DAL TOTEM ALLA CROCE di Curio Mortari

DAL TOTEM ALLA CROCE VIAGGIO Uff ImITUJLKIJL DAL TOTEM ALLA CROCE Immagini e tabernacoli — // "Cristo pensoso „ Resistenza alle Crociate — La penetrazione polacca — Errori dei grandi proprietari — // brontolìo di varie rivoluzioni E oggi? (DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE) PANEVEZYS, maggio. Chi viaggia ia campagna lituana rimane colpito dal numero di croci che la popolano. Croci d'ogni dimensione e d'ogni forma, intagliate secondo una fantasia decorativa che colpisce per la ricchezza dei suoi motivi e la strana gentilezza delle sue ispirazioni. Presso Siaulai c'è una vera collina di croci! Sono duecento. Il loro effetto, specialmente nella luce lunare, è fantomatico. Insieme alle croci che costituiscono' il carattere dominante del paesaggio, ecco altre forme cristiane: statuette e tabernacoli con sante immagini, talvolta collocati direttamente sopra un tumulo di sassi glaciali o di terra; tal'altra elevati su pali o su. cotenne silvane. Questo spettacolo merita veramente il nome di eccezionale. Non parlarne significherebbe anche dimenticare una pagina di storia lituana, forse la più importante. Croci e simboli di Cristo, isolati in questo estremo lembo .di terra nordica, fra il Luteranesimo tedesco e l'ateismo sovietico, sono l'immagine di Roma, venuta a specchiarsi nel Baltico.\ Caratteri asiatici Studiando queste croci si nota tuttavia in esse un'evoluzione, da forme primitive e quasi barbariche a forme più chiaramente cristiane. Le prime croci lituane somigliano piuttosto a totem; denunciano, più che l'elevato simbolismo cristiano, forme rudimentali, espresse da una misteriosa adorazione della natura. Talvolta queste espressioni totemiche assumono caratteri nettamente amatici; evocano gli inforzi cornuti e bizzarri delle pagode, o i coni delle tende mongoloidi. Conviene spiegare che la Lituania era ancora — nel secolo XIII, il secolo delle Cattedrali — un paese allo stato pagano. Le tribù lituane, seguendo remoti precetti, adoravano gli astri, il Fuoco Eterno, gli spiriti delle selve. Il loro sommo sacerdote, detto « Prete Bianco » aveva poteri altrettanto assoluti, quanto enigmatici. Leggi e riti che si perdono negli ombrosi segreti delle foreste, ove insieme agli alci dalle corna ramose erravano, ululando, i lupi. Certo è che per i primitivi Lituani la Luna era una deità maschile, chiamata a Menulis »; mentre il sole era una divinità femminile, detta « Saule » o « Laimta ». Questa inversione di sesso nella simbologia solare e lunare ha anch'essa caratteri spiccatamente asiatici. Il paganesimo lituano ha tuttavia, pur nei suoi caratteri primitivi, un senso buono e pacifico. Tanto nei suoi canti popolari, i « dainos » (che tanta impressione fecero a Goethe e a Chamisso) quanto nei suoi motivi d'arte paesana, la Lituania rivela un'anima mite, triste e pensosa. Basta passare in rassegna le sculture in legno degli artigiani di villaggio, gli « intagliatori di santi », per comprenderla! Si veda, ad esempio, quella interpretazione del « Cristo pensoso » che ispira tante sculture in legno dell'arte lituana. Seduto in attitudine stanca e raccolta, il divin capo appoggiato alla palma della mano destra, il Cristo appare immerso in profonde meditazioni. L'espressione del volto, evocato da un complesso di linee dolcemente affrante, raggiunge una bellezza che è soave e potente insieme. Si esprime forse, in questa immagine del Redentore, la stessa anima della campagna lituana. Gli studi fatti su quest'anima svelano la mitezza pietosa del suo segreto. Anche fra i rudimenti tal volta barbarici di un paganesimo nato tra le selve e le fiere, que st'anima non smentisce la sua bon tà originaria, la sua aspirazione