LA PIETRA TOMBALE sulla questione abissina

LA PIETRA TOMBALE sulla questione abissina Un no' di realismo a Ginevra. LA PIETRA TOMBALE sulla questione abissina Tafari assiste, rabbioso e impotente, all'ultimo atto della tragicommedia inscenata dai suoi tristi consiglieri Ginevra, 12 maggio. La miserabile manovra tentata dal societarismo intemazionale per bloccare l'iniziativa presa a Ginevra dal governo britannico per il riconoscimento della sovranità italiana sull' Etiopia è andata fallita. La riesumazione di Tafari insediato al tavolo del Consiglio e l'istrionesco spettacolo del morto che parla, invece di far colpo e di impressionare il pubblico internazionale ha fatto sentire a tutti il disgusto per la buffonesca intollerabile commedia. La sedia curale del Consiglio • societario è stata cosi oggi per Tafari il catafalco. E quando brandendo il martello presidenziale il signor Munters ha dichiarato chiuso il lungo dibattito e ha constatato, che la grande maggioranza dei membri del Consiglio si era dichiarata d'accordo con la iniziativa inglese nel senso di ritenere liberi i diversi Stati di riconoscere per loro conto la situazione esistente è sembrato a tutti di sentire gli ultimi colpi che chiudono la bara. Il Presidente Munters ha cominciato con l'annunciare che era all' ordine del giorno la questione delle conseguenze della situazione esistente in Etiopia ed ha informato che desiderando l'exNegus partecipare personalmente ai lavori, egli lo Invitava a sedere alla tavola del consiglio. Entra Tafari, in un silenzio glaciale: nè un applauso nè un saluto, e i delegati che gli voltano le spalle non muovono neppure la testa per guardarlo. Egli è talmente sorpreso da questa accoglienza che rimane un momento incerto sul da fare. Allora un funzionario della Lega si alza per indicargli il posto dove deve andare a sedere. Franche parole di Halifax Prende subito la parola Lord Halifax che è stato 11 grande trionfatore della giornata ed ha dimostrato di avere solidamente in mano tutto il meccanismo della Lega. I societari che si sono stracciate le vesti per la partenza di Eden Bono cosi costretti, per quanto grave sia per essi il mutamento di rotta impresso dall'attuale capo della politica estera britannica, a rendere immediato omaggio al nuovo detta ex-machina che si è rivelato oggi. Lord Halifax è netto e categorico nel suo discorso introduttivo come meglio non si potrebbe immaginare. Il Ministro degli Esteri inglese rammenta che il Governo inglese ha preso l'iniziativa di aprire l'attuale discussione, data la situazione di alcuni membri della Lega che riconoscono la sovranità italiana in Etiopia, mentre altri non hanno proceduto ancora a tale riconoscimento. Per Halifax la questione si può considerare quasi chiusa dalla Società delle Nazioni e ritiene che sia superfluo aspettare una decisione unanime in proposito. La situazione è ormai tale che i membri della Lega, pur rimanendo assolutamente leali verso di essa, possono prendere le misure che vogliono. La questione del riconoscimento della situazione dell'Italia in Etiopia deve essere risolta da sè da ciascun membro. Enunciando tale principio, la Gran Bretagna tiene a dichiarare di non voler fare pressioni su altri Stati. Lord Halifax osserva che il Governo inglese si basa su considerazioni di ordine generale, constatando, fra l'altro, che da due anni è stata decisa la cessazione delle sanzioni, ciò che significa che bisogna adattare il patto al risultati dell'esperienza. Per il governo inglese la situazione in Etiopia è che 11 Governo italiano esercita la sua autorità, che non esiste sul territorio etiopico alcuna autorità dell'antico regime e che per modificare tale situazione non esisterebbe che il ricorso alla guerra, ciò che è inconcepibile. Lord Halifax afferma poi che non si serve nessuna causa perdendosi in lamentele sul passato. Si guadagna molto di più guardando apertamente alla realtà dei fatti. Egli aggiunge che il mondo attuale è turbato e che tutte le energie devono essere adoperate per impedire il ritorno alla guerra. Oggi è impossibile, egli afferma, riuscire a far riconoscere internazionalmente gli ideali della Società delle Nazioni. Secondo il Governo inglese, la questione del riconoscimento della situazione italiana in Etiopia spetta dunque al giudizio di ciascun Stato. Il balbettio dell'ex negus Il Presidente dà quindi la parola all'ex-Negus, il quale con voce flebile, si scusa di non poter leggere il discorso in difesa del suo popolo « per ragioni di salute » e chiede che il Consiglio permetta di farlo leggere da un altro. - Il Presidente Munters domanda al Consiglio se nessuno fa obbie zioni a tale procedura e siccome nessuno si oppone dà la parola al segretario di Tafari, Taezaz, il quale