L'Italia supera la Norvegia dopo una lotta durissima: 2-1

L'Italia supera la Norvegia dopo una lotta durissima: 2-1 la prima giornata del girone finale di Coppa del Mondo L'Italia supera la Norvegia dopo una lotta durissima: 2-1 pg pGii azzurri „ segnano in apertura di gara, poi si smarriscono in un giuoco sconclusionato e9 raggiunti nel punteggio, riconquistano il definitivo vantaggio nei tempi supplementari - Olivieri e Rava in grande giornata - Un incidente al nostro portiere - Ferraris II e Piola autori dei punti Vittorie dell'Ungheria, della Francia, del Brasile e della Cecoslovacchia RETIi Ferraris (Italia) al secondo minuto del primo tempo; Brustad (Norvegia) al 40' del secondo tempoPiola (Italia) al 2' del primo tempo supplementare. ITALIA: Olivieri; Monzeqlio, RavaSerantoni, Andreolo, Locatelli; Paslnati, Meazza, Piola, Ferrari, FerrarisNORVEGIA: Johansen; JohannesenHolmsen; Henriksen, Eriksen, Holmberg; Frantzen, Kvammen, Brynhileen, Isaksen, Brustad. ARBITRO: Beranek (Austria). Marsiglia, 6 giugno. La Squadra Nazionale italiana era stata avvisato — e lo si era confermato più volte nel corso della preparazione — che avrebt be trovato atmosfera di battaglia nel Campionato del Mondo. Era stata messa sul chi vive che era necessario: che non si facesse nessuna illusione perchè tutto quello che avrebbe trovato sullasua via avrebbe avuto carattere di difficoltà. E fin dal primo passo l'allarme, a cui forse nessuno aveva creduto, ha trovato giustificazione completa nei fatti. Faceva caldo a Marsiglia Ha fatto caldo sul campo dello stadio di Marsiglia per gli « azzurri »: un caldo afoso come temperatura — e quella si faceva sentire anche per gli avversari —. ma quel che più conta un caldo terribile, un caldo da far tremare le vene e i polsi come tecnica di giuoco e come andamento di partita. C'è da essere lieti che i rappresentanti dei nostri colori, anche a costo della fatica d'Ercole dovuta sostenere, siano usciti indenni dalla brutta situazione in cui sono venuti a trovarsi. Perchè s'a compresa questa situazione occorre spiegarla subito attraverso la narrazione dell'incontro. Innanzi tutto l'ambiente. Lo Stadio presentava un magnifico colpo d'occhio al' momento in cui le squadre facevano il loro ingresso sul campo. Le ampie tribune, i var'i spalti dei popolari, l'intero recinto nereggiava di pubblico; la tribuna d'onore era gremita di autorità civili e militari. Erano presenti in essa il Luogotenente Generale Vaccaro, Presidente della F.I.G.C. con alcuni membri ilella Federazione 3tessaIn un quadrangolo della tribuna un nucleo di circa duecento appassionati norvegesi, distinguibili da un'ampia bandiera. Un migliaio circa di sostenitori venuti dall'Italia era sparso un po' da per tutto insieme agli italiani, numerosissimi questi, abitanti in Marsiglia e dintorni. In complesso circa venticinquemila persone presenti sul campo. Come dal regolamento del torneo, le due squadre fanno il loro ingresso sul campo nell'ordine alfabetico delle iniziali del loro nome: prima l'Italia in maglia azzurra e poi la Norvegia in maglia rossa. Le accoglie sul campo il suono degli inni nazionali; prima la Marcia Reale, poi Giovinezza, infine l'Inno norvegese. Si inizia e si segna La squadra italiana saluta romanamente. Il campo è nelle eccellenti condizioni già constatate alla vigilia. Sono le ore 17 già passate di qualche minuto quando l'arbitro, l'ex-austriaco Beranek, dà il segnale d'inizio. L'Italia apre l'incontro in tono forteParte, va via in modo scorrevolepenetra attraverso alle file della difesa avversaria con relativa facilità. Il portiere norvegese deve subito, fin dalle prime battute, toccare la palla. La seconda volta che egli è chiamato a intervenire è battuto. Azione italiana che parte dalla destra, allungo verso la sinistra in area di rigo- te, Uro basso eseguito con immediatezza da Ferrari. Il portiere non può