OSTRICHE DI LEME E VINO DI PARENZO di Mario Bassi

OSTRICHE DI LEME E VINO DI PARENZO ITINERARI ROMANTICI OSTRICHE DI LEME E VINO DI PARENZO Piccola filosofia a tavola - Insegnamenti di una epigrafe allegra - La chiesa di S, Francesco e l'Istituto agrario dell'Istria ! lungo un | rossobigio, (DAL NOSTRO INVIATO) SUL CANALE DI LEM E (Istria), giugno. Giovanna, la ragazza dell'osteria, è andata a prendere le ostriche. Scende la riva del canale, monticello rossigno, rossobruno, in forma a j di basso tronco di piramide, e che è un deposito di bauxite; e cammina sopra un cumulo di massi, che si prolungano nell'acque verdazzurre, come un piccolo molo. Perchè chiamare canale questo meandro marino di Leme, che si insinua e addentra verso il cuore dell'Istria? Chi s'abbia la curiosità dell'impressione d'un fiordo, può risparmiarsi il viaggio in Norvegia. Un fiordo veramente, questa specie di fiume di mare, che penetra tra Orsera e Rovigno, avanzando e prolungandosi entro terra per circa dodici chilometri, largo da cinquecento metri a un chilometro, e profondo dai quindici ai quaranta metri. Se non tra monti a picco o strapiombanti, che riflettano le vertiginose rocce, pallide o colorite, nella calma morta dell'acque; il mare qua serpeggia, tra due catene di colline, pressoché regolarmente parallele, dai profili decisi e forti, vestite di cespugliosa vegetazione o di boschi, o rupestri e.ferrigne, e che dall'una e dall'altra riva alternano promontori e insenature E i promontori, in loro ordinata successione, pa:on come le quinte d'un palcoscenico, e determi nano i piani prospettici del panorama, in profondità. Il sole, splen dido, svaria il panorama di tinte e di gaiezza; mentre spira una fresca brezza, che odora insieme di mare e di campagna. Le acque della Foiba L'avvallamento per cui si svi luppa questo canale, come dun que lo chiamano, di Leme, quest'autentico fiordo istriano, continua poi sempre più nella terra con la Val Draga, che sale fin oltre Pisino. Asciutta valle, poiché costituita di terreni carsici, che ne riassorbono le acque. Ma prevale l'opinione che la stessa Val Draga convogli sotterraneamente a questo canale non solo le proprie acque, ma quelle ancóra della Fòiba di Pisino. E' noto che il torrente Fòiba, giunto presso Pisino, scompare completamente, in tempi normali, precipitando in una voragine, che si nomina ugualmente la Fòiba, che sprofonda sotterranea al piede dell'arduo dirupo, in cima al quale tor- zi; o iti ma. ne, isle di d aòo; ero me di oue- reggia il casteUo dei Marchesi diMontecuccoli. Durante le piogge invece, le piogge torrenziali sulprincipio della primavera e del-1 autunno, la Fòiba non riesce piùa smaltire e contenere la massa d acqua che il torrente impuetuo-samente riversa; e l'intera conca, sott il dirupo, 1 estremo fondo-valle del torrente, s'allaga, siriempie, si tramuta in un lago, chetalvota ha raggiunto persino cui-quanta metri di profondità: cioè le acque si sono alzate fino a cinquanta metri dal fondo dellaconca. Ma la vita di questo lagoè temporanea, talvolta si potreb-be dire momentanea, comecchéunicamente provocata dall'intensità delle piogge; e appena terminate queste, in un paio di giorni, in un giorno, in poche ore, il lago dilegua, risucchiato dalla Fòiba. E questa, come si opinasi scaricherebbe a sua volta, per altre sotterranee caverne e cunicoli carsici, nelia Val Draga; e ancora per un sistema di fratture carsiche, tutta quell'acquacosì, del torrente Fòiba, già derivato dall'affluenza del Rio Lippa col Rio di Borutto e col Rio dei Gamberi, e poi l'acque stesse della Val Draga, tutto sfocerebbe per tenebrose vie di sotterra in questo canale di Leme. aou a le pimi o a elen to « Nessuno » Ma eredo che abbiamo parlato troppo di acqua: o dolce o salsacerto tropp'acqua. Mettendoci a tavola, meglio, molto meglio, trattai; di vino: precisamente di queste bottiglie così elegantemente confezionate e