IMMUNIZZARE TORINO unificando le fabbriche alla necessaria distanza dalla città

IMMUNIZZARE TORINO unificando le fabbriche alla necessaria distanza dalla città GImI odori UEImImA snia IMMUNIZZARE TORINO unificando le fabbriche alla necessaria distanza dalla città Vi sono argomenti che basta toccarli perchè sorga attorno ad essi come una vivida fiammata di interessamento da parte del pubblico. I nostri rilievi di alcuni giorni fa sugli odori della Snia-Viscosa sono di questi. Se si toglie gualche anonimo citrullo, il quale a proposito di un problema che ha vivamente preoccupato la stessa Autorità prefettizia, cerca sprizzar veleno contro di noi, per asserire che t essendo Torino soltanto (sic) città industriale, i suoi abitanti devono sopportarne gli eventuali (sic, sic!) inconvenienti: odori, fumo, rumori », la cittadinanza ha manifestato il suo consenso con quanto abbiamo scritto nella forma più imponente e fuori da ogni possibilità di equivoco. Segno che il problema è vitale e fondamentale, e per ciò non intendiamo affatto lasciarlo cadere. Dall'inchiesta di cui sono stati esposti qui i risultati con assoluta obbiettività, è emerso che nessuna esperienza chimica è finora riuscita, e forse riuscirà mai, ad eliminare le cause del grave malanno; al punto che la Società ha comunicato ti S. E. il Prefetto di non vedere altro rimedio, qualora egli avesse insistito nel suo atteggiamento di fronte ad essa, all'infuori del trasloco degli stabilimenti ne: Friuli. Tale risposta non ci era sembrata, in verità, nè soddisfacente, ne decorosa per la nostra città, e neppure troppo dignitosa per la ditta. Questa non negava il problema, dal momento che adducevc le proprie esperienze per risolverlo. Non gli riconosceva che una gravità relativa, ed a riprova aveva presentato al Prefetto il parere del prof. Tovo, sitila inoffensività degli odori. Diciamo di passata die tra le moltissime lettere accatastate sul nostro tavolo di lavoro, alcune provenienti da chimici, contrastano la tesi del perito della società. Rimane, tuttavia il problema in sè medesimo. Una grande città che anche nel campo dell'attrezzatura industriale è salita ai più. alti vertici conquistandosi un primato europeo, e che pure in tutte le altre manifestazioni, dall'ascesa urbanistica a.quella ospitaliera, educativa, culturale, turistica, è all'avanguardia del progresso nazionale, si trova impiglia' ta in una desolante avventura: alle sue porte due fabbriche dall'alba al tramonto ammorbano l'aria con la puzza lanciata fuori dalle macchine su per gli alti camini che servono da diffusori dei pestilenziali miasmi. Per colmo di sciagura una delle fabbriche sorge vicinissima all'imbocco dell'autostrada, al termine di quel corso Giulio Cesare che la immette in linea diretta nel cuore della vecchia Torino. Gli' odori nella zona vastissima gravano sull'atmosfera in permanenza. Ma anche la seconda fabbrica, sebbene di qualche chilometro più distante, contribuisce a rendere meno piacevole l'avventura. Durante il ctclone dell'altro giorno, che imperversava con direzione nord nord-ovest, sud - sud-est, mentre da Abbadia di Stura le ventate si abbattevano nelle zone tra la Stura e il corso inferiore della Dora, da Venaria si spingevano su Lucente, la Borgata Campidoglio, e tutta la zona di corso Francia. I mali odori, nell'aria resa pesante, erano avvertibilissimi. E' pertanto perfettamente normale che la città reagisca e si difenda. E quando la difesa è assunta dal Capo della Provincia, la Società che esercisce gli opifici, pur riconoscendo il guaio di cui questi sono cagione, non trova di meglio da fare che dichiararsi disposta ad andarsene! Ripetiamo: la cosa era di natura da far arricciare il naso. Nondimeno ci siamo imposti di non rilevarne subito il significato sgradevole, preferendo attendere per conoscere l'accoglienza che la ditta avrebbe fatto alla nostra controproposta di concentrare gli stabilimenti in una sola località, ma non nel lontano Friuli, bensì nella pianura torinese a ridosso delle Alpi per le necessità del rifornimento ìdrico inerente alla natura dell'industria, in guisa che Torino, sopprimendo gli odori delle fabbriche, potesse, com'è suo diritto, mantenere queste ultime. Non abbiamo la pretesa che in argomento di tanta importanza, la ditta risponda su due ptedi : ci sembra però legittimo chiederci se non abbia ragione uno degli autori delle lettere pervenuteci, nel porre sulla proposta della Snia a S. E. il Prefetto il quesito se in Regime fascista una grande Azienda, le cui benemerenze produttrici e autarchiche sono d'altra parte in¬ aidisareFigesimquraPilurotoBarampatisviCadonoinviraal pedumPividuderiuvozirinsitAtàteremFaUMmtasideceprmBdocestRtysisoqudaainlimnbctesl'ravpl'sozstcotrPprasalalimprndc«iszpdspla8drCsAnn. mcontestabili, abbia il diritto di de- scidere da sè, senza l'intervento dello Stato, di un atto di tanta importanza, e di così decisive conseguenze. La risposta è ovvia: no, un tale diritto non esiste. Siamo quindi certi di avere con noi tutta Torino nell'esigere che la Snia resti, ma si sposti nel raggio di chilometri — quindici? venti? — necessario a liberare la città dalla cappa di piombo dei perfidi odori. f. o. BP1ladnli

Persone citate: Lucente, Tovo

Luoghi citati: Friuli, Torino, Venaria