Gli sforzi di Stalin e Blum per provocare una conflagrazione

Gli sforzi di Stalin e Blum per provocare una conflagrazione Gli sforzi di Stalin e Blum per provocare una conflagrazione Retroscena della minaccia di Barcellona - Uoleuano bombardare prima Gemma Torino e Tìlìlano, poi doma e napoli - 31 primo bombardamento era fissato al 10 luglio - Ttuoua offensiua contro Daladier Parigi, 30 giugno. Il larvato ultimatum che il partito socialista ha deciso di porre al governo di Daladier per provocare l'immediata riapertura dei Pirenei ha suscitato viva indignazione nei circoli parlamentari e sopratutto nel gruppo radicale e fra l'opposizione di destra. L'exminiBtro Dignac, membro dell'alleanza repubblicana, ha dichiarato in proposito: « La stravagante ed incredibile decisione del partito socialista di richiedere dal Governo l'apertura della frontiera verso la Spagna rossa supera veramente i limiti dell'incoscienza. Se infatti questa richiesta ottenesse soddisfazione essa significherebbe la guerra sicura. Che Mosca sconti freddamente una tale eventualità, anzi che Stalin addirittura la esiga dai suoi pretoriani non mi sorprende. La domanda che si impone però ora è quella di sapere se il governo di Daladier sopporterà ancora per lungo tempo 1 attività di tali pazzi che si dedicano liberamente ad una propaganda e ad un'agitazione il cui risultato inevitabile non può essere che quello di far scorrere il sangue del popolo francese. Oggi, più che mai, bisogna sperare che il patriottismo del Presidente del Consiglio Daladier valga a fargli ottemperare a qualunque costo al suo dovere ». Blum insiste Si apprende intanto che il colloquio personale che Blum ebbe l'altro giorno con il Presidente del Consiglio Daladier fu particolarmente tempestoso e che fu in seguito alle energiche argomentazioni opposte dal Capo del Governo alla demagogia di Blum che ora questo chiederà di rivederlo a capo di una delegazione ufficiale del suo partito per imporgli dì scegliere fri le continuazioni della collaborazione in seno al fronte popolare ed il conflitto aperto con il socialismo incendiario. Sul retroscena di questa folle agitazione dei partiti estremisti francesi che si iniziò col passo Insensato tentato il 20 giugno dal Governo di Barcellona, quando i suoi rappresentanti a Parigi e a Londra avvertirono la Francia e l'Inghilterra che come atti di rappresaglia sarebbero stati tentati dei voli su città italiane e tedesche, il settimanale Grtng'oire pubblica interessantissime rivelazioni che provano che si trattava di un nuovo tentativo del Comintern per scatenare un conflitto internazionale. In seguito a ordine espresso di Mosca una riunione plenaria del partito comunista era stata convocata per il 25 maggio e durò fino al 28. Contrariamente al solito, la riunione non si tenne nè a Valenza, nè a Barcellona, ma a Madrid. Il Cremlino, cioè virtualmente Stalin, aveva delegato dei rappresentanti autorizzati : Schvernik, capo dell'internazionale dei sindacati rossi e amico intimo di Jouhaux, segretario generale della Confederazione del Lavoro,'Manullski junior, membro del comitato centrale del partito comunista russo, e il generale Tcherkassov dello stato maggiore sovietico. Fin dalla prima seduta uno dei membri del comitato centrale del partito comunista, spagnolo, certo Fernandez, presentò un rapporto indicando che il signor Negrin Presidente del Consiglio del Governo di Valenza aveva accettato di adottare ormai in materia di politica estera la linea di condotta che gli verrebbe imposta da Stalin. Questo accordo risaliva al 3 maggio. In cambio della sua sottomissione, il Governo di Negrin otteneva nuove spedizioni di aeroplani, di carri d'assalto e cannoni antiaerei. Infatti sin dal 27 maggio scorso il governo di Mosca accelerò gli invii -li armi. Tre agenti sovietici furono incaricati di tale missione: l'ing. Survovo, rappresentante nel Belgio del