II dramma di Vicini

II dramma di Vicini II dramma di Vicini (Dal nostro inviato) Montecatini, 10 maggio. Come se l'ardore della lotta, le tumultuose vicende della seconda e della terza tappa, i consecutivi trapassi della maglia rosa non fossero bastati a tenere in incandescenza l'atmosfera della gara, in ebollizione l'interesse dei suoi osservatori vicini e la passione dei suoi ammiratori lontani, oggi si è avuto anche il dramma del protagonista, il fatto e il momento della tragedia sportiva che per qualche istante ci ha tenuto il cuore in sospeso sulle sorti del giro e per alcune ore ci ha fatto soffrire non per « tifo ». ma per umano senso allo spettacolo dell'atleta sanguinante dallo squarcio della carne se pur integro nella fierezza e nella serenità dello spirito. Sorte maligna La sorte maligna che aveva già colpito Introzzi, Camusso, Amberà e tanti altri, ha preso oggi di mira l'uomo che indubbiamente per la sua figura atletica e per il suo temperamento di combattente, per la gesta che lo ha rivelaio, per quelle che lo hanno inciso nell'anima delle folle già di lui ammirate e innamorate, è destinato a continuare la serie degli idoli e come tale a tenere il suo ruolo nel Giro. La giornata si può ritracciare su queste linee maestre: al mattino l'attacco di Valetti sul Bracco, spuntato fuori da una caduta che aveva coinvolto molti dei migliori e in cui si è innestato l'incidente di Vicini, a sua volta origine della offensiva di Del Cancia,'Canavesi, contro di lui; e al pomeriggio un energico assaggio delle condizioni dell'infortunato, la sua strenua difesa e un'altra sfuriata finale di Gotti, da cui venne fuori la vittoria di Generati. Il fatto che di qualunque incidente od occasione si approfitti, a qualunque appiglio ci si aggrappi per ravvicinarsi a chi s'è preso nelle prime tappe le migliori posizioni dì classifica, sta a dimostrare quello che vi dicevo l'altro giorno: cioè che i ritardi non impressionano nessuno, che sono molti quelli che sperano e vogliono tornare a galla, che la maglia rosa è sempre insidiata e. contèsa e che, quindi, Ogni tappa può darci sorprese e novità e che il Giro mantiene altissimo il tono di combattività, di incertezza che aveva assunto, si può dire, fin dal colle di Nava nella seconda giornata. Di questa piena rispondenza all'attesa, di questa freschezza e pienezza di contenuto sportivo della gara, di questa fiamma di ardore agonistico che seguita ad animare nomini e squadre, abbiamo avuto la conferma questa mattina non appena partiti da S. Margherita Ligure quando, sulla prima salita, quella di Zoagli, vedemmo Mealli e Del Cancia scappare ria di forza e obbligare Vicini, poi Bizzi e Valetti, poi Cafjeralu, Leoni e Landi. a impegnarsi a fondo per andarli a prendere. Costoro batterono la strada da soli fin quasi a Scstri, dove vennero a raggiungerli altri sette, fra i quali Canavesi e Balli, poi, dopo la città, altri sei, com preso Litschi. C'erano, come si vede, all'avanguardia, aggressivi e travolgenti, tutti gli «omini della testa di classifica metto Vignali, Essi si attaccavano, si vigilavano si tenevano stretti per paura di brutti scherzi, e reagivano sen esitazione e si prodigavano senza risparmio. Era cosi di due dozzine il gruppo che attaccò la solita del Bracco agli ordini di Macchi chi,tPvì [\ in breve rimase con Vicini, Del Cancia, Mealli, Valetti, Piubellini, Benente, Canavesi, Caff erata, Leoni, Bizzi, Balli, Goasìnat, Cecchi e Succi. Quasi alla fine della prima parte dell'ascesa, a una svolta Goasmat cadde trascinandosi addosso Del Cancia, Vicini, Bizzi, Mealli, Leoni. La rottura di una ruota di quest'ultimo e il guasto di un pedale di Goasmat furono gli unici danni materiali del quasi generale capitombolo. Ma quello che di importante ne venne fuori, fu l'immediata fuga di Valetti che, covando il proposito di muovere alla riscossa dalla posizione poco bella in cui l'aveva costretto la sfortuna nella seconda tappa, lo mise in atto non appena la buona sorte glie ne diede lo spunto. Valetti riuscì a scartare il mucchio di macchine e di uomini che gli si era accatastato dinnanzi e, mentre questi si affannavano a districarsi dal groviglio, se ne andò con Piubellini. Cecchi tentò unirsi a loro, ma invano, e se li vide per ben 200 metri avanti, mentre dietro lo incalzavano Vicini, Mealli, Canavesi, Bizzi e Landi. Valetti scatenato Da quel momento Valetti non diede tregua alla sua offensiva. Si liberò dapprima di Piubellini e poi accelerò l'azione leggera e composta che gli è propria e con decisa volontà di andare in fondo al suo tentativo. In . cima al Bracco la situazione è questa: Valetti. a 58" Cecchi, a l'ZO" Piubellini, a l'\0" Vicini e. poi, nell'ordine, a distanza di una decina di metri l'uno dall'altro, Del Can eia, Benente, Canavesi, Bizzi, Caff erata, Marchi, Mealli, Succi La fila, però, che aveva ai due capi Vicini e Mealli, andò raggruppandosi sul falsopiano dopo il traguardo della montagna, e not'e procedevano in discesa alla caccia di