Spopolamento dele montagne

Spopolamento dele montagne Spopolamento dele montagne ursmoasuovanagg;mabisogni fondamentali sono agricoli Gli studi diligenti e complei che il benemerito Istituto nazionale di economia agraria ha iniziato sullo spopolamento montano in Italia, sono ormai initi, almeno' per tutta la cerchia Alpina. Prestissimo se ne daranno le conclusioni. Del fenomeno preoccupante dello spopolamento montano, gravissimo in ispecie nelle Alpi piemontesi, da una quindicina di anni si scrive molto; se ne parla di frequente; se ne fa oggetto di adunanze e talora se ne è sentita l'eco anche in Paramento. Sarebbe, ora di fare qualcosa di concreto. Se il fenomeno non è particolare del'Italia, per noi pterò si connette alla vitalità e alla difesa di sacri confini e al problema del crescente pericoloso urbanesimo! In attésa di trattare dell'argomento nella sua complessa nterezza merita oggi di esaminare quella parte che ha riflesso ai rapporti fra turismo e spopolamento montano; ' Offre materia propizia l'indagine accurata fatta in una zona delle Alpi Venete ove è uno dei maggiori centri turistici, Cortina d'Ampezzo. Lo studio riflette appunto le valli del Boite, del Piave, da Perarolo a Sovérzene e del Zoldano, ed è stato compiuto con la consueta diligenza e con elettissimo criterio scientifico pratico dal professor Dario Perini in collaborazione col dott. M. Barbieri. Si tratta di un territorio di quasi 82 mila ettari, di cui un quinto è perduto, per la coltura, trattandosi di roccie sterili, ciò che, del resto, si ripete in quasi tutti i nostri territori alpini. Non si può dire però che questa zona sia stata trascurata in fatto di comunicazioni. Ottima rete stradale, ricca di diramazioni e di mulattiere e sentieri buoni che uniscono il fondovalle alle malghe alte e ai rifugi. Boschi pascoli e incolti occupano gli otto decimi della superficie che può dirsi produttiva: qualità colturali, cioè, scarsamente attive. Il seminativo non è che il due per cento. La popolazione, al censimento del 1931 era di 26.617: in dieci anni essa è diminuita di 5.445. Nella valle del Boite, l'Ampezzano, la diminuzione fra il censimento del 1921 e quello del 1931 è stata .del 4,2 per cento, ma se non vi fosse Cortina ove si è verificato aumento del 35,2, essa sarebbe stata del 20 per cento: nella valle del Piave è stata del 19.8 per cento nel Zoldano del 10.5. Diminuzione impressionante; ma il bilancio demografico è ancor più grave perche attesta una grave parabola discendente di natalità. Il raggio di natalità che era di 35 a 40 per mille nel triennio 1880-82; è sceso a 20 nell'ultimo triennio, e continua a scendere. Crescono le case vuote. A S. Vito di Cadore sono una decina, a Vado 92, a Valle 30, a Perarolo 26. Se non si abbandonano del tutto i ter; reni, è per i bisogni alimentari della popolazione rimasta. Che cosa si coltiva? Ogni azienda ha un appezzamento a prato naturale che dura da 10 a 20 anni ; dà buon foraggio, ma la produzione uni; taria è meschina per il quasi abbandono in cui è lasciato, senza concimazioni. Si esporta fieno. Ma questo è un cattivo indice. Significa la decadenza degli allevamenti locali. La patata è coltivata dappertutto, con discreti risultati, 120 a 150i quint. per ettaro, ma potrebbe dare molto di più se meglio curata, e potrebbe essere maggiormente estesa anche al posto di quel granoturco che in alcune località si ostinano a coltivare pur non venendo spesso a maturazione. La bietola da foraggio, e alcune colture ortive renderebbero di più. I cereali coltivati sono orzò e segala, ma il frumento, che si è visto venir benissimo a Cortina, dovrebbe essere più diffuso. L'allevamento del bestiame è una delle fondamentali risorse. E le possibilità ambientali sono ben favorevoli. Le valli del Boite e del