invitanti, che ms'allineano qui dinanzi, i prodotti delle celebrate vigne parenzane, della Cantina dell'IstitutoAgrario dell'Istria. Evoè, Lieo! Ma Giovanna dovrà attraversa n n a re il canale ? Non vedo imbarca-1 szione. altro che due chiatte anco-1 lrate a bordo a bordo lontano da i nriva; e un pirpscafetto laggiù sejzne va lemme lemme, e come por- ■ ltato da una corrente. E i campi ' sdelle ostriche, i vivai degli alle- ! svamenti, s'estendono accosti piut: | stosto alla riva a noi di contro: sì riconoscono per quei pali che emergono dall'acqua, e paiono ondoleggiare sul lento va e vieni dell'increspature lievi cui suscita il soffio radente della brezza. No, Giovanna ha afferrato una corda, legata da una parte a uno spuntone del masso, e che dall'altra pende in mare, tesa, come tirata giù da un peso greve. La ragazza punta coi piedi sull'asperità del sasso, s'inarca col dorso, e solleva il peso a forza, e ricupera la corda a mano a mano. Ed ecco affiora dall'acque e sale un cestone, coperto e frangiato intorno di ricadenti alghe, come preso in un viluppo di serpentelli verdi e marrone, e grondante e stillante. Tratto il cestone sul masso, liberatolo dalle alghe, scoperchiatolo, Giovanna comincia a scegliere, da quella riserva le ostriche per me, le più grosse, le spettacolose, come le ho ben raccomandato. Stamane, non ho voluto lasciare Parenzo senza prima visitare al- i . d celeberrimi monumenti lo , ba BasiUca Eu. l , £ del]a Dieta del - ^ l'istituto Agrario del- ù rlstriai 'con speciaie riguardo e a considerazlone, e come no? per le -1 famose cantine. La fedele di Ve- , nezia, italianissima Parenzo, a ra- -, lone ogtenta la gala e ostenta n. i,|tituto come testimonianze storie Lhe e persistenti, schiette e pro- banti |.itaUanitài dei è a a sentimento spontaneo e tenace che la congiunse sempre alla Madrepatria . italiana, e tanto prima dell'anneso sione consegUita alla nostra vit-, toria di Vittorio Veneto, é' l a , r e a, i r o a, a tee mi ta- La chiesa di San Francesco, con l'annesso convento, che sorge sul lato settentrionale della città, poco discosto dagli edifici della Basilica Eufrasiana, da cui la separa un giardino, è una nobile e veneranda costruzione del Dugento, ideata e avviata da Sant'Antonio di Padova, quando visitò l'Istria, dal 1226 al 1228. Nel secolo scorso, precisamente nel 1806, la chiesa veniva chiusa al culto; e qualche decennio dopo, trasformato l'interno dell' antica costruzione, questa venne diversamente adibita. Quando, con la Costituzione imperiale austriaca del 1860, fu attribuita alle diete provinciali dell'Impero l'elezione dei membri che avrebbero formato il Consiglio dell'Impero, cioè 11 Parlamen- mldtspsVdtripstlo ! gita Costituzione non s'estendeva lai Regno Lombardo-Veneto, anzi a-i l'escludeva: quel regno di cui re¬ to; e anche'la provincia dell'Istriaebbe la sua dieta, con sede nel ca-poluogo di Parenzo; la gran sala suDeriore. eia ricostruita in auellasuperiore, già ricostruita in quella ch'era stata chiesa di San Francesco, venne appunto destinata e adattata ad accogliere la Dieta provinciale dell'Istria. Ma bisogna rilevare che Telar¬ stavano ancóra in possesso del l'Austria, dal '59, le province ve nete e il Friuli. Questa cricostanza colpi gl'Istriani; che da un lato l'interpretarono come un segno di avvenimenti che andas sero preparandosi, per cui l'Au stria non era sicura di riuscire a mantenere le dette province italiane, anzi prevedesse doverle cedere, a compimento dell'unità d'Italia; e dall'altro lato, che l'Austria stessa, appunto in questa previsione, fosse deliberata di scindere, di staccare l'Istria dal Veneto, per mantenerla in proprio domìnio. Difatto come precisamente accadde, poi, nel '66. Da ciò sorse l'idea d'una chiara e solenne protesta dei patrioti istriani, che volevano invece le proprie sorti legate a quelle stesse dell'intero Veneto, di tutte l'altre province italiane detenute