legge una lunga esposizio ne in un francese assolutamente incomprensibile. Il rappresentan te di Tafari, in sostanza, critica l'accordo italo-inglese firmato a Roma affermando che è in contrasto con il patto della Società delle Nazioni e chiede che il Governo inglese voglia rivedere il suo giu¬ dizio sulla situazione in Etiopia. Afferma poi che sarebbe stato anche disposto a discutere un progetto di risoluzione, purché salvaguardi il principio dell'indipendenza dell'Etiopia ma contesta la competenza del Consiglio sulla questione di fondo e domanda formalmente 11 rinvio della questione all'Assemblea della Lega. Le dichiarazioni di Bonnet Il ministro degli Esteri francese Bonnet rileva come il Governo britannico, prendendo l'iniziativa di portare la questione etiopica alla Lega abbia obbedito ad una preoccupazione a cui tutti i membri del Consiglio devono rendere omaggio è che tende a ristabilire in Europa un'atmosfera di fiducia e di cooperazione Internazionale. Il Ministro degli Esteri francese osserva che la Francia ha ritenuto che una decisione non potesse essere presa individualmente, prima che la S. d. N. non avesse di nuovo discusso la questione. Dopo aver ricordato che 1 membri della Lega sono andati fino al limite estremo del loro impegni e con grandi sacrifici, ' Bonnet dichiara che la Francia crede che oggi bisogna obbedire sopratutto all'ideale di pace e riconosce che le circostanze della situazione in Etiopia ormai permettono a ciascuno Stato di prendere le decisioni che riterrà opportune. Mentre tutti 1 membri si allontanano durante la traduzione dei discorsi, Tafari rimane solo al tavolo del Consiglio. Parla quindi il Commissario sovietico Litvinoff, per il quale la preoccupazione principale è sopratutto quella di salvare 1 principi. Egli sostiene che una cosa deve rimanere ben chiara: che cioè la Società delle Nazioni non ha cambiato la sua opinione circa 11 conflitto etiopico e che nessuna decisione è stata collettivamente modificata. Dopo aver constatato che alcuni membri della Lega hanno riconosciuto là conquista dell'Italia e altri sono già decisi a farlo in un prossimo avvenire, Litvinoff conclude insistendo sulla necessità di abbassare il meno possibile il prestigio della Società delle Nazioni. Il malinconico epilogo Comnenc (Romania) appoggia il punto di vista inglese. Komarniskl (Polonia) afferma che la Po Ionia ha già preso le sue decisioni in piena sovranità. Sandler (Svezia), annuncia che il ministro di Svezia a Roma, .nominato due anni addietro e che non aveva ancora potuto raggiungere la sua sede, si recherà nella Capitale italiana fra pochi giorni. Con questo gesto 11 Governo svedese dimostra che sa trarre le conseguenze dalla situazione reale. Il rappresentante del Belgio rammenta che il suo paese ha normalizzato recentemente le relazioni diplomatiche con l'Italia e conclude affermando essere inutile il continuare ad insistere in una situazione anormale. Il rappresentante del Perù si associa al punto di vista inglese, mentre Wellington Koo (Cina) dichiara che non può dare la sua adesione poiché sarebbe contrario ai principii del patto, ed in tal senso parla pure il rappresentante della Nuova Zelanda. Il rappresentante dell'Equatore, Quevedo, afferma che gli Stati devono essere considerati liberi di decide re sovranamente, mentre il rappresentante della Bolivia, Costa Du Rels, si limita ad insistere sulla risoluzione dell'assemblea del 4 luglio 1936 dicendo che essa rimane la pietra angolare della po litica del suo Paese. Il rappre sentante dell'Iran si associa brevemente a quanto ha esposto lord Halifax. La discussione è chiusa Munters, parlando a nome della Lettonia, rileva che l'azione col lettiva è stata abbandonata e che quindi ogni Stato deve poter risolvere la questione in piena libertà. Quindi, nella sua qualità di Presidente in carica del Consiglio della Società delle Nazioni, Munters, constatato che nessun altro domanda la parola, riassume la discussione dichiarando che la grande maggioranza del Consiglio giudica che spetta ormai a ciascun membro della Lega di prendere le decisioni che crede circa le conseguenze della situazione esistente in Etiopia. La discussione è dichiarata chiusa. Tafari, che evidentemente non ba capito nulla di tutta la discussione, non capisce neppure che la seduta è finita e non vuole andarsene dal tavolo. Alcuni funzionari devono persuaderlo che non c'è più nulla da dire e che deve andarsene. Egli è naturalmente l'ultimo ad abbandonare la sala. Cosi è avvenuto il seppellimento definitivo, di fronte all'esecutivo societario, della questione etio pica. In un primo tempo si è fatta spargere la voce che i tafariani avrebbero fatto l'ultimo tentativo disperato per rimontare la corrente presentando