alla vita semplice sana e laborio sa, la sua adorazione per tutto ciò che è luce e spirito. Per essa sono altrettanto degni di amore gli uomini cìie gli animali. C'è, dunque nelle sue profondità psicologiche, quasi un riflesso di francescanesimo. Non è forse giunta fino al XX secolo, attraverso una millenaria tradizione, l'abitudine di por re, nella campagna lituana, su pali infitti davanti alle capanne, abbeveratoi per gli uccelli.' Era logico quindi che alla penetrazione del cristianesimo, iniziatasi nel 'ifQO, la Lituania fosse pre parata come nessun'altra terra. Il terreno era arato. Si erano ingannati tuttavia coloro che avevano creduto d'imporre la religione di Cristo con la violenza e con le armi. Furono costoro i Cavalieri degli Ordini Teutonici, confinanti col paese lituano. Le loro sanguinose scorribande, le loro così dette Crociate, trovarono nei contadini lituani una resistenza accanita, tenace, che contribuì a creare il carattere militare di questa stirpe, facendone una delle più preparate e battagliere del Nord. Fu così che le Crociate degli Ordini Teutonici finirono per infrangersi definitivamente contro questo tetragonismo, lasciando sul terreno i resti di quella che era stata una l'era propria armata. Vedi battaglia di Tannemberg, combattutasi verso la metà del H00! La penetrazione polacca Fu piuttosto la penetrazione polacca a risolvere questo problema religioso. Più duttile, più diplomatico, lo slavismo cristiano fece opera di permeazione, lenta e assidua: Così la Polonia cattolica irrigò, passo passo, lo spirito lituano irrigiditosi e rinsecchitosi davanti alla furia dei Teutonici, che troppo spesso dimostravano di scambiar la forma della Croce con quella della spada. I critici irriducibili, gli anti-polacchi per eccellenza chiamano quest'azione col nome di « polonizzazione ». E' una definizione imperialisticqmente esagerata. Bisogna intendersi sul fenomeno e studiarlo nelle sue particolarità. Certo i contadini lituani, messi in sospetto ormai contro tutti e contro tutto, resistettero, sia pure in forme meno crude, anche a questa penetrazione, quando essa sembrò acuirsi troppo! Ma se infine ne accettarono la sostanza, significa che un'affinità spirituale esisteva tra la propaganda e la massa da convertire. C'era di fatto, tra i due paesi una evidente co.nunxcazione osmòtica. Certo occorre anche collocare il problema sul piano della realtà. A facilitare la penetrazione del Cattolicesimo in Lituania contribuirono anche questioni pratiche, con¬ nesse con l'ordinamento sociale e politico di quei tempi. Lo stile barocco La spinta maggiore al Cattolicesimo fu indubbiamente data ai contadini lituani dai grandi proprietari agricoli, molti dei quali erano polacchi. La religione cattolica i lo fede degli umili; è in sostanza, la religione degli agricoltori. Essa è anche la più indicata per ottenere dalle collettività una quiete remissiva e laboriosa. La rinuncia ai beni terrestri (o, per lo meno, al soverchio dei beni terrestri) è anche il fondamento vero della disciplina e della gerarchia. Tutti questi fattori, spirituali e realistici, si compensarono e si fusero, durante il processo polaccolituano, pur attraverso laboriosi processi d'assimilazione e non senza vincere oscure resistenze. Non sempre infatti anche il clero sapeva comprendere e indulgere. Per esempio, in un certo periodo, il moltiplicarsi delle croci nelle campagne fu proibito dalle chiese. Si temeva una ripresa dei sentimenti totemici e dal paganesimo f Si voleva costringere, in sostanza, la gente del contado a recarsi piuttosto nelle chiese, che cominciavano a sorgere vn tutti i centri. Alcune costrutte in semplice ìcgpo silvano, come la chiesa di Grudziai; altre, erette con pietre e