d'azione dei banditi col piano strategico di stringerli in una morsa e distruggere definitivamente l'infezione del brigantaggio. Centurie di lavoratori attaccarono la catena dei monti Talò ( Celti, che si eleva oltre i 4100 metri, aprendo un varco per il passaggio degli automezzi, centurie sotto la cui protezione si posero le popolazioni ritornate nel villaggi abbandonati, senza che si avesse traccia dei banditi. Il movimento delle colonne, convergente da sud, sud-est e sud ovest, ebbe inizio circa due mesi or sono ed è stata più azione tattica di esplorazione che azione di guerra. Durante la marcia delle colonne si è rivelata in pieno la sostanza di ciò che era stata definita come la ribellione del Goggiam. Capi presunti ribelli, che vivevano invece nascosti per sfuggire alle imposizioni dei banditi, si presentavano ai comandi di colonna mettendosi a disposizione delle autorità, mentre nuclei d'armati, costretti all'obbedienza dalla temuta ferocia dei caporioni, approfittavano della presenza delle nostre truppe per arrestare i loro capi e consegnarli alle colonne d'operazione. Potrebbe sembrare strano il fatto che uomini armati subissero la volontà di caporioni odiati; ma chi conosce l'abulia e la remissività delle genti locali, viventi in continuo stato di pauroso orgasmo, ablto derivato dalla lunga tradizione di servaggio e dalle continue , „„ 23 u„„ j„ - prepotenze cui hanno dovuto sot- tostare, si rende conto perfetta-mente di quanto sia normale il fe- nomeno che trae origine da uncomplesso di cause naturali, perqueste popolazioni: ignoranza, mentalità, stesse condizioni d'ambiente, norma di vita. Il banditismo è fine a se stesso: a capire questo arrivavano anche e à è i e a e i gli etiopici. Costretti, sotto minaccia di morte, a seguire un'orda di banditi, i più, anche perchè l caporioni si interessavano di ripeterlo continuamente, sapevano che per loro non vi era ormai nessuna via di mezzo: o 11 brigantaggio o la morte. Il proclama del Viceré alle popolazioni del Goggiam ha trasformato, offrendo una possibilità, completamente la situazione. La vita che ritorna L'etiope è infido e sospettoso: ma, benché non si fidasse, ha preferito il dubbio di un perdono all'appartenenza ad orde di banditi mascherati di patriottismo. La disinfestazione violenta del Goggiam si è risolta in un accorrere spontaneo di nuclei che consegnavano le armi e si mettevano a disposi sione delle colonne meravigliandosi che non si prendessero prov vedimenti nel loro riguardi. Convintisi, hanno chiesto di essere arruolati, e, nell'attesa, sono rimasti negli accampamenti, servendo gli aicari e fraternizzando con .loro. Villaggi, trovati dalle colonne, mezzi devastati e completamente abbandonati, si ripopolavano come d'incanto al sopraggiungere delle nostre truppe e gli abitanti, con 1 notabili alla testa, si presentavano agli ufficiali recando regalle e viveri che avevano tratti da nascondigli nei quali avevano celato t propri! averi prima di abbandonare le case minacciate dal banditi. La ribellione del Goggiam è tutta qui: un'azione di brigantaggio organizzata su larga scala subita dalle popolazioni che sottostavano mordendo il freno. E' bastata la prima occasione perchè il castello di fango precipitasse. Il prestigio dei capi banditi si è mostrato con la sua vera faccia e per quello che effettivamente era: coercizione violenta della volontà delle popolazioni, le quali si sono vendicate arrestando 1 caporioni e consegnandoli alle autorità. La consegna dei capi banditi da parte delle popolazioni non rivela soltanto l'inesistenza nel Goggiam di un focolaio d'infezione; essa dimostra anche la fiducia colla quale queste genti guardano all'Italia di cui imparano a conoscere la potenza e ad apprezzare l'alto senso di giustizia. Tutti i capi banditi consegnaterano stati prima delicatamente bastonati; ma l'atto, se si tiene conto delle sofferenze dovute patire e del pochissimo valore che ha per gli indigeni la vita umanariafferma la considerazione delle popolazioni verso il Governo, acui giudizio hanno rimesso decisioni, di propria competenza secondo il diritto locale, costringendo la propria volontà fino apunto di consegnare vivo il nemico odiato. P. L. Zuccari

Persone citate: Celti, Debra Marcos, Lago Tana, Talò