Quindicimila Fanti a Gorizia sfilano davanti al Principe Umberto

Quindicimila Fanti a Gorizia sfilano davanti al Principe Umberto Al fi*onte dopo veni' anni Quindicimila Fanti a Gorizia sfilano davanti al Principe Umberto (dal nostro inviato) Gorizia, 28 maggio. Che io abbia visto, .uno solo tra l quindicimila fanti radunati a Gorizia è stato tentato .dalla precisióne storica di sfilare davanti al Principe Umberto in quella tenuta guerriera che rese inconfondibile la sua categoria, meritandole la qualifica di « scalcinata », e cioè berretto compresso dagli acciacchi, zaino rigonfio é mal messo, giacca e pantaloni cadenti lungo il corpo, costretto a rimanersene curvo per il peso delle armi, delle munizioni e dell'archivio personale. Tutti gli altri, chi più chi meno si sono modificati; e nell'incedere marziale si indovina anche una leggera vena di letteratura. Della Fanteria si è detto infatti cosi bene, da trasformarla quasi in una specialità: la specialità del punto fermo, senza cui ogni periodo è sconnèsso e mal si conclude. A lei, soltanto a lei, è concesso inoltre di poter parlare di guerra-nella sconfinata portata di questo vocabolo, il che non è trascurabile vantaggio; dalla guerra è partita la Rivoluzione, dalla Rivoluzione è nato l'Impero, da tutti e tre sgorga la volontà di potenza. E il vecchio, fante si sente alla radice di ciò, con la conseguente ne cessità di apparire diverso anche fisicamente, onde credo che quel l'unico zaino abbia avuto torto di riesumarsi. Molta acqua è passata da allora sotto i ponti dell'Isonzo e la Fanteria non è più quella; ma forse ha il grande merita di essere giunta alla vittoria benché costituita così. Continuità guerriera Questo lungo preambolo tende ad evitare la descrizione minuta di uno sfilamento che le parole impoveriscono e che la fantasia può invece ricostruire sui. dati dello stesso preambolo: gente fiera del passato, del presente, dell'avvenire; ribelle al peso degli anni, delle contrarietà e delle ferite; pronta a ricominciare la lotta pur avendone conosciuti gli orrori. Più che i corpi, si sono dunque schierate le anime. Da parte sua, quella, di Gorizia li ha accolti con un entusiasmo quale solo il patriottismo alleato alla riconoscenza può dare. Dai pressi della stazione, fino all'estremo limite della città, tutto il popolo schierato ha fatto ala al passaggio dei reduci festeggiando il Principe; altrettanto era avvenuto nelle località minori. A Gradò, Gradisca, Farra, attraversate dal Principe in automobile. Nelle zone vuote, i contadini avevano accostato alla strada aratri, carri, ordigni di campo, quasi un'esposizione simbolica del lavoro, e qua e là grappoli di bambini lanciavano fiori. Quanti bambini! Una promessa di continuità. La stessa promessa ha assunto un carattere più evidente nella cerimonia della consegna alle giovani Camicie Nere, della tradizione guerriera dei veterani. Trentasei rappresentanti delle | brigate che combatterono per la, conquista di Gorizia si sono fer-matl di fronte al Principe. afflan-'cati da altrettanti giovani; ^Ìdisarmati, con il moschetto quel-|10 stesso spirito guerriero, anche I 11 Museo della. Redenzione. Il Principe si è recato a inaugurar- ; lo in compagnia del Prefetto Ora-'quelli. In ogni moschetto il nome di una brigata. Dopo gli onori al Principe e dopo brevi manòvre, veterani e reclute si trovano faccia a faccia. Un passo, un gesto secco, e il moschetto è trasmesso senza una parola al giovane, che lo afferra e lo bacia in segno di giuramento. Un brivido di commozione serpeggia anche nei tronchi più duri. Si riattacca alla continuità del¬ zi, del Podestà Pascoli, dell'Arcivescovo mons. Margotti, del Federale Macola, del sen. Bombi, delle medaglie d'oro Baruzzi, Barnaba, Ciancapilla, Leoncini, Mariani, Poggi, Rossi, SamogUa e Slataper, oltre le gerarchle del Consiglio nazionale del Fante, vari generali e autorità della provincia. Egli si è degnato compiacersi con il Prefetto e con il Preside della provincia, Carlo Venuti, per la magnifica realizzazione, che sintetizza In un rapido susseguirsi di quadri il periodo trascorso dalla passione irredentista alla liberazione e all'Impero. Il Vescovo ha benedetto l'opera. Il Museo della Redenzione E' questo il risultato di una squisita devozione per tutto ciò che si' riferisce all'unione di Gorizia alla Patria e che fa parte dello spirito fascista non esaurito dalla vittoria. Sotto l'impulso del Prefetto, uomini come Giannantonlo Borgellino, Mario Cossar, Carlo Corubolo, Enrico Galante, Attilio Venezia, l'architetto Petrone hanno raccolto una quan tità di cimelii avvicinandoli in maniera da conferir loro un'ani ma collettiva. Ecco la dichiara zione di Leopoldo I Imperatore, datata da Gorizia il 22 settembre 1660: .