commissariato dell'industria di guerra, il colonnello Chapiro rappresentante del commissariato di difesa sovietica, e ring. Aisenberg, rappresentante del comitato dell'industria pesante sovietica. Vennero pure aggiunti due controllori, certi Fainschmidt e Sorokine. Per fronteggiare le spese, duecento milioni di pesetas oro vennero prelevate sul deposito d'oro rimesso dalla Spagna rossa a Mosca in virtù dell'accordo concluso da Largo Caballero. Un comitato segreto Dopo aver regolato tutte queste questioni materiali, la conferenza decise di esigere da Negrin ■ la creazione presso il Consiglio dei ministri di Barcellona di un comitato segreto di cinque persone incaricato di dirigere la politica estera della Spagna rossa. Negrin obbedì il 12 giugno scorso. Il suo Governo era rappresentato anzitutto da lui personalmente, e poi da Del Vayo; tre seggi erano stati riservati ai comunisti: Fernandez, Diaz e un comunista spagnolo, tale Miguel Valtìez, inviato appositamente da Mosca. Il 14 giugno il comitato dei cinque tenne la sua prima riunione. Fernandez fece una dichiarazione per esporre la necessità di trascinare d'urgenza nella lotta contro gli Stati fascisti i paesi democratici e in primo luogo la Francia. Il 16 giugno, seconda riunione, alla quale assiste¬ vfpsnpsns e a a e a n o i e z e o va il personaggio che dirige di fatto la politica estera dell'ufficio politico del partito comunista russo, Mironof. La sua presenza dava alla riunione un carattere di estrema importanza, poiché portava, infatti, gli ordini di Stalin. In seguito a sua domanda, i tre membri comunisti del comitato insistettero presso Negrin e Del Vayo perchè dichiarassero la guerra all'Italia e alla Germania. E' il solo mezzo, ripetevano, di trascinare nel conflitto gli Stati democratici e in particolar modo la Francia. Negrin e Del Vayo si mostrarono anzitutto scettici sull'efficacia del plano, affermando, inoltre, che le reazioni di Parigi e d» Londra non sarebbero conformi alle loro speranze. E in presenza di questa resistenza, Mironof suggerì di rimandare la riunione al 20 giugno. Mironof occupò questi tre giorni ad ispezionare le nuove basi dell'aviazione sovietica create in Spagna nel mese di maggio e al principio di giugno. Esse sono in numero di cinque e godono di una indipendenza assoluta nel riguardi del Governo di Barcellona. Queste basi comportano 75 aeroplani da bombardamento leggero, 25 aeroplani da bombardamento pesante, 100 aeroplani da caccia, 15 idrovolanti di ultimo modello costruiti net cantieri di Odessa. A questo materiale sono adibiti duecento aviatori allenati ai bombardamenti notturni, cinquanta meccanici, sette ingegneri specializzati nella sistemazione degli aerodromi e nella ripartizione del materiale aeronautico. A queste cinque basi vennero consegnate durante gli stessi periodi 10 mila torpedini aeree del tipo S.G.S. messe a punto dalla aviazione sovietica nel 1937 e 5 mila del tipo T.P.I. adottate dalla aviazione sovietica dal febbraio del 1938 in poi. Queste basi sono comandate: la prima dal colonnello Kriukof, assistito -dal muggì ore Agurtzof; la seconda dal comandante di brigata Reichert, assistito dal col. Vederniof, la terza dal comandante di brigata Antonof assistito dal col. Netchess, la quarta dal col. Glucho, assistito dall'ingegnere di seconda classe Ossipof e la quinta dall'ingegnere di prima classe Andreief assistito dal capitano Loiko. Il piano criminale Due di queste basi sono situate in Catalogna,- nella regione di Barcellona, le altre tre si trovano rispettivamente a Cartagena, presso Valenza e nei dintorni di Alicante. Mironof si dichiarava lietissimo dèlia sua ispezione e avendo constatato la perfetta organizzazione delle basi d'attacco, fece in modo che la riunione del 20 giugno fosse decisiva. Appoggiato dai tre comunisti del Co-, mitato, egli insistette con forza affinchè il Governo di Barcellona intraprendesse