Le truppe navarresi e legionarie a tredici chilometri da Castellon

Le truppe navarresi e legionarie a tredici chilometri da Castellon Le truppe navarresi e legionarie a tredici chilometri da Castellon Lucena del Cid conquistata per aggiramento Nei Pirenei le truppe del generale Solchaga travolgono le prime difese della 43a Divisione (DA UNO DEI NOSTRI INVIATI) Saragozza, 10 giugno. /I jninistero della difesa nazionale rossa ha annunciato oggi, nel suo quotidiano bollettino, la perdita dei due massicci di Penagolosa e di Galauja,, al centro del fronte nazionalista, fra Teruel ed il mare. La confessione, che giunge in realtà cori parecchi giorni di ritardo, rivela che il senso della manovra concepita dall'alto Comando nazionale non è più oscuro ai rossi. Questa manovra è una delle più ampie che siano state intraprese durante tutta la campagna dall'Esercito di Franco. Essa, sebbene il nemico non lo avesse sospettato fino a che la manovra non era entrata nel pieno svolgimento, sta facendo crollare tutto il piano difensivo del generale Miaja. La mèta dell'offensiva Il ritmo ed il senso della battaglia sono mutati di punto in bianco da due giorni. All'azione di sgretolamento per piccole manovre aggiranti, di portala locale, delle linee nemiche, è succeduta una offensiva di vasto raggio, con obbiettivo risolutamente lontano, che gli attacchi intrapresi rivelano con una chiarezza quasi non curante della prevedibile reazione nemica. I rinforzi rossi affluiscono febbrilmente ai villaggi delle immediate retrovie, che sono più minacciate. Oli aeroplani legionari snidano le riserve dai loro ricoveri e le colpiscono durante i movimenti verso la prima linea; la battaglia trascura lo sforzo nemico e procede sicura sulle direttive segnate. La resistenza è vivace e l'avanzata è lontana; ma la vastità dell'azione in corso permette di prevedere, un graduale acceleramento dei combattimenti verso la méta dell'offensiva: Castellon de la Plana. Dalle linee raggiunte nel pomeriggio di oggi, si può contemplare il paesello Sarrion, nuovo centro della resistenza nemica, dopo la caduta di Puebla de Valverde, che erge le sue casupole ancora intatte, in mezzo ad un paesaggio ancora tranquillo. Occupata Camarena de la Sierra, oltre il valico omonimo, ieri espugnato, i nazionali hanno esteso la zona di occupazione a sud di Teruel, attaccando e conquistando tutto un gruppo di vette dominanti la strada di Sagunto, all'altezza del chilometro 115 da Valenza, vette fra le quali primeggia il Monte Gaifas. a circa 11(00 metri di altitudine. La battaglia prosegue accanita fra alte montagne e ridotti difensivi naturali, che il nemico sfrutta per contendere ad ogni passo l'avanzata ai nazionali. Più verso il mare, a sud del massiccio di Peiiagolosa, che è stata fino a ieri la punta dell'Esercito avanzante, le Brigate navarresi, a fianco delle quali-inter¬ viene per la prima volta, dopo la battaglia di Tortosa, una Brigata legionaria, quella delle « Frecce Nere », avanzano con regolarità costante lungo le direttrici sud ovest-sud est, attraverso il terreno ondulato che scende dolcemente fino al mare, dove si adagia la prima delle città del levante. Le montagne alle spalle Tredici chilometri soltanto, in linea d'aria, separavano al tramonto di oggi le tmppe da Castellon de la Plana. Le montagne che ostacolarono per lunghe settimane l'avanzata dei volontari carlisti, partiti da morella, sono finalmente alle loro spalle. Lontano, a settentrione, svaniscono le vette del massiccio di Peiiagolosa, .da dove sono scesi i reggimenti navarresi e, più vicini ad essi, il picco Tosalbo, di 800 metri di altitudine, ultimo contrafforte prima della piana, che è stata conquistata ieri. Ai piedi del Tosalbo sorge Lucena del Cid. La città, situata sull'itinerario leggendario seguito dall'eroe nazionale durante la conquista di Valenza, dista trentanove chilometri dalla strada di Castellon de la Plana. I rossi ne hanno ben difeso il possesso, con accanimento, ed è stato necessario eseguire una lunga manovra aggirante a sud della cittadina medioevale, perchè i nazionali potessero, alle otto di questa sera, entrarvi dopo avere sgominato con un colpo di mano, un nucleo di guardie di assalto che si era trincerata a difesa, con numerose armi automatiche, su unu posizione di collina che. domina Lucena. I difensori sono stati catturati.' Frattanto il dramma della iS.a divisione rossa, accerchiata nei Pirenei, isolata dal resto dell'esercito di Catalogna, volge al termine. Ieri il Corpo d'Esercito di Navarra, comandata dal gen. Solchaga, I dopo due mesi di attesa e di contemplazione reciproca fra le alte vette montagnose, ha attaccato le linee nemiche. La battaglia ha raggiunto il massimo sviluppo. La « sacca di Bielsa », come si è convenuto di chiamare il territorio occupato dalla « divisione fantasma », è limitata a destra e a sinistra da due grandi massicci, che separano la valle dalle due altre valli parallele: quella dell'Ara, a occidente, e del Venasque, a oriente, entrambe occupate quasi contemporaneamente dai nazionali durante l'offensiva dell'Ebro. Chiusa in quella regione quasi inaccessibile, la divisione nemica non poteva costituire nessun pericolo per i nazionali e offriva solo l'inconveniente di « fissare » un notevole contingente di forze per vigilarla nella sua fortezza di neve. Questo era l'obiettivo della resistenza della divisione fantasma. I nazionali hanno attaccato da due parti: a sud sulla sponda del torrente Vellòs, che un primo tentativo, compiuto ti 15 aprile, non permise di varcare, e che il nemico aveva di poi straordinariamente fortificato con numerosissimi nidi di mitragliatrici; a occidente attraverso il grande massiccio pi renaico, che separa questa valle da quella più orientale di Vena sque. La battaglia condotta con strategia moderna, con l'appoggio di aeroplani e una conveniente preparazione di artiglieria, a cui il nemico non ha potuto replicare poiché le sue quattro batterie erano ormai prive di munizioni, ha facilitato il raggiungimento di ob bietttvi che fanno prevedere prossima l'occupazione di tutto il territorio. Sgretolate dall'artiglieria, le. linee fortificate di Puyarruego, sulla sponda del Vellos, hanno ceda to all'attacco dei fanti di Navarro, che hanno potuto occupare, dopo vivace combattimento i paeselli di Puyarruego e Ceresa, avanzando di un paio di chilometri in una regione forti/icatissima. Ma a occidente l'avanzata è stata assai più rapida. Spuntando fuori dai sentieri montani, che attraversano il massiccio longitudinale dei Pirenei, i navarresi sono piombati nell'alta valle del Cinqueta, un fiumicéllo tributario del anca, nel cuore del territorio nemico e hanno oggi travolto le ultime resistenze, occupando i tre villaggi di Pian, San Juan de Pian e Gistain. L'avanzata prosegue rapida verso la confluenza del Cinqueta con il Cinca e verso Bielsa, sede del comando della divisione rossa. Riccardo. Forte l Vakeloche | Cascante. „ ÌOCamarena p&Ripdeva '"' '■ " mani Sierra de^> *~ J ■*# avalsmbre .,<#' "°fiffòn? 10 15

Persone citate: Bielsa, Ceresa, Navarro