dall'Austria. E riunitasi la Dieta istriana, nella sala di quella già chiesa di San Francesco, e indetta l'elezione di due deputati e due sostituti alla Camera dei deputati del Consiglio dell'Impero a Vienna, il 10 aprile del '61, venti schede, su ventotto votanti, risultarono segnate negativamente con la parola: Nessuno. A Vienna, dove si considerava la Costituzione come la magna carta che soddisferebbe appieno i popoli dell'Impero, l'atto parve scandaloso, di ribellione aperta. E l'imperiale regio Governo intimò di ripetere l'elezione; e prospettando alternativamente promesse di larghi benefici e minacce di severissimi provvedimenti e rappresaglie. Al che i patrioti istriani della Dieta risposero ancora sdegnosamente con altri venti nessuno. Onde Vienna decretò senz'altro lo scioglimento della Dieta. E con sbrigativi mezzi alla Francesco Giuseppe, provvide che la nuova Dieta, esclusi da essa perentoriamente i venti che si conoscevano aver votato per il nessuno, si mostrasse meglio conciliante, cioè opportunamente addomesticata. Carlo Hugues di Casale Nella sala, che oggi s'intitola dvdppdsgvrscclaizrStcclmmadella Dieta del Nessuno, — e che [a i ¬ ebbe l'onore della visita delle Loro Maestà il Re e la Regina di Italia, nel '922, nella ricorrenza I del 24 maggio, una lapide com- memora quella fiera affermazio- ne dell'italianità istriana: « In | questa sala — la Dieta provin-1 ciale dell'Istria — chiamata adieleggere — i deputati al Parla-1mento di Vienna — rispose duelvolte — pessimo — X e XVI aprile iMDCCCLXI». jPoco fuori di Parenzo, in luo- !Ig° ameno tra il florido verde, in;i vista dell'Adriatico, s'eleva il | grandioso complesso di edifici iniaI cui s'insedia l'Istituto Agrario jdell'Istria: uria delle più accredi- tate scuole similari d'Italia, cheivantò, nel corso degli anni, inse-1gnanti illustri, tra cui, per esempio, Sua Eccellenza Artuno Ma rescalchi, e ne vanta tuttora, man tenendo viva una geniale e fecon da tradizione. E alla serietà e praticità degli studi, e alla disciplina a e a ¬ del funzionamento, e al numero Icrescente degli allievi, l'Istituto ;aggiunge una sua prerogativa: !non solo di bastare a se stesso, per il riguardo delle spese, ma di costituire un provento per l'ente provinciale e lo Stato, con l'industria dei vini. Il direttore dell'Istituto, professor Eugenio Benedini, e l'enologo professor Donato Libutti m'hanno guidato nella visita alle cantine, m'hanno illustra- ! to la produzione, ch'è tra le più Iaccurate e scelte in Italia: le can-i tine dove si confezionano e donde escono, dei vini bianchi superiori,! il Pinot bianco, il Pinot grigio, il Traminer; e dei rossi superiori, il Borgogna nero, il Cabernet Sanvignon, il Pinot nero; e degli speciali vini liquorosi, la Malvasia dolce, il Moscato bianco, il .S'émt!lon dolce, e ultimo nel tempo, ma forse primo nella classifica, squisito, il Moscato rosa, il vino italiano superlativo da fin di tavola, «. il vino che ha il profumo delle rose », come l'ha definito Gabriele d'Annunzio. Più dolce, più inebriante, più questo vino, non c'è che l'amore d'una bella donna; ma bisogna che sia molto molto bella. Abbondanza di nomi francesi' Giusto: le qualità delle viti parenzane sono prevalentemente francesi. Badiamo che fin dai tempsnaordinàrio^di e a à e i a a a i e E ò e i E o, e, romani dell'Impero la regione di Parenzo fu rinomata ed esaltata per i suoi vigneti e per i suoi vini. Un documento solenne, la famosa lastra di calcare, ritrovata in un podere dell'agro parentino, proveniente da un santuario eretto da Sesto Apuleio Ermia, nell'anno 176 di Cristo, con l'effìgie al centro del dio Libero, cioè Bacco, invocato con l'epiteto d'Augusto; e le figurazioni, intorno, degli attributi dionisiaci, il tirso, l'edera, la pantera. E la supremazia dei vini parentini dura in continuazione, nei secoli e di evo in evo. Ma, nella seconda metà dell'Ottocento, le stupende vigne erano