Uomini e squadre e nella luce del Giro

Uomini e squadre e nella luce del Giro SOSTA. A MONTECATINI Uomini e squadre e nella luce del Giro (Dal nostro inviato) Montecatini, 11 maggio. Dopo settecento chilometri di corsa, divisi in quattro giornate e cinque tappe, un riposo di ventiquattro ore è come la manna del cielo. Non lo è per noi giornalisti, che dobbiamo correre a destra e sinistra, alla caccia di notizie, o raccoglierci a confezionare le nostre considerazioni su quello che è successo o succederà, ma lo è certamente per i corridori, specie dopo una" serie di tappe, come questa, che è stata una introduzione a sproq battuto, un preludio « agitato » di questo Gtro, nato sotto l'insegna della diffidenza, della incredulità, per non dire della sfiducia. Che di colpo esso abbia dissipato questo pessimismo, che alla vigilia ho detto ingiusto, è la sensazione di quanti lo vivono da vicino ed hanno il compito di comunicarvela schiettamente, come sin dall'inizio vi ho promesso. Questa sensazione è data da un cumulo di fatti e di fattori chiari come il sole, che non hanno bisogno di alcuno dei soliti artifici per impressionare e convincere. Essa è già, a giudicare dalle manifestazioni che ci accompagnano, nell'animo sensibilissimo della folla che da parecchio tempo non ci era apparsa cosi vicina e vibrante alle vicende della più popolare delle manifestazioni ciclistiche. La folla giudica E la folla, neppure questa volta, sbaglia, e giudica all'unisono con i tecnici ed i competenti. Mancano in questo Qiro alcuni dei nostri migliori atleti e il livello di classe del nucleo dominante non è certo al quale va considerato il ciclismo italiano. Un Bartali, un Bini, un Olmo, un Favalli avrebbero potuto elevarlo; ma i presenti hanno saputo così bene compensare con la loro ■ volontà questa riduzione di valori e, trovandosi in maggior equilibrio han saputo tanto approfittarne, per modificare i loro pro-I positi e la loro condotta, intonandola a. maggior combattività, che non mi sentirei davvero di affermare che le-cose sarebbero andate meglio se i quadri fossero stati completi e se gli assenti avessero illuminato del loro grandi nomi la carta, più che la vita del Giro. Ricorderete che non mi dichiarai troppo soddisfatto del contenuto agonistico della prima tappa; ma ricorderete anche che da esso trassi motivo di buone promesse. La realtà mi ha dato ragione molto prima ed in modo più lampante di quanto non credessi. Il Gtro, dopo la nenia della prima giornata, proruppe in un canto vigoroso e sonoro che si ripercuote 'dalle Langhe al Tirreno, spaziò nell'ampio seno della Ri¬ viera e dilagò sui monti della Lunigiana, e, sin qui, per smorzarsi momentaneamente nella quiete ridente di questa cittadina salutare. Se la Milano-Torino' fu muta ad ogni significato e lasciò settanta uomini nell'illusione di equivalersi, la Torino-San Rèmo portò ad una netta chiarificazione della situazione provocata, oltre che dalle asperità del percorso, che non sembrò del tutto indovinato, dallo slancio col quale migliori vollero incrociare » ferri e ristabilire i diritti della classe. 1 settanta a pari merito di Torino si ridussero senz'altro a cinque a San Remo. Alcuni che alla vigilia potevano vantarsi di essere pretendenti al successo finale come Litschi e Valetti furono dalla sorte distanziati. Altri, come Amberg, Bovet, Declercq, Zimmermann, Generati, ne uscirono con le ossa rotte; altri, in fine, come Fontenay, Galateau, Leoni, Camusso e Mariano furono messi addirittura fuòri combattimento. La tappa fu piena, più che della vittoria, delle gesta di Vicini. Il grande favorito aveva quel giorno dato così profonda impressione ai suoi osservatori da farli pensare alla irrisoria facilità con la quale avrebbe potuto anche in seguito disporre dei suoi più temibili avversari: A Sari Reitio non c'era chi non giurasse che-il romagnolo avrebbe vinto sicuramente il Giro. E questa convinzione era giustamente basata sulla fredda valutazione di quel che Vicini aveva fatto quel giorno in occasione delle due forature che lo avevano appiedato in momenti criticissimi della corsa e sulla conoscenza della Sua regolarità e tenuta allo sforzo. Quel giorno, oltre che Del Cóncia e Canavesi, e più di Vignoli e Balli, un uomo apparve in tutta la sua pericolosità: Litschi, il torello svizzero chepur spingendo oltre che per sè anche per il compagno Zimmermann, dal momento in cui Amberg tentò l'attacco ai nostri, avrebbe forse vinto la tappa (egli è notoriamente veloce/ se non avesse forato. Ed . anche attraverso la grande sfortuna apparvero le future possibilità di Valetti. Vicini si era dimostrato quel giorno il più forte. Allora bisognava attaccarlo. E questo si misero in mente gli uomini di Bianchi e di Dei e tutti gli altri lasciaron che Vicini se la sbrigasse da sè e con i suoi compagni, Valori che si