La Fiera di Padova inaugurata dal Duca di Spoleto di Antonio Antonucci

La Fiera di Padova inaugurata dal Duca di Spoleto Rassegne della Nazione operante. La Fiera di Padova inaugurata dal Duca di Spoleto (DAL NOSTRO INVIATO) Padova, 9 giugno. La Fiera di Padova ha un vanto di anzianità sulle altre Fiere della Penisola, sia risalendo nei secoli, sia ricominciando a contare dal 1919. Prima, era la cosiddetta « Fiera del Santo », che Sant'Antonio è il santo per antonomasia; in occasione della sua festa, l'affluenza dei fedeli era grandissima e, dopo compiute le devozioni, restava molto tempo per occuparsi d'affari. Avvenne così che, dal sacro, derivò il profano; fatto tutt'altro che lamentevole, poiché moltissimi, spostatisi a solo fine di lucro, erano indotti dall'ambiente ad atti di religiosa pietà e, come dice una antica stampa « grafie rendevano al Santo per li boni commerci aut devotamente imploravano da lui miliore fortuna ». Finita la guerra, è da Padova che si riallacciarono — anche internazionalmente — i primi fili della rete commerciale in brandelli: ma se il tempo suol vendicarsi, con la polvere, delle origini antiche, questa città gli è sfuggita. Per vantarsi della sua lunga vita, la Fiera ha scelto una veste giovane e fresca; la tradizione non le impedisce di essere contemporanea e, in certo qual senso, anticipatrice. Una « festa dell'autarchia » Partita dalla considerazione che il mercato odierno non è più, come una volta, un appuntamento periodico tra produzione e consumo per stringere contratti o per conoscersi, dal momento che lo stesso scopo è largamente raggiunto dai commessi viaggiatori e dal servizio postale, questa Fiera si è attrezzata in forma propagandistica del prodotto nazionale: la si potrebbe definire una « festa dell'autarchia ». Nel tre settori principali del fabbisogno civile, e, cioè, abbigliamento, alimentazione, arredamento, si è infatti realizzato un tale progresso che, vederlo esposto, è una festa dello spirito. Giustamente, il Segretario federale di Padova, dottor Lovo, ha detto alla radio: « Questa Fiera è particolarmente e doppiamente cara al nostro spirito di fascisti, sia per l'appellativo di diciannovista che ci ricorda una data quanto mai eroica e significativa, sia perchè seppe puntare con noi al raggiungimento di uno stesso fine: il potenzia mento della Nazione ». Il visitatore è subito preso dal tono gioioso dell'ambiente, che si estrinseca dagli intonaci nuovi, dalla selva di bandiere sventolanti e dalla profusione di fiori a di verde; è subito avvolto da un senso di ricchezza e di sovrabbondanza, senza di che, ben difficilmente si traduce quel tanto di forza capace di esprimere, senza parola, l'idea imperiale; è subito stretto dall'interesse delle varie mostre. Non è ancora aperta quella della Vittoria — madre prima dell'autarchia, poiché di li sgorgò la piena coscienza di noi stessi e delle nostre capacità a vivere liberi — ma la mostra dell'Aeronautica con il suo ammonimento: « Chi è padrone del cielo, domina la terra » ci dà già il presupposto della forza necessaria a una politica di autonomia. E questa forza è a portata dell'occhio profano nelle sue macchine, nelle sue statistiche, nell'elenco degli eroi. Subito dopo la Corporazione dell'acqua, del gas e dell'elettricità, espone in grafici, fotografie, plastici e dimostrazioni varie, l'opera ciclopica per provvedere con materia prima di casa nostra, ai vari fabbisogni della nostra casa; un reparto esalta lo sforzo per strappare la terra alle paludi e alla malaria; vedremo poi come la coltiva meglio attraverso l'agricoltura, i fertilizzanti e gli anticrittogamici; com'è tutelata la nostra salute dai prodotti farmaceutici