Il Duce riceve a Palazzo Venezia i Capi e Notabili della Libia e dell'A.O.I.

Il Duce riceve a Palazzo Venezia i Capi e Notabili della Libia e dell'A.O.I. Il Duce riceve a Palazzo Venezia i Capi e Notabili della Libia e dell'A.O.I. Pittoresca adunata nel Salone delle Battaglie - Professione di fedeltà e di devozione dei rappresentanti mussulmani e copti - La risposta del Fondatore dell'Impero Roma, 11 maggio. Nel salone delle Battaglie a Palazzo Venezia il Duce ha ricevuto, presente il Ministro Segretario del Partito S. E. Starace e il Ministro per la Cultura Popolare S. E. Alfieri, i cinquanta capi e notabili della Libia e dell'Africa Orientale Italiana convenuti a Roma per rendere omaggio a S. M. il Re Imperatore e al Fondatore dell'Impero, e che Gli sono stati presentati dal Sottosegretario di Stato per VA. I. Gen, Teruzzi. Verso mezzogiorno i notabili, rappresentanti tutte le popolazioni dei nostri domimi d'oltre mare ed indossanti i loro ricchi costumi tradizionali, dai burnus candidi dei libici alle cappe ricamata d'oro e d'argento dei capi delle varie zone dell'Etiopia, ai caratteristici dinò. ai turbanti serici dei musulmani, ai lunghi caftani ricamati dei somali, sono affluiti a Palazzo Venezia, e ascesa la grande scalea, sono sfilati, attraverso l'imponente Sala Regia tra due ali di moschettieri immobili, facendo ingresso nella Sala delle Battaglie, ove, entro un rettangolo aperto sul luto da cui giungerà il Duce, formato pure dai Moschettieri, si sono disposti su due file in perfetto ordine. Gli occhi di tutti rispecchiano l'estatica ammirazione e l'ansia di poter finalmente vedere ed ascollare il grande Capo dell'Italia Fascista, il Fondatore dell'Impero Accanto ai vècchi e fedeli libici, eritrei e sqmali, erano i capi Amara, Tigrini, Galla e Hararini, convenuti per rinnovare solennemente al Duce il loro giuramento di fedeltà. L'omaggio dei libici Nel sifen2to reverente dell'attesa echeggia metallico il comando del Capo della guardia del Duce che ordina il «Presentate le armi» Balenano i pugnali dei Moschettieri; istintivamente i convenuti, quasi tutti vecchi valorosissimi soldati sui cui petti brillano i segni del valore conquistati sui campi di battaglia, scattano sull'attenti e protendono il braccio nel soluto romano. La porta della Sala del Mappamondo si schiude e avanza il Duce, che indossa l'uniforme di comandante generale della Milizia Il Duce incede fino quasi nel mezzo della formazione, ove sosta salutando romanamente. Lo seguono il Sottosegretario di Stato per VA. I. e i due Ministri. « Saluto al Duce! » squilla la voce tonante del generale Teruzzi. « A Noi! » rispondono ad una vo ce tutti i convenuti. Il generale Teruzzi presenta quindi al Capo i convenuti, esaltandone le doti di fedeltà e di va lore. Subito dopo i vari Capi rivolgono i loro indirizzi di omaggio al Fondatore dell'Impero. Primo oratore è il principe Snleiman Caramanli, parla per le popolazioni libiche, e, in perfetto italiano, dice: «Duce, l'onore che avete voluto farci convocandoci a Roma per il secondo annuale della Fondazione dell'Impero ha particolare significato per i mussuhnani della Libia. E', infatti, con la conquista italiana dell'Etiopia che molti milioni di mussulmani hanno riconquistato la libertà religiosa e potranno sotto la Vostra sapiente, illuminata guida percorrere il cammino che li condurrà ad un superiore livello di civiltà e di progresso. I nostri fratelli che sotto la nostra grande, bella bandiera tricolore hanno combattuto e vinto, hanno, quindi, avuto la fortuna di spiegare tutto il loro valore per un duplice ideale: la sempre maggiore grandezza della loro patria italiana; la libertà religiosa dei loro fratelli mussulmani. Consentiteci, Duce, questo ricordo che ci riempie l'animo di orgoglio e di gratitudine, la popolazione della Libia sente che molta strada le resta ancora da percorrere per raggiungere quello stadio di civile sviluppo che farà le sue quattro Provincie non seconde alle provincie sorelle della Penisola; ma è sicura che sotto la Vostra illuminata guida questa strada sarà rapidamente, vittoriosamente percorsa. Viva l'Italia ». . Le popolazioni Amaca Segue Ras Hailù Teclaimanot, che dice: « Duce, l'onore che ci avete fatto ricevendoci in occasione del secondo annuale della Fondazione dell'Impero italiano riempie l'animo nostro di profonda commozione e gratitudine. La