GUELFI E GHIBELLINI

GUELFI E GHIBELLINI LA MAESTRA DELLA VITA GUELFI E GHIBELLINI Il seme della discordia - Come nel Medio Evo si piazzavano le ragazze da marito - L'affare Canella del '200 - Siamo tutti ghibellini - Se Petrarca non avesse conosciuto Laura « Dopo molti antichi mali per le discordie dei suoi ■ cittadini ricevuti, una ne fu generata nella detta città (Firenze), la quale divise tutti i suoi cittadini in tal modo, che le due parti s'appellarono unniche per due nuovi nomi, cioè Guelfi e Ghibellini. E di ciò fu cagione in Firenze, che uno nobile giovine cittadino, chiamato Buondalmonte dei Buondalmonti, avea promesso torre per sua donna una figliuola di messer Oderigo Giantruffetti. Passando di poi un giorno da casa i Donati, una gentildònna (chiamata Madonna Aldruda, donna di messer Forteguerra Donati, che avea due figliole molto belle) stando ai balconi del suo palagio, lo vide passare, e chiamollo, e mostrogli una delle dette figliuole, e dissegli: Chi hai tu tolta per moglie? Io ti serbava questa. La quale guardando, molto gli piacque, e rispose: Non posso altro ormai. A cut Madonna Aldruda disse: Sì, puoi, che la pena pagherò io per-te. A cui Buondalmonte rispose: E io la voglio. E tolsela per moglie lasciando quella che avea tolta e giurata. Onde messer Oderigo, dolendosene coi parenti e amici suoi, deliberarono di vendicarsi, e di batterlo e fargli vergogna ». Nel Medio Evo, per piazzare le figlie, si vede che facevano così. Adesso le portano a ballare, fanno impartire loro lesioni di francese, di pittura ad acquarello, di ginnastica ritmica, le vestono nei primari negozi, le portano al mare o in montagna. O addirittura fanno loro imparare il pianoforte o il canto, affinchè col rumore attraggano l'attenzione circostante. In quegli antichi tempi no. Un giovanotto si fidanzava. Dato l'anello e fatto il contratto notarile col padre della ragazza, l'incauto sì concedeva mattutine passeggiate a cavallo. Non l'avesse mai fatto! Eccoti che da un verone si sporgeva una vecchia e distinta signora, madre di due figliole sia pur bellissime, la quale adescava il passante: — Pss... pss... Giovanotto, vi siete testé fidanzato, è vero? — La Dio mercè, sì. — Eppure io vi tenevo in serbo una figliola. — Oh guarda un po'. A saperlo prima non mi fidanzavo. Adesso ho già stretto il contratto. — Macché stretto e stretto... Non c'è mica una penale! Non faccia lo scemo! E rivolta alla figlia maggiore (facciamo fuori i fondi di magazzino) le sussurrava: — Su, figlia mia, vieni al verone, fatti vedere. E, forte, al giovanotto: — Guarda -mo' che graziadiddio! — Acciderboli! — esclamava l'altro con l'acquolina in bocca. Me la sposo sì, se me la date. — E io ve la dò. La fanciulla, tornata in casa, si riattaccava al corredo, il giovanotto riprendeva la passeggiata sul focoso destriero e Madonna Aldruda diceva tra sé: «Oggi la giornata si annuncia sotto buoni auspici ». Tutti contenti, direte voi. Al tempo! E messer Oderigo Giantruffetti, il padre della primiera fidanzata, dove lo lasciate? Il fidanzamento andava rotto. Ed egli ad amici e parenti tutti ne dava il triste annuncio. Si alleava con gli Uberti i quali, il giorno stesso delle nozze fra il Buondalmonte e la Donati, scannavano lo sposo. Del che sommamente avevano a dolersi gli invitati al pranzo di nozze. — Guarda un po', che maniera è questa! .