Polemica sul Radiobalilla e sul commercio - radio -- Vederci chiaro -- Dobbiamo riproporci il problema dell'apparecchio per il popolo -- Nuove formazioni teatrali.

Polemica sul Radiobalilla e sul commercio - radio -- Vederci chiaro -- Dobbiamo riproporci il problema dell'apparecchio per il popolo -- Nuove formazioni teatrali. CRONACHE del TEATRO e della RADIO Polemica sul Radiobalilla e sul commercio - radio -- Vederci chiaro -- Dobbiamo riproporci il problema dell'apparecchio per il popolo -- Nuove formazioni teatrali. o a a r , i o e , e l i a a e , e l o i a a a i e o e n i , a l e i o e i o e a l e i i a e - l . Tutte le volte che si tocca l'argomento del commercio radio le reazioni del pubblico sono vivissime: i commercianti invece preferiscono lasciar passare la bufera, fanno fini a di niente, e conti nuano ad esercitarsi in accorgi menti più o meno fantasiosi per attirare e convincere il cliente restio. Una fatica, certo, che il mestiere è tutt'altro che facile, e, nel caso speciale, è appesantito da quell'atmosfera malsana che tutti sanno. C'è tuttavia qualcuno — e gliene facciamo giusto merito, perchè se il tacere è bello, utile non è; e qui si tratta di chiarire una situazione di interesse generale —■ c'è tuttavia qualcuno che dice la sua. In una lunghissima lettera di sei fittissime pagine il sig. Amedeo Ambrosiane ci fa sapere che la colpa di tutto ciò che avviene nel commercio radio è in primo luogo, sicuramente, del pubblico, e in via subordinata — ma su questo lo scrivente non se la sente di esprimere U suo netto parere, e si capisce — forse, dei produttori. Perchè il Radiobalilla non si vendeT Perchè — dice il sig. Ambrosiane — la massa popolare non ha risposto sufficientemente all'appello. «Non è il ca-so (li far carico'ai rivenditori di non averlo spinto. Chi ha potuto apendere, in luogo del «Hadiobulilla » ha acquietato un apparecchio più di suo soddisfacimento, e la radiofonia nazionale ha acquistato un abbonato di più lo .stesso, Henza però che quello che non poteva spender B00 o 1000 lire si sia menomamente sognato di spender 460 e richiedere e acquistare uà i Kadiobalilla ». E* ovvio che il rivenditore sarebbe stato più contento se oltre a dieci, venti, trenta apparecchi da 1000 lire venduti a clienti disposti a tale spesa, avesse potuto aggiungervi la vendita di cento, duecento, trecento altri apparecchi di tipo popolare «Radiobalilla». Sarebbe stato un eccellente complemento al suo giro d'affari, perchè il successo del tipo e il forte' smercio danno guadagno anche se la percentuale è bassa, e non guasta affatto; tutt'altro. Qui non v-'è partito preso contro il « Radiobalilla » da parte dei rivenditori-, se mai vi 6 da parte dei compratori che non lo trovano di loro gradimento, o a torto o a ragione. Parecchie grandi Case non hanno fabbricato * Radioba.illa », o sono andate molto caute nel farlo, perchè non volevano esporsi a trovarsi sulltì braccia un passivo lappiesentato da un forte quantitativo di tali apparecchi che il pubblico non gradisce, come dimostra ». Le ragioni addotte dal commerciante piemontese non fanno che avvalorare le nostre ragioni. Il Radiobalilla è partito male: i produttori sono andati cauti, perchè, se ne ignorano le cause, non ave vano fiducia; i co?>imercianti Io considerano un « complemento » e stabiliscono una proporzione che. per essere soddisfacente, dovrebbe essere da 10 apparecchi di prezzo unitario di mille lire a 100 apparecchi Radiobalilla; il pubblico, a torto o a ragione (si ammette, dunque, che qualche ragione potrebbe esserci) non lo trova di suo gradimento. C'è insomma uno stato d'animo intorno al Radiobalilla che ne ha impedito e ne impedisce la diffusione. A crearlo vi hanno certo contribuito un po' tutti, meno il pubblico. Difatti, perchè il pubblico, che ne capisce fino a un certo punto, avrebbe dovuto screditare, senza conoscerlo, un apparecchio che gli veniva presentato con tutte le garanzie e che era stato creato apposta per