« Il paese, il clima, il non sentir altra lingua che l'Italiana, mi fanno scrivere nella medesima ». Ma ci incontreremo presto nella riproduzione ben !del I« Caffè nuovo » dove si raduna- vano i criminali, rei di voler con- jsiderare questa lingua un diritto politico; e, accanto al Caffè, una [di quelle celle sbarrate da porte di iquercia, fermate da catenacci e da muri cosi solidi che nemmeno la fantasia di Alessandro Dumas avrebbe potuto scardinare o indebolire con buchi. E poi, la guerra In undici battaglie; una per ogni sala, con le sue caratteristiche, llsuoi eroismi, grafici, consuntivi, fotografie. Una sala è dedicata al Duce combattente, riprodotto in vari atteggiamenti e quasi sempre irriconoscibile per la barba folta. Solamente gli occhi dicono veramente di Lui. E le parole anche: « Le mie mani hanno il segno della più grande nobiltà: sono rosse del fango del Carso ». n duro percorso — e anche buio quando deve attraversare un camminamento sotterraneo — sbocca nell'Impero, dove Mussolini Incita a far si che « le glorie del passato siano superate dalle glorie dell'avvenire », mentre in un quadro intristisce e ingiallisce un manifesto diretto al fermarle. Esso è del 28 ottobre] 1922, porta la firma dei ministri e cosi incomincia: « Manifestazioni sediziose avvengono in alcune Provincie d'Italia, coordinate al fine di ostacolare il normale funzionamento dei poteri dello Stato... ». riuscì a non fissato- Piarvi, su i chiodi delle vittorie V*C1°e scuse " Municipio T^^.^SéZ» gnetu »e"e per tutu e due. ,Una vetrina mostra uno scudo nel\legno, il legno massiccio imposto dall'Austria ad ogni comune per La bandiera e le aquiiic Intanto la massa dei combattenti si 'adunava al castello incorniciandolo di vita. Malgrado il tempo piovigginoso, la chiostra eroica dei colli e dei monti si delineava con netta evidenza, ripetendo, al solo accennare dei vari nomi, il film della tempesta. Di queste alture si potrebbe dire, imitando il Manzoni, che le grandi erano più cattive delle piccole e le piccole più cattive ancora delle grandi. I reduci se le segnano a dito, raccontando le loro perfidie e come fu che riuscirono a doma»» le quasi tutte. Ultimata la visita al Museo, anche il Principe, tra rinnovate manifestazioni di devozione, si è recato al castello per Inaugurarvi l'Osservatorio del Re. Gli hanno rivolto brevi parole di saluto 11 grand'uff. Dall'Ara, presidente dell'Associazione nazionale del fante e il Prefetto: quindi 11 sen. Aldo Rossini ha esaltato l'opera della Fanteria concludendo: «Altezza Reale! La moltitudine dei vecchi e dei giovani fanti non si lagna, come è giusto, della pace, ma non teme la guerra, e nel pensiero del Re Imperatore e del Duce non si preoccupa che di compiere tutto il proprio dovere, dovunque, comunque e contro chiunque ». La medaglia d'oro Aurelio Baruzzi ha fatto salire, per un alto pennone, una bandiera donata dai fanti a Gorizia, egli, che a Gorizia inalberò la prima bandiera il giorno della .conquista. Nello stesso momento tutte le campane suonano a festa. Dieci pareti di legno, obbedendo ad un giuoco di corde, si abbattono contemporaneamente lasciando libere due aquile che, dopo una prima esitazione per il frastuono dei cannoni e delle mitragliatrici, prendono il volo verso le cime più eccelse. Una squadriglia di aeroplani .vola a bassissima quota. Momenti . affascinanti, che Alberto Colantuoni ha arricchito di un ulteriore ele mento poetico recitando il « Ro sario della gloria » dove l'epico e il religioso si fondono, trasformai do quello che potrebbe apparire un elenco nudo di. battaglie, in una storia particolareggiata per cui tutta l'anima della massa, vi bra. La cerimonia si è chiusa con l'inno a Roma. Il Principe, fante tra i fanti, ha partecipato ad un rancio di circa 400 invitati, tra cui la signora Papa, moglie del generale morto fl?1!* S0.^^i,Gori5ÌaÌ_d°nna ling Buschetti, patronessa della Associazione nazionale del fante, ed una schiera di Balilla. Gli ospiti hanno iniziato in serata il ritorno, portando con sè la visione di uno spettacolo magico, dal quale balza la robusta consistenza di un popolo — e il caso di Gorizia è simile a tutte le città d'Italia — di un popolo che ha pronte le armi e le esalta, mentre insieme alla loro voce, presenta al Figlio del Re, musiche, buon umore e i vari prodotti della sua terra.