La dimostrazione in piazza della Signoria

La dimostrazione in piazza della Signoria La dimostrazione in piazza della Signoria Firenze, 9 maggio. Nessun saluto è stato più gaio, più ridente, più splendido di giovinezza e di entusiasmo di quello che, or è poche ore, ha accòlto i due Condottieri nella piazza della stazione, ai piedi dell'agile campanile di Santa Maria Novella. Qua l'atmosfera del trionfo è un'altra. Per chi come noi ha avuto la fortuna di seguire il viaggio del Fuhrer nelle sue soste in Italia, l'accoglienza dei fiorentini, dei rurali delle campagne circostanti che chiudono la città nel verde degli ulivi e delle vigne, ci è apparsa come una nota di allegria di giovanile esultanza, che ben conclude e si armonizza con le severe imponenti rassegne armate di Roma e di Napoli. Qua è la festa di un popolo che si raccoglie nei suoi luoghi più sacri, come nella cripta dei Caduti per la Rivoluzione, nelle sue gallerie, nei suoi palazzi, nei suoi giardini, dove domina incontrastato il suo genio e la sua gloria, per salutare con tutto il suo entusiasmo, con la schiettezza di tutto il suo animo, l'Ospite illustre e il Capo amatissimo. Già dalle 16 piazza della Signoria, luogo della grande riunione, è piena di folla, Camicie nére, Giovani fascisti, donne, uomini del popolo, che avevano preso d'assalto ogni angolo, ogni spazio. Le finestre Sono grappoli umani, le facciate, delle case che dal lato-sinistro guardano la grande mole di Palazzo Vecchio sono una selva di bandiere. Palazzo della Signoria rifulge cjgi, in questo pomeriggio luminoso, di tutte le sue magiche tinte, di tutti gli effetti di luce emananti dalla sua pietra. Sulla torre di Arnolfo sventola il tricolore. Sul balcone, accanto al tricolore, garrisce il rosso giglio del Comune che balza nel gonfalone candido. La ringhiera in ferro battuto è coperta da un prezioso damasco giallo. A. tutte le finestre dalle agili colonne che si aprono nei grandi saloni e nei quartieri medicei sono issate le vecchie insegne della Signoria fiorentina, del libero Comune. e ¬ La fiumana del popolo Giù nella piazza è un ondeggiare di mille e mille bandiere, di gagliardetti, di insegne, di cartelli con scritte inneggianti al Duce e al Fuhrer, all' Imperatore e al Fascismo, all'amicizia dei due grandi Popoli. Questa folla è immensa, varia e nello stesso tempo compatta. Dai rioni della città è qui convenuto tutto il popolo: adunata che si ricorderà negli anni, immensa raccolta di Camicie nere, di giovani accorsi con slancio a gridare il saluto ai due grandi Capi. E via via, piccole strade che scendono più per Calimara, per gli Uffici che guardano l'Arno da via Calzaioli, raccolta in una intermina bile inquadratura di festoni azzurri, è un ininterrotto accorrere di gente, uno sfociare continuo di interminabili cortei. Popolo di città e di campagna, operai, agricoltori, artigiani, popolo che vive in questa piazza la storia dei suoi secoli di gloria. Alle 18 piazza della Signoria è stipata da una massa nera compatta incorniciata da festoni di lauro, da drappi gialli, rossi, verdi, da multicolori bandiere che pendono, che sventolano a ogni finestra. I suoi monumenti servono oggi agli osservatovi più agili. La bianca mole del Nettuno sembra che guidi i suoi cavalli in un mare di teste umane. Nel lato della piazza che guarda palazzo Gòndi la figura equestre di Cosimo III si erge maestosa, in un trionfo di popolo che continua fin nelle logge dell'Orcagna, abbellite da quattro grandi arazzi medicei. All'ingresso di Palazzo Vecchio prestano servizio d'onore un reparto della Legione fiorentina e un gruppo di Camicie brune. Si avvicina l'ora tanto attesa da tutti; or nella piazza è un suo no di musiche, un susseguirsi di canti. In mezzo a questa massa umana che si stringe intorno allo storico palazzo troneggiano le au tomobili dei cinematografisti che girano le macchine da presa sul superbo spettacolo. Ogni tanto è un movimento a una finestra, un affacciarsi di qualche persona a uno dui grandi finestroni che fa scattare l'entusiasmo di questa massa di adunati. Clamore che si placa per riaccendersi più intenso qualche momento dopo. Fra tante acclamazioni che si diffondono su per tutte le strade, per gli Uffici, sembra che i Grandi italiani guardino pensosi dalle nicchie del lungo