soddisfare le esigenze delle vaste masse popolari? Chi dunque ha creato l'atmosfera di sfiducia intorno al Radiobalilla? La suspicione è legittima: chi aveva scarso interesse a costruirlo e a venderlo. E allora, come abbia mo detto l'altra volta, il problema del Radiobalilla bisogna impostarlo su altro piano; bisogna togliergli qualsiasi vernice speculativa e affidarlo a persone o Enti èsclu sivamente interessati alla diffu3io ne e allo sviluppo della radiofonia. L'Ente Radiorurale svolge con successo una magnifica intelligente e paziente opera capillare; non basta: il Radiobalilla bisogna venderlo a grandi lotti nelle grandi città, tra la piccola borghesia e la massa operaia; bisogna venderlo ovunque. Il sig. Ambrosiane ci rivela, a questo proposito, alcune sue preziose constatazioni, frutto di un suo recente viaggio all'este ro, che son degne della massima considerazione. Egli dice di aver visto fuori d'Italia vender apparecchi ovunque, persino nelle tabaccherie e nelle cartolerie, e ve n'erano di tutti i prezzi, a partire da 350 franchi — trecentocinquanta franchi! — a salire a parecchie migliaia. « Però — nota il nostro commerciante — e questo è bene che si sappia, gli apparecchi di marca tenevano prezzi superiori ai nostri di marca adeguata». Si sappia pure. E diciamo che i produttori e i commercianti esteri fanno benissimo a tener alti i prezzi degli apparecchi di lusso o di grati marca; ci diano i costruttori italiani l'apparecchio veramente popolare, una serie di apparecchi popolari, da 350 lire in su, e poi si sbizzarriscano a far pagare chi li vuole e a chi lo può gli apparecchi di larghissimo e altissimo rendimento. Il problema della radiofonia italiana, in tutti i settori, è andare verso il popolo, secondo il pensiero, le direttive generali, l'ordine del Duce. Col Radiobalilla abbiamo concluso ben poco. Riesaminiamo il problema. Vediamo se. cambiando sistema, sarà possibile raggiungere effetti più sicuri. Costruito l'apparecchio veramente in serie, diminuito di prezzo (se si costruiscono, e si vendono, apparecchi a 350 franchi, senza far tante disquisizioni sulla moneta svalutata e sugli alti costi di produzione che i costruttori stranieri sopportano, noi pensiamo che si possa avere anche in Italia un apparecchio a 350 lire, non franchi. Qualcuno aveva messo in commercio un tipo a 360 lire; ma, non si sa perchè, l'apparecchio in parola è scomparso dalla circolazione!) circondato di tutte le garanzie necessarie, affidato per la vendita, con le debite cautele, a chiunque voglia incaricarsene, agevolato da buone condizioni rateali, ridotto il canone di abbonamento, soltanto per il tipo tre valvole, a SO lire, il Radiobalilla, purché non raggiunga la fatale cifra di !t00 lire, inizierà la sua marcici ascensionale, e la radiofonia italiana, che è an- cora un privilegio, diventerà veraniente servizio pubblico, sempre più imprescindibile e necessario. Son proposte le nostre che vanno, s'intende, esaminate, vagliate e studiate. Fatto è che il Radiobalilla oggi, per unanime confessione, non si vende. Ciò vuol dire che il problema dell'apparecchio popolare non è stato risolto. Dobbiamo rinunziarci? Una proposi zione simile non si può neppure ammettere in via di ipotesi. E allora, se l'industria e il commercio sono incapaci di risolvere adeguatamente il problema, è preferibile risolverlo all'infuori di essi. L'apparecchio popolare non danneggia l'industria nazionale; la favorisce — era esaurientemente dimostrato nella nota del Popolo d'Italia che abbiamo riportato la settimana scorsa; — soltanto produttori e commercianti preferiscono, ed è naturale, la clientela che può spendere. Facciano pure; ma lascino che a costruire e a vendere l'apparecchio popolare sia qualcuno più disinteressato e maggiormente impegnato ad assolvere il compito morale di diffondere la radiofonia italiana. Una proposta concreta si può fare, ma la questione, pur essendo semplice in linea di principio, nel dettaglio può presentare