Ciano riferisce al Duce sui suoi colloquî con Stojadinovic

Ciano riferisce al Duce sui suoi colloquî con Stojadinovic Ciano riferisce al Duce sui suoi colloquî con Stojadinovic // Presidente jugoslavo a Gardone Riccione, 18 giugno. | lS. E. il Ministro per gli Affa-Ì PH Esteri, conte Galeazzo Ciano,\Sprovenite in voi, da Veneti e qui giunto alle ore 18 e s-ì è\ nimmediatamente recato a riferire al Duce. Gli ultimi incontri e la partenza Venezia, 18 giugno. Il Ministro degli Esteri conte Galeazzo Ciano e il Presidente del Consiglio jugoslavo Stojadinovic hanno trascorso l'intera mattinata all'albergo ove hanno lavorato nei rispettivi appartamenti insieme coi propri! collaboratori. Alle 11,30 la signora Stojadinovic, accompagnata dalla consorte del Ministro di Jugoslavia a Roma, è tornata alla Biennale ove, ricevuta dal Segretario generale on. Marami, ha voluto rivedere attentamente le opere esposte nella sezione italiana qui trattenendosi lungamente. A mezzogiorno 1 due eminenti statisti si sono Intrattenuti a colloquio. Si é quindi svolta in Un locale del centro, di tipico carattere veneziano una colazione intima alla quale hanno partecipato il Primo Ministro jugoslavo Stojadinovic con la consorte, il Ministro degli Esteri conte Galeazzo Ciano ed i seguiti dei due uomini politici. Ritornati all'albergo verso le 14,30, S. E. Stojadinovic ed il conte Ciano hanno avuto un nuovo colloquio durato un'ora e mezza. Quindi il Presidente jugoslavo con la consorte e il conte Galeazzo Ciano, accompagnati dalle personalità del seguito, si sono recati con un motoscafo al piazzale Roma, ove erano ad attenderli S. E. il Prefetto e il Federale. Una folla di cittadini, che sostava sul piazzale Roma, ha fatto una cordiale dirnostrazwne di simpatia al Primo Ministro della Nazione amica, il quale dopo aver preso cordialissimo commiato dal conte Ciano, dal Ministro d'Italia a Belgrado Indolii, dal Prefetto, dal Federale e dagli alti funzionari del Ministero degli Esteri, ha preso posto in un'automobile coperta insieme alla consorte, diretto a Gardone. Con il Primo Ministro jugoslavo è partito il Ministro di Jugoslavia a Roma, S. E. Christich. Il Ministro Ciano, fatto segno a vivi applausi da parte di numerosa folla è, quindi, risalito in motoscafo insieme al Ministro Indel11, al Prefetto, al Federale e alle personalità del suo seguito dirigendosi all'aeroporto di S. Nicolò di Lido, donde è ripartito in volo per Riccione, pilotando egli stesso il suo « S. 79 ». S. E. il presidente Stojadinovic ha acquistato alla Biennale, destinandole al Museo del Principe Paolo di Belgrado, le seguenti opere di pittura: « Maltempo - Venezia » di Italico Brass; « Sulle rive della Bormida » di Eso Peluzzi; « Nata ra morta - Nuova » di Piero Ma russig; « Vecchi bastioni a Mantova» di Gerolamo Cairati. Ha acquistato anche le seguenti scul ture: « Pugile » bronzo di Marcel lo Mascherini. « Greta » marmo di Bruno Innocenti; « Fior di Maria» brOnspò'iJi'iGiovanni Tizzano, e le sè^éhtBàcquefoWi: « Il podere dei Mussolini'» di Fabio Mauroner, « Il Capraro » di Carlo Alberto Petrucci, « Montepulciano » di Mario Vellani Marchi. S. E. il conte Galeazzo Ciano, Ministro degli Affari Esteri ha fatto omaggio alla signora Stojadinovic di uno specchio inciso di Ezio Giovannozzi e alla signora Christich di ugo specchio di Paolo Venini, entrambi esposti nel padiglione veneziano. eptpdstnMrvceemnhsqmlcevgrggnvgpencradutspsgdtqusdlWnd2mlptmtaierrnclsedQdvlpdtlcnpvmprProfondo compiacimento a Belgrado Belgrado, 18 giugno. Tutta la stampa di stamane e di questa sera, quella di Belgrado e quella di Zagabria e di Lubiana, riferisce con ampiezza di titoli la cronaca dell'incontro