Una nota ufficiosa e dichiarazioni di Daladier sulle trattative italo-francesi e sulla campagna sabotatrice

Una nota ufficiosa e dichiarazioni di Daladier sulle trattative italo-francesi e sulla campagna sabotatrice Una nota ufficiosa e dichiarazioni di Daladier sulle trattative italo-francesi e sulla campagna sabotatrice Ipotesi su un intervento britannico per appianare le difficoltà A che punto siamo ? Parigi, 19 maggio. L'Agenzia Havas comunica: « II rallentamento dei negoziati franco-italiani ha provocato oggi voci diverse. Stamane negli ambienti autorizzati si ripeteva che finora il Governo francese non ha ricevuto alcuna domanda da parte del Governo italiano. Il Gabinetto di Parigi ha fatto consegnare ai dirigenti di Roma un programma di conversazioni relativamente al quale questi non hanno ancora fatto conoscere il loro parere. All'infuori del discorso pronunciato a Genova dal signor Mussolini e delle' notizie di stampa provenienti da Roma, gli ambienti responsabili francesi non posseggono alcuna informazione ufficiale delle difficoltà di cui attualmente si parla in Italia, mentre che tutte le conversazioni del sig. Blondel, incaricato d'affari di Francia a Roma, con gli ambienti italiani, di cui l'ultimo, è vero, risale all'11 maggio,, autorizzano all'ottimismo. In questo momento ancora a Parigi si ignorano le osservazioni che il conte Ciano ha potuto formulare ieri durante il suo colloquio con lord Perth, ambasciatore d'Inghilterra a Roma. Sulla fede del discorso del signor Mussolini e dei dispacci di stampa si crede che, non ostante le conversazioni diplomatiche non abbiano permesso di affermarlo, l'ostacolo sollevato si riferisca alla situazione spagnola.. Tuttavia i contatti del signor Blondel con il conte Ciano non hanno lasciato apparire alcuna divergenza sugli altri capitoli previsti per la discussione. In tali condizioni il Governo francese, sempre desideroso in quanto lo concerne di proseguire nell'interesse dei due paesi i negoziati impegnati, attende una risposta del Governo italiano alle sue proposte. «In quanto all'allusione fatta ieri alla Camera dei Comuni dal signor Butler sottosegretario di Stato agli affari esteri sui buoni uffici che il Gabinetto britannico metterebbe a disposizione della Francia e dell'Italia, a Parigi non si è stati informati di alcuna proposta precisa a tal? proposito. Si ritiene tuttavia che, a causa della solidarietà delle due democrazie e dei suoi recenti accordi con l'Italia, la Gran Bretagna si adopererà spontaneamente presso le due parti per appianare le difficoltà se queste venissero a prendere consistenza. E' possibile che nella sua conversazione di ieri con il conte Ciano lord Perth abbia già in tal senso cercato di limitare la portata della dichiarazione fatta a Genova dal signor Mussolini ». (Stefani) Le manovre nell'ombra Parigi, 19 maggio. L'ondata di false notizie dilagata In seguito al rallentamento se non alla sospensione dei negoziati franco italiani e di cui vi abbiamo già intrattenuto ieri, ha assunto una tale ampiezza da indurre il Presidente del Consiglio Daladier a riunire i rappresentanti della stampa e fare loro la seguente dicharazione : « Da qualche giorno delle voci che non sono tutte disinteressate vengono propagate attraverso il nostro Paese. Avevo pensato che il dovere del Governo era di assolvere nel silenzio la missione che gli incombe per la difesa della Patria e della pace. Ma tutto si svolge come se si volesse sferrare nel nostro Paese un'offensiva di false notizie. Talvolta si annuncia che un certo paese ha decretato la mobilitazione — ciò che è falso —; tal'altra si insinua che la Francia avrebbe ricevuto un ultimatum — ciò che è falso —; talvolta ci vengono attribuite decisioni assurde, assolutamente contrarie alla nostra volontà pacifica. Il Governo ha il dovere di risparmiare all'opinione pubblica il ripetersi di tali voci che per di più non potrebbero ingannarla, poiché l'opinione è basata sulla ragione ed io so che facendo appello a questa ragione si può essere sicuri della sua chiaroveggenza e della sua calma. Io