La grandiosa rivista che ha concluso e le manovre tripoline

La grandiosa rivista che ha concluso e le manovre tripoline La grandiosa rivista che ha concluso e le manovre tripoline Quarantamila uomini, metropolitani, indigeni, eritrei, sfilano dinanzi al Re, imponenti e pittoreschi o e e i l o i l e o e i, e e al a e o, a ua, r i o uao o ti idi u rm. m. o ao. ei 5, a e, aoae aie eo à, rhe rto (DAL NOSTRO INVIATO) Nalut, 24 maggio. Il programma della quarta giornata Ubica del Sovrano prevede la rivista nella Gefara delle forze militari, terrestri e aeree che hanno partecipato alle manovre e l'inizio del giro del Garian. Il Sovrano è uscito alle selte e un quarto dal Palazzo. Il corteo reale rallenta a Snani Ben Aden, ove le organizzazioni del Regime. ìv scolaresche, la popolazione metropolitana e araba si schierano al passaggio e acclamano lungamente il nostro glorioso Sovrano. Coltivazione lussureggiante L'auto regale sosta brevemente a El Azizia. Il Sovrano discende e compie un rapido giro nella oncessione De Micheli, che è una elle opere più interessanti r. ruttifere della colonizzazione dela Libia. La stagione è particoarmente felice. Sono questi i mei tradizionalmente sacri al ghili. Il sabbioso vento ha leggermente disturbato solo la prima iornata delle esercitazioni. Oggi la temperatura è mitissima e la atmosfera di una limpidità assoluta. Quest'anno, mentre una parte della penisola soffriva per la siccità, la Libia godeva di una eccezionale abbondanza di precipitazioni. La zona di Gefara, limitrofa alla oasi Tripolitana, che cinque anni fa era un'arida sterpata, appena interrotta da pochi accenni di timida e incerta coltura, è oggi lussureggiante di coltivazioni. L'orzo e il grano appaiono opulenti, gli olivi già vigoreggiano e i vigneti sono già robusti. Magnifici filari di eucalipti, macchie di acacie e di tamerici delimitano i campi e frangono il vento. Si prevede un raccolto, quest'anno, che basterà al bisogno delle quattro Provincie, malgrado l'accresciuta popolazione urbana, rurale e militare. La superba sfilata L'azienda De Micheli è un esempio delle possibilità agricole della Libia. La zona di El Azizia è in piena Gefara, cioè in una re gione ove la temperatura ascende nel periodo estivo a cinquanta, cinquantacinque gradi. L'azienda, che comprende millecinquecento ettari 'valorizzati, è importante specialmente per gli agrumeti, mandorleti e oliveti. Una falda idrica sotterranea, a ottanta metri di profondità, è efficacement sfruttata mediante un impianto di sollevamento, che permette di portare alla superficie centinaia di metri cubi all'ora. Il Sovrano ascolta con straordinario interesse i cfttari?nenfi del direttore degli affari economici e della colonizzazione. Il corteo reale prosegue rapidamente nella Gefara, e raggiunge alle nove e trenta il vasto pianoro di Bir-El-Ghenem. A mille metri della zona della sfilata delle truppe, lungo la via, si trovano schierati su due file circa duecento apparecchi da Guerra, che hanno partecipato alla, magnifica manovra aereo-terrestre di ieri: ecco la possente sagoma dei quattro stormi da bombardamento «S 81». Ecco due stormi degli agilissimi caccia «C. R. 32», ecco il micidiale stormo d'assalto «Breda 65» e alcuni esemplari apparecchi da ricognizione tipo «Ghibli», bimotori; forniti di un carburatore speciale; che impedisce l'assorbimento della sabbia. Gli equipaggi, schierati a lato delle eliche, salutano il Re Imperatore alla voce. Il Sovrano non ha ancora raggiunto il padiglione reale, che già una squadriglia da caccia prende quota e esegue sul campo ardite evoluzioni e audaci acrobazie: eccola trascorrere il cielo nel volo detto «folle», eccola disegnare una ruota volante nell'azzurrissimo