Genti di tutto il mondo dinanzi a una bimba e a due scarpe vuote di Ernesto Quadrone

Genti di tutto il mondo dinanzi a una bimba e a due scarpe vuote Genti di tutto il mondo dinanzi a una bimba e a due scarpe vuote Da Sciangai a Dairen, estrema punta della Manciuria -- Viaggiatori misteriosi -- Una potente organizzazione (DAL NOSTRO INVIATO) DAIREN, maggio. La transiberiana che ha trascinato sulle sue rotaie le nazioni di tutto il mondo, miliardi di rubli, di dollari cinesi e i cannoni delle truppe nipponiche arriva finn a Dairen, il porto più grandioso e importante della Cina del nord, c le acque del quale, a differenza degli altri porti situati anche più a sud, per uno 'speciale gioco di correnti, non gelano mai. « Yamato » . Nei grandiosi cappannoni dei magazzini e delle dogane costruiti e sostenuti da enormi travature tetre e pesanti, inchiodate le une alle altre come le ossa di un pachiderma antidiluviano ricomposto per le polemiche degli studiosi e la meraviglia dei turisti, avete l'impressione di trovarvi ancora in una nordica città degli Zar e allungate il collo oltre lo spiovente ripido dei tetti per vedere se non nevichi e vi attendete di assistere al passaggio delle slitte trascinate dai tre cavalli delle illustrazioni dei libri dei viaggi con l'impalcatura scampanellante dei finimenti. Di tutto questo, altro non è restato che il copricapo di pelliccia dei facchini: i risciottari si sono sosti tuiti ai cavalli di Michele Strogoff; risciottari eleganti in divisa azzurra e guanti bianchi, destrieri di lusso che trascinano vigorosa mente e senza palese sforzo sulle strade asfaltate fra i palazzi antichi e melanconici come le discussioni degli ex-intellettuali russi, carrozzelle pesanti ornate di ottoni lucenti e coperte da mantici neri e monumentali come i « felze » delle nostre gondole veneziane. Qui comincia la grandiosa orga nizzazione « Yamato », che ha pre so il nome da una delle case ba ronali più auguste di tutti i « sa gumati » nipponici; veramente comincia a Sciangai e ci cascate dentro senza accorgervene, appena mettete piede su uno dei tre piroscafi che fanno, la spola fra il fiume Azzurro e Dairen. Sbarcando in questa città ira casa yamato, o la ditta, o l'organizzazione politico-militare, come meglio vi piace chiamarla, vi prende tra i suoi ingranaggi complicati ma così silenziosi che non avete l'impressione di essere, come siete,.'in un grandioso e preciso movimento da orologeria svizzera. Dal facchino al capo stazione della ferrovia del sud Manciuria, dal portiere dell'albergo, in «nano del quale voi vedrete trasvolare i pacchi di sigarette che vi ha sequestrati per poi restituirveli gentilmente quando prenderete il treno per Mukden, all'amministratore delegato di tutte le società per 10 sfruttamento dei giacimenti carboniferi, dalla segretaria dell'albergo alla bigliettaria che ha il suo ufficio nell'albergo stesso, alla telefonista, dalla ragazza che vi vende le cartoline illustrate a quella che vi serve la birra fabbricata a Tokio, insomma tutto ciò che vedete intorno a voi, uomini e cose, appartengono alla più grande organizzazione imperiale alberghiera che esista al mondo. Dicendo Yamato dite caffè, ristoranti, ferrovie, miniere e forse eserciti e, quando attaccato al manico della vostra valigia sventola una strisciolina di carta rossa col fatidico nome stampato in nero, diventate automaticamente per tutto il tempo che resterete in Manciuria un essere invertebrato, ^enza volontà e in balìa della tentacolare associazione. Salendo in uno dei suoi tre piroscafi a Sciangai, se nessuno vi ha avvertito prima di tutto ciò, non ve ne accorgete come non me ne sono accorto io, tanto è scorrevole la lubrificazione dì ogni pezzo componente questa enorme macchina. Una compagna di