La "divina contessa,,

La "divina contessa,, La "divina contessa,, — Sandouga, Rasino., qui, qui ! Una voce flebile chiama i due caenetti che carolano attorno alla colonna di Piazza Vendóme. Le bestiole, basse, irsute, bastarde, obbpdiscono; s accucciano dinarizi a colei che le ha chiamate, che si curva su di esse, facendo sbucare due braccia sottili e tornite da un volo nero e fitto che dalla testa ricade come un tendaggio. (Le mani bianche, delicate, che si direbbero diadermizzate, slacciano i collari dei due cani, a fiorellini rosa. — Sandousa, Rasino, attenti, balliamo la Vagite — e la voce flebile intona un valzer lento, su cadenze estenuate. Le bestiole si alzano, scodinzolano. Nella piazza, la luce gialloverde dei fanali a gas, diffonde un lividore conventuale : nessuno passa; accanto alla colonna si mupve, soltanto, quel gruppo d'ombre, di una donna e due cani. — Carine, queste bestiole, contossa... —1 Sono false, signore, sono dei surrogati... — Lo so, contessa, che San^ douga e Rasino veri, sono morti, e che voi li avete fatti impagliare. — Impagliare con ogni redola d'arte e li voglio ai miei piedi sul letto di morte, con la mantellina d'inverno, blu e viola. E' la mia unica volontà testamentaria... — Perdonate, contessa; ne avete dettata un'altra: indossare la camicia da notte di Compiegne. — Ah, Compiegne ! Napoleone Terzo! 1857! Avevo diciassette anni. — Prego, ne avevate ventidue. M'accorgo che la maniuzza di togliervi cinque anni non l'avete perduta nemmeno adesso, che ne contate sessantatrè. — Cinquantotto, signore, cinquantotto. Non siete galante... — Sono un vostro umilissimo ammiratore, contessa. — No, no, basta con gli ammiratori, mi hanno rovinata anche troppo ! — Si chiamano Ideville, Montesquieu, Lòliée e s'è aggiunto, ora, Abel Hermant. Hanno celebrato la vostra divina bellezza. — Mi hanno beatificata per un gesto eroico che non ho compiuto, signore, che non ho compiuto. Li detesto... — Un gesto stoico e sublime: eleggervi la clausura alla prima ruga, separarvi dal mondo a trent'anni, abolire sinanche gli specchi per non più rivedervi, voi, la più bella donna d'Europa ! E' un gesto che meritava di essere esaltato, in prosa e in versi, come lo fu. — Falsità, vi dico, falsità. Gente malvagia che ha mentito per danneggiarmi, per dare credito alla mia vacuità, per dare consistenza alla calunnia che, in vita, mi ha maggiormente perseguitato: oh. Virginia Oldoini, contessa di Castiglione? ! Elle est belle, elle n'est que cela. Non è vero ! Io non sono stata solamente que cela... — La storia, contessa. — Puah ! La storia non è ohe un ciarpame di congetture. Diceva bene Renan... — La storia è una resurrezione, ha obbiettato Michelet. E, infatti, per. voi, fu una resurrezione luminosa. — Fu una condanna perfida. Meglio, molto meglio, che mi avessero lasciata marcire nella mia realtà, piuttosto che farmi risorgere ed eternarmi a prezzo di tante menzogne. Per fortuna che qualche volta rido e degli storici e dei biografi. Oh, la divina contessa che a non si vide morire» perchè questi signori mi vollero lapidare e assassinare con le pietre della mia vanità a soli trent'anni ! Che buffi ! Sapete voi, quando ho io veramente amato e sofferto per amore? — Non per vostro marito, non per ' Napoleone Terzo, non ai tempi del romitaggio di Passy... — Sapete a quale età? Correggete i vostri storiografi : a quarantanni ! — Contessa, a quarantacinque, allora... — E come ho amato e quanto ! Al punto di aizzare il nipote contro lo zio, il colonnello contro il generale, Roberto d'Orléans, duca di Chartres, contro Enrico d'Orléans, duca D'Aumale. — Gli storici ne parlano, non vi hanno defraudata neppure.di queste conquiste ; ma non fu amoro il vostro, bensì intrigo. Sognavate il riscatto degli orleanisti, il ritorno di una Sa Aiajesté.. della società della Tuileries, dell'etichetta alla Luigi XIV... — Spudorati ! Se ho sedotto qualcuno per uno scopo fu, se mai, a vent'anni e per un radioso scopo : per la mia Patria ! Se ho intrigato una volta fu per generosità, fu per la Francia derelitta di Sédan, e se con la Regina di Prussia poco o niente