difficoltà su cui non abbiamo sufficienti elementi di giudizio; preferiamo perciò porre il problema nelle sue linee generali. Vedranno gli organi competenti quel che è opportuno fare, quel che si può e quel che non si può ottenere, i vantaggi e gli svan faggi del disincaglio dell'apparecchio popolare da un sistema di produzione e di commercio che, per essere uniforme, e a carattere speculativo, mal si addice a un apparecchio che ha essenzialmente scopi di propaganda, e deve servire all'autentico popolo lavoratore perchè sempre più partecipi al lo spirito, al pensiero, alla passione della Patria, perchè nelle ore di riposo si ricrei con un onesto e utile divertimento. Non sappiamo se il sig. Ambrosiane è d'accordo con noi. Egli, che è un simpaticissimo e bravo commerciante, che gode la più ampia fiducia dei suoi clienti — non c'era bisogno delle pezze d'appoggio annesse alla lettera; ci avremmo credulo lo stesso — si rammarica, in fondo, dello stato attuale delle cose, ma sostiene, ed è nel suo diritto, che la colpa non è dei commercianti. Anzi vuol sapere, a nostro mezzo, come fa quel commerciante romano a vendere a condizioni così sbalorditive. Egli suppone che il commerciante romano, a cui ci riferivamo la volta scorsa, per impegnativa abbia un forte stock di apparecchi da pagare in contanti o da coprire per cessione di clienti alle Case fornitrici. Per ragioni di poca richiesta, dati i prezzi stabiliti dai produttori, non ha realizzato abbastanza, e quindi, per tirarsi in pari, svende ciò che ha giacente in magazzino. « Domandi il vostro giornale — aggiunge lo scrivente — a questo commerciante se vende con guadagno e in che modo realizza tale utile (nessuna difficoltà; e, se vuole, il commerciante romano ce lo dica pure); se lo può far lui siamo tutti felici di impararlo e di farlo anche noi. La faccenda si può condensare in poche parole: apparecchi troppo alti di prezzo in fabbrica, scarsa vendita e vendita a minor costo per esigenza commerciale da parte del rivenditore posto tra l'uscio e il muro. La cosa non si concilia se non con misure savie e radicali tra i prezzi di produzione, quelli di vendita, e le possibilità economiche del mercato che deve assorbire la produzione ». E il nostro commerciante, per tagliar la testa al toro, propone il prezzo fisso. La ditta romana, da parte sua, rincara la dose e alle agevolazioni già annunziate: 25% di ribasso sui prezzi di listino, abbonamento all'Eiar, impianto gratis, pagameli, to in 48 mesi, aggiunge: pagamento della prima rata di 30 dicembre 19SS-XVII, perchè il cliente non sacrifichi il suo bilancio estivo, e una speciale offerta per chi vorrà pagare in contanti, e cioè l'investimento delle somme pagate in Rendita Italiana 5%, di cui i clienti percepiranno, a titolo di regalo, gli interessi di due anni. Come concilia il sig. Ambrosione le nuove concessioni della ditta romana con la necessità di immediato realizzo, nella quale, secondo lui, la ditta stessa si troverebbe? E sapete che cosa aggiunge — il nostro interlocutore suderà freddo in piena estate — la ditta romana nei suoi avvisi pubblicitari? Leggiamo, « Ringraziamo coloro che — spargendo la « diceria » che le nostre condizioni di vendita sono impos sibili — mettono in maggiore ri salto la reale convenienza delle nostre offerte. Tra migliaia di «dicerie», e tra centinaia di imitazioni, infatti, abbiamo raggiunto il primato commerciale italiano ». Insomma, chi va a comprare oggi, a contanti, un apparecchio dàlia ditta in questione realizza una economia di pili del 40%.' Fenomeno transitorio o sistema commerciale? Non sappiamo; noi constatiamo i fatti, e ripetiamo a chi se n'intende: illuminateci. Perchè, andando di questo passo, l'atmosfera di sfiducia, nella quale vive e stagna il commercio radio, invece di eliminarsi si dilata, e può divenire pericolosa per gli stessi commercianti. E' meglio vederci chiaro. s. s. B

Persone citate: Ambrosione, Amedeo Ambrosiane, Duce, Fatto

Luoghi citati: Italia