viaggio A stabilire le conoscenze che la società ha nel caso mio preveduto di farvi fare, ci pensa subito 11 cameriere giapponese che ha fatto sedere alla mia stessa tavola vicino a me una bionda e loquace compagna di viaggio. — Vengo da Manilla e vado ad Earbin a passarvi un mese, poi ritornò a Manilla ove studio medicina. Le Filippine sono un campo vastissimo per lo studio della medicina. Tutte le malattie tropicali si sono date convegno' nell'arcipelago, compresa la tubercolosi;, gli abitanti dì mille ìsole da devastare, pensate che grandioso paradiso per i microbi. Adesso per la tubercolosi hanno scoperto un nuovo sistema di cura addirittura miracoloso. Il clima a Manilla è infernale in tutte le stagioni del l'anno eppure c'è gente che riesce a viverci e a fare quattrini, almeno un tempo se ne facevano; poi è venuto il tracollo dello zucchero del tabacco e del dollaro americano. Tutto si è imputridito come in un pantano. La ragazza tira su il vestito con disinvoltura fin sopra al ginocchio. — Guardi. ♦ — Conosco, una piaga tropicale;, ne ho una anch'io sul polpaccio della gamba destra^ niente di grave. -r- Niente di grave ma intanto la porto a passeggio da otto mesi. Non è spiacevole. Mio padre, che è un dottore molto noto ad Harbin penserà lui a guarirmi. Ritorno in famiglia a passarvi un mese: un viaggio massacrante. La piccola russa non sta zitta tw momento e cammina furiosamente sul ponte barcollando. Ha i muscoli delle gambe troppo sviluppati e mi viene il dubbio che invece di essere una studentessa sia una ballerina che ha fatto fortuna in qualche caffè notturno e seguiti a farla nella ditta « Yamato ». rgrcpdcrrCèuqrfsbhTlhnm Un viaggio massacrante, le ripeto. Manilla-Sciangai quattro giorni di piroscafo; Sciangai-Daìren due giorni su questo trabiccolo che ondeggia come un turacciolo poi quattordici ore di treno. Lei dove va? — A Mukden, a T-ièntsin, a Pechino ? e forse più al nord. — Viaggiatore di commercio, rappresentante, turista ? — Giornalista con tanto di autorizzazione. — Ha poco da stare allegro. Cosa crede di vedere a Mukden f Un paesaccio. Il quartiere cinese è il più vasto e si allarga come una macchia di untume attorno a quel poco che vi è rimasto di russo e a quel molto che hanno fatto i giapponesi. Se ci lasciassero discendere a Tsintao. Sembra però che sia proibito. Che cosa hanno da tenere nascósto a Tsintao ? Lo sa? La signorina parla troppo ma le rispondo lo stesso perchè non ho nessun segreto da celare. — Forse la ferrovia. — Non so come si può tenere nascosta una ferrovia. — Generalmente, signorina, in tempo di guerra si cerca di nascondere anche le ferrovie o almeno quello che trasportano, e cioè armi e truppe. Non ha notato il movimento di piroscafi, di navi da guerra e da carico nel porto di Tsintao ? Per la sosta di un'ora — E allora scenderemo aJìairen ove, non dubiti, le faranno sgranchire le gambe. Conosce t Avendone il tempo si potrebbe fare una gita deliziosa fino a Porto Artur. Altrimenti ci accontenteremo di Disitare la città che, quando non è avvolta dal vento di sabbia, è molto • bella, specialmente la parte nuova costruita dai giapponesi e dove si trova da comperare tutto quello che si trova a Tokio. E' magnifico lo sforzo commerciale che qui fanno i giapponesi vivendo una vita sobria e spesse volte anche durissima pur di risparmiare qualche centesimo per il loro paese. Ha con se fotografie sue da tessera o da passaporto ? Badi che ne occorrono due. Se non ne ha pazienza; i giapponesi hanno tutto organizzato. Al piano superiore dell'ufficio dei passaporti c'è un fotografo abilissimo che la ritrarrà di faccia di profilò e di tre quarti. — Ma io ho già il mio passaporto. — Non è valido. A Dairen entra in Giappone poi a Sciangaikwan rientra in Cina; ma non ci