ho concluso non è stato per colpa mia. Bugiardi ! Pur di non riconoscermi un'anima ed un cuore, pur di imbalsamarmi nella mia frigida bellezza, pur di tramandarmi come il manichino splendido, ma instoppato ed amorfo, hanno inventato gli intrighi per la restaurazione ! Leggano l'epistolario di Thiers, leggano la let- ' tera del primo Presidente della Terza Repubblica che mi chiama « amica», che mi assicura protezione ed onore; ricordino il colloquio chiestomi dal signor Gambetta per conciliare al suo ministero le buone grazie dell'Italia. Bonapartista, orleanista, io?! Ignoranti ! — Calmatevi, contessa, calmatevi. Comunque, gli omaggi alla vostra bellezza non sono a a ripudiare. — Omaggi costruiti su di una leggenda iniqua. Perchè, alla fin fine, se mi avessero diffamata unicamente per la futilità e l'assenza di ogni contenuto interiore, forse li potrei compatire. _ Purtroppo i miei ammiratori mi han¬ no scatenato contro, e per l'eternità, l'obbrobrio dei posteri... — Non comprendo, abbiate la compiacenza di spiegare... — Lo donne, le donne! Oh. non sono «posteri» anch'esse? E quanto ad opinione pubblica, valgono smisuratamente più degli uomini. Lo affermava Napoleone, quello Grande. Riflettete: vi pare che mi possano perdonare le donne di essere osannata, turibolata, decantata per aver dato l'esempio di essermi sottratta al mondo a trent'anni, alla prima ruga? A trent'anni?! Mi odiano, mi odieranno sempre, le donne, di tutto le epoche e in tutte le latitudini ! Che diritto potevo arrogarmi io di conclamare: «badate, a trent'anni una donna, specie se bella, se fu molto bella, deve considerarsi finita, mettersi a riposo, segregarsi, rinunciare, sparire? Hanno ragione; e mostruoso, è ridicolo. Proponetelo ad una trentenne dei vostri giorni, provatevi, di grazia. Ai vostri giorni, così fecondi—m'informano — di tante iniziative per non invecchiare, per ringiovanire, così copiosi di cliniche e istituzioni per creare, conservare, ripristinare la bel- ezza! Non trionfa proprio ai vostri giorni la sapienza dell'artificio 'sulla verità della natura, in principal modo pei volti e per i corpi? Non siete, forse, divenuti, voi, i maestri della ricreazione fisica e, soprattutto, estetica, con mirabolanti applicazioni? Non avete proclamato, voi, che la vita'comincia a quarant'anni ? Ed io, io, la divina contessa, dovrei essere il simulacro, il simbolo che a trent'anni si c di già ferri-vecchi, già fuori uso, già da relegare in soffitta? Per u che vorreste che le donne non mi esecrassero urbi et orbil Mi esecrerebbero, fossi pure il simbolo della fine a cinquanta, a sessant'anni, oggi, che anche la scienza, con la chimica, la radiologia, la ormonoterapia e che so io, si è messa di mezzo per dissimulare l'età. Vi ripeto: ammiratori e storici mi hanno fatto tanto male, molto male e non capisco se in buona o cattiva fede... Così concludendo, l'ombra nera, ai fianchi scortata dai cani, s'incamminò, lenta, verso via Cambon. Un fischio prolungato si udì ad un tratto ed una figura si disegno lontano, sull'angolo, sotto le finestre del risto¬ rante Voisin. E l'ombra mi bisbigliò : — E' lui, è il normanno. — Possibile? Vive ancora il signor Estelin ? — Vive, un po' malandato, sintende, ma è 1 unico che ancormi corteggi. La gotta lo immobilizz~a spesso, però, se nienteniente, può, attraversa la Manica, viene a trovarmi e s'annuncia così, fischiando. Povero Estelin... Lui solo mi è rimasto fedele, lui solo. E sapete perchè? Perchè con lui ho realmente peccato di vanità. E mi è costata — come dire...? — un flirt sec per tutta la vita. Sciocca ! Al primo convegno, laggiù, nel ritiro di Dieppe, l'ho ricevuto quasi nuda, ma ridondante di braccialetti e gioielli : rutilavo. Caro Estelin... Era arrivato fremente e restò agghiacciato. E quel ghiaccio, non si liquefece più... Mah! Son passati tanti anni... — Quarantadue, contessa. Il fischio prolungato bì ripetè. L'ombra affrettò i passi, minuti passi da vegliarda; e mi è sembrato che una mano, candida sul grande velo nero, la premesse sul cuore. Giuseppe Bevilacqua

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