di Venezia fra il conte Ciano e il Presidente Stojadinovic e riproduce per intero le note della stampa italiana e della stampa straniera, specialmente di quella balcanica che più di ogni altra segue con la più intènsa attenzione gli odierni avvenimenti. Il carattere privato dell'intervista di Venezia ormai è accettato da tutti, ma la coincidenza del viaggio del Primo Ministro jugoslavo con certi eventi europei ha suscitato una serie di ipotesi e di impressioni le quali, dicono alcuni ■osservatori stranieri residenti a Belgrado, sono più che legittime Ma poiché non è il caso di riferire tutte quante queste ipotesi e impressioni le quali per altro concordano specialmente in un punto, cioè sul punto della necessaria storica convenienza della Jugoslavia di accordarsi più che strettamente con la sua grande vicina dell'Adriatico e sul punto della fondamentale utilità alla pace europea dell'accordo e dell'amicizia italo-jugoslava, poiché dunque non è il caso di riferire la ridda delle ipotesi e la valanga delle impressioni, passiamo alla risonanza belgradese del colloquio di Venezia. La quale risonanza è, come ab- SlStèsbiamo detto in principio, assai va- ;sta e piena di compiacimento. La interpreta in un articolo il giornale Bamuprava, che l'organo del partito Y.R.Z. cioè il partito dell'Unione radicale jugoslava dal quale emana l'attuale governo. Il giornale così scrive: Prima del suo grande giro at traverso la Jugoslavia nel corso d;7quale"egn"Tndicherà le toet-- tive del suo quarto anno di go verno, il dottor Stojadinovic si è «recato con la sua famiglia al- | l'estero per prendere un'po' di riÌ P°s°- II dottor Stojadinovic ha \S?n,?/Sf ato/,co^ ,un suo doyere i ^£™J£f™ \ nezia nel quadro della celebre esposizione d'arte di tradizione puramente veneziana e che costituisce una modesta risposta da parte nostra alla-magnifica mostra del ritratto italiano attraverso i secoli che ha avuto luogo recentemente a Belgrado. Sebbene il viaggio di Stojadinovic avesse carattere privato, il Ministro d'Italia conte Ciano si è recato a ricevere il Capo del governo jugoslavo e lo ha salutato con tutti i segni della cordialità e di una visibile amicizia. Ciano e Stojadinovic sono stati acclamati spontaneamente dai veneziani sul Canal Grande; insieme essi hanno visitato il padiglione jugoslavo e naturalmente nel corso di questi due giorni essi hanno esaminato la situazione politica dell'Europa soffermandosi più specialmente sui rapporti fra Italia e Jugoslavia dopo il primo anniversario del benefico patto di Belgrado. « Questi buoni rapporti, questi rapporti sempre migliori — prosegue il giornale — fanno la nostra gioia reciproca. Non solamente i nostri amici ma anche i nostri avversari si rendoro conto quest'oggi di quanto sia attivo il patto che porta la tranquillità sull'Adriatico e di quale benefica funzione internazionale esso sia ricco. Allorché si pensa che prima dello storico discorso di Mussolini davanti alla cattedrale di Milano la diffidenza tra Italia e Jugoslavia era un assioma diplomatico per tutti, che tutti gli esperti militari sentivano in quel disaccordo il primo colpo di fucile e che ci si figurava la prima valanga guerriera di Roma su Belgrado, è consolante per noi che tutti questi assiomi diplomatici e questi presupposti abbiano subito una evoluzione di 180 gradi. Ci sembra ridicolo oggi al momento dell'incontro di Venezia rileggere le previsioni della nuova Europa di Wells sopratutto allorché noi poniamo gli occhi sulla pagina 285 della nostra traduzione. Dopo il 25 marzo 1937 Belgrado e Roma non conoscono che una sola strada: La strada verso la pace sincera e profonda ispirata a un rispetto reciproco e al mantenimento