IL PRESIDENTE E IL PAESE

IL PRESIDENTE E IL PAESE i z*anuo uri nniM Messico IL PRESIDENTE E IL PAESE Diciotto razze inquiete che non conoscono disciplina - Come è sentita la nazionalizzazione del petrolio .) (DAL NOSTRO INVIATO) Città del Messico, giugno. Tutti i giorni, Messico riserva una sorpresa, grande o piccola che sia: un indio dal volto a triangolo, un altro indio baffuto come un filosofo cinese, un terzo indio simile a mille altri, ina che si è andato a mettere nel punto più movimentato del marciapiedi per esporvi le sue mercanzie: una renfino di pomi in tanti mucchietti a forma di piramidi. E, sempre, una nuova chiesa, una casa coloniale a stucchi rococò e, di tanto in tanto, una facciata crivellata di pallottole. La sorpresa odierna sta in un vecchio manifesto elettorale, che io vedo appiccicato al muro in Do. celes. L'ambasciatrice se ne va Il vento, la pioggia e il sole l'hanno ingiallito e macchiato questo vecchio manifesto. Gli angoli sono accartocciati e qualche strappo appare qua e là. Il taccheggio troppo forte e le ingiurie del tempo lasciano vedere a stento la fotografia del candidato e del suo nome non rimangono che la prima e l'ultima sillaba: ree. Più sotto, però, il programma è intatto. E' breve e conciso: «Il candidato non è comunista ». Si, checché si creda in Europa, il comunismo nel senso bolscevi co è bandito dal Messico. Eppure, direte... Ecco: per un po' di tempo, Messico e Russia camminarono a braccetto. Diego Rive ra, U pittore del Messico moderno, nei suoi affreschi che ornano le gallerie dei ministeri, il palazzo di Cortes a Cuernavaca e lo stesso palazzo presidenziale, non fu parco nè di bandiere rosse nè di « falce e martello ». Feste e ricevimenti calorosi vennero organizzati all'arrivo dell'ambasciatrice straordinaria sovietica Alessandra Kollontai. E non furono poche le volte in cui ella assistette a fianco del Presidente della Repubblica alla sfilata delle truppe federali. Ad un dato momento anzi, qualcuno ebbe timore che il Messico stesse diventando una « Nuova Russia »; quando, detto non detto,-la bella ambasciatrice fece le valigie e se ne ritornò ai suo paese. Perchè? Perchè pare che gli Btàti Uniti abbiano voluto così. Si era sotto il « regno » di Cailes. E, con Calles, messo il comunismo in soffitta, la dottrina ufficiale restò quella «socialista»: l'unione delle classi, la collaborazione fra capitale e lavoro chiamata « feconda » in opposizione alla lotta di classe stigmatizzala come « distruggitrice ». Si passò, come vedete, dal rosso-scarlatto al rosso-pallido e, negli ultimi anni dell'egemonia Calles, al rosa. Con Càrdenas, invece, le cose sembrano cambiate. I sindacati operai e contadini, organizzati sotto forma ufficiale, hanno fatto trionfare la lotta di classe, le terre e le ferrovie sono state espropriate e i petroli pure, cosicché molti prevedono un ritorno lento e graduale verso il rosso-scarlatto. Per conto mio, la politioa di Càrdenas non ha un colore definito e definibile. Secondo i momenti, secondo le circostanze interne e, soprattutto, secondo le necessità economiche del paese e le influenze dell'estero, è rossa, rosa, verde e nera. Spesso, vi si intravvedono anche l riflessi della bandiera stellata degli Stati Uniti d'America. Analisi di un regime Rodulfo Brito Foucher, che conosce bene il paese ed i suoi uomini, definisce il governo messicano cosi: «Una dittatura presieduta da un dittatore nazionale con poteri illimitati e sostenuta dall'esercito di fronte al popolo e dal governo degli Stati Uniti di America di fronte all'esercito». Con ogni evidenza, la definizione di Brito Foucher risale all'epoca di Calles. Per Càrdenas, essa è incompleta e, nell'ultima parte, inesatta. Mi spiego. Il governo di Càrdenas, dopo avere, per cosi dire, assunto il monopolio dell'organizzazione sindacale dei contadini e degli operai, ne ha imposto la loro militarizzazione. Ora, i sindacati militarizzati tengono a bada l'esercito, come l'esercito tiene a bada i sindacati, cosicché la definizione predetta dovrebbe correggersi così: «Una dittatura sostenuta dall'esercito di fronte al popolo e dai sindacati di fronte all'esercito». E gli