Ricordo di Arturo Graf

Ricordo di Arturo Graf Ricordo di Arturo Graf Domani, 30 magie Io, si compiono venticinque ani) i dalla molte di Arturo Graf. Il ricordo più semplice,- più modesto. La Siam pa non vuole che passi nel silenzio la data in cui, or sono veni Jcinque anni, spariva il grand*. Maestro, che tra la fine del'secolo scorso e il principio de'-l nostro aveva diffuso tanta libae dalla cattedra di Torino, e in questa città aveva creata e sofferta tutta l'opera sua. Poiché, è certo ch'egli appare pur sem/pre, di lontano, in un'immagine^ di solitudine e di sofferenza: e forse è quella che gli era propizia negli'ultimi anni, quando noi "l'abbiamo conosciuto, ma è qurfella che s'accorda naturalmente con la voce più profonda/della, sua poesia. i Quand'e gli insorgeva con tanto disdegno c antro coloro che intendevano spiegare tutto il pessimismo del ^Leopardi con la disgrazia della sua 'persona, si sentiva ch'egli d ifendeva in se stesso la libertà <lel suo pensiero intorno alla vitoi, sciolto da ogni interesse, da ogni forza estranea, da ogni scontento' o delusione che fosse determinata dal caso o dagli altri uomini. Quell'alta e pensosa ff-.gura « tra di monaco e di ■guerr/iéro », la fierezza del gentiluomo che si compiaceva, ma non is'impòlverava fra i libri, non' e'rano di chi avesse dovuto misTirare le sue forze e le sue gioie ; la natura non gli era stata madrigna. Nò la sorte, com'egli dichiarò un giorno, nella triste e no bile dedica alla memoria di suo f r atello Ottone : « che a me in o/gni cosa prevalse fuorché nel fasore della fortuna i. Il Graf eolie una bella, fervida, vittoriosa giovinezza: un senso di energia schietta, di consapevole audacia, si rivela in quel suo propòsito di farsi scrittore' italiano, mentre tutto pareva distogliere da quella,, più che da ogni altra via, lui, nato ad Atene (e non lo dissero .il Faust ateniese?), di famiglia tedesca (ma era italiana la madre) dedita ai commerci e stabilita in Romenia... Basta confrontare le sue poesie, non dirò delle prime edizioni di Braila, ma quelle ancora del 1876, tutte ravvolte nella fatica dello stile, acerbe- e dissonanti, con la Medusa del 1880, per riconoscere il bai-, zo, la conquista sicura del giovane artista. E negli studi, pochi anni di lavoro 1 avevano condotto alla cattedra universitaria, con pieno merito, con le sue forze sole. Egli aveva letto assai presto il Robinson e ammirò quel racconto « nella impareggiabile semplicità che lo veste » come uno dei più, meravigliosi fra quanti s'ispirano alla virtù eroica e all'indomita volontà di vivere. Ma il suo concetto della vita, egli non se lo era foggiato, su di un bilancio di gare e di successi (di quelli che veramente cercò, di quelli che la volontà, e le for; ze'adeguate, possono dare, quali gli mancarono ?) : lo portava in se, ed in sè~ lo scopriva, distinto, separato da ogni vicenda precisa, dàlie sue vicende d'uomo singolo, e singolarmente armato : il suo intelletto mirava al problema morale della sua umanità confusa nel dolore comune. Procedeva assorto, e come affascinato, nel suo labirinto; proseguiva un suo dialogo segreto e indefinito col destino; e ne affidava qualche parola, qualche bagliore desolato, eppure lucidissimo, alla sua poesia. Quanto alla scuola, e agli studi,'che ne erano insieme la preparazione e lo sviluppo, il Graf vi attendeva con una serenità ed una calma operosa, che pareva gli giovassero a salvare, come un amaro premio, le ore d[abbando; no ài suo tormento inesausto. Tutt'al più, nei temi delle sue ricerche, egli dimostrava una predilezione per le età che gli apparivano più oscure, per gli errori ed i sogni di una fantasia dei popoli, che tentavano di aggredire l'ignoto, di colmarlo di favole, o che trasmutavano le stesse' esperienze della storia in altre avventure, in altre immagini, o più liete o più paurose, purché fossero diverse dal vero, penetrate .di un senso misterioso, di una speranza ineffabile. E questo si vede nel libro così