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Via libera Via libera L'estremismo però si agita -sempre per bloccare il governo Daladier Parigi, 13 maggio. Negli ambienti politici parigini si sottolinea con compiacimento come la liquidazione definitiva, che fu data a Ginevra al cosldetto problema etiopico, abbia finalmente e clamorosamente dimostrato quanto poco, ormai, l'intesa franco-britannica si preoccupi e tenga conto della solidarietà e della collaborazione politica del Soviet!, e come sia Parigi che Londra siano fermamente deciso a proseguire, d'ora innanzi, nella loro attività di distensione inter nazionale senza lasciarsi in alcun modo influenzare dalle riserve e dalle manovre incendiarie di Mosca. Un impegno di servitù E' significativo in proposito un energico articolo del colonnello Fabry, ex-mìnlstro della Guerra, pubblicato stasera dall'/ntransi rietini, nel quale si afferma che Ih Francia vuole essere alleata del popolò russo, ma si rifiuta, dopo tre anni di esperienze e di delusioni di accettare questa alleanza come un impegno di servitù nel confronti della terza Internazionale. Secondo l'autore l'interpretazione e l'applicazione del Patto franco-sovietico non può finire da parte dei bolscevichi che in una triste turlupinatura, dato che si tenta di introdurre nelle relazio ni fra i due paesi la solidarietà Ideologica e di parte che non hanno nulla a che vedere con i vari Interessi della nazione francese nè di quelli russi. Non si deve tuttavia trascurare il fatto che I giornali estremisti e quelli che simpatizzano per essi, non potendo,' in seguito- alla relativa moderazione di Litvinoff, mostrarsi più realisti del re, accettano non sènza protestare il fatto compiuto, annunciando però fin da ora che non essendo stato emesso un voto formale la questione verrà portata di nuovo a Ginevra' davanti all'Assemblea della Società delle Nazioni che si aprirà il S settembre prossimo, il « negus imperatore di Etiopia » essendo sempre membro della Società delle Nazioni. Con la malafede che li caratterizza e di cui ci dà un esempio la solita Geneviève Tabouis, trovando modo di insinuare che la « vittoria degli etiopici sembra in questi ultimi sei mesi delinearsi », questi organi si rifiutano di ammettere che a quel momento tutte o quasi le Potenze, grandi e piccole; avranno riconosciuto l'Impero italiano di Etiopia in modo che l'ammissione del negus o dei suoi delegati si urterà contro il rifiuto unanime della commissione di verifica .dei poteri. Se veri sono poi gli apprezzamenti della stampa sulla seduta di ieri essi, scrive il Jour, non aumenteranno di certo il prestigio dell'istituto ginevrino. « Sarebbe stato meglio — scrive il giornale di Bailby — riconoscere l'Impero italiano senza ricorrere alla Società delle Nazioni e senza aprire la porta a tante manovre sottili, evitando lo spettacolo estremamente penoso delie due sedute di ieri. Tutti quelli che ricordavano le promesse solenni fatte in passato al negus, 1 pericoli ai quali tutta l'Europa fu esposta affinchè le Potenze difendessero l'impero etiopico, non hanno potuto impedirci dal sentirò un certo malessere all'entrata solenne di Hailè Selassiè e durante la sua silenziosa presenza al tavolo del Consiglio, durante l'interminabile serie di discorsi e alla sua partenza in mezzo all'indifferenza generale, mentre Avenol si felicitava con i rappresentanti francesi e britannici dei risultati ottenuti». E Saint Brice sul Journal si mostra indignato per il modo con cui è stato trattato l'ex-negus, presentato come una bestia curiosa in un'aula da conferenze accademiche, nelle tribune della quale si trovava un uditorio quasi esclusivamente femminile che metteva soprattutto una nota di eleganza; e dopo essere stato obbligato ad assistere all'abbandono formale della maggior parte delle Potenze e alla fuga discreta di quelle stesse che sembravano le più favorevoli alla sua causa, dopo aver vuotato 11 calice sino alll'ultima goccia, è stato lasciato partire senza neppure un movimento di attenzione, nel vocio del finale di seduta. Istruzioni a Blondel Inutile aggiungere che si cercherebbe Invano, una uguale franchezza negli altri giornali. Un solo giornalista ha avuto il coraggio di resistere a questi eccessi di inutile sentimentalismo, Pierre Dominique, che sulla République non esita a ricordare opportunamente che ras Tafari governatore dell'Harrar, aveva' prego l'impero con il diritto del più forte, a mano armata, e che se tutte le Potenze lo hanno riconosciuto e la Società delle Nazioni dopo di esse, si è che si riconosce sempre il governo di fatto: « E' il fatto che ha sempre trionfato e che trascina seco la legittimità. Possesso di fatto vale diritto; nulla di più. Il vero aspetto dell'avventura etiopica è il seguente: Ras Tafari ha rovesciato con la forza il Negus legittimo, suo sovrano; si è proclamato a sua volta Negus, e qualche anno dopo è stato rovesciato dall'Italia. Se a questa avventura — conclude Pierre Dominique — si vuole mischiare la morale, si abbia per lo .meno il pudore di raccontare ogni cosa ». Intanto la decisione ginevrina provoca nuovi inviti al governo di Parigi affinchè la nomina di un ambasciatore a Roma venga fatta senza indugi e la Libertà annuncia che in seguito alle conversazioni telefoniche che hanno avuto luogo oggi tra la Presidenza del Consiglio e il ministro Bonnet a Ginevra, nuove istruzioni sono state inviate a Róma .all'incaricato di affari di Francia signor Blondel. L'affare delle minoranze tedesche in Cecoslovacchia con l'arrivo a Londra di Henlein e il discorso di von Rìbbentrop affermante che non si potrebbe senza pericolo prolungare troppo a lungo la incertezza su questo punto, indurranno certamente il governo di Parigi ad attivare i negoziati con l'Ir talia onde giungere il più rapidamente possibile alla conclusione di quell'accordo che la politica settaria del fronte popolare ha per tanto tempo ritardato.

Persone citate: Blondel, Bonnet, Daladier, Hailè Selassiè, Negus, Pierre Dominique