una formale proposta di convocazione dell'assemblea societaria. Ma opportunamente si è fatto loro capire che Tafari era stato ammesso al tavolo del Consiglio unicamente « a titolo infor¬ mativo » e che pertanto non avrebbe avuto alcun diritto di fare proposte formali. E' per questo probabilmente che in serata si apprendeva che Tafari aveva deciso dopo questa definitiva batosta di lasciare Ginevra domattina. Litvinoff agente provocatore Varsavia, 12 maggio.' Tutta la stampa polacca sottolinea l'Importanza della dichiarazione pronunciata dal delegato permanente della Polonia a Ginevra ministro Komarnicki, secondo il quale la Polonia si rifiuta di prestarsi alla manovra di Litvinoff contro la politica di non intervento in Spagna, ammonendo di non impegnare la Lega in una guerra a carattere ideologico. L'organo filogovernativo Express Poranny scrive che nei prossimi giorni Litvinoff farà tutto il possibile per intorbidare la situazione ed inasprire i rapporti fra le Potenze europee. Evidentemente Mosca attraverso Ginevra tenta di opporsi all'opera delle grandi Potenz diretta a stabilire una stretta collaborazolne fra gli Stati europei. La sfrontata attività di Litvinoff viene fiancheggiata da alcuni papaveri del fronte popolare francese e della sinistra inglese, i quali sul terreno ginevrino vorrebbero opporsi alla politica dei loro Governi. La firma di un trattato commerciale fra Germania e Manciucuò Berlino, 12 maggio. In esecuzione della decisione annunciata dal FUhrer con la dichiarazione contenuta nel suo discorso al Reichstag del 20 febbraio scorso, di riconoscere cioè lo stato del Manciucuò è stato oggi, 12 maggio, firmato al Ministero degli esteri, dal sottosegretario di stato Von Weizsacker da parte tedesca, e dal Commissario Commerciale Hiyoshi Rato, per parte del Manciucuò un trattato fra i due paesi che allaccia di fatto le relazioni diplomatiche e pone le premesse di regolari rapporti commerciali. Il Trattato stabilisce l'immediato inizio delle relazioni diplomatiche e consolari, ponendo le basi per le imminenti trattative commerciali, navali, di soggiorno ecc. Con la conclusione dì questotrattato viene costituito il primo stabile legame della nuova Germania con il giovane, ricco Stato orientale, che svilupperà grandemente 1 rapporti di fatto già esistenti e non trascurabili fra i dua paesi. Gli sviluppi attesi a Parigi dalla giornata ginevrina La vìa è aperta ai negoziati di Palazzo Chigi Parigi, 12 maggio. L'annuncio che il Consiglio della Società delle Nazioni ha deciso di riconoscere l'impero italiano di Etiopia è stato accolto a Parigi stasera senza sorpresa, poiché l'andamento della discussione davanti al consesso ginevrino, dopo il coraggioso discorso di lord Halifax e quello un po' più reticente di Bonnet, il risultato non faceva più l'ombra di un dubbio. Questa decisione è stata ad ogni modo accolta a Parigi con un senso di sollievo poiché tutti comprendevano che se non si fosse riusciti a liquidare l'affare etiopico, Londra e Parigi sarebbero state minacciate da gravi ripercussioni politiche che avrebbero singolarmente aggravato la situazione diplomatica nell'Europa. La Ineffabile Genevieve Tabouls si era presa la pena stamattina di avvertire i lettorl'dell'Oeiture che la giornata odierna sarebbe stata fertile di incidenti « le cui ripercussioni sarebbero state estremamente profonde oltre Manica, e che l'esistenza del gabinetto Chamberlain non si giuocava più a Londra ma davanti al tavolo del Consiglio della Società delle Nazioni». Lp previsioni dell'informatrice diplomatica dell' organo radicomassonico sono andate completamente deluse. H problema più difficile di questa sessione è stato risolto nel miglior modo possibile, e gli intrighi orditi nell'ombra dagli oppositori Inglesi del gabinetto Chamberlain e dagli avversari francesi del governo Daladler si sono rivelati inefficaci. . ' «Grazie allo spirito di decisione manifestato con eccezionale fermezza da lord Halifax e da Bonnet — commenta l'inviato speciale del « Petit Parisien » a Ginevra — le considerazioni di alta politica hanno prevalso sulle questioni sentimentali. Le iniziative prese di recente a Londra dai delegati inglesi e francesi potranno ormai svilupparsi senza ostacoli. Liberati dai loro obblighi verso la Società delle Nazioni, Londra e Parigi potranno stringere vieppiù i loro vincoli con Roma. Il Qua! d'Orsay potrà terminare 1 negoziati attualmente in corso con Palazzo Chigi e mettere rapidamente In piedi il desiderato accordo tanto dal lato francese quanto dal lato italiano e, infine, un ambasciatore francese potrà riprendere il suo posto a palazzo Farnese con piena dignità di riannodare con l'Italia relazioni amichevoli che non avrebbero mai dovuto essere sospese ».