porticato, si vogliano confon m«eemItasepsmcuscvas dere anche essi con questa folla fremente. Siamo ad una terrazza con alcuni colleghi germanici che ci ripetono continuamente: « Seriori! » con viva ammirazione; e veramente la visione non potrebbe essere più imponente. L'ovazione della massa Nel cielo volteggia una squadra di aeroplani. Oramai pochi minuti ci separano dal momento tanto desiderato. I canti gli evviva le acclamazioni al Filhrer e al Duce si intensificano. La folla chiama a gran voce Hitler! Hitler!, Duce! Duce!. E questa sua invocazione tramuta in un interminabile scroscante applauso, quando, alle 19 in punto, i valletti del Comune, nei loro caratteristici costumi, squillano dalle lunghe trombe argentee i segnali di attenti. E con essi sul balcone appaiono i gagliardetti dei Moschettieri e del Fascio fiorentino. Quando il Duce e il Fuhrer giungono in Palazzo Vecchio per la Galleria degli Uffizi, nel salone dei Duecento, il Podestà offre al Cancelliere un volume espressamente stampato contenente vedute della città, e l'onorevole Pavolini, alla testa di centocinquanta fra i più noti pittori, incisori, architetti e scultori, un album contenente le firme di tutti gli artisti. Il Fuhrer e il Duce fanno, quindi, qualche attimo dopo, il loro ingresso sulla terrazza fra i ministri Ribbentrop, Ciano, Starace, Hess, Goebbels, Alfieri, Himmler, Bottai ed il generale Keitel e l'ammiraglio Reiter. La folla raddoppia di intensità i suoi evviva; la piazza è j un immenso sveltolio di bandiere e ìdi gagliardetti. Per alcuni minuti si protrae la grande dimostrazione, e Hitler e Mussolini rispondono sorridendo all'affettuoso saluto. Ristabilito il silenzio, S. E. Starace ordina il Saluto al Fuhrer, che la folla acclama di bel nuovo con grande calore; quindi il Segretario del Partito grida: «Camicie Nere, salutate nel Duce il Fondatore dell'Impero ». La formidabile adunata risponde con un « A noi » potente come un tuono, e raddoppia i suoi clamori, i suoi evviva. I due Capi sono visibilmente presi da tanto entusiasmo. Il Fuhrer risponde con il braccio teso alla dimostrazione che non accenna a diminuire, volge il suo sguardo per la grande piazza esprimendo al Duce il suo com piacimento per tanto eccezionale spettacolo dove l'arte e il sentimento di un intero popolo è qui cosi fuso in una inseparabile unione. Per ben sette volte i due Capi sono costretti a tornare ad affacciarsi al balcone, chiamati a gran voce. Il popolo non cede, e vuole ancora rivivere questi momenti di fede e di passione. Fino alle 19,30 si protrae la grande manifestazione. Quando il Cancelliere e il Capo del Governo lasciano Palazzo Vecchio da un portone laterale, la folla rinnova ancora il suo saluto agli Ospiti, e fino a che l'ultima macchina non sia uscita. A Palazzo Riccardi A Palazzo Riccardi aveva quindi luogo, alle SI, un pranzo in onore dell'Ospite. Il Duce ha ricevuto il Filhrer proveniente da Palazzo Pitti. I due illustri uomini si sono stretti la mano e hanno conversato qualche minuto insie me, e con le autorità e le signore che sono state presentate a Hi tler. E' una folla brillante di alti ufficiali in splendenti divise, di personaggi in marsina e decora zioni, di signore in abito da sera su cui brillano preziosi gioielli. E poi si forma il corteo che dalla Sala di Carlo Vili deve recarsi nella Galleria riccardiana, dove sono disposte le. mense. Una lunga tavola a ferro di cavallo è nella sala. La tavola splende delle ricche cristallerie di Baccarat antico, che servirono anche per Napoleone Buonaparte quando fu a Firenze. Sulla bianca tovaglia damascata mettono il loro sorriso trionfi di rose e d» orchidee: un centro di sole orchidee sta sulla tavola d'onore alla quale prendono posto il Duce e il Filhrer. Alla stessa tavola prendono posto, alla sinistra del Fiihrer, B. E. la Collaressa dell'Annunziata Pecori Oiraldi, il Ministro deoli Esteri del Reich von Ribbentrop, la contessa Margherita Della Gherardesca, il Ministro degli Esteri Galeazzo Ciano. Alla sinistra del Duce, la contessa Augusta Guicciardini, Li. E. il Maresciallo d'Italia Pecori Giraldi, la contessa Orten- sia Serristori e 8. E. il Ministro Hess. Sono inoltre centoventisei coperti. La lista delle vivande è stampata su un cartoncino racchiuso in una slegante busta di cuoio. Il