Zoldano non hanno nulla da invidiare alle più celebrate della Svizzera. Ma il bestiame è trascurato, ed è in diminuzione costante. L'industria del latte è di capitale importanza pei Cadorini ed è legata alle benefiche latterie sociali, ma andhe qui vi è molto cammino da percorrere, specialmente in fatto di caselli sulle malghe. Ricca la produzione forestale, e di rigoglioso sviluppo. La produzione annua commerciale si aggira sui 20-25 mila metri cubi. Ad essa si connette un ragguardevole assorbimento di mano d'opera. Quando si pensa allo sviluppo del turismo come àncora di salvezza della montagna, si pensa ad un elemento in realta di grandissimo valore, ma ad un elemento, non a tutto il complesso. Infatti, accanto a Cortina, che ha il doppio di abitanti di quello che aveva 60 anni fa, sono tutti gli altri comuni con gravi diminuzioni. Prima della guerra erano le rimesse degli emigranti a sostenere l'economia delle vallate; forse la metà dei redditi netti a disposizione delle famiglie, veniva da quella fonte. Oggi questo flotto periodico è illanguidito, e i montanari non sono in grado di surrogarlo se non in modo assai limitato. Ma l'emigrazione ha, per se stessa, sigriiAcato impoverimento delle valli per la perdita degli elementi migliori. Agricoltura e allevamento, fulcro della vita locale, fu; rono abbandonati alla donna. Si aggiungano, per spiegare la falla apertasi nei bilanci dei rurali, lp1dcmfiztcpstnscetttgppdcèvcacdcsfdottvtfadcssttavsj n n e i e l i o n i , a o r la lunga crisi di bassi prezzi dei prodotti tipici della montagna, 10 squilibrio crescente fra prezzi di ciò che occorre importare e ciò che si può esportare dai monti, e gli accresciuti carichi fiscali. Il turismo ha, è vero, dinamizzato la patriarcale vita dei montanari Àmpezzani; è qualche decina di milioni che ogni anno passa e rimane a Cortina, e l'ascesa di questo incantevole centro di «soggiorno estivo e invernale è da salutare con la più viva soddisfazione. Ma nel riguardo. agrario, e cioè per le ragioni millenarie ed essenziali di attaccamento alla terra, il turismo fa gradualmente scomparire le coltivazioni attive per lasciar quelle meno esigenti di mano d'opera, come i prati. E di lì una maggior dipendenza delle famiglie rurali dai mercati, con tutte le loro vicissitudini. L'eccedenza di fieno è un segno di decadenza di allevamenti : invece vi sarebbe ogni convenienza ad incrementarli appunto perchè c'è un-centro come Cortina che assorbe i prodotti. Ma mancano le persone che attendano alle cure del bestiame ! Gli elementi validi delle famiglie contadine sono attratti dai meno faticosi guadagni che offre il turismo e male si adattano a riprendere le antiche abitudini. Ormai solo la donna, la vecchia donna, tiene ancora alta, con la sua umile e preziosa fatica, la vita rurale dei monti.Anche per questa ridente zona alpina, le conclusioni degli studiosi riconducono a ' segnalare come rimedi una maggior intensificazione delle colture che sono suscettibili di maggiori rese unitarie, un migliorato allevamento di bestiame bovino integrato assai più di quello che ora avvenga col bestiame ovino e suino. Ma ad ottenere tutto ciò,oltre a una diligente opera di istruzione tecnica volgarizzataurgono aiuti perchè le popolazioni possano importare le derrate loro indispensabili a prezzi che reggano il confronto con quelli da esse percepiti dei faticati prodotti montarti, e urgono alleggerimenti fiscali. Su per giù, Te stesse cose che si ripetono per tutte le nostre montagne. Turismo e produzione forestale vanno bene, e son utili cose, ma non bastano da sole. E soprattutto è tempo che si passi all'azione. Arturo Marescalchi

Persone citate: Arturo Marescalchi, Dario Perini, M. Barbieri

Luoghi citati: Ampezzo, Cortina, Italia, S. Vito Di Cadore, Svizzera