Sullo schermo: Furia, di F. Lang. - Quei cari parenti, di O. Preminger.
Sullo schermo: Furia, di F. Lang. - Quei cari parenti, di O. Preminger. Cinema e Concerti Sullo schermo: Furia, di F. Lang. - Quei cari parenti, di O. Preminger. -, dopo un distacco di più di un anno, 5* P«r raggiungerla, viene arre- Furia ci riporta Fritz Lang: uno dei migliori registi del cinema tedesco, da qualche tempo in America. Si devono a lui i Nibelunghi, Metropolis, Il maledetto; e, più recentemente, quella sua seconda edizione de II testamento del dottor Mn.huse, che qualche lettore non avrà dimenticato. Particolarmente sensibile a casi abnormi, fra brume di sfondi più o meno sociali, non giunse forse questo regista di talento a ideare e inscenare M, un film ispirato, se cosi si può dire, dal « mostro » di Dusseldorf, un episodio di cronaca nera che qualche tempo fa ebbe una sua triste rinomanza? Era perciò davvero interessante vedere come il Lang si fosse adattato agli imperativi di Hollywood; e come quel suo stile — tutto scatti, allusioni, e, anche, oscurità — si fosse piegato alla chiarezza discorsiva, sovente banale, che per ragioni di cassetta Culver City esige. Sono evidenti le limitazioni che in Furia il suo temperamento ha dovuto subire; ma è anche evidente la coscienza di poter creare un'opera autonoma; a dispetto di quelle limitazioni. Basterà enunciare l'assunto del film per vedere come la scelta del nucleo drammatico potesse di buon diritto rientrare nella regia del più vero Lang. Joe ha due fratelli un po' tarati; e riesce, con il sjuo esempio, a far vivere loro una vita onesta. Il premio migliore sarà per lui il poter sposare Caterina; quando. stato per via, e accusato del ratto d'una bimba. Nella piccola cittadina, dove l'arresto è, avvenuto, l'eccitazione cresce; si vuole una giustizia sommaria; si assalta la prigione, la si incendia, si crede d'aver linciato il delinquente. Joe. invece, è riuscito a scampare; si scoprono nel frattempo i veri colpevoli del ratto; si è perciò linciato un innocente; e la giustizia tenta di procedere contro gli autori di quel linciaggio. Joe non si rivela. Vive rintanato nell'ombra. Pregusta, vuole la più atroce vendetta: la visione di quelle belve umane scatenate ha distrutto in lui la sua limpida fede in un'umanità degna di quel nome; quelle belve devono scomparire; e dall'ombra dove vive nascosto Joe fa di tutto per spingere la giustizia degli uomini a compiere la sua vendetta. Non gli basta di essere scampato, non basta al sopravvissuto di vedere la sua... memoria riabilitata; non gli basta vedere sul banco degli accusati i suoi quasi carnefici; non gli basterebbe la notizia di parecchie condanne a morte; se non fosse della preghiera di Caterina, che all'ultimo momento lo ritrova e lo induce a rivelare la verità, il suo bisogno di vendetta, la sua furia dilaniatrice giungerebbero alla demenza; e vorrebbe davvero la morte di chi aveva voluto la sua. E' In questa seconda parte la debolezza del film. Tutto il primo tempo, fin dalle primissime sequenze, è eccellente per tocchi rapidi, per un ammirevole dominio di tutti gli interpreti (basterà citare Spencer Tracy e Silvia Sidney) ; ma nella seconda metà il film non ha il coraggio di affrontare la demenza per la demenza,' l'ossessione per l'ossessione, la furia per la furia; e quel Joe che, anche dopo l'indentificazione, la confessione persino, di parecchi dei suoi quasi-assassini, continua a restarsene rintanato ad ascoltare alla radio i resoconti del processo, nella sàdica attesa di parecchie condanne alla sedia elettrica, è più repugnante e gratuito di quegli Imputati, semplicemente perché il suo dramma ce lo enuncerà un po' troppo tardi, e senza averlo prima convincentemente vissuto. O l'onesto è squassato da una tale tempesta da diventarne incosciente (e questa incoscienza doveva esserci dimostrata) ; o l'onesto, reduce da. quella terribile avventura, più che mai farà sùbito sentire la sua parola grave e sofferta, perché certe bestiali aberrazioni non abbiano più a esplodere. Questa Incertezza di toni drammatici è tipica di parecchi uffici-soggetti di Hollywood: capaci di affrontare, in blocco, qualunque tema, anche li più ardito (come già nel recente Vendetta), salvo poi ad annacquarlo più di quanto si converrebbe. *** Quei cari parenti s'inizia e sì sostiene piacevolmente fin quando riesce a tratteggiare la, commediola di macchiette e d'ambiente; poi s'affloscia; ma ha il merito d'aver strappato qua e là, allo spettatore, qualche buona risata. Edward Everett Horton e Ann Sothern. m. g.
Persone citate: Culver, Edward Everett Horton, Fritz Lang, Furia, Preminger, Silvia Sidney, Spencer Tracy
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