dei buoni rapporti con i nuovi e antichi vicini. Una anticipazione forse logica fino a ieri si è trasformata in una farsa ridicola. Il fantasma di una guerra distruggitrice è stato allontanato. Italia e Jugoslavia hanno compreso per virtù della forte volontà dei propri dirigenti dóve risiede il loro interesse vitale ed esse proseguono in questa politica di pace reciproca fermamente. Questo è oggi l'assioma sulla base del quale si può costruire la nuo va « immagine dei fatti che si svi luppano » più vicina alla verità e più giustificata dalle necessità del due popoli diretti uno verso l'altro. Tutti gli amici della pace nell'incontro amichevole di ieri fra il conte Ciano e Stojadinovic trovano solamente un contributo alla pace non aspettando dalla intervista di Venezia nessun complemento alla messa in opera di un patto che allontana la guerra e garantisce la pace ». Al. Ru. a i i a e e o é a i - Sofisticazioni che non celano la profonda amarezza francese Parigi, 18 giugno. I commenti all'incontro Ciano Stojadinovic a Venezia che quantunque privo di carattere ufficiale è stato considerato in questi circoli con indiscutibile interesse non soltanto dal punto di vista delle relazioni italo-jugoslave come da quello più generale dell'evoluzione nell'Europa centrale e orientale, non sono scevri da considerazioni d'ordine particolare non molto compatibili con lo spirito che ha dominato le conversazioni fra il Presidente del consiglio jugoslavo e il Capo della diplomazia italiana. Interpretazioni anguste Questi commenti non errano certamente quando sottolineano la comune soddisfazione di Roma e di Belgrado nel veder consolidarsi la loro pace né si allontanano dalla verità quando considerano la questione sotto il suo aspetto pratico constatando il peso delle considerazioni economiche che hanno una parte certa nello stato delle relazioni italo-serbe, ma sarebbe certamente eccessivo attribuire a un interesse puramente materiale l'opera considerevole realizzata nella via della conciliazione e della pacificazione dei due grandi Stati rivieraschi dell'Adriatico. Alla base del mutamento scambievole fortunatamente avvenuto, delle considerazioni d'ordine morale, dei principii politici comuni hanno grandemente contribuito a riawicinare Potenze e là dove avevano naufragato i numerosi tentativi di mediazione della Francia, espressione sincera di un desiderio di riconciliazione fra Roma e Belgrado, l'evoluzione naturale di un nazionalismo ben compreso, di un ideale comune hanno finito per trionfare. Ma i giornali parigini cui questo genere di considerazioni non garba molto, preferiscono attribuire come obiettivo alle conversazioni di Venezia la preoccupazione dell'Italia di consolidare all'indomani della riunione dell'Austria alla Germania la posizione assunta dall'Italia a Belgrado in- ; seguito agli accordi in vigore, fa¬a l l l cendone il principale punto di appoggio alla sua nuova politica neBalcani e di rimediare al colpo portato alla prosperità del porto di Trieste dalla scomparsa dell'Austria indipendente. Tale è la tesi sostenuta fra glaltri dal « Temps » pel quale Vita-o j lia si sforzerebbe dopo l'Anschluss-jdi salvare nella misura del possi- bile la sua influenza politica e lasua espansione economica nellaEuropa orientale. Per l'organoè - del Qua! d'Orsay la cosa non sarà facile perchè, a suo giudizio, gli interessi italiani si urtano contro quelli tedeschi in ragione di un Drang nach Osten della Germania che si portasse su tutta la via del Danubio. Gli accordi italo-aust.roungheresi di Roma costituivano una base di cooperazione con le altre potenze dell'Europa centrale in vista di una organizzazione economica duratura di tutta