pensi. All'ufficio le faranno le fotografie che le occorrono. — Ma non ci fermiamo a Dairen che poco più di un'ora. •— Tutto calcolato. Lei va dal fotografo e risale agli uffici con la ricevuta senza le fotografie che tanto restano nell'archivio della polizia. Ci tiene molto a vedersi fotografato? — Affatto.. — Allora è servito. Che ne dice di questo guscio di noce? Una rullata ha fatto barcollare la studentessa che ha dovutotenersi al passamano della paratia per non cadere. — Confortevole. — Orribile. La piccola nave Hoten' Maru una delle tre che fanno la spola da Sciangai a Dairen è tutt'altro che brutta. E' piccola ma elegante. Benissimo organizzata nei servizi di bordo e tiene il mare a meraviglia. — Forse ho la febbre. La ragazza mi porge la mano; una mano inanellata, calda e umida. Sotto al rossetto del viso ora traspare il colore giallastro che patina e macchia la pelle di quelli che vivono ai tropici. — Febbre no, signorina, ma ha il polso un po' frequente. — Chi non ha la febbre a Manilla? Nelle Filippine tutti gli uomini vivono come le alghe, immersi nell'umidità dal primo all'ultimo giorno dell'anno. Diventano molli e leggeri come le vegetazioni acquatiche e i vestiti cadono a brandelli dai corpi continuamente sudati. Ha molti bagagli lei? — Due. — Io ne-ho dieci. Porto a casa mia una cinquantina di stracci che gli americani mi hanno fatto pagare un occhio della testa; noi di Manilla ci serviamo in America. Anche la nuova cura contro la tubercolosi è arrivata dall'America importata da un dottore di Amsterdam. Due preti russi La studentéssa russa ha già disturbato tutti i viaggiatori di prima classe deH'Hoten Maru: una tavolata di ufficiali nipponici, alcuni mercanti e due preti russi ai quali però, a malgrado dmolti tentativi, non è riuscita a strappare una parola di. boccaUno di essi deve essere qualcosa di più di un semplice prete, a giudicarlo da una grande miniatura della vergine che gli scende supetto sostenuta da una catena d'oro e tempestata tutta intorno da piccoli brillanti. Sono due uomini bellissimi. Il più autorevoledalla corporatura atletica, un'poobeso, indossa una tunica di pesante velluto marrone e una folta barba bruna 'gli allunga e glnobilita il viso un po' troppo tondo. L'altro, che è semplicemente vestito di nero, è magro ed'estremamente alto. L'ampia fronte sotto la quale scintillano due occhi celesti e dolcissimi è incorniciata dai capelli color cenere che gli discendono sulla curva della schiena. Tutti e due mangiano con le belle mani accurate interpiatti di cipolline portandole alla bocca con composta dignità e mordicchiandole quasi soavemente, ad occhi chiusi, come biscotti. I mercanti che, a giudicarli dai vestiti di seta debbono essere persone ricche e ragguardevoli, succidano le vivande facendo con le labbra e la lingua il solito rumore che offende l'orecchio a chi entra per la prima volta in un ristorante dell'Estremo Oriente. Un rumore di piena orchestra al quale ci si abitua col tempo come al famigerato odore della Cina che, da Hong Kong in su, fa torcete il naso agli europei finché non l'hanno definitivamente attaccato alle narici. Sentinelle dell'anticomunismo Intanto, secondo l'usanza; la coperta del piroscafo, i corridoi, i due saloni, le cabine si coprono, durante il viaggio, di biglietti da visita. Biglietti da visita che in Cina e in Giappone volano da una mano all'altra su milioni e miiioni di chilometri quadrati. Non c'è uomo, per poco che sia, che non abbia in una delle tasche due appositi portafogli: uno per riceverne e l'altro per distribuirne. I cartoncini Bristol corrispondono, ma in modo- assai più diffuso, a quelle che da noi è il semplice saluto scambiato anche fra sconosciuti, per pura cortesia. Due persone appena si incontrano, finiti gli