IL MISTERO DEL PECCATO di Filippo Burzio

IL MISTERO DEL PECCATO Proh«d' oggi IL MISTERO DEL PECCATO Un'affermazione die ho avuto più volte occasione di fare — non avere, cioè, il demiurgo i! « senso del peccato » (intendi, del peccato originale) — può ricevere precisazione e chiarimento attraverso l'analisi di un magnifico studio che Etienne Borne ha dedicato recentemente al Razionalismo freudiano {"). Siegnrund Freud occupa, evidentemente, un posto di primo ordine nella serie dei « profeti d'oggi • ; e già prima d'ora, trattandolo come (ale (a proposito di una sua confessione, che suonava press'a poco così: lo non ho il coraggio ili far tirile profezie ai miei simili, e neretto il loro rimprovero, ili non averli saputo consolare) — credevo .di ]ioter notare che : « profeta anch'egli, a suo modo, e profeta pessimista, Freud è pero piuttosto uno scienziato che un maestro di vita, un constatatore dell'esistente piuttosto che un inventore del nuovo»; e aggiungevo : « se non sa consolare lui, lasci fare agli altri ». Ora tutto ciò, ripeto, s'illumina singolarmente attraverso il saggio di Etienne Borne. Borne imposta originalmente il suo studio rilevando importanti analogie fra il freudismo e il cristianesimo, (soprattutto per ciò che riguarda il concetto di « peccato >. Freud e la sua psicanalisi riprendono involontariamente, e rinnovano, questo concetto, dandogli bensì un significalo diverso, ma un contenuto non troppo dissimile. Cos'è il freudismo, in sostanza? si chiede Borne : « Uno sforzo per rischiarare, con l'aiuto di tecniche nuove, le oscurità del subcosciente umano... il metodo freudiano intende eliminare il caso dalla vita interiore. Nulla vi è senza ragione; il sogno più fuggevole, il gesto più inavvertito rivelano, e tradiscono, la natura profonda di un uomo ». Nell'universo psicologico, come in quello fisico, nulla è fortuito, nulla è indifferente: e come Galileo e Newton scoprirono le leggi del secondo (cioè di quel « mondo sublunare » che, prima di loro i fisici aristotelici credevano, anch'esso, soggetto al caso) così Freud ha cercato le leggi del primo. « Una siffatta psicologia conferisce alla vita una serietà che la morale cristiana non può che apprezzare. L'oblìo di un nome o di un appuntamento non è fortuito, ma è una cosa seria. Un passo falso nella via è serio. Un lapsus è serio. Un sogno e serio; i gusti e le fobìe apparentemente più innocenti : l'amore del rosso o il ribrezzo dei ragni, sono cose serie, sintomi di simpatie e di antipatie segrete ma atti,ve... Nulla di tutto ciò che non tocchi, per qualche tramite sottile e inconscio, il centro stesso dell'anima ». I nostri atti ri seguono, disse un romanziere, d'accordo con una dura tesi cristiana ; un freudiano va più in là, e aggiunge : i nostri pensieri, le nostre intenzioni oi seguono ; per lo psichiatra, come per l'evangelista, desiderare l'adulterio è altrettanto grave che compierlo. La dottrina freudiana dell'incosciente attivo permette di capire che nulla si perde di ciò che una volta ha segnato una coscienza, che nulla è neutro moralmente, che tutto può accusare una volontà. Senso della unità e della responsabilità dell'individuo, che è suscettibile di una interpretazione cristiana. Ma v'è di più. « Dottrina e terapeutica freudiane rivelano la presenza efficace, nell'uomo, di una cosciènza murale. Freud può ben designarla con un nome nuovo e chiamarla censura, la psicanalisi non fa che. meglio esaltarne la potenza ». Più ancora della coscienza cristiana, essa è onnipresente: anche quando la ragione si tace, quando la volontà si rilascia, la censura, la coscienza morale, non sono mai vinte che a mezzo. An.che in sogno ci sono amori eh'; non osano confessarsi ; c'è una sorta di pudore anche nei vagheggiamenti più impuri, lo dormo, ma la mia coscienza veglia, e la concupiscenza ch'essa ha condannato non può soddisfarsi che per vie traverse, per enigmi. Infine, se talvolta il cattivo desiderio trionfa malgrado la censura, la coscienza vinta sa vendicarsi della sua stessa sconfitta, creando quella vertigine d'angoscia propria degl* incubi, che il freudismo ha studiato. «Psicosi e nevrosi testimoniano, come il sogno stesso, della presenza efficace d'una censura morale... Se l'uomo non fosse morale, non sarebbe insidiato da tutti questi dèmoni del delirio ». Freud mostra dunque che, non solo la coscienza morale opera in modi insospettati prima delle sue scoperte, ma che il male è sempre punito. C'è una giustizia interiore immanente, la quale fa sì che l'uomo colpevole infierisca contro se stesso, come se il peccato trovasse in sè la propria sanzione. Sanzione, infatti, l'impossibilità perii colpevole di celare il cancro morale che lo divora (a chi di noi non viene qui in mente il Baskolnikoff di Delitto e castigali); sanzione, l'incapacità 'dell'oblìo ; sanzione, infine, l'angoscia che punisce la viltà davanti alla confessione: poiché è il delitto iuconfessato che crea l'angoscia; e la cura