Perchè la Germania non riconosce i debiti austriaci di Giuseppe Piazza

Perchè la Germania non riconosce i debiti austriaci Perchè la Germania non riconosce i debiti austriaci Un discorso del ministro Funk Berlino, 16 giugno, itraRicorrendo il quarto centenario [prdell'esistenza della storica «Casa Schiitting* del Commercio di Brema, è stata oggi, nella sede) della Casa stessa, celebrata la: data con una solenne cerimonia attnella quale, dopo una breve allo- aucuzione del direttore della Carne- ! chra dell'Economia e Presidente estdella Camera dell'Industria e del [vuCommercio di Brema Karl Boll-jniomyer, ha pronunciato un impor- centante discorso il Ministro della (invEconomia Funk, sui principii del-, re la politica commerciale tedesca cjdelsul problema dell'indebitamento j nointernazionale. Psicosi di crisi Nel suo discorso sostanziale il Ministro, dopo avere segnalato gli inizii ed i sintomi di crisi che si manifestano qua e là nel mondo economico contemporaneo ed avervi contrapposto la stabilità dell'economia tedesca, è venuto a parlare della funesta influenza che ha avuto e non cessa di avere nella economia mondiale il problema dell'indebitamento internazionale, il che gli ha dato occasione di occuparsi della questione della successione dei debiti di Stato austriaci, ed è su questo punto che il suo discorso ha culminato di importanza, avendo egli sottoposto la questione ad un'esauriente disamina di tutti i punti di vista sia giuridici che economici, politici e morali. Il Ministro è venuto alla conclusione del suo discorso affermando la necessità di un nuovo ordinamento di rapporti commerciali internazionali. Dando uno sguardo alle discussioni internazionali ed alle vicende della congiuntura, il Ministro Funk ha osservato come un po' dappertutto si possa constatare una tendenza determinata dalla paura di una crisi, anzi, di una nuova più grave crisi economica che stia per scatenarsi sul mondo. « Da questo punto di vista — ha detto — ei possono subito distinguere due campi economici diverbi, che' si atteggiano come duo poli contrastanti: gli Stati Uniti da una parte, che si possono designare come il centro del campo disturbato, e, dall'altra parte la Germania, la cui economia ha finora opposto una ferma resistenza all'irrompere di queste manifestazioni di congiunture ». Questo contrastante sviluppo è stato dal Ministro esemplificato con un solo esempio, quello della produzione dell'acciaio che in Gtrmania comincia u superare quella americana; nei primi cinque mesi dell'anno in corso, 1938, la produzione americana ha segnato nove milioni 18O.U00 tonnellate, mentre quella tedesca ne ha segnati nove milioni e 200.000 quando l'anno scorso la produzione tedesca era un terzo dell'americana. Siccome evidentemente si considera la orisi economica come un fenomeno 'fatale, si corre ai ripari e si costruiscono bastioni di frontiere doganali in modo da poter far front? alla lotta. Se ci fosse bisogno di un esempio di questa « psicosi di crisi > il Ministro lo segnalerebbe in quella principale cui abbiamo già insistito, l'interruzione cioè ed il rinvio delle trattative commerciali fra l'Inghilterra e l'America, interruzione cne non fu affatto dovuta all'irrompere dei calori estivi, nè alla preparazione della lotta eleetorale, bensì unicamente allo accentuarsi dello stato d'animo di crisi dell'economia mondiale. L'indebitamento internazionale La Germania •nazionalsocialista, con i metodi di politica commerciale che ha inaugurati, e col suo sistema di regolamento dei pagamenti dei traffici con l'estero, si è liberata e redenta dalla schiavitù di questa alea di erisi della congiuntura. Strumento di questo riscatto è anzitutto il piano dei quattro anni, ma la sana politica economica tedesca non serve soltanto all'obbiettivo di questa. libertà, bensì converge anche a quello di creare più stabile e miglior base alla politica mondiale. Il Ministro ha rapidamente delineato alcune delle cause principali determinanti di questi disturbi e di questi fattori di insicurezza del mercato mondiale, crescenti di anno in anno, come per esempio il colasse del mercato russo, i rivolgimenti in Estremo Oriente, le svalutazioni monetarie, le abolizioni di basi auree, aggiungendo che alla cima ed all'origine di tutti questi fattori di disturbo, e causa principale della confusione'economica mondiale, è stato l'indebitamento internazionale, in seguito al finanziamento