inchini rituali, prima di rivolgersi là parola si consegnano i rispettivi nomi stampati preceduti e seguiti da tutte le qualifiche che l'uno e l'altro leggono attentamente con espressione di grande stupore ammirativo. Magari non c'è nulla da ammirare, il nome non dice assolutamente niente, il biglietto può anche èssere falso ma non importa, l'ammirazione è d'obbligo come l'inchino. Ho veduto una mezza dozzina di giapponesi incontrarsi sul ponte con un piccolo vecchio sorridente. Doveva essere un personaggio importante o magari uno sconosciuto qualunque, ma tutti si sono messi in circolo a riverirlo e sembravano statuettine meccaniche sopra un piatto. II biglietto da visita che mi passa il prete russo, il più magro,10 qualifica come ex-ufficiale dell'artiglieria imperiale. Adesso fa propaganda anti-comunista e religiosa al seguito di quello che deve essere un vescovo. Tutti russi « bianchi » in Cina sono legati da una potente organizzazione anti-comunista che non soltanto difende quella cui vi appartengono ma distrugge sistematicamente le cellule rosse. A Tientsin forse non esiste più un solo bolscevico, quelli che c'erano ssono ritirati alle spalle dell'esercito cinese protetti dal figlio dCiang-Kai-Scek. Più salite al nord però, e piùne trovate, finché nella Mongolia esteriore vi incontrate coi repartmilitarizzati di Mosca tenuti in rispetto dall'esercito della' Manciuria assai più potente e meglio armato, appoggiati soltanto alla lontana base dei sommergibili di.Vladivostock che crescono di numero man mano che il comunismo in Cina perde il suo prestigio. A Dairen la studentessa di Harbin sparisce per tre ore e non la ritrovo che. sul treno ove mi farà una. spietata compagnia fino a Mukden. Ha avuto il tempo dcomperarsi una tavoletta di cioccolato e una bambola mentre io negli uffici mi assoggettavo alla mania fotografica della ditta Yamato. Uffici melanconici dalle finestre dei quali vedo distendersi sulla città silenziosa dalle strade larghissime e che non finiscono mai una nebbia chiara dietro cu11 sole splende pallidamente lasciandosi guardare. In basso, acentro di una piazza vuota, ove non transitano che tram pieni dsoldati, la statua di bronzo di un generale giapponese, l'eroe forse di Porto Artur, magari quello che si è suicidato preso dal rimorso di aver sacrificato tanti soldati gettandoli sulle mine decampo trincerato che i russi avevano disteso intorno' la città, in pelliccia e stivali mi volta le spalle guardando il colonnato di un palazzo che ha il portone e le finestre chiuse. La tarchiata fig'ura de} condottiero .appare e scompare tra i soffi del vento, i turbini della polvere e le raffiche della nebbia leggiera, come attraversoveli di una zanzariera. — Italiano? — Si, italiano. La signorina addetta ai passaporti fa vedere il mio, per competenza, ad un impiegato che beve il tè. Sotto al suo tavolino c'un vecchio paio di scarpe e vicina lui, seduta su una seggiola una bambinetta dai capelli neri, glzigomi alti che le sostengono quasi gli occhi brillanti e tagliati mandorla, guarda nel vuoto, annoiata. Tutti noi, viaggiatori dell'Uoten Maru, ci ritroviamo in quella sala premuti uno accanto all'altro su banchi simili a quelli dellnostre scuole elementari: cinesrussi, inglesi, tedeschi, americani. I rappresentanti di tutto imondo sfilano davanti alla bambina che sbadiglia e a quel paidi scarpe vuote; vuote come lscarpe che appartennero ad umorto, così tristi a vedersi. . Nella strada i risciò passansilenziosi e neri proprio come lnostre gondole. Il generale di bronzo dirige dasuo piedestallo il movimento stradale senza suono nè voce. Tuttsembra immobile e pesante comquel blocco di marmo e di metallche ha i veli di nebbt'o attaccatalle spalle. Ernesto Quadrone

Persone citate: Porto Artur