cielo. Il Sovrano, accompagnato da S. E. Balbo e dal seguito, accolto dal devoto saluto delle Autorità, degli ufficiali e degli invitati, raccolti nelle due ampie tribune, mentre una banda di duecento elementi, schierati oltre la linea del 10 sfilamento, suona gli Inni, sale sul padiglione su cui sventola l'azzurro stendardo di Savoia, Tre razzi dònno il segno dell'inìzio della sfilata. Ecco, preceduto da una pattuglia di motociclisti, il generale designato d'armata Ga, aera, direttore della manovra, e il suo Stato Maggiore. L'auto di Gazzera piega rapidamente a destra e il generale ne discende, per ascendere il padiglione reale. Ecco, nelle auto inquadrate dai motociclisti, il comandante del partito rosso e del ventesimo Corpo di Armata, gen. Pintor, con lo Stato Maggiore, seguito dal coman dante della 60.a Divisione « Sabratha » Tellera e dal vice coman dante Giuliano. Segue il reggimen to di paracadutisti, comandato dal console Rocca, che ha partecipato alla manovra aereo-terrestre dì ieri, salutato da un frenetico e lun go applauso dalle tribune. Seguono poi l'8ó.o e l'86.o Fanteria e le truppe supplementari di Divisione e il 1,2.0 Artiglieria Divisionale n battuto terreno di Bir-El-Ghenem, che in arabo significa «Pozzo delle pecore», trema sotto la rapida e tuonante marcia degli au tocarri. Si inizia ora la sfilata del la 61.a Divisione «Sirte», comandata dal gen. Barbieri e dal vice-comandante gen. Degiorgis; con i suoi 69.o e 70.o Fanteria, le truppe supplementari, e il 4ì.o Artiglieria Divisionale. Sfila poi la compagnia dei Bersaglieri motociclisti, con le loro rapide e mitraglianti macchine del 20.o battaglione carri armati, il battaglione del Genio, la compagnia di chimici del SO.o reggimento Artiglieria di Corpo d'Armata.Dopo un breve intervallo, ecco11 Comandante del 21.o Corpo e del partito azzurro, gen Caracciolo, la 60.a Divisione « Cirene » co-I mandata dal gen, Spatocco col vi¬cTACl6fd r i l e e a i o l l . o e - ¬ ce-comandante gen. Della Mura, TI 158.0 e il 151.o Fanteria, il 1,5.0 Artiglieria, il 8Ì.o Artiglieria di Corpo d'Armata. Conclude la sfilata delle truppe metropolitane, la 61,.a Divisione « Marmarica » col comandante gen. Rossi e il vicecomandante gen. Pescarone. Un classico campo di battaglia Difficilmente si potrebbe rendere a parole l'effetto meraviglioso di potenza e di bellezza marziale offerto da codesti quarantamila impeccabili guerrieri della Roma imperiale e fascista. Il severo e maestoso paesaggio libico accresce la solennità dello spettacolo. Una simile sfilata è in Terra d'Africa più marziale in apparenza che in Europa, ove il paesaggio denso, pacifico e ridente sembra contrastare con il terribile aspetto delle armi. Invece la piana di Bir El-Ghenem, con il Gebel profilato in lontananza, ha l'aspetto del classico campo di battaglia, pronto per un cruentissimo cozzo di eserciti antichi. E' uno dei campi di battaglia descritti da Polibio. I ricordi di chi ama e conosce il passato della Libia, ingigantiscono per lo spirito marziale di questo spettacolo. La pianura della Gefara è sempre stata, dalla parte di El Azizia, ricca di acque, la chiave del dominio della costa e dell'oasi tripolina. La zona di Bir El Ghenem è sempre stata il campo di cruentissime battaglie tra i Greci e i Berberi cartaginesi e numidi, e i ribelli libici, fino ai sanguinosi conflitti tra arabi e turchi e le popolazioni interne. Campo di battaglia classico per la conquista della Libia, Bir-ElGhenem è il punto del passaggio obbligato da parte degli invasori che, provenendo da occidente o dall'interno, assicuratosi il possesso dell'ubertoso Gebel, scendono nella pianura per conquistare la costa. La rivista si conclude con la sfilata del Regio