della guerra ed alle riparazioni imposte alla Germania dal Trattato di Versaglia. « Un debito politico — ha detto qui il ministro — non si rende commerciale unicamente con l'espediente di mettere i privati al posto del creditore statale. Questa caratteristica dei piani Dawes e Young è stata dalla Germania nazionalsocialista decisamente ed accanitamente combattuta. Io debbo ancora una volta ripetere chiaramente che il prestigio della Germania nazionalsocialista non può essere compatibile con l'odierno stato dei prestiti di Stato tedeschi all'estero e che deve essere raggiunto un accordo in cui gli interessi del cinque e mezzo per cento, che nulla più giustificano, siano abbassati ad un livello normale. Il ristabilimento del prestito del credito tedesco esige la cancellazione di questa macchia vergognosa, che è un residuo della superata epoca dell'umiliazione tedesca. Ogni nostro prestito commerciale sarà da noi onestamente riconosciuto, ma il sistema dei debiti politici non possiamo riconoscerlo in via di principio perchè non conciliabile con i principi economici e statali del nazionalsocialismo. Del resto — ha concluso il Ministro su questo punto — i debiti politici come la storia di tutti i tempi dimostra, sono sempre stati esposti a inconvenienti di ragione politica superiore. Chi fa prestiti politici deve sapere fin dapprincipio che i con dennosioricsecritpresunAugraconStamadi strstanariacitle fu scianstoipocoprraalledtroprnoauReris—nounchpeRe.ostmtivpatomnoqustdasunosupobananaditescalzanaciavnprnmininorquvefimcodedebepqbcocozachebsedqantecainpbcoknDtuzslacnzfocimmsSbinpmcgpvzIdmssncozI trasti politici aggravano questi prestiti di rischi non calcolabili», ,, „„____j 11 proooaente delle colonie a questo punto il Ministro ha attaccato l'argomento dei crediti austriaci dicendo ingiustificato il chiasso di parte della stampa estera, perchè la Germania non li vuole riconoscere. Anche la riunione delle Potenze garanti, re centemente svoltasi a Roma ha invitato la Germania a riconosce re questi crediti. Ma un obbligo del Reich tedesco in proposito non esiste. Una infinità di prece- denti presi da tutta' la storia economica e finanziaria di successione statale, sia inglese che americana e francese, dimostra come, secondo la costante prassi di diritto internazionale, non si può pretendere dalla Germania l'assunzione dei debiti austriaci. La Austria odierna come parte integrante del Reich non può essere considerata, del resto, come lo Stato successore di Saint Ger main. Fra lo « Stato obbligato » di Saint Germain e l'odierna Au stria, annessa alla Germania, c'è stato di mezzo un atto rivoluzionario.. Ritornando quindi in mate ria di precedenti, il Ministro ha citato come principale il caso del le ex-colonie tedesche, nelle quali fu negato, dagli alleati, il riconoscimento dei prestiti tedeschi, e, anzi si può dire che proprio a questo scopo fu escogitata la forma ipocrita del mandato, evitando cosi la formale successione di proprietà che avrebbe potuto generare discussioni, ed infliggendo alla Germania un doppio danno ed una doppia truffa. Anche l'altro argomento adoperato, che i prestiti concessi all'Austria abbiano contribuito alla ricostruzione austriaca, della quale oggi il Reich beneficierebbe, non vale. Si sa — ha detto il Ministro rispondendo su questo argomento — che i prestiti all'Austria hanno avuto in ben minima parte una determinante economica, ma che, soprattutto, servivano a impedire l'annessione dell'Austria al Reich. L'effetto dei tre prestiti .oncessi al disgraziato paese è stato tale che nessuno può richiamarvisi come a prestiti produttivi; la Germania ha ereditato, un paese immiserito e bisognoso sotto ogni riguardo della più elementare ricostruzione. Valori economici che siano stati creati con questi prestiti non esistono in Austria. Una obbligazione dunque, da parte del Reich tedesco non sussiste nè giuridicamente, nè economicamente, nè moralmente ». Il Ministro ha quindi chiuso il suo discorso affermando che la politica economica e finanziaria si baserà non più su prestiti internazionali, ma su prestiti nazionali; auspicando ad un nuovo ordine di rapporti commerciali internazionali, sulla ' base di uno scambio di merci al riparo dalle alee delle congiunture, armonizzando i bisogni economici con le naturali basi della produzione di ciascuno. Giuseppe Piazza sss

Persone citate: Brema, Brema Karl Boll-jniomyer, Dawes, Funk