non dirò nulla di più ai seminatori di false notizie: quelli che agiscono per leggerezza saranno rimessi nella buona strada dalla sola lezione dei fatti. Quelli che servono oscuri ed Inconfessabili interessi verranno colpiti dalla legge. Ma la .Francia rimarrà insensibile a que¬ ste campagne poiché tutto l'autorizza a considerare l'avvenire con intera serenità. « Tutta l'azione del Governo è consacrata alla difesa della pace. E' questa la dottrina costante della Francia. Le conversazioni di Londra hanno permessto un rafforzamento dell'intesa franco-britannica; questa intesa che non minaccia nessuno ma che anzi si presenta come il mezzo della pace europea. Essa si studia di ricercare ovunque e con tutti una distensione che esige, beninteso, la lealtà, la reciprocità, la simultaneità. « Tali sforzi approderanno tanto più facilmente in quanto che la Francia persisterà a dare prove della sua stretta unione e del suo sangue freddo. Essa lo può poiché è forte. - La sua volontà pacifica né è una prima garanzia; la sua forza è la sua garanzia suprema. Quali che siano le .circostanze, la Francia è capace di assicurare da se stessa l'inviolabilità delle sue frontiere e di quelle del suo impero, e di garantire contro ogni tentativo di violenza l'indipendenza de) suo regime e l'integrità del suo territorio. Ho dunque semplicemente voluto ricordare la permanenza degli obbiettivi pacifici che perseguiamo, la dignità dei mezzi che intendiamo mettere in opera e la sicurezza che la forza della Francia conferisce ad ogni sua azione ». Notizie inventate Del resto già Ieri sera il Ministero degli Esteri confermava che delle notizie false, fabbricate di sana pianta nell'intento di nuocere erano state messe in circolazione; e si aggiungeva anzi che altre notizie concernenti non più i negoziati franco-italiani, ma l'evoluzione dell'affare cecoslovacco erano state pure diffuse. E per di più si precisava che quelli che effettuavano siffatte manovre per ostilità al raddrizzamento diplomatico tentato dal Governo e per servilismo alle consegne di Mosca, facevano simultaneamente scandalose operazioni in Borsa, dove infatti nove persone sono state arrestate durante la seduta e verranno deferite all'autorità giudiziaria per attentato al credito dello Stato a mezzo di dicerie allarmiate. Purtroppo queste manovre destinate a giustificare agli occhi dell'opinione pubblica l'intenso traffico effettuato attraverso la frontiera dei Pirenei in favore di Barcellona e di Valenza e sul quale il « Jour » ha pubblicato le informazioni particolareggiate che vi sono note, e che non sono state oggetto — nè potevano esserlo — di nessuna smentita, hanno raggiunto in parte l'obbiettivo che si proponevano perchè i negoziati franco-italiani sono giunti a quello che per eufemismo viene chiamato « punto morto » per evitare la parola più espressiva dì « sospensione ». Non essendo giunti a imbrogliare le carte a Ginevra con la questione etiopica, i « franco russi » sono stati più fortunati con la carta spagnuola grazie alle complicità di cui disponevano in alto luogo, poiché anche stasera la Libertà ripete a grandi lettere che se Daladier e Bonnet volessero davvero cercare, troverebbero a «portata di mano» i sabotatori del loro tentativo di raddrizzamento» pacifico della situazione estera. Senonchè queste mene non tendono soltanto a silurare il riavvicinamento franco-italiano, ma minacciano di compromettere anche 11 riavvicinamento anglo-italiano concluso con il Trattato del 16 aprile che non dovrebbe però entrare in applicazione se non dopo il regolamento della questione dell'intervento straniero in Spagna. Ma Londra ha reagito subito, e questa reazione ha prodotto a Pa rigi l'impressione d'una doccia fredda. Non era sfuggito agli os servatorl francesi che l'opinione pubblica britannica si preoccupava non poco dell'atteggiamento della stampa e del Governo francesi nei riguardi dell'affare di Spagna, sopratutto dopo che cer ti giornali inglesi avevano pubblicato informazioni a termini delle quali nella pratica la Francia non assolve le regole del non