devastate e rovinate dalla fillossera. E furon dovute estirpare. L'economia del paese, dell'agro parentino, stava crollando. Ripiantate le vigne con vitigni americani, com'è ancor oggi unico rimedio nel disastroso caso, l'enologo dell'Istituto, ch'era allora, sul 1880, un de' più eminenti specialisti del mondo, il professore Carlo Hugues, piemontese, di Casale Monferrato, dopo maturi, studi sulla natura del terreno, ch'egli riconobbe corrispondere in molta parte a terreni vitiferi francesi, volle sperimentare Innesti di viti francesi, e specialmente del Cabernet e del Cabernet Sauvignon, dal Bordolese, e del Pinot, dalla Borgogna e dalla Sciampagna. Il successo è stato completo, anzi probabilmente al di là delle aspettative stesse del professore Hugues, e quale vediamo; voglio dire, quale non basta affatto vedere; ma bisogna gustare. Una rinnovata gamma di deliziose sensazioni, di profumo di gusto di cose soavemente e oltremodo piacenti, ma si! «...che 'ntender no la può chi no la prova... ». L'uomo, l'animale più feroce Più tardi venivano sperimentati ancora gl'innesti del Bémillon, che in Francia s'impiega per la confezione del Sauterne, e da cui a Parenzo si produce la specialità del Sémillon dolce, liquoroso; e del tedesco Trami«er. E anche questi con successo eccellente. Oh! torna Giovanna con le ostriche. E le ha già aperte. Cede ogni lode davanti a questa spiegata magnificenza del ghiotto mollusco; mentre sulla mia tavola si dipingono i colori, si condensano gli aromi, ripullula la misteriosa vita dei fondi marini. M'arresto un attimo. Considero. Né tigre nè pantera nè nessuna belva più feroce ha mai inflitto alla preda, alla vittima destinata per il proprio nutrimento, una cosi tremenda morte, un supplizio cosi raffinatamente atroce. Pensare! povere ostriche ! Press^ vive, ben vive, tolte dal loro elemento; e gli apriamo a forza le valve, ch'esse stringono nello spasimo disperato dell'ultima difesa, e producendo così chissà quale sconquasso nel loro sistema muscolare e nel sìstema nervoso; e gli recidiamo a taglio di lama la più poderosa loro musculatura, dall'uri lato e dall'altro, quella che le avvince cosi saldamente e vitalmente alle due valve del guscio; poi sulle ferite orrende, su intero quel povero tenero corpicciolo così martoriato, aspergiamo il caustico rodente del limone; e ancora spolveriamo il bruciore stilettante del pepe.,. Qualche cosa di mostruoso, che sorpassa ogni diabolica fantasia. Sarebbe, mi pare, come se a noi e [dessero i medievali tratti di corda fino a slogarci tutte te membra; e ci tagliassero a colpi di coltella odi a I le gambe, dalle inguini; poi ci verm- sassero, sulle ferite e sul corpo, o- acido solforico; poi c'incendiassero n | addosso grani di povere pirica. E n-1 finalmente, l'orco malefico, beandiposi, c'ingoierebbe. Orrore! a-1 Quasi mi vien sulle labbra quelella frase del Rigoletto: «...Giovanle ina, ho dei rimorsi... ». Ma se ten j tassi di mettermi a cantare, io o- ! stono peggio d'una pentola fessa, n;E poi, in realtà, Giovanna, debbo il | confessarti, non sento ombra di ni rimorso. Perchè io sono fatto o j cosi: che tigre! che belva feroce! i- Sono un uomo, io: ecco tutto. E eisePPure un che di malinconia mi e-1 restasse pel martirio di queste in ma n n aa nocenti, da cui mi riprometto il pasto prelibato; e provvedere il Pinot bianco di Parenzo, e provvederà il Pinot grigio, anche più generoso, ad affogare tutto: ostriche, malinconia, scorie d'antichi o I rimorsi, di nuovi... o ; A proposito. In una gala dell'Ia: ! stituto di Parenzo, la sala d'espo- o, di e uii, iisizione dei vini e della loro degna celebrazione, ho letto quest'arguto e saggio invito: «Bevemo, beveino — Infin che i debiti — / ne par crediti ». Ho paura che dovrò bere tanto più d'assai. Mario Bassi L' Istituto Agrario Provinciale dell' Istria, dai cui vigneti e nelle cui cantine si producono i celebratissimi vini di Parenzo.