popolazione Amara dell'Impero, che di giorno in giorno sente crescere il proprio attaccamento verso il Governo italiano, confida che l'auvenire le dia l'occasione di dimostrare, anche a costo della vita, la propria fedeltà. Sotto la Vostra guida, la gente della nostra razza sentirà la bellezza di combattere per giuste cause di progresso e di civiltà. E' questo l'augurio e la speranza che in questo giorno, a nome di tutti, io Vi esprimo, grato se Voi vorrete accoglierli con lo stesso animo col quale ci vengono suggeriti dal nostro cuore. Viva l'Italia ». E' poi la volta dell'Ecceghiè Te claimanot, il quale così si esprime: « Duce, in modo del tutto particolare sento l'onore che mi è stato fatto concedendomi di presentarvi personalmente i sensi della profonda devozione e riconoscenza del Clero Copto dell'Impero. La vittoria luminosa che l'esercito italiano, sotto la Vostra guida, ha riportato nelle terre d'Etiopia contro i residui del feudalismo e della barbarie è stata anche la nostra vittoria. E' infatti sotto il Vostro Governo che la Chiesa etiopica ha visto coronato dal successo il suo sogno secolare. E' per questo che io invoco da Dio tutte le sue benedizioni sulla Vostra persona, perchè Vi dia lunga vita e Vi consenta sempre nuove e più luminose vittorie. Viva l'Italia ». ' La sceriffa Alauia el Morgani, discendente del Profeta, esprime al Duce il sentimento profondo di fedeltà che anima tutti i Mussulmani dell'Impero. « / mussulmani — prosegue — sanno che è all'ombra della bandiera italiana che hanno riconquistato libei'tà religiosa, giustizia ed uguaglianza civile, ed è per que sto che essi nutrono per la Vostra sublime persona la devozione più profonda. Io desidero in questo giorno riconfermarvi che Voi potrete sempre, in qualunque circo stanza, fare pieno affidamento sulla loro fedeltà ». Anche la sceriffa conclude gri dando: « Viva l'Italia! ». sccccpbGels-qupcidssbvs{ Il Deggiac Gugsà Segue, il Deggiac Hailé Selasiè Gugsa, il quale, ricordato come le popolazioni' tigrine, che furono sempre così vicine al governo italiano, di cui già da molti decenni conoscono- l'opera di civiltà svolta a loro favore, non possono che riconfermare al Fondatore dell'Impero quei sentiménti di fedeltà di cui già, in molte occasioni, hanno dato prova, prosegue: «Mio padre, morendo, non po tendo lasciarmi altra eredità, che di tutto era stato spogliato, mi disse che non sarei stato povero se avessi saputo conservare l'unico vero tesoro che egli poteva la sciarmi: la benevolenza del Go verno Italiano. Ho fatto tutto quanto era in mio potere per conservarmi questo inestimabile tesoro, e l'onore che Voi mi fate oggi, consentendomi di parlarvi a nome dei sudditi italiani tigrini, riempie il mio animo di profonda gratitudine ». ' Il Deggiac Beienè Barachi., pronuncia quindi le seguenti parole: « Duce, le popolazioni eritree, che sotto la Vostra guida hanno versato il loro sangue per la gloria e la grandezza della bandiera italiana, non possono, in questo giorno, che rinnovarvi la espres sione della loro fedeltà e del loro amore. Più che le nostre parole, gli eroi ed i caduti testimoniano della sincerità di questi sentimenti. Gli eritrei colgono questa occasione per augurarvi ogni felicità ed ogni bene, nella certezza che Voi vorrete gradire l'espressione dei ,loro sentimenti. Viva l'Italia!» Pure breve e conciso è il discorso del Sultano Olol Dinle, capo degli Sciaveli, dagli occhi bale-^ nauti che esprimono tutta la fie ' rezza e la nobiltà delle genti somale.. Egli così parla: «Duce, è con profonda commozione ed orgoglio che, a nome dei Somali fedelissimi, Vi ringrazio per l'onore fattomi di poter vedere, qui, in Roma, la Vostra grande, potente, luminosa persona. La conquista italiana dell' Etiopia ha per noi Somali un valore tutto particolare, perchè ci ha permesso di vedere riuniti sotto la grande bandiera italiana tanti nostri fratelli che vivevano oppressi sotto un giogo intollerabile. E' per questo che tutti i mus sulmanl della Somalia pregano con fervore Dio Onnipotente perchè Vi conceda vita lunga e felice, così come invocano da Dio che conceda sempre nuove vittorie e più grande gloria alla potente bandiera italiana. Viva l'Italia! », Parla, infine, il sultano Abba Giobir Gumai del Gimma, il quale esprime l'omaggio e la fedeltà deh le popolazioni Galla dell'Impero « Le popolazioni Galla si dimo streranno sempre