intervento da essa sostenute in seno al Comitato di Lord Plymouth; informazioni che hanno ricevuto indirettamente una conferma nelle parole, del Sottosegretario di Stato Butler che, rispondendo alla Camera dei Comuni al deputato Alfredo Knox il quale gli chiedeva: «Se il Governo francese violava con tutti i mezzi il non intervento », si era limitato semplicemente a rispondere: «Non posso essere responsabile che per il Governo britannico ». Tutto questo non poteva lasciare indifferenti i circoli inglesi nei quali predominano varie impressioni, ma, fra tutte, quella che Neville Chamberlain non accetterebbe che il suo accordo con Roma potesse essere silurato dalla resistenza del governo di Barcellona e che piuttosto che rassegnarsi al fallimento della sua politica esporrebbe al Parlamento le difficoltà contro le quali si urta e decìderebbe di passare oltre, cioè di considerare l'accordo anglo-italiano come definitamente acquisito. Reazione britannica La visita che l'ambasciatore britannico a Roma, lord Perth, ha fatto al conte Ciano ha dunque suscitato a Parigi il più vivo interesse. Si era dapprima tentato di mascherarlo ma stasera i giornali ricordano che nel corso delle conversazioni franco-britanniche del 28 e del 29 aprile era stato convenuto che, nel caso in cui i negoziati italo-francesi incontrassero certi ostacoli, il governo di Londra potrebbe usare dei suoi buoni uffici. Il discorso di Mussolini a Genova avendo sottolineato l'esistenza di difficoltà suscettibili di compromettere il successo dei negoziati intavolati a Roma, lord Perth ha dunque ricevuto missione di entrare immediatamente in contatto col governo italiano. Chamberlain insiste affinchè i negoziati necessari al raddrizzamento pacifico della diplomazia europea riprendano al più presto possibile. Ma al tempo stesso il governo inglese si pronuncia nettamente contro le mene dei marxisti. Londra esercita una pressione molto forte, a Parigi, affinchè il punto di vista del signor Bonnet abbia senza indugio il sopravvento e non si sacrifichi al riavvicinamento franco-italiano alla causa di Barcellona e Valenza. I soviettofili, per nulla grati al governo di lasciar svilupparsi un enorme traffico a profitto dei rossi per propiziarsi la benevolenza del comunisti, rispondono chiedendo semplicemente la rottura della collaborazione del governo francese col governo britannico, mentre i franco-russi, evidentemente imbarazzati di fronte al passo quasi comminatorio, compiuto, secondo l'« Epoque », dall'ambasciatore sovietico presso il governo francese per ottenere il libero transito delle armi russe destinate alla Catalogna dichiarano che se dovesse presentarsi l'alternativa di seguire la Russia allontanandosi dall'Inghilterra, nessun dubbio sarebbe possibile: la Francia dovrebbe rimanere con Londra. L'azione che l'Inghilterra potrà esercitare in favore del riavvicinamento franco-italiano, sul governo di Parigi, può essere decisiva. Il « Temps », in un articolo alquanto sibillino, si sforza a dimostrare che il passo di Lord Perth non ha affatto il carattere di un intervento inglese nei negoziati in corso. Il « Journal des Débats » ammonisce dal canto suo che se i negoziati di Roma non dovessero riuscire, tale fatto potrebbe avere delle conseguenze deplorevoli sulle relazioni con l'Inghilterra. L'organo moderato rileva però un indizio favorevole. Il governo francese ha aderito al punto di vista britannico per quel che riguarda la procedura da seguirsi per il ritiro dei volontari accettando fra l'altro la chiusura delle frontiere dei Pirenei. Lord Perth ha dovuto informare ieri il conte Ciano di questo accordo. Per l'organo moderato può essere questo il segnale di una migliore evoluzione dei negoziati. Stamani è sbarcato a Marsiglia proveniente dall'Egitto il presidente della Camera, Herriot. Egli, parlando con un rappresentante dell'« Intransigeant », ha detto fra l'altro che egli era stato colpito da varie osservazioni, fatte nel Mediterraneo. Egli però si riserva di farle conoscere al governo ed ha indicato che gli Stati Maggiori debbono sorvegliare