psicanalitica mira, infatti, a guarire mediante la « presa di coscienza », sembrando così confermare due altre idee della morale cristiana: il valore della sincerità interiore (mai mentire con noi stessi ! meglio essere cattivi che mele finchemati, te checon>ere spico psimaorimasiora poeglspiargdemabregCIdi spprMsictecospticpodevaplgrmzifrnidiqudeEdtegfigm<o) . ETIENNE BORNE: «T.e rationa. lisine freudien et. le mystcre riu péché». — Collezione: . [, homme et le péuhé», Parie, Plon, 1938. vcrsm10egpcdfmSmdvttPMDi1czCmvsasidsnmfdsfs i O e o ò n e e . o i , e o e o li di a tn e n ipocriti), e la saggeaza della confessione. Non c'è fino al pessimismo freudiano che non s'approssimi a qualche altra tesi della tradizione cristiana. « Una volta la maschera dell'educazione strappata, che resta dell'uomo per il confessore cristiano come per il medico psicanalista? Un animale pauroso e libidinoso... ». Infine, questa dottrina freudiana che. si è convenuto di chiamare materialista è, sotto certi aspetti, ben più spiritualista di molte altre. « Essa non spiega ciò che un cristiano chiama il mule con delle ragioni fisiologiche: >er la psicanalisi, l'origine dele malattie spirituali è d'ordine spirituale; un disordine psichico non può avere che delle cause psichiche, il che significa affermare che lo spirito è una forza originale, indipendente dalla materia ». Non è a una perversione del suo corpo, a una oscura eredità fisiologica che l'uomo potrà attribuire le sue colpe : egli dovrà accusarne la parte spirituale di se stesso, a Quale argomento inatteso in favore della dignità umana ! Un animale ignora la concorrenza delle brame, la guerra degli istinti », egli è armonico e pacifico, ten¬ e e ¬ de tranquillamente al suo fine; « l'uomo invece deve compiersi attraverso le contraddizioni. Questo destino tragico non mette forse l'uomo al di là della serie animale? ». **• Faremo dunque di Freud, un apostolo, un confessore, un atleta dello spiritualismo, per non dire addirittura della fede cristiana? Evidentemente no; come il Borne mostra eloquentemente, tutto ciò che si è rilevato finora, pur essendo rigorosa- niente deducibile dalla dottrina freudiana, e dai fatti ch'essa ha avuto il grande merito di porre in luce, va al di là della interpretazione che Freud personalmente ne ha data. In particolare, Freud non assegna alla sua « censura » il valore che un cristiano (o uno spiritualista in genere) assegna alla coscienza morale; e soprattutto non dà alla lotta della censura con la libido, della volontà ordinatrice, n demiurgica ». con l'incosciente, «1 significato grandioso e confortante ch'essa ha per noi ; e non può darla perchè Freud non crede alla libertà umana ; egli è ancora determinista come ogni positivista dell'Ottocento, fa dell'universo psichico un mon- do, autonomo sì, (e questa è una sua grande scoperta) ma ferreamente chiuso nelle sue oggi e determinato da esse, come è (o era, o si credeva che fosse, Kriina di recenti e ben noti dubi) l'universo fisico. Freud è lo sbocco illustre del determinismo universale — esteso cioè fino allo spirito umano —. qual era postulato dallo scientismo ottocentesco. E qui è il suo limite, che noi crediamo di poter superare, pur ritenendo ed utilizzando quanto di nuovo egli ha por tato alla conoscenza, tiu questo punto, Borne ha parole così belle, che. non posso trattenermi dal citare ancora, tanto io consento appassionai amente con esse, che illustrano mirabilmente il nostro antico giudizio sintetico su Freud, quale abbiamo riportato in principio. « E' qui elle conviene parlare di materialismi) freudiano: dal momento, cioè, in cui esso fa dell'universo interiore un mondo chiuso governato da leggi inesorabili. Da quel momento la personalità abdica. Vi è certo una causalità nella coscienza, ma questa causalità non è solo la causalità meccanica del passato che domina il presente; c'è anche l'appellodell'avvenire... ». Freud vede nella censura un mero residuo del passato; di paure, tabù e incubi antichi, che ossessionano ancora, nel subcosciente, il presente umano; non vi scorge invece (come noi vi scorgiamo) anche, e soprattutto, un germe dell'avvenire, una virtualità, un richiamo a nuovi modi e invenzioni ; una manifestazione, insomma, di quel bergsoniano « slancio vitale ». che audacemente considera l'universo (secondo l'indimenticabile definizione del maestro) come ime machine, à taire iles i/ienr. « Se le azioni dell'uomo sono inevitabili ■— soggiunse Borne — il peccato evidentemente non esiste; eppure noi seutiarno che c'è peccalo a rifiutarci al superamento, ad accettare il presente com'è»: e non si potrebbe meglio giustificare quell'affermazione demiurgica, secondo cui — ignari, come noi siamo, di un peccato originale, il cui pesante fardello non ci sembra di avvertire — il vero, il grande peccato consiste per noi nel non « realizzarsi ». nel non impiegare le. energie di cui disponiamo al servizio della continua creazione del mondo. Filippo Burzio