Corpo Truppe Coloniali. Passa il Comandante gen. Gigliarelli-Fiumi, con lo Stato Maggiore, e seguono gli stupendi battaglioni libici che procedono a passo di corsa, brandendo il fucile e salutando alla voce, preceduti dagli ufficiali sui muletti e seguiti dalle file dei nostri fedeli e valorosi « zumbasci ». I corpetti, 11 cui colore giallo, o verde, o rosso, o nero distinguono i battaglioni, recano una nota vivace alla severità del paesaggio. Sfilano i gruppi dell'Artiglieria autocarrata e finalmente i gruppi degli squadroni dei « savari » e degli «spahis», comandati dall'Ispettore di cavalleria colonnello Calvi di Bergolo. La carica dei nostri stupendi cavalieri indigeni si annunzia con un vero rombo di tuono. Le tribune applaudono con grandissimo entusiasmo. I piccoli, magri, vivacissimi cavallini berberi passano come a volo, dominati dagli abili cavalieri libici. Bellissimi sono gli irregolari « spalii-s », avvolti nei coloriti barracani e nei « burnus » rosso e neri. I loro cavalli, stretta la bocca nel tradizionale morso arabo, procedono col loro galoppo caratteristico, breve, serrato, rapidissimo. In pieno Gebel Alle ore 10,30 la rivista è finita. La Libia romana, dai tempi lontani di Settimio Severo, non ha vissuto giorni più grandi. Dopo quindici secoli, la Roma fascista e cristiana risolleva le colonne cadute e sommerse nella sabbia, ed avanza i suoi confini più a sud che non l'antico confine romano; richiama le acque dalle profondità sabbiose, respinge il deserto e l'arsura. II corteo reale si riforma e sulla via del ritorno, al bivio di El Azizia, riceve l'omaggio delle cabile della Gefara, schierate lungo la via. Gli arabi solenni e silenziosi sugli alti cammelli, salutano il Re Imperatore. Presa la via del Gebel, il corteo regale raggiunge alle ore 12 El Garian. Il Sovrano, acclamato dalla popolazione indigena e metropolitana, visita rapidamen te la caserma d'Artiglieria e del Genio. Nel piazzare del Commissariato si trovano schierate le « za vie » con gli stendardi. Sullo sfondo della moschea di Tagassat e delle casette caratteristiche, spiccano con magnifico effetto i gruppi dei cavalieri arabi. , Ma più interessante ed eloquente è lo spettacolo che offre la vicina Tigrinna. Questo centro rurale è valorizzato da circa cinque cento famiglie di coloni italiani. Questi valorosi soldati del lavoro si trovano schierati con gli attrezzi sulla soglia delle case per acclamare il Re Imperatore. Si prosegue indi per Jefren, ove si ginn ge alle ore 13. Ricevono il Sovrano, all'ingresso dell'albergo, le autorità locali. Siamo in pieno Gebel. La cittaditia, annidata sulle rupi rossastre, è pittoresca e amenissima. La popolazione araboberbera è tutta raccolta per acclamare il Sovrano. La cabila quasi troglodita dei berberi Tagarbost è tutta sbucata dalle sue grotte. Dopo la colazione e qualche ora di riposo, si prosegue verso Nalut, attraverso un meraviglioso paesaggio di valloni ubertosi. Si giunge al tramonto a Nalut, villaggio berbero dall'aspetto quasi tibetano. Le autorità locali e la primitiva festosa popolazione berbera, sono tutte raccolte nel piazzale dell'albergo, ove il Sovrano e il seguito trascorreranno la notte. Cadute le ombre, il castello berbero che difendeva nei secoli passati gli antichi e pacifici agricoltori dalle feroci razzie beduine, si accende tutto di fuochi. La luminosa notte africana è tutta piena del fantasmagorico incendio. La giornata si è aperta con lo spettacolo più civile e moderno della forza del inotido e si conclude con la rievocazione di una scena dei tempi biblici, quando il terrore e la razzia dominavano ai margini del Sahara. Albe-ito Consiglio dnpdsDncccpCevddcsinpcqtneaadtlgggicddsnrsgVtidtTrnMitpldnQtacEs