e, come, infine, qualsiasi macchina offerta dalla civiltà alla pigrizia dell'uomo e della donna — sia essa una radio, un arricciacapelli, uno spremipatate — può essere prodotta dall'industria nazionale. La quale, salendo di volume, si spinge alle più svariate qualità di motori e istrumenti di precisione. Completa il quadro la parte tes¬ spnsdtmspdtArpdlStvlttmd sile, che tende a sganciarsi sempre di più dalla dipendenza straniera e che già offre prodotti misti — o prodotti liberi — in grado di varcare le frontiere, non soltanto come un'originalità, ma come merci di riconosciuto merito. Ne esaltano il valore alcuni biglietti della Banca d'Italia, esposti in un quadro e che sono stampati su fibra di ramia, pianta prodotta nel sud Italia e in Tripolitania, trascurata fino a ieri, forse per disattenzione. Dicevo, una « festa dell'autarchia ». A visita ultimata, si esca con un briciolo di fierezza in più... ' Due mesi fa, il prof; Guido De Marzi, anima dell'organizzazione, mi disse che la Fiera di Padova era destinata anche a un compito di carattere educativo. Ed è tale. Un po' di scuola fa bene. Tanto più che nell'angolo estremo, c'è anche un parco dei divertimenti per chi intenda svagarsi e rimandare le considerazioni più serie al giorno successivo. La cerimonia inaugurale La manifestazione è stata stamane inaugurata alla presenza di S. A. R. Aimone di Savoia Aosta Duca di Spoleto e di S. E. Ferruccio Lantini, Ministro delle Corporazioni, in una festa di sirene e di popolo. Erano ad ossequiare gli Alti personaggi, il Prefetto dì Padova gr. uff.. Celi, il gen. Prlcolo, Comandante la seconda Zona aerea, il gen. Zingales, l'on. Miori per la Camera fascista, l'on. Bodrero per il Senato, il dott. Pascolato per il Direttorio del P.N.F., il Segretario federale di Padova dottor Lovo, il Podestà di Padova avvocato Solitro e altre autorità della Venezia Euganea. Sua Altezza Reale e l'on. Lantini, hanno attraversato una parte della città, tra vivissime acclamazioni, raggiungendo i padiglioni della Fiera, dove, dopo un saluto al Re Imperatore e al Duce, han detto brevi parole il Podestà di Padova e il Commissario della Fiera. Il primo, dopo avere ricordato la tenacia di Padova nella fede, il suo eroismo nel sacrificio e la sua geniale laboriosità nella pace, ha tenuto a interpretare l'applauso , della folla come la espressione della «vita intensa e pulsante di Padova, sempre più tesa con volontà incrollabile e fede purissima, alle nuove mete » che additano la Patria e il grande Capo « esempio e guida insuperabile di ogni romana saggezza e di ogni meditato ardimento ». Il secondo, dopo avere illustrato il contenuto autarchico della Fiera stessa, « come fedele interprete dì tutti i partecipanti » ha offerto al Trono e al Fascio « le opere di questi artieri della Patria operosa in marcia ». Applausi vivissimi hanno coronato i due discorsi. S. A. R. il Duca di Spoleto e S. E. Lantini hanno quindi visitato lentamente i vari capannoni, interessandosi a quanto ivi esposto, anche se di mole minore, e compiacendosi infine con gli organizzatori per l'allestimento pieno di buon gusto, di praticità e d'intelligenza. Sua Altezza Reale è ripartito nel pomeriggio. L'afflusso dei visitatori, già notevole nella mattina, si è andato accentuando nel pomeriggio, per culminare nella serata, in un' atmosfera dì festosità, resa più appariscente dall'illuminazione sfarzosa, dai canti delle infinite radio e dai fuochi di artificio di varie ditte in gara tra loro, per un apposito concorso. Antonio Antonucci Il Duca di Spoleto all' inaugurazione della Fiera di Padova.

Persone citate: Bodrero, Comandante, Duce, Guido De Marzi, Miori, Solitro, Zingales