— Ma io credo che il pranzo si farà lo stesso. — Eh no... L'assenza dello sposo non è un fatto trascurabile. — Alle guagnele! Questi Ubertn e messer Oderigo potevano pure aspettar doviani. Sono dei guastafeste. E' ora di smetterla* — Un'idea! Cosa ne direste se li scannassimo? — Magari. Oggi ho appunto niente da fare. E così comincia la danza. Da questo si vede come il gioco irregolare di Madama Aldruda sia stato origine delle peggiori conseguenze. E' ben vero che tenersi una figlia a carico tutta la vita può pesare. Ma, da questo a provocare secolari contese ce nte corre. Del resto, parliamoci chiaro, il fatterello lo narra Dino Compagni nella sua Cronaca Fiorentina; ma si dovrebbe arguire da ciò che, senza Madama Aldruda, di Guelfi e Ghibellini non se ne sarebbe mai parlato t Neanche per sogno. Fa l'effetto di quei sempliciotti che affermano: — Se quel tale studente serbo a Serajevo non sparava all'Arciduca, non, ci sarebbe stata la guerra. La guerra c'era lo stesso, è pacifico. Madama Aldruda o no, è certo però che con quei Guelfi e Ghibellini doveva essere un gran brutto vivere, non solo a Firenze ma ovunque, perchè quel matrimonio andato a monte non si limitò nelle sue conseguenze alla sola Firenze. Non servì soltanto di soggetto ai cantastorie («Fidanzata abbandonata nel giorno delle nozze»). Si sparse, si propagò, si diffuse. Fu l'affare Canella del 'ZOO. Troviamo Guelfi e Ghibellini non solo in Toscana, ma in Lombardia, in Sicilia. Ci si metton di mezzo papi e imperatori, vescovi e nohili, popolani e signori. E di sera a uscire, doveva essere un bel problema! Andavi tranquillamente a passeggio per prendere, un po' di fresco, quand'ecco da un angolo di strada sbucar quattro sciamannati che ti apostrofavano: — Olà, cialtrone, fa un po' vedere: che dito mostri ? Perchè è dajsapere che le due parti avevano dei distintivi: i Guelfi mostravano il pollice, i Ghibellini l'indice; gli imi sullo stemma avevano segno rosso in campo bianco, gli altri segno bianco in campo rosso. I Guelfi portavano sul cappello la penna a destra? Subito i Ghibellini la mettevano a sinistra. Storielle medioevali, direte voi. No, no. Lo volete sapere? Tutti voi, tutti noi siamo Ghibellini. Infatti, il nastro del nostro lobbia non ha il nodo a sinistra? B il nodo non è il luogo dove un tempo si poneva la penna? Guardate gli alpini. Sono ragazzoni semplici, robusti, sani e, a tempo e luogo, eroici, vanno in montagna cantando e nelle ore di Ubera uscita li troviamo con le serve ai giardini pubblici. Vicino al quartier vicino alla caserma tengo una bella serva per fare l'amor. A parte il fatto che rimano «serva» con « caserma », essi sono Ghibellini. E non lo sanno. A noi è- venuta la tentazione di prendere da parte un alpino e dirgli: ■ — Scusate, militare, lo sapete che siete ghibellino ? Ma poi, se quello non ha digerito il rancio e ti dà un sergozzone, chi te lo leva? E allora abbinino rinunciato. Perfino nel modo di portar le calze e di spezzare il pane, perfino nei merli si distinguevano i guelfi dai ghibellini. Parliamo beninteso dei merli delle torri. Merli che ne videro dì tutti i colori. Perchè furono botte, spadonate, manganate, quadrettate. Solo a fabbricare partigiane e frecce c'era da farsi una fortuna. Lo seppero i Guelfi a Monteaperti, i Ghibellini a Benevento. E i francesi, condotti dagli Angiò in Sicilia, con la scusa della pronuncia irregolare, si ebbero tali sorbe che in Francia quando le campane suonano a vespro