Stati Unitif Oli Stati Uniti, per il momento, stanno a guardare. Che il governo 7nessioano sia una dittatura vera e buona, non cè dubbio. E non ci sareobe nulla da ridire, se essa non si rivestisse d'un falso vello democratico, per il quale e sotto il quale esistono le elezioni, la libertà di stampa ed altre cose, di cui il governo in parola si fa gran vanto. La libertà di stampa, però, esiste soprattutto per i fattacci di cronaca e, al riguardo, è tanta che ormai si è cambiata in licenza. Talune pagine di giornali sono vere gallerie della delinquenza, piene come sono di fotografie dì ladri, truffatori, assassini. Per la parte politica, vivono due o tre giornali d'opposizione. A leagerli attentamente, nondimeno, si mostrano sempre più violenti nelle parole che nel contenuto. Sembrano — e il paragone non sia offensivo! — a quei cotali cani che abbaiano e nontmordono. Per questo, il governo li tollera. L\ tollera, altresì, per la necessità di ingannare o, per lo meno-, tranquillizzare la coscienza quaccheresca di Washington e, fors'anche, per ingannare e tacitare la propria. Al Messico, l'elezione dei delegati della nazione alle due Camere deve farsi per voto diretto del suffragio universale. Il presidente in carica, attraverso il governo e il governo attraverso il partito ufficiale — fino a ieri il P.N.R., il partito nazionale rivoluzionario ora P.R.M., il partita della rivoluzione messicana — presenta i proprii candidati e li sostiene con tutta l'attrezzatura dello stato, le casse dello stato e, qualche volta, con le « forze militari » dello stato. E' naturale che questi candidati vincano. E, difatti, non hanno mai perso. Nondimeno, vi sono degli audaci e dei vanitosi, che osano portarsi come oppositori. Ora, le cronache messicane informano che, durante la campagna elettorale, molti di costoro scompaiono misteriosamente, vittime d'un male oscuro o di un delitto ancora più oscuro. Di quelli che miracolosamente restano ancora in lizza, si saprà più tardi che per lo più sono uomini di paglia, messi lì per salvare la faccia, oppure gente che non si contende i voti degli elettori, bensì la benevolenza del presidente. Queste sono le elezioni messicane. Ma, domanderete, il presidente non essendo a vita, a sua volta come viene eletto? Dio mio, dalla defenestrazione di don Porfirio Diaz fino ad Obregon, i presidenti si sono sempre « fatti eleggere », armi in pugno. Dopo Obregon, si inizia un sistema nuovo. Siccome l'articolo della Costituzione che vieta la rieleggibilità allo scopo di evitare gli abusi di don Porfirio non è perentorio ed assoluto, Obregon e CaVes, ohe d'accordo si sono sbarazzati di Carranza, l'interpretano come riferentesi soltanto alla rieleggibilità immediata e, di conseguenza, decidono, da buoni amici, di alternarsi al potere. Cosi Calles succede ad Obregon e Obregon a Calles. Senonohe, al secondo turno, prima ancora di entrare in funzione, Obregon viene assassinato in modo come al solito misterioso. Che fa Calles ? Una cosa semplice. Cerca I| di perpetuare il proprio potere attraverso uomini di paglia. Così, sotto la maschera della demo» crazia, al di sopra e attraverso i suoi successori, egli continua a far muovere tutto con un sol cenno del capo. Dalla sua hacienda di S. Barbara, lancia ai ministri, ai governatori e alle sezioni del par-] tifo nazionale rivoluzionario ordini ubbiditi sui due piedi. E, per .sei anni, fa e disfa. Propone e no-^mina i presidenti, lì depone. Non^si dice che con una sua semplice\telefonata interurbana abbia provocato le dimissio7ii di Ortis Rubio ? Càrdenas Ma, Càrdenas? Anche Càrdenas è stato proposto da Calles. Insieme, difatti, essi hanno fatto la campagna elettorale del 'SS, sono passati sotto gli stessi archi di trionfo, hanno parlato l'uno dopo l'altro dalle tavole delle piazze pubbliche e ascoltato a fianco le poesiole dei ragazzini delle scuole. Ora perchè, un anno dopo l'elezione, Càrdenas si sia sottratto all'influenza di Calles e l'abbia persino costretto a partire per l'esilio, non è facile saperlo. Vi è chi insinua aver egli ubbidì-\to alle imposizioni dei sindacati.'Qualcuno sostiene che, sentendo ;il malumore provocato nel