trattenere la palla che gli sguscia di qualche metro avanti alle mani. Interviene rapidissima la nostra ala sinistra Ferraris che si è chiuso al centro; riprende e spedisce in rete. Uno a zero. Non sono passati che un paio di minuti dal calcio di inizio. Il punto è benvenuto, ma si ha l'impressione che sia giunto un po' presto per un incontro del tipo dell'odierno. Esso esercita infatti immediatamente l'effetto di una violenta staffilata sull'amor proprio dei norvegesi. Eccoli che vengono alla riscossa, Si organizzano, tengono la palla a terra, si smarcano in modo magistrale, mandano il centro avanti a prendere posizione avanzatissima come un aculeo piantato nelle carni dalla nostra difesa e giuocano. Il primo pallone che Olivieri è chiamato a fermare a seguito di questa offensiva è subito di carattere pericoloso. Occorre un balzo felino al nostro portiere per deviare la palla in angolo. E fosse tutto B. Il brutto è che la cosa continua. La nostra difesa balla come una nave ni tempesta ed è l'intera squadra avversaria che si fa avanti ora. Fortuna che i tiri di conclusione dell'avanzata non hanno precisione. Ci vuole del tempo perchè la nostra squadra tenti e riesca a riprendere l'iniziativa. Quando vi riesce non lo fa che per mettere in mostra che si trova in difficoltà di funzionamento. Come per un improvviso e misterioso guasto al meccanismo nessun elemento della catena funziona nel modo dovuto: l'imprecisione e la lentezza sono il carattere generale del lavoro. Sotto la porta la decisione dei tiri brilla per la sua assenza totale. Comunque, poco dopo il quarto d'ora, ecco che una combinazione a terra dei nostri attaccanti centrali mette in imbarazzo e batte i terzini norvegesi. Un largo corridoio si apre di colpo verso la destra del nostro attacco e prontamente Ferrari vi piazza il suo tiro basso e forte. Il portiere non tenta nemmeno di abbozzare una parata, si volge a guardare con aria rassegnata, come un nomo battuto. No: al momento in cui già tutti sono scattati in piedi gridando al secondo punto italiano la palla picchia nello spigolo del montante proprio alla sua base e rimbalza in giuoco. Un terzino, intervenuto fulmineo, allontana il pericolo, Dio solo sa come. Olivieri al lavoro Dovrà avere la sua importanza sull'ulteriore andamento dell'incbntro, questo incidente del punto ■italiano mancato per centimetri. Segnato, esso avrebbe tolto o soffocato le velleità dei norvegesi, avrebbe fatto sentire sulla bilancia della giornata il peso materiale e morale di qualche cosa di definitivo. Mancato, esso costituisce un ulteriore incitamento per gli avversari. I quali riprendono ora a galoppare con nuova lena vptloppctplctrssslaipppmIzvpmmlmsdrsdegcsGctgciètetatsnhsnvsvcz\ egese compariva ogni tanto ini fosizione minacciosissima davan-ì s alla nostra porta. Dietro a (ni rvorava d'intelligenza la mezza ■tla destra Kvammen, trattando la<3alla con assoluta maestria. Buon er noi che il centro avanti suo ollega non lavorava che d'impeo e d'istinto e non possedeva né recisione nè vistone chiara dela situazione. Eccolo che da pohi passi converge sulla porta e ra. Olivieri devia sopra la sbara. Eccolo ancora che spunta e i presenta tutto solo un po' sulla inistra davanti al portiere. La ituazione appare disperata, che avversario potrebbe avanzare ncora e, se non proprio entrare n rete da solo, certamente deorre la palla in un angolo della orta con un tocco che nessun ortiere al mondo potrebbe fermare. Invece egli spara in corsa. l tiro è di rara potenza a mez'altezza. Olivieri risponde con un olo spettacoloso attraverso la orta deviando in angolo. Come Dio vuole, questa prima metà tempo giunge al suo termine. Olivieri ha avuto doppio avoro di Johansen ed ha fatto mirabilia. La nostra squadra è tata l'ombra di se stessa. Intervallo. Quando le due square tornano in campo e il giuoco iprende, si vede subito che la muica è