c'è ancora qualcuno che corre a nascondersi. E le crudeltà si moltiplicarono. A quel povero Federico II, tanto poeta quanto imperatore, ne piovvero sul capo d'ogni colore, Non gli bastavan più le dita delle mani per contar le volte ch'era stato scomunicato. Ebbe perfino l'onore dì un concilio indetto appositamente per accusarlo di ateismo, eresia ed epicureismo. Gli aizzarono contro il suo notaio Pier delle Vigne, quello che Dante trovò nel girone dei violenti contro se stessi. Federico lo./e' abbacinare e lo chiuse in carcere dove il tapino sì diede la morte. Il figlio dell'Imperatore, preso prigioniero dai Bolognesi, fu chiuso in una gabbia di ferro dove rimase per ventidue anni. Ma questo è niente. Ricordate ciò che capitò al Conte Ugolino ? Sono cose da far rabbrividire e non ne puoi parlare a pranzo perchè se no ti tocca interrompere il pasto. E ciò che avvenne a Dorè dei Cancellieri in Pistoia? Caduto in possesso dei nemici si ebbe mozzata la mano destra. Sono cose che a noi danno i brividi. Invece per Sem Benelli sono una bazza, tutto il suo pane questi personaggi. Li mette nei suoi « poemi dramatici » e li fa urlare contumelie in endecasillabi sciolti per bocca di Betrone, di Tempesti e di Annibale Ninchi. Il poeta (Sem), ad esempio, per Dorè dei Cancellieri raddoppia la dose. Una sola mano è un po' poco: gliele fa mozzare tutt'e due. L'effetto infatti è straordinario e VAmorosa tragedia più nessuno si sogna di rappresentarla. Ma i Guelfi e i Ghibellini non sono che la prima razione. Quando gli uni riuscivano ad avere il sopravvento e a cacciare dalle città la fazione avversa, ùredete forse che vivessero in pace e in buona armonia? La concordia durava tutt'al più una settimana; poi gli stessi guelfi si dividevano in due partiti: bianchi e neri. E giù botte. Ma se Buondalmonte sposando la Giantruffetti, di Guelfi e Ghibellini non se ne fosse mai parlato... Già, non ci avevamo pensato. Quanti spunti di meno per la « Divina Commedia »! Forse Dante, stando pacificamente in casa, avrebbe rinunciato al poema per scrivere altri due o tre libriccioli sul tipo del De Monarchia. Il Papa non sarebbe mai andato ad Avignone. E neanche Petrarca avrebbe mai visto di Provenza il mare e il suol, né- avrebbe conosciuto Laura e tanto meno le chiare fresche e dolci acque presso le quali essa posava le belle membra con quel che segue. E allora' di Canzoniere neppur l'ombra. Nemmeno Caputeti e Montecchi avrebbero litigato e Giulietta e Romeo si sarebbero sposati tranquillamente senza ricorrere alle migliori specialità venefiche esistenti sul mercato farmaceutico dell'epoca. Concludendo: i Guelfi e i Ghibellini... « A quelque chose malheur est bon » diceva tf nostro professore di francese. Ingratitudini della storia! Tutti ricordano Elena, che in fondo provocò una semplice scaramuccia fra Troiani ed Achei; Cleopatra, che se avesse avuto il naso ecc. ecc.; Aspasia di Mileto, Teodora e soci; la Pompndour e altre distinte signore. Nessuno sa neppure ti nome di quella tal figlia di Aldruda Donati che provocò una simile iradiddio. Dino Compagni nella sua Cronaca ha compilato delle lunghe liste di esiliati e poi s'è andato a dimenticare un nome così importante. Ma poteva anche ignorarlo, direte voi. In tal caso doveva inventarselo:, rispondiamo. Se uno storico non sa inventare, si ritiri. Faccia altro. C'è appunto un concorso per guardie not- ■ turne. Nizza e Morbelli. js