pranzo non dura più di quaranta minuti. Al levar delle mense il Duce e il Fuhrer e i convitati si recano nella sala di Carlo Vili, dove viene servito il caffè agli invitati, mentre Hitler e Mussolini si ritirano nella saletta rossa d'angolo adiacente alla sala di Carlo Vili. Prima che i due grandi Capi lascino il palazzo mediceo, viene loro fatto omaggio di un sony, tuoso volume rilegato in cuoio co»T lo stemma della Provincia sbalzato in oro, l'emblema del Fasciò e quello del Reich, contenente la riproduzione delie .più belle sale del Palazzo della Provincia e delle opere d'arte in esse contenute. Nel frattempo in via Cavour si è andata radunando una massa imponente di gente che attende alla luce dei riflettori il passaggio del corteo avviato al Teatro Comunale. Quando la macchina del Fuhrer e del Duce esce dal grande portone, è una ovazione interminabile che accoglie e accompagna j i due Capi lungo tutto il percorso. Firenze ha concluso così, nel suo massimo teatro, con una manifestazione artistica di aito interesse, la sua giornata che resterà memorabile. v Guido Baroni Le impressioni del Cancelliere Firenze, 9 maggio. Il presidente della Agenzia. Ste{ani ha chiesto ? ottenuto da,la o e i i a E a i e e a o alta cortesia del Fuhrer alcune dichiarazioni sulle impressioni che egli ha provato durante le.giornate da lui trascorse a Roma, a Na poli e a Firenze. « E' stato troppo bello! — egli ha detto — Ho notato un commo vente riguardo e una amicizia ve ramente schietta da parte di tutta la popolazione. Sono rimasto commosso per la prova di simpatia che dappertutto mi è stata data,, persino dalla gente rurale che si raccoglieva per salutarci al nostro passaggio. Devo dire che ho ammirato l'eccellente organizzazione ed aggiungere che riporto un'ottima impressione dei magnifico portamento delle vostre truppe dell'Esercito, della Marina e dell'efficienza dell' Aviazione italiana ». Dicendo di Roma, il FUhrer si è espresso in termini di profondo rispetto e ammirazione per questa superba città ricca di storia, « Come posso tradurre II sentimento provato davanti ai millenari monumenti di Roma? Quanto mi dispiace di non aver potuto vedere la loro grandiosità se non troppo di sfuggita e rapidamente». Poi ha soggiunto: « lo ho vissuto questo mio viaggio e questa mia visita in Italia non solo come uomo politico, ma anche come artista. Mi distaccavo sempre a malincuore e con dolore da ogni sala degli splendidi palazzi che mi sono stati mostrati ». A proposito poi dell'accoglienza ricevuta e dei legami che uniscono i due Popoli, italiano e tedesco,,il Fuhrer si è così esprèsso: «MI rallegra vivamente, Il pen siero di aver potuto constatare l'Intima comprensione ohe esiste tra II Fascismo è il Nazionalsocialismo.'' E' certamente lo stesso mondo, Il nostro. La comunanza Ideologica è sentita in entrambi I popoli come ebbe a constatare Mussolini quando venne in Germania, ed lo, ora, in questa mia visita In Italia. La nostra, credetemi, è una amicizia che non si può costruire artificiosamente ». Già al suo arrivo a.Firenze, non appena incontratosi alla stazione col Duce, il Fuhrer Gli aveva esprèsso la sua gioia di.trovarsi in territorio italiano proprio oggi che è una grande ricorrenza storica per l'Italia, vale a dire il secondo anniversario della Fondazione det l'Impero. rvGcrtCrnBtectvrdltqtg Dresler offre al Duce un suo opuscolo sa Arnaldo Roma, 9 maggio. Poco prima di partire per Firenze, il dottor Dresler capo dell'Ufficio stampa del Reich dello N. S.'D. A. P. ha consegnato - al Duce, in omaggio, una copia del suo opuscolo sulla figura di « Arnaldo Affisso/ini giornalista» ed un documentario fotografico sulla visita del Duce in Germania. La serata al Comunale e la partenza del Fuhrer Firenze, 9 maggio. Sono appena le 20, ma già una folla strabocchevole si assiepa nei Lungarni, dal Ponte Santa Trinità al Ponte della Vittoria, in atte sa del passaggio del FUhrer e del Duce, che con i rispettivi seguiti si recheranno al Teatro Comunale per la serata di gala. Da questa massa compatta di popolo si levano frequenti grida altissime Inneggianti a Hitler e a Mussolini, La visione che offre la enorme moltitudine acclamante nei Lungarni festosamente imbandierati e ancora più sfarzosamente illuminati è davvero meravigliosa. Anche 1 