cambiata. La marcatura ell'avversario è ora più severa precisa. Gli attaccanti norveesi non sgusciano più. nè con failità nè con difficoltà attravero le maglie della nostra difesa. Gli « azzurri » non fanno grandi ose, non salgono- nemmeno lonanamente all'altezza del loro miliore rendimento. Questo no, ma ontrollano il giuoco, ne tengono n mano le redini. L'avversario costretto nella sua metà campo, enuto a freno, soffocato quasi i suoi terzini prendono, a trat e giuocare abbastanza male. In rea di rigore i nostri sbagliano utto anche l'occasione che Johanen torna a dare loro perdendo ipagbmsmdpsuovamente la palla. Mail fltaoco l'a una caratteristica sola: la 'tretta severa in cui esso è te¬ uto dagli azzurri. Pareggio dei norvegesi Pare finito l'incontro. Pare che on vi sia più nulla a fare. Quan'ecco, a sette o otto minuti dal ermine, su una situazione di conrattacco norvegese, il centro aanti avversario piomba sul notro portiere che si è gettato in uffo e lo colpisce alla testa. Oliieri rimane qualche minuto fuoi conoscenza. Poi riprende ma si ede subito che non regge, tenenna e no» ci vede. A cinque minuti dalla fine eco che delle minorutissime condir ìoìiì del nostro guardiano di por- slsqmpnprpsrn i norvegesi approfittano. Ra-[pida discesa dell'ala sinistra Bru-itad e tiro forte proprio sul por-\fiere. In condizioni normali iti pallone non sarebbe stato estre-\Diamente pericoloso, ma Olivie- i non ci vede quasi. Fra braccio sbarra trasversale esso gli scu-'cia in rete. hII pareggio è salutato da un.urlo indemoniato della folla cheintravvede la possibilità di assi-[fere alla sconfitta dell'Italia, Due minuti dopo l'azione si ripe-ae in modo quasi identico: nuovo'.iro violento di Brustad che si ìn-\acca in rete. Ma questa volta\ fata sinistra norvegese aveva parato il tiro da posizione di /itoi giuoco. L'ha segnalato prevenivamente il guardìalinee, l'ha vito con immediatezza l'arbitro e l punto non è concesso. Che prò ria in questo secondo tempo gli vversari abbiano potuto paregiare e quasi batterci pare una effa della sorte, dopo l'andamento del giuoco e dopo quello terile primo tempo in cui realmente essi avrebbero potuto e dovuto segnare. Termina così il tempo regola mentare dell'incontro coi due avversari in piedi: nessuno di essi è vincitore, nessuno è vinto. Le due squadre non rientrano negli spogliatoi. Si ridanno ordine "ul'erba del campo, ai limiti del rettangolo di giuoco. Olivieri, appena giunto nel gruppo dei compagni, sviene ed è preso da violento vomito a seguito del duro colpo ricevuto. Ha terminato il secondo empo nel tipico stato di incoscienza del pugnatore colpito in pieno. Momento critico. Momento n cui tutto dipende dalla fermezza dei nervi. Il punto decisivo Lo supera bene la squadra nostra questo momento. Appena ripreso il giuoco per il primo tempo supplementare la squadra scatta, domina, sconvolge, travolge. E due minuti dopo, segna. Pasinati, servito lungo in avanti, piomba in area di rigore e spara forte, tanto forte che il portiere non può che arrestare col corpo l volo della palla senza prenderne controllo. Arriva Piola come un fulmine e da due passi, con una cannonata violentissima, infila la rete. L'Italia è nuovamente in vantaggio. Due a uno. La situazione è ristabilita tale quale come essa era prima dell'infortunio di Oli Vieri. E questa volta il vantaggio noni,&*'T%fàJ*L n\nta. .dall° s1°rzP> è battuta tn velocità, in resistenza, in robustezza. Tutto il vantaggio del ungo lavoro di preparazione fisico compiuto dagli italiani in queste ultime settimane viene a galla in questo momento come a cosa più preziosa di questo mondo. Più gli avversari calano, più gli italiani aumentano il tono del loro giuoco Il rimanente dei due tempi supplementari, quasi non ha più storia. ' L'avversario non giunge più ad essere pericoloso, qualche puntata, qualche fuga, che il pub blico saluta e