Tutto come prima

Tutto come prima Tutto come prima (DAL NOSTRO INVIATO) . Treviso, 21 maggio. Acqua, ancora acqua, sempre acqua, per cinque ore di fila, senza requie, anzi, sempre più petuante e tormentante, un vero castigo di Dio per questi bravi ragazzi che l'han dovuta sentire fino alle ossa; acqua che schizzava sotto le ruote, biascicante sull'asfalto (era un'ironia pensare ai giorni in cui l'avevamo tanto invocata per soffocare la polvere!), che picchiava a vento sul bianco d'uovo delle tuniche impermeabii, che grondava dalle visiere dei berretti e gocciolava dalle punte dei nasi e dei menti intirizziti, che venava le patine fangose delle cosce e dei polpacci e finiva per iempire le scarpette. 1 corridori dopo dieci minuti di corsa parveo anitròtti spauriti appena usciti dal guazzo; filavano forte come per sfuggire alla presa del diluvio e invece .ci si affogavano sempre più dentro e non ne uscirono fuori che poco prima dell'arrivo, coi volti paonazzi, con gli ocelli arrossati e le labbra tremanti, con e braccia e le gambe stecchite e a parola mozza fra i denti stretti. Sottrarsi al freddo Ecco quel che è stata la RovigoTreviso che doveva essere una veocissima scorribanda su magnificile strade, in cui ci si poteva sbizzarrire a galoppare e a fare a 'tygi fuggi e che invece è stata rasformata dalla pioggia, cui si è alleato il vento, per fortuna favorevole, in una pietosa uniforme e inconcludente fuga che aveva il solo scopo di sottrarsi al più presto al tormento, del freddo e della umidità, nemici dichiarati e pericolosi dei corridori, nei cui muscoli e nelle cui ossa si faranno sentire certamente in seguito. E questo sarà l'unico effetto, per quanto òggi non visibile, della quindicesima tappa che non si è fatta sentire per niente sulla classifica e non ci ha permesso di chiarire minimamente la situazione. Nessuno può osare di far rimprovero di ciò ai concorrenti già abbastanza impegnati contro gli avversari naturali. Tanto più che a media dice chiaro coinè, pur in questo inferno, si sia marciato forte, non smentendo la marea mpressa a tutte le tappe precedenti e lo spirito col quale si è voluto animarle anche in periodi, dirò così, di tregua. In uno di questi, vi avevo detto ieri, stiamo passando sia per necessità di riposo e di preparazione, sia per le caratteristiche dei percorsi forzatamente piatti, dato che l'Emilia e il Veneto in questa zona non hanno né monti nè colline. D'altra parte è convinzione di tutti coloro che possono ancora aspirare alla vittoria finale (e sapete che sono Valetti, Canavesi, Del Concia, Cecchi, e, in seconda fila, ma non del tutto eschisi, Litschi, Balli, Marabelli e Vignoli) che le tappe decisive saranno le tre delle Alpi che, quindi, per quelle bisogna essere pronti con tutte le munizioni disponibili. Spararle prima, dunque, è considerato una imprudenza. Ecco perchè la Ravenna-Treviso ha molti punti di contatto con l'Ascoli-Ravenna; l'una e l'altra sono state relativamente veloci, ma hanno condotto il gruppo compatto sin quasi all'arrivo, sin quando, cioè, sono venuti fuori gli nomim che mirano al_successo disorpresa 0 in volata. E anche oggi se un tema è stato svolto da un uomo o da una marca è stato quello difensivo di Valetti e compagni che, dopo il brutto scherzo subito nella Lanciano-Ascoli, stanno bene in guardia e preferiscono assumersi il peso del comando ben tirato della corsa anziché prestare il- fianco ai colpi di mano che non si sa mai come possono andare a finire. In testa sì sono visti oggi quasi sempre maglie « grigio rosse », anche perchè èrano le uniche che trasparissero sotto il velo dei sottili, quasi serici impermeabili. Martano è stato il più scapigliato in questo compito tutt'altro che leggero, si da apparirci in una di quelle giornate in cui sembra che senta la voluttà dipedalare, il gusto di prodigarsi,l'orgoglio di comandare. Ma nep-pure questa volta la sorte ha vo-luto premiarlo: anzi l'ha ancorpiù mortificato ed avvilito eijwi-nandolo, come vi dirò alla fine,dalle prime posizioni c7te avreb-bero potuto servirgli anche per ilbalzo verso una vittoria e trasci-nandolo addirittura all'ultimo scon netto distacco. Ieri una ca-duta (che per fortuna non ha a-vuto, a quanto pare, le conseguen-ze che si- temevano), oggi ripetu-te noie al - cambio hanno priuafoil bel corridore del frutto della suagenerosità e fedeltà nei confrontidel capo della squadra e in evi-dente miglioramento delle suecondizioni. All'infuori di questa linea imposta dai « grigio rossi » la tappa non deviò quasi mai, tanto che la sua cronaca è semplicissima e quasi nuda di episodi. Martano in gran vena Già piovigginava al momento in cui il Federale di Ravenna ci sautò e ci congedò in perfetto orario. Poi gli spruzzi diventarono man mano scrosci. Nelle prime ore di .marcia non ci fu, di notevole, che una scappata di Galateau frenata da Cinelli Macchi e Romanatti e annullata da Martano in testa a tutti gli altri. A Ferrara (km. 75) eravamo alla media di S2,7, a Rovigo (km. 110) a poco più. Sul mio taccuino non notai che parecchie forature e cifre dì media che dimostravano come l'impegno di Martano, instancabile, e compagni, a facessero aumentare progressivamente fino a quasi SI) a Padova (km. 151). Un tentativo di Zìmmermann, Generati e Van Overberghe di fuggire al controllo stabilito dalla « maglia rosa » fu sventato da què"STÌ, da Del Gancio, Canavesi e Cecchi, dopo che lo stesso Martano si era unito ai tre nella breve e non pericolosa fuga. E anche un'altra mossa di Van Over berghe ebbe lo stesso risultatosempre ad opera di Martano. Fi-nalmente il cielo si schiari; comese esaurita dalla sua furia, la piog già si calmò. Romanatti fu il, primo a svestirsi del giubbetto impermeabile — che è per i corridori una camicia di forza che li impaccia nei movimenti e li fa sudare —poi partì a fondo, riuscendo a pren-dere duecento metri di vantaggio. Gli altri parvero per un po' inde-cisi ma, quando si misero sotto laguida di Martano, troncarono fa-