colli che s'innalzano intorno alla città sono illuminati da infiniti falò, che riverberano la loro luce sui maestosi palazzi dei Lungarni. Di bellissimo effetto sotto il fuoco del riflettori è la decorazione rosso-nera del corso Regina Elena per il quale si accede al teatro. Il grande salone di accesso al Comunale rifulge di luci e olezza del delicato profumo di centinaia di gigantesche piante in fiore ammassate in ogni angolo con regale dovizia. Fino da prima delle 2111 ridotto del teatro è animatissimo di un pubblico elegante di invitati; i più bei nomi dell'aristocrazia sono presenti. La sala offre uno spettacolo di cui Firenze può essere fiera.. In ogni ordine di posti il teatro è gremitissimo. Tutti 1 palchi sono infiorati e recano i colori del Terzo Reich e la croce uncinata incrociata con i nastri italiani. Alle 22 precise il FUhrer e il Duce lasciano palazzo Riccardi e, acclamati entusiasticamente dalla folla che si assiepa lungo, tutto il percorso dietro i cordoni, raggiungono il teatro. Il loro ingresso è qui salutato da manifestazioni di entusiasmo, dal suono degli inni tedeschi seguiti dalla « Marcia Reale » e «Giovinezza». Ha poi avuto lietissimo svolgimento la rappresentazione dell'opera verdiana Simon Boccanegra. lià il tt iiqtts i i e o a a o e . a o l e e o a I e aIl FUhrer lascierà il teatro insieme al Duce alle 23,40. Saliti sulla macchina che li attendeva alla porta, i due Condottieri assistono a un fatasmagorico spettacolo. La strada è completamente sgombra: una siepe di carabinieri in alta tenuta fa ala dalle due parti formando un corridoio dal quale i riflettori alternano luci e ombre di stupendo effètto. Il FUhrer e il Duce percorrono la strada mentre dall'alto delle case irrompono le gravi armonie dell'inno, tedesco « Deutschland uber alles » irradiato da potentissimi altoparlanti: suggestiva marcia trionfale frammezzo al. simboli delle più grandi conquiste di due Rivoluzioni: il segno del Littorio e quello del Terzo Reich. Intanto si accendono, dal fondo della piazza Vittorio Veneto, di contro alla spessa parete alberata, grandi luci gialle che lanciano al cielo una densa cortina di fumo: ora gli altoparlanti hanno cessato la grave melodia: piovono dall'alto e pare che vengano dal cielo, le note vibranti di « Giovinezza »;' tutto l'orizzonte si infiamma di luce rossa come una meravigliosa aurora boreale; si accendono più avanti, attorno alla statua del Grande Re, due scritte luminose, come per incanto: le parole «FUhrer» e «Duce» risplendono simultaneamente. E mentre la vettura del due ^ '» r?.*""" ""rr°l tCondottieri entra in piazza Vitto- ^sinnmlafodcmlalegzsfbsvqsnhmdbupgr—gsrnrio Veneto, tutti i soldati scattano, a un ordine secco, sull'attenti. Brillano sotto il fuoco dei proiettori potentissimi le baionette e gli elmetti dei fanti, rimbombano ancora dall'alto gli inni della Patria:-le masse degli alberi si avvivano di una luce verde quasi irreale, ondeggiano al vento le bandiere, balenano le Croci nere, brillano i Fasci d'oro sotto l'« M > fatidica. Il FUhrer e il Duce sostano qualche poco ad ammirare lo spettacolo, quindi le •automobili: proseguono per la stazione centrale gremita di folla che attende, che rinnova ancora una volta ai due Capi l'entusiastica acclamazione .Ancora visibilmente- commossi per la mirabile visione che si è offerta ai loro sguardi, i due Capi entrano nella Palazzina Reale, accompagnati dal loro séguiti. Una breve sosta; poi il FUhrer, a fianco di Mussolini, si avvia verso il convoglio che l'attende. Prima di salire sul treno, il FUhrer si rivolge al Duce e Gli esprime la sua ammirazione e la sua gratitudine per le meravigliose giornate trascorse in Italia. I due Capi si Intrattengono brevemente a colloquio. Il FUhrer sale infine sulla vettura, dopo aver stretto calorosissimamente la mano al Duce; indi si affaccia al finestrino e scambia ancora qualche parola con Lui, Alile 0,15 il convoglio si mette in moto, il Duce immobile sulla banchina saluta Hitler col braccio levato nel saluto romano. Hitler dal finestrino del vagone risponi de ài saluto. Quando il-treno è scomparso nel buio" della notte, Mussolini raggiunga il Suo treno e vi prende posto, dopo aver ricevuto il saluto delle autorità. AUle 0,30 il con voglio presidenziale riparte diretto a Roma. , atId