con la massima attenzione tutto quello che si fa e sopratutto tutto quello che si costruisce nel Mediterraneo. | Londra è decisa a rimuovere gli ostacoli Londra, 19 maggio. L'accordo italo-britanmco del 16 aprile è passato anche alla Camera alta dopo un dibattito che è stato interessante oltreché per le dichiarazioni di lord Halifax, per il disordine che ha portato fra i piccoli settori di quei Pari che hanno contrastato la politica di realismo e di conciliazione voluta da Chamberlain. Il lato politicamente più interessante, come segnala stasera il commentatore dello Standard, è che la discussione basata su una mozione di censura alla politica estera del governo non aveva per scopo una definizione della futura politica estera del governo o di influenzarla. Lo scopo era soltanto quello di accusare il governo delle azioni passate, cioè per aver tentato e per essere riuscito a stabilire buone relazioni con l'Italia. « In effetto, scrive nel suo primo editoriale il citato giornale della sera, l'accusa fatta . contro il Governo è quella di aver sviluppato finalmente una sana politica estera che il paese approva interamente. Sostenendo tale accusa, i critici del governo hanno tentato senza successo di mettere nell'imbroglio lord Halifax, non accorgendosi che nell'imbroglio si sono messi proprio loro, pronunziando una requisitoria contro se stessi. Il crimine politico di cui hanno colpa è che essi hanno persuaso il governo di Baldwin a impantanarsi pazzamente in una bega con l'Italia sul fatto dell'Etiopia, fatto che non toccava affatto gli interessi britannici ». L'ultima dell'arcivescovo Nessuno in Inghilterra ha preso sul serio il suggerimento col quale l'arcivescovo di Canterbury ha tentato di proporre che a mister Tafari sia dato un pezzetto di Abissinia sul quale potrebbe regnare sotto la sovranità dell'impero italiano come regnano 1 principi indiani sotto la sovranità dell'impero britannico. L'unico che non ha detto di no è stato il predetto Tafari al quale tutti i giornali, appena conosciuta la proposta del vescovo primate, hanno telefonato per chiedere che cosa ne pensava Tafari ha detto che non poteva decidere prima di aver letto un rapporto integrale del discorso e di essersi consultato coi propri consiglieri. Tutti i giornali di stamane dichiaravano l'impossibilità della proposta arcivescovile. Fra i com menti riportiamo solo un breve editoriale del Daily Express il quale scrive: « Poiché l'Etiopia è di Mussolini non possiamo negare tale fatto come altri non possono negare che l'India è nostra. Lasciamo che Mussolini badi all'Etiopia e noi badiamo ai fatti nostri in India: abbiamo molto cui badare ». Quest'ultima proposizione è evidentemente dedicata a quei vescovi e a quei socialisti che dicono che l'Italia non ha il completo controllo militare su tutto il territorio dell'Etiopia soltanto perchè ogni tanto qualche banda brigantesca è messa in fuga Non ostante le ultime cartucce sparate ieri sera alla Camera dei Lordi contro l'Italia e contro l'accordo con l'Italia i tafariani leghisti non hanno avuto altra eco che qualche titolo nei giornali loro amici. Il «segnate il passo» romano L'attenzione del circoli londinesi è rivolta alla politica in fieri non a quella sulla quale c'è il si gillo del fatto compiuto e quasi universalmente riconosciuto. Tan ta è l'attenzione con cui si segue il « segnate il passo » delle conversazioni italo-francesi che giornali di stasera hanno fatto gran caso della non-notizia. « Niente conversazioni a Roma oggi » è uno dei titoli a grandi caratteri che abbiamo visto sui cartelloni dei rivenditori dei giornali serali. La situazione è descritta dal corrispondente romano del Daily Telegraph in questo modo: « Per ì negoziati italo-francesi si deve ritenere esatta la defini zione data dalla stampa italiana: segnano il passo. Negli ambienti francesi mi si è detto stasera che Blondel attende che il conte Ciano gli fissi un appuntamento giacché tale è l'intesa con cui si è chiuso | il colloquio dell'11 maggio fra il Ministro italiano degli Esteri e l'incaricato di affari francese. Per