Valetti, dopo aver ri preso Piubellini e Cecchi, quando, a una voltata presa a grande ve locità perchè ampia e non diffici le, vedemmo Vicini allargare all'improvviso per evitare alcuni sassi che sporgevano dal bordo della strada e tentare di riportarsi alla, corda inclinandosi fortemente all'interno. Ma la ruota posteriore gli slittò di sotto e il disgraziato cadde sv l fianco sinistro, battendo col {/inocchio e la coscia sull'asfalto e col gomito contro una pietra tagliente. Diede un grido e rimane a terra raggomitolato nello sipasimo, sprizzante sangue dalle ferite, pallido nel volto e raggrinzito da una smorfia di dolore, vuoto lo sguardo cui sfuggiva il miraggio della vittoria. Quaìiti vissero ijnell'istante provarono un brivido per le vene e si precipitarono dalle vetture in soccorso di Vicini che gridava di avere un braccio rotto e a chi cercava di sollevailo e farlo risalire in macchina implorava sommessamente pietà. La ferita più grave pareva quella del gomito, inciso da un taglio largo e profondo che lasciava scoperto un fascio di tendini dalla cui leggera lesione forse 'dipendeva la sensuzione che Vitìini aveva di non potere stringerle la mano. « Come volete che faccia in discesa senza poter usare i freni? Ma non vedete che ho il braccio rotto? No, è impossibile! Datemi da bere... non ne posso più! », dicero nello smarrimento ben comprensibile, lìppnre cercava di reagire, porse. il braccio a un bagno di alcool e a una affrettata medicatura durante la quale gli facevo animo e lo sorreggevo, e quando gli ricordai che un romagnolo non deve aver paura del sangue e che gli feci pensare alla sua Cesena si scosse energicamente e si avvicinò alla bicicletta, vi -salì sopra e si lasciò andare per ia china in compagnia di Landi. Da prima tentennante e incerto, poi a mano a mano più sicuro ed energico, Vicini diede l'impressione dì aver superato il momento più critico. Intanto però i quattro minuti che aveva perso nella caduta diventarono otto in questo periodo, dirò cosi, di avviamento. Niente di grave, purché non crescessero ancora. E non crebbero. Anzi, come vi dirà l'ordine d'arrivo, diminuirono anche in confronto del gruppo degli inseguitori di Valetti, grazie alla fraterna collaborazione di Landi, Cottur, Negrini, Scorticati e Cimatti, che erano stati chiamati al suo fianco dui direttore della squadra. Alle spalle del fuggitivo, nella discesa, su per la salita di Termini e nel falsopiano di Borghetto alla Foce, s'erano gettati Bizzi, Del Cancia, Canavesi, Cecchi, Molinar, Benente, Succi. Più indietro ventilano altri tre gruppetti, ma- tutti sì accattivano inutilmente sia per raggiungere Valetti che per mettere in maggior ritardo Vicini, che riuscì, a contenerlo in G'kk"- Valetti terminò con l'Jfó" di vantaggio e Bizzi venne a prendere nella volata il secondo posto, completando così il trionfo dei colori grigio rossi che ftìialmente hanno avuto e meritato la loro giornata di sole. Ih successo di Valetti vale molto di più di una vittoria di tappa. ! Esso' ci dice chiaramente che lo _sfortunato di San Remo ha an-i cara molte cartucce da sparare e] che quelli che ora lo precedono in\nclassifica dovranno in seguito fa-Mre i conti con lui. Le sue condì- lzioni di forma migliorano di gioì-, pno in giorno, quelle morali sono gIgià completamente ristabilite alla Spezia. Una fuga di circa Ji'< chilometri e con quel po' po' di accanimento che hanno messo gli inseguitori per fronteggiarla sta a dimostrare che Valetti ha ancora diritto di potere sperare di vincere il Giro. La tappa Spezia-Montecatini ha avuto due fasi brucianti. La prima ha preso piede quando sulla salita di San Terenzo alla partenza Fontenay si è portato via Montesi, Generati e Malavasi, rimanendo poi solo con Generati, seguiti da Del Cancia, Camusso, Canavesi. Rimoldi, Piubellini e Litschi, i più svelti sulla successiva salita di Barcola. In questo strappo iniziale Vicini, che alla Spezia si era solo fatto medicare rimandando all'arrivo l'esame e la cura definitiva delle sue ferite, stentò a reagire e perse circa, un minuto. Ma poi si mise in pieno a tirare insieme ai suoi, ricongiungendosi al gruppq di Bizzi preceduto da Valetti, Leoni e Gios e più avanti da quello di Camusso che, dopo velocissimo inseguimento, aveva annullato la fuga di Fontenay, di Generati e di Del Cancia che aveva tentalo di unirsi solo ai due. Queste unità sparse si fusero in una sola dopo Sarzana, cosicché Vicini si potè dire salvo anche da questa seconda e furiosa tempesta che era stata preceduta e fu seguita da brevi e numerose frustate di pioggia. Tornammo a rivedere il mare a Marina di Massa, lo seguimmo fino a Viareggio e fummo a Lucca alla media di quasi 36. Nulla di notevole sulla salita di Monte Quiesa, mentre nella discésa Vicini andò di nuovo fuori strada per lo scoppio di una gomma che provocò la rottura della ruota, sostituitagli da Landi. gpiadslGmmzdvqs

Luoghi citati: Borghetto, Cesena, Lucca, Montecatini, San Remo, Sarzana, Terenzo, Viareggio, Zoagli