incoraggia con grida altissime, ma la nostra difesa non ha nè momenti di distrazione nè attimi di rilassatezza. Nel secondo tempo supplementare, secondo tempo al quale si èpassati senza sosta, quasi di cor sa, sono gli «azzurri» ancora a far maturare due buone occasio ni e a sciuparle subito per impre cisione. L'incontro è terminato e vìnto per l'Italia. In mezzo al campo i giocatori delle due squa dre. Stanchi gli italiani, iconvoU hi e affranti addirittura i norve-gesì, si stringono la. mano, fra ternizzano quasi. Attorno al re cinto, un settore di spettatori questo impressionante momento morale non lo comprende, questo epilogo sportivo di uno sportivissimo spettacolo non lo capisce Sfoga, vociando, il suo livore di parte. Si definisce da sè, questo settore del pubblico, che se è rumoroso non rappresenta però certo la totalità degli spettatori locali presenti. Iniziatosi dopo le 17, l'incontro si è chiuso poco prima delle 20 ed ha costretto le due squadre, per la velocità del giuoco e l'afa della temperatura, ad uno sforzo addirittura colossale. Coloro che consideravano la Norvegia come unità di classe nettamente inferiore, coloro che alla vigilia l'avevano battuta, questa Norvegia, a tavolino, con un tratto di penna, hanno aperto oggi tanto d'occhi. Li hanno spalancati tutti, gli occhi, oggi, di fronte alla realtà delle cose. Dal punto di vista tecnico la Norvegia ha fatto cose che nessun avversario nostro di quest'anno avevà ancora saputo fare. Nel primo tempo, quando era sorretta dal fiato e lanciata appieno, essa è stata in linea tecnica superiore agli italiani. Poi, ha ceduto. Ma il ricordo del lavoro di Kwammen, la mezz'ala che esercita la professione di vigile urbano a Stavanger e che l'Arsenal di Londra voleva acquistare ad ogni costo per inserire nella propria squadra, il ricordo del funzionamento dell'intera compagine nordica, rimarrà a lungo impresso nella mente degli « azzurri ». Male che non nuocerà Ve ne sono parecchie, cose, che rimarranno impresse a lungo nella mente degli « azzurri » come esperienza e conseguenza della giornata odierna. L'ora tarda impedisce che su di esse ci si diffonda, ma questa dura e interminabile lotta è piena di insegnamenti, impartiti a duri colpi. La squadra ha passato un momento tragico. Essere favorita nel torneo — che cosa insulta questa corsa al pronostico ad ogni costo —, vedersi indicata da tutti come vincitrice facile di un incontro definito di ordinaria amministrazione, dover constatare sul campo che i nove decimi dell'unità, come colpita da improvvisa amnesia tecnica, più non ritrova nè le sue armi né i! suo tono, trovarsi sull'orlo di quell'abisso che sarebbe stato und drammatica eliminazione, è cosa che segna un solco nell'animo e nella mente dell'atleta. A tratti, a lunghissimi tratti, l'intera squadra ha ten¬ tennato. I soli Olivieri e Rava hanno lavorato all'altezza delle loro possibilità e capacità. E, verso il termine, la sola condizione fisica ha sorretto tutti: la forza e le energie accumulate nel lungo periodo di preparazione hanno gettato il loro peso sulla bilancia e l'hanno fatta pendere nettamente dalla parte italiana. Non tutto il male vien per nuocere. Sì ha l'impressione, quasi la convinzione che il duro momento superato debba avere ripercussioni proficue nell'avvenire del torneo per i nostri giocatori che, per quanto lieti del successo, sono rientrati al loro quartiere muti, concentrali in sè, accigliati, quasi. La giornata ha avuto svolgimento identico a quello della semifinale delle Olimpiadi di Berlino nell'agosto del 1936, vinta anche quella a mezzo di prolungamento, ed il momento rassomiglia a quello vissuto nell'altro Campionato del Mondo nel luglio del 1934 dopo la vittoria ugualmente ottenuta nei tempi supplementari sulla Spagna a Firenze. Non v'è nulla di nuovo « sotto la faccia del sole» nemmeno nel mondo del calcio. ' Vittorio Pozzo.