entro il più breve tempo possibile dei voli di bombardamento sui porti italiani e sui centri industriali, scegliendo come primo obbiettivo Genova, Milano e Torino. La seconda serie di obbiettivi doveva essere costituita da Napoli e Roma. Dopo una lunga discussione, Negrin e Del Vayo adottarono questo piano, chiedendo soltanto una dilazione di alcuni giorni per preparare l'opinione pubblica internazionale. Come è noto, i governi inglese e francese hanno subito fatto naufragare la manovra, dichiarando che Barcellona non avrebbe trovato alcun appoggio contro le terribili rappresaglie che si attirerebbe inevitabilmente da parte dell'Italia e della Germania. Negrin tentò allora di dare il controvapore, pretèndendo che non voleva bombardare che le Baleari. Ma il governo francese ha immediatamente fatto giustizia di questa menzogna, dichiarando « nel modo più categorico che era stata questione di rappresaglie esercitate non su territori spagnoli come le Baleari, ma su territori di una potenza straniera ». Gringoire rivela che il primo bombardamento di rappresaglia deve, secondo la decisione del comitato, prodursi al più tardi il 10 luglio. I governi francese e inglese hanno fatto udire a Barcellona severi avvertimenti, ma, aggiunge il giornale, non bisogna perder di vista che le cinque basi aeronautiche incaricate dell'esecuzione del piano sovietico sono autonome. Basterebbe, per farle agire, un ordine degli agenti del Comintern o dell'addetto militare sovietico a Barcellona. Questo gesto si oserà farlo' Ogni previsione sarebbe azzardata ma non bisogna dimenticare che 11 Comintern è deciso a fare l'impossibile per prolungare la guerra in Spagna e estenderla a tutta l'Europa. La nuova offensiva Nel frattempo Daladier dovrà — come abbiamo accennato — fronteggiare un'altra offensiva marxista. La Commissione amministrativa permanente del partito socialista nella sua ultima riunione alla fine della quale non è stato pubblicato nessun comunicato ha deciso infatti all'unanimità che uptfgrPzdlvsmsl una delegazione composta delle personalità più autorevoli del partito, con alla testa Leone Blum, farebbe al più presto un passo urgente presso Daladier per ottenere la riapertura della frontiera del Pirenei. Il passo di questa delegazione, anche se condotta dal capo del partito, avendo luogo durante la chiusura della sessione, non dovrebbe presentare nessuna importanza se i marxisti non avessero del complici anche in seno al gabinetto, ciò che significa che il momento in cui Daladier dovrà fare quella scelta cui sinora non ha saputo decidersi non tarderà mo'.< to. Blum del resto ha finito per confessare che il fronte popolare desidera la guerra. Intanto l'attività diplomatica è sempre rivolta tanto a Parigi come a Londra e a Roma alla questione dei bombardamenti delle città spagnole, in modo particolare agli, attacchi di cui sono vittime le navi mercantili nei porti governativi. In quanto all'atteggiamento del¬ l'Italia si ammette che non si può davvero pretendere che il Governo fascista intervenga a Salamanca affinchè i nazionalisti rinunzino a una delle carte più serie che han- j no in mano, quella della loro superiorità aerea, senza che vi sia da offrire loro una contropartita che non potrebbe essere che il ricono- [ scimento dello statuto di belligeranza. Da parte sua il corrispondente del Temps segnala essere evidente che l'Italia non tiene affatto a! invelenire la situazione. Il Governo fascista si rende infatti conto che la posizione personale di Chamberlain davanti agli attacchi di cui è oggetto da parte dell'opposizione è oltremodo delicata. Ora per nulla al mondo Roma vorrebbe veder cadere il Primo Ministro britannico ed ecco perchè ogni I iniziativa di" Chamberlain trovai nella capitale italiana l'accogllen- j za più ampia che sia concessa dal-1 l'obiettivo immediato della politi-j ca italiana, cioè la vittoria dij Franco.