la regione danubiana e in questo consisteva la loro vera utilità. Questa base non esiste più sopratutto dopo che avendo annesso l'Austria, la Germania si è studiata di estendere subito la pressione politica ed economica sugli altri Paesi di quella parte del continente, principalmente la Cecoslovacchia e l'Ungheria, attraverso le quali essa vuole tracciare la via della sua espansione in Europa orientale. Per le possibilità del porto di Trieste, il Temps conviene che la Jugoslavia può, grazie alla sua situazione geografica, contribuire al miglioramento dell'attività di quel grande porto. Ma la politica di Stojadinovic Ispirandosi sopratutto agli interessi economici del suo Paese, l'organo ufficioso mostra di credere che il Presidente del Consiglio jugoslavo coglierà l'occasione che gli è così offerta per assicurarsi vantaggi importanti. L'Italia cercando nei Balcani degli appoggi e delle zone per compensare quella parte dell'Europa centrale, è abbastanza logico che voglia servirsi del suo riawicinamento con la Jugoslavia e delle relazioni fiduciose fra Roma e Belgrado per sviluppare, con probabilità di successo, la sua azione in quelle regioni dove essa deve superare in velocità l'espansione tedesca. L'idea sarebbe che per il tramite della Jugoslavia, Roma possa più facilmente esercitare la sua influenza in Bulgaria e perfino in Romania. La Francia è tagliata fuori Il giornale si chiede però in quale misura questa politica italiana possa conciliarsi con l'azione generale della Piccola Intesa e dell'Intesa balcanica, composta di Paesi gelosi della loro indipendenza politica ed economica e strettamente raggruppatisi appunto per sottrarsi ad ogni tutela diretta o indiretta di grandi Potenze. Se la politica inaugurata a Belgrado da Stojadinovic, orientata verso lo sviluppo delle, relazioni economiche con la Germania e con l'Italia, ha creato certe possibilità per la potenza fascis.ta in concorrenza con la sua associata nazionalsocialista in quella parte del continente, l'azione particolare dell'attuale Gabinetto jugoslavo verrebbe necessariamente limitata dalla comunanza dì interessi degli Stati balcanici presi nel loro insieme. Nello svolgere queste ed altre argomentazioni del genere, tutte più o meno speciose, ma che rispondono alla costante preoccupazione della Francia di volere dimostrare anche contro l'evidenza che l'Italia ha gravemente sofferto sia moralmente che materialmente per l'annessione dell'Austria, il Temps e gli altri suoi confratelli trascurano di prendere in considerazione che l'intima collaborazione italo-tedesca ha permesso l'attenuarsi dei vecchi dissidi che esistevano tra Belgrado e Roma, e che quest'ultima apprezza altamente lo sforzo realizzato dalla Jugoslavia per giungere a risultati che hanno chiarito l'atmosfera nell'Adriatico. Che cosa dunque di più naturale delle reiterate manifestazioni di cordialità avvenute in meno di un anno fra i due Paesi, e di cui l'ultima e non meno significativa è appunto l'attuale visita del Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri di Jugoslavia a Venezia ? Ma le spiegazioni più semplici non sono sempre quelle che vengono più facilmente accolte. D'altro canto da tutti i commenti francesi traspare una profonda amarezza per gli atteggiamenti e le iniziative che sempre, più assumono in tutti i settori d'Europa numerosi di quei paesi che fino a qualche anno fa erano considerati come dei sottintesi protettorati francesi, e si registra malinconicamente come sia degli ultimi viaggi nell'Europa orientale del ministro Beck, che delle nuove conversazioni tra Belgrado e Roma, il governo di Parigi non sia stato informato eh? « per conoscenza » ed a « posteriori >.