stasera non c'è nessun appuntamento e quindi è considerato impossibile che Ciano e Blondel si incontrino. Tuttavia secondo notizie attinte a autorevole fonte italiana si dice che i negoziati seguono il loro corso normale. Questa informazione va considerata nel senso che Mussolini e Ciano stanno ancora considerando le proposte francesi presentate da Blondel a Ciano FU corrente. Ci risulta che l'incaricato di affari francese potrà fare prestissimo una visita al conte Ciano per discutere del problema spagnolo ma nei circoli francesi si insiste dire che tale visita non significa una ripresa delle conversazioni e circa le proposte francesi per una sistemazione delie divergenze con l'Italia sulla linea dell'accordo anglo-italiano le ragioni del « segnate il passo » si crede siano le seguenti: la decisione del governo francese di non mandare un ambasciatore a Roma finché non sia raggiunto un accordo di principio sulle questioni fra i due paesi, l'invio di rinforzi nella Spagna repubblicana e la decisione di Daladier di reclutare altre quattro divisioni di truppe nere per la .difesa della colonie francesi. « L'accusa di abbondanti rinfor zi mandati dalla Francia alla Spagna rossa costituiscono senza dub bio l'aspetto più serio delle relazioni italo francesi. Per quanto la dilazione della Francia nel nominare un ambasciatore a Roma sia molto criticata, è il problema spagnolo che costituisce una questio ne di principio. A Roma si ritiene che se la frontiera dei Pirenei fosse effettivamente chiusa al passaggio di armi francesi e di volontari internazionali reclutati in Francia la guerra spagnola sarebbe finita in un paio di settimane. Negli ambienti francesi della capitale italiana si prevede la possibilità che Daladier dia istruzioni a Blondel perchè presenti presto al conte Ciano delle proposte per la sistemazione delle difficoltà sorte a proposito della Spagna. Ieri sera il conte Perth ambasciatore britannico a Roma ha fatto una visita all'incaricato di affari francese ». Il colloquio CianoPerth Ll Il colloquio Ciano-Perth Quanto al colloquio fra il conte Ciano e lord Perth a Londra si ritiene che esso sia una pressoché naturale conseguenza della promessa fatta dal governo inglese a quello francese di interporre i propri buoni uffici presso il governo fascista onde smussare le difficoltà che potevano sorgere durante i negoziati per un accordo simile a quello concluso fra Inghilterra e Italia. Il collaboratore diplomatico del Daily Telegraph confessa di non avere sufficienti informazioni per dire se l'iniziativa britannica avrà frutti. « Si può affermare tuttavia, — egli prosegue — che la visita fatta da lord Perth al-conte Ciano era intesa primariamente a impedire una seria rottura fra Italia e Francia circa il conflitto spagnolo ». Quanto all'informazione stampata oggi da qualche giornale secondo cui l'ambasciatore britannico avrebbe chiesto al Governo italiano di non mandare nuove forze in aiuto del gen. Franco slamo in grado di poter dare una smentita basata su autorevoli dichiarazioni assunte negli ambienti responsabili britannici. Frattanto il conte Plymouth continua i suoi negoziati per cercare una base in modo che il Comitato di non intervento possa .procedere nel suo piano. Oggi si è avuto un colloquio con l'ambasciatore Grandi e quindi con l'ambasciatore francese. Il collaboratore diplomatico del Daily Telegraph scrive che la Gran Bretagna e la Francia sono completamente d'accordo circa la procedura da seguire per ristabilire il controllo sulle frontiere spagnole ma non dice in che cosa consista questa procedura nè che alcun accenno vi sia che la Francia abbia rinunziato alle posizioni sulle quali si era fissata/quella cioè di un controllo temporaneo. Stasera è giunto in aeroplano da Parigi il signor Reynaud ministro della Giustizia del Governo Daladier. Scopo della sua visita è quello di tenere un discorso a Leeds, la roccaforte di Eden. Ma prima dì procedere per il capoluogo dello Yorkshire egli avrà una conversazione con lord Halifax e sappiamo che il colloquio è fissato per domattina. L. R.