meritevoli della Vostra benevolenza - egli afferma - e rappresenteranno sempre, in qualunque momento e circostanza, una massa compatta e fedele, capace di qualunque sacrificio. Accogliete, Duce, - conclude in/ine i voti sinceri che, dal più profondo del cuore, formuliamo per la Vo stra persona e per la gloria e la sempre maggiore grandezza della bandiera italiana. «Viva l'Italia!», ^ La parola del Capo A ciascun discorso replica, breve e solenne, il Duce, ed ogni ri sposta viene, dagli interpreti, su bito ritradotta nelle cinque lingue principali. Per i libici vecchi e fedelissimi non c'è bisogno di tradu zione, che tutti perfettamente comprendono l'Italiano: Particolarmente significative Bono state le parole rivolte dal Duce a Ras Hailu per 'le popola' {ioni Amara e all'Ecceghiè per i Clero etiopico al quale ha rioor dato che Roma ha sempre ga rantito la libertà dei culti ai suoi popoli. Pure calorose sono state le risposte del Duce, protettore del l'Islam, ai mussulmani. Al valorosissimo Olol Dinle, i Duce ricorda di avere sempre seguito le operazioni di guerra cui quel Sultano ha partecipato, rilevando che il nome del Capo degli Sciaveli è conosciuto da tutti gli Italiani. Il Duce rileva che Olol Dinle ha sempre dimostrato di essere un valoroso e che per questo Egli ha voluto che venisse a Roma.' Profónda emozione suscitano le parole del Capo al prode soldato fi cui occhi lampeggiano. Ora il Duce si rivolge a tutti. La Sua voce è calda, ferma, maestosa. Egli dice ai Capi e ai Notabili che quando essi torneranno alle loro case, ricorderanno tutto quello che hanno veduto nella grande Italia e le Forze Armate di essa. Dopo avere espresso la Sua simpatia per i convenuti e le loro popolazioni, il Fondatore dell'Impero li invita a portare a tutti la eco delle Sue parole, affermando che essi vedranno che, ancora una volta, I fatti seguiranno le parole, come sempre accade, nella grande Italia potente di S. M. il Re Imperatore. Conclude rinnovando a tutti il Suo saluto augurale. Il discorso del Capo, che gli interpreti hanno man mano tradottole accolto con reverente fervida gratitudine dagli astanti. Di nuovo risuona il « Saluto al Duce » ordinato dal Sottosegretario di Stato per l'Africa Italiana. Il Duce saluta romanamente e si avvia poi per tornare al suo tavolo da lavoro, nella sala del Mappamondo. Lo seguono gli sgtiardi appassionati di tutti i convenuti, che Lo guardano come per fissarsene indelebilmente nella mente i tratti. E il Duce « sente » questo sguardo, ne intuisce il significato commovente. Sosta di scattoj si volge, sorride e resta per qualche istante immobile nel saluto romano, corn¬ prendendoli tutti ■ con una-calda, lunga occhiata di simpatia. Le mani protese nel saluto ro maino hanno come un fremito imr percettibile. Poi il Duce rientra. Ma Egli resterà indelebile in quei cuori. L'elogio del Duce ai funzionari dell'Interno Roma, 11 maggfb. Il Duce ha espresso il Suo compiacimento a tutti i dipendenti dell'amministrazione dell'Interno con la seguente motivazione: « Ho potuto constatare come nei giorni di permanenza del Fiihrer in Italia tutti i servizi facenti capo al Ministero degli Interni abbiano funzionato con encoyniabile regolarità. Intendo che pervenga a tutto il personale dipendente, prefetti, questori, funzionari, agenti di pubblica sicurezza, carabinieri e milizia il mio elogio. Mussolini ».. Il Consiglio dei Ministri ROMA, 11 maggio. Il Consiglio dei Ministri è convocato alle ore 10 di sabato 28 corrente, al Viminale. Un telegramma al Duce dei giornalisti esteri Roma, 11 maggio. Al Duce è pur pervenuto il seguente telegramma: « A conclusione del viaggio in Italia del Fiihrer, i giornalisti internazionali corrispondenti da Roma ed inviati speciali sentono il dovere di esprimere a V. E. la viva ammirazione e la massima soddisfazione per l'organizzazione di tutti i servizi stampa che hanno funzionato in modo impeccabile, a Roma come a Napoli e a Firenze. Cogliamo là gradita occasione per porgere all' E. V., a nome di tutti i colleghi, l'espressione della prò fonda gratitudine e i più deferen ti omaggi: Theodore Voucher, presidente dell' Associazione della stampa estera in Italia, Paul Cremona, vice presidente », I NOTABILI RICEVUTI DAL DUCE. A destra è il Segretario sinistra S. E. Teruzzi, Sottosegretario al Ministero dell'Africa aci Partito S. E. Starace e a Italiana (Telefoto)