vasto e laborioso sulla leggenda di Roma nel medio evo, e nei numerosi saggi di cui si compongono i due volumi di Miti, leggende e superstizioni del.Medio Evo, che vanno dalle tradizioni sul Paradiso terrestre a quella sull'isola della calamita; e si vede ancora nel libro agevole, e un po' beffardo, sul Diavolo. Questa simpatia per le forme più varie del mito — che. ispira anche i simboli dei suoi libri di versi, da Medusa alle Dannidi e a Morgana. — è uno dei tratti più evidenti del suo ingégno; e dallo studio oggettivo delle sopravvivente medievali, egli passava alla trattazione, di quei miti nella poesia (come fece per Prome¬ teo, e per la leggenda dell'Amore dopo la morte, -e per quella di Caino), sin che arditamente li affrontava egli stesso come poeta, disegnando quei brevi drammi sul Riposo dei dannati, La dannazione di Don Giovanni, U;iia sosta dell'Ebreo 'errante (nell'officina del Dottor* Faust). Nella storia degli studi italiani, nessuno contrasta al Graf il pripio posto come filologo e indagatore delle leggende medievali; del pari che, nel campo più propriamente critico, viene generalmente riconosciuto il valore di nitida sistemazione, che hanno i suoi saggi sul Cinquecento, e quello di avviamento originale a una critica psicologica, che si esercitò più largamente, in seguito, sull opera del Manzoni. - Invece, la lotta e il contrasto si delinearono vivacemente nei giudizi intorno alla poesia del Graf. Come in tutti i' contrasti su di un'opera d'arte, v'ebbero parte molte prevenzioni, di scuola e di partito, che ora sono dissipate. L'edizione di tutte le Poesie, nel volume unico del 1922, promosse, nella critica italiana, un nuovo esame, che fu più comprensivo e più giusto : ri- cordo, fra gli altri, uno scritto del Parodi, in cui si può additare quella che ò ora l'opinione media, per così dire, dei critici che diventano, col passare del tempo, gli storici della poesia dell'Ottocento. Quegli eli'era stato per tanti anni, e per un certo pubblico, fino all'ultimo, il «poeta di Medusa » (s'avverta che la risonanza di M ed usa era stata molto vasta, e che il Graf poeta aveva poi taciuto per oltre un decennio, fino a Dopo il tramonto, sì che quel nome s'era diffuso e aveva persistito facilmente), fu considerato in tutta l'estensione dell'opera sua. Ogni raccolta di rime del Graf. ha una nota sua, ed un suo carattere ; ma i due libri più significativi rimangono, per giudizio concorde, Medusa e le Rime della selva. E questo secondo è anche l'ultimo del Graf : fatto che di per sè solo ci ammonisce della tenacia, dell'energia spirituale, delle forze di rinnovamento, che il poeta serbò lungamente, sino alla fine, lasciando il più bello fra gli esempi. L'esempio fu questo: l'uomo che aveva dissolto dal suo sguardo ogni parvenza di uri possibile bene, che in una vita che gli era drnr—lvctlvpvdcrduèctvrcdgrmc divenuta come un gelido carcere, dalle sbarre dorate — ed egli ne sentiva il fastidio, il rammarico e, sordamente, un rimorso — poteva confermare a se stesso la verità del suo pessimismo giovanile, e che intorno a sè, nella coltura letteraria italiana, avvertiva un'ostilità, di cui non voleva lagnarsi, ma di cui conosceva . l'ingiustizia ; quell'uomo riprese, più solo di prima, un nuovo cammino, più arduo, sorretto da una pura ragione ideale. Quei cammino s'inizia col Riscatto (il romanzo dell'amore che redime dalla legge atavica del suicidio un uomo che molto somiglia, ed è quasi fratello,'al Graf) e fa capo alle Rime della selva; molte lettere, che ancora si conservano qui a Torino, e ch'è da sperare sieno un giorno pubblicate, lo renderanno anche più chiaro a chi scriverà la vita del Graf. Nelle sue ultime pagine, tutto parla di volontà, di liberazione e delle «cose che sono per nàscere»; e perciò, morto alla vigilia della grande guerra, egli non ci appare come la figura di un chiuso mondo; ci è vicino, e ci c caro: ci sarebbe ancora Maestro. Ferdinando N'eri

Luoghi citati: Atene, Roma, Torino