affermano La San Remo-Santa Margherita disse che la squadra della Lygìe era in grado di difendere la maglia rosa da qualunque insidia. Della lotta fra Vicini-Dei Cancia, Canavesi, Balli, Vianolt, approfittò Gotti, per vincere sulla Ruta la tappa, mentre Del Cancia appro- fitto della iqnoranza di Vicini» di alcune righe del regolamento(quelle che stabilivano che 'a pa¬ rità di tempo sarebbe stato pri mo il meglio classificato negli arrivi) per precederlo di alcune lunghezze sul traguardo e. strappargli la maglia rosa. Questo trapasso voleva dire l'onore della divisa e cinquecento lire al giorno, ma lasciava le cose come prima, in classifica. Peggiorava solo di poco Vignoli, e cominciava ad avvantaggiare Valetti. Un vero terremoto subì la graduatoria com- glessiva nella Santa Margheritapezia, per la caduta di Vicini, il rifardo di Balli e Vignoli, l'altro passo avanti di Valetti, autore della più lunga fuga di quest'inizio di Giro. Il cavo della Frejus formai Bizzi e Martano si saranno convinti che d'ora innanzi il loro compito è quello. di gregari, e potranno essere utilissimi^ ci è venuto a dire sul Bracco, e per 45 km., che egli non ha rinunciato a vincere il Giro ed è capacissimo di ricuperare i pochi minuti di svantaggio. A Montecatini, dopo ore di trepidazione, abbiamo avuto il piacere di assistere ad un. altro colpo di Gotti e di veder premiato il coraggio di Generati.che, compromesso in classifica, va alla ricerca dei successi di giornata; ma soprattutto abbiamo • avuto la certezza che la sorte non ha saputo stroncare il colosso Vicini e che la. gara non è stata e non sarà privata di così eccellente atto-re, di così preminente figura. In complesso queste prime cinque tappe hanno fatto venire a' galla valori che se lo meritavano. Fuori dì posto, per colpa della sfortuna, sono soltanto Amberg, Valetti, Camusso,'Bizzi, E' degno di nota il fatto che nei primi dieci figura solo uno straniero: Litschi. Belgi e francesi si sono trovati male sulle strade della seconda tappa, ma non vii pare che avrebbero potuto fare di più. Nei momenti in cui la lotta divampava non li abbiamo visti che raramente nelle prime posizioni. Ci sono apparsi più guardinghi del solito. Stamane essi si lagnavano che alcuni dei nostri acca- gliessero ed ostacolassero, con modi poco corretti le loro velleità combattive. Non sono stato testimone di fatti del genere, ma i commissari faranno bene a vigilare ed eventualmente a punire senza pietà i colpevoli che disonorerebbero il nostro sport. A Montecatini ci troviamo con Del Cancia e Canavesi in testa alla classifica; ma nel giro di poco più di sette mimiti ci sono Balli, Cecchi, Vignoli, Litschi, Vicini e Valetti. Otto uomini che rappresentano sei squadre. Le escluse da questa rosa, dalla quale con certezza uscirà il vincitore del Giro, sono soltanto le ■ compagini <** Dei e di Wolslt. Questo era pre ' visto fino dall'inizio. Vicini continuerà 71 bollettino sanitario della giornata è favorevole per tutti. Le maggiori preoccupazioni, naturalmente, si nutrivano per Vicini. Dopo una notte dì riposo che ha fatto scomparire le poche linee di febbre sopraggiunte alla caduta, il cesenate si è svegliato col morale intatto; ha contribuito a ciò anche la visita del babboi l'affettuosità degli amici, fra i quali Bartali, e il sanitario, che non ha dovuto suturare la ferita più grave, quella al gomito. Certo domani, e per qualche giorno, Vicini dovrà soffrire, ma non è ciò che lo spaventa, purché il braccio gli permetta di fare lo sforzo sul manubrio, come sarà necessario sul Terminillo. In queste condizioni non è da attendersi che egli muova alla riscossa. Camusso è migliorato. Non altrettanto Amberg, sottoposto a puntura antitetanica, che nan è certo un rinforzante, In ogni squadra, meno due, la speranza di un successo tiene il morale aì.sette cieli, mentre, nel .seguito, diffonde uno spiccato ottimismo la convinzione che il Giro ha spiegato le vele verso un completo successo. Siamo alla vigilia di una tappa tùtt'altro che fàcile. Domani attraverseremo tutta la zona del Chianti. Saranno 180 chilometri di saliscendi che culmineranno sulle salite di San Miniato, di San Gimignano, di San Dalmazzo e di Torrenieri. Sfilite brevi e non severe, ma che atta fin'e si faranno s~entire, tanto più che le strade non saranno perfette. Non si può prevedere la fine della tappa. Sul tappeto c'è, da ieri, un duello Del Cancia-Canavesi, una pressione di Valetti, uria difesa di Vicini, una minaccia idi Litschi, una resistenza di Balli e di Cecchi, senza contare le sor\rrese che possono venire da Gotti, da Generati, da Fontenay, da Goasmat, da Galateau, dal nervoso Zimmermann e da altri che aspettano- il momento buono per sbucar fuori., Giuseppe Ambrosi ni mddgcdtftpmsd

Luoghi citati: Montecatini, Montecatini Uomini, San Gimignano, San Miniato, San Remo, Torino