paese dalle continue interferenze del l'ex-presidente, abbia agito di conseguenza. Io credo, oltre tutto, che si sia trattato anche di prestigio, Càrdenas sentendo in sè abbastanza capacità e, attorno a sè, abbastanza simpatia per esercitare da solo il potere, per conservarlo e anche per accrescerlo. » Egli, comunque, è venuto su dal nulla. A 10 anni lavorava come tipografo e a 18 si arruolava sotto gli ordini di Obregon. Durante la rivoluzione si fece onore, ma*non ebbe tempo nè la possibilità l!di farsi una grande cultura. L'intuizioiie, la profonda conoscenza dell'anima messicana — Càrdenas è per tre quarti indio — l'attesa paziente e la decisione al momento opportuno, nonché una certa fede nella sua missione pare che siano, perciò, le sue migliori doti come uomo di governo. Non è un tattico della politica nel senso europeo della parola, vale a dire un uomo che sa bilanciarsi fra i diversi interessi di gruppi o di uomini. Ma, rotto agli agguati e alle schermaglie della vita messicana, possiede una diffidenza cauta e guardinga. Privo di idee proprie, si bilancia fra forme opposte di governo: comunismo, socialismo, democrazia, autocrazia con addentellati persino alle ideologie fasciste, senza decidersi, tuttavia, ad attuare risolutaviente nella pratica nessuna di queste forme di governo. Le contraddizioni, quindi, sono numerose. Cosi, mentre espropria le terre e nazionalizza ferrovie e miniere., continua a dichiararsi partigiano della proprietà privata; mentre condanna il collettivismo, conserva il controllo delle terre espropriate concedendole di preferenza ai contadini ubbidienti; mentre proclama luguaglianza di diritti, favorisce i sindacati con lo scopo evidente, di farne uno strumento di dominio pubblico e, mentre favorisce i sindacati, a causa del crescente dominio dello stato sull'industria, sulle miniere e sui servizi pubblici, ha la possibilità di controllare e regolare le fonti di vita — salari e stipendi — e, perciò, di influire direttamente sugli operai, impiegati e funzionari. Molti dicono che sia un utopista. Appunto, un utopista che vuole mettere d'accordo i contrari. Quando, però, ha preso una decisione secondo una teoria o secondo un'altra, va risoluto fino alla fine. Beninteso, le ideologie particolarmente messicane, sono le prime che egli ha cercato di attuare: educazione rurale, salute pubblica, abolizione di privilegi economici e concessioni, sentimento della dignità e unità della cultura messicana. Con q"uali risultati? Dio mio, con i risultati che ottengono coloro che agiscono più in superficie che in profondità, senza contare che i tentativi in parola sono diretti su gente che, come l'india, ha per dote principale l'inerzia e su gente che, come i meticci, ubbidisce più volentieri all'istinto che al raziocinio, pratica l'indisciplina più che la disciplina e l'assenteismo più della cooperazione. Che avverrà ? D'altra parte, la mancanza di unità raziale — fra gli indios vi sono almeno 18 razze diverse — la lunga servitù che non ha per messo lo sbocciare di una vera cultura messicana, la civiltà india troppo lontana nel tempo e troppo vaga, la mancanza stessa Idi mezzi di comunicazione, che | tanto facilitano lo scambio di] ... . ^ee> Spediscono e ritardano la ^0™1™0™ d%Vjofondo senti \ment° aziona e e d'uno spinto disacrifizio nell'interesse generale del paese. In Messico, la parola patria trova più eco nelle gazzette e nei discorsi che nei cuori. Cosicché quando, in occasione della faccenda petroliera, il presidente domanda la cooperaziont del paese, si fta l'impressione che egli parli nel vuoto Nessuna meraviglia, appunto, se un grande problema nazionale come quello del petrolio abbia lasciata, dopo la giornata d'applausi, indifferente la massa ed incominci ad interessarla soltanto ora che i riflessi del gesto di Càrdenas si fanno sentire dal punto di vista materiale con un di crisi. Conclusione? La nazionalizzazione del . petrolio, come d'altronde tutta la politica dì\càraenaSt avra successo o meno 'a seconda aelle ripercttssjon( piu ; 0 mgno gravi nella vita materialedel paese. Paolo Zappa inisìo Càrdenas annunzia l'espropriazione delle compagnie petroliere