calce. Queste importavamo, secondo il gusto deWaristocravia polacca, un barocco raggentilito, un vero barocco mediterraneo e italiano. Benanche le proibizioni del clero peccavano talvolta, olttrechè di troppa intransigenza, di poca conoscenza geografica. Non ss teneva conto infatti delle gnindi distanze che separavano spesso gli umili casolari della campagna dai grossi centri! Comunque si creò, pur tra oscillazioni e scosse, urna vita patriarcale della gleba, una vita di gente semplice, contentata al « quia ». La Lituania appariva avvolta in una atmosfera dolce e serafica, senza l'urto e l'urlo deVk competizioni che agitavano già altre parti d'Europa. Errori fatali Ma anche i tempi marciarono — come almeno si suol dire! I secoli XVII e XVIII erano, i secoli delle prime Rivoluzioni a carattere sociale. Lo spirito critico e talvolta avvelenatore degli Enciclopedisti penetrò anclie gli strati inferiori, lievitato dalla borghesia, che voleva soppiantare il potere degli aristocratici. Abili sovvertitori cominciarono il ricatto delle inquietudini e delle sofferenze umane; quel ricatto che, anche oggi, costituisce una delle forme più mefistofeliche della propaganda sovversiva. D'altronde qualcosa dì giusto c'era in questo movimento collettivo! Secondo una più equa visione del lavoro e dei suoi profitti andavano tramontando le pesanti e massicce concezioni feudali, che avevano dato la terra a pochissimi, e a moltissimi la sua servitù. Ad accelerare questo processo di disgregazione contribuivano i fatali errori dei grandi proprietari. Generalmente blasonati, essi finivano per tralignare; dimenticavano, con l'andar del tempo, che insieme ai diritti esiste anclie qualche dovere, senza di che il potere diventa tirannide. Ma sopratutto essi vivevano troppo lontani dalle masse della gleba; non ne udivano più le voci, i voti e sopratutto le grida di sofferenza. Vediamo in patricolare la Lituania! I grandi proprietari cristocratici avevano finito per non risiedere più nei loro castelli aviti, se non per qualche rara partita di caccia. Essi non dimoravano neppure a Kowno, a Siaulai o a Panevezys, che consideravano ormai centri troppo piccoli e troppo rustici. D'altra parte la carriera delle armi o quella diplomatica, abbracciate di preferenza dagli aristocratici dei grandi rami (i cadetti dovevano accontentarsi dei chiostri e della vita monastica!) allontanavano sempre più i signori dalle loro sterminate terre. Esspreferivano le capitali e le grandi città, Pietroburgo e Varsavia, ove la vita mondana brillava in tutto il suo sfarzo, ove le donne erano magnifiche, le coppe innebrianti. le carte da gioco e i dadi prontsui tappeti verdi! Feste splendidetoelette sontuose, firmamenti dlampadari. Quadriglie e cene. Troike fiabesche e sontuosi equipaggi tintinnanti di sonagli d'oro. Come si poteva pensare, in questa atmo sfera di lusso e di godimenti, apovero « Cristo pensoso » delle remote campagne lituane1! Che cosa era la lontana provincia denord-ovest se non addirittura una terra artistica* L'oro che tuttavia questa terra, attraverso le sovrumane fatiche della gente della gleba, aveva spremuto; fu presto dissipato da questa gente elegante e inutile è (bisogna dirlo per non illudere i sadici della strage sovversiva) più scervellata che colpevole. Cosi, mentre brontolava già la ribellione, gli umili abbandonavano le croci per tornare ai totem: perdevano la fede per ritornare alla superstizione e riprofondare negli istinti. Eravamo alle soglie del secolo XX, delle eversioni, delle guerre di popoli e di continenti, e quindi delle catastrofi d'Imperi. Che cosa avveniva, allora nel contado lituano! E' quello che vedremo. Curio Mortari LA CAPANNA E LA CROCE LUNARE

Persone citate: Goethe, Saule