La spettacolosa battaglia sul mare di Enrico Mattei

La spettacolosa battaglia sul mare JPjrojré d'acciaio nel golia di Napoli La spettacolosa battaglia sul mare L'azione delle siluranti tra le cortine di fumo - Le manovre della nave deserta azionata a distanza dalla radio - Il lancio degli aerei con le catapulte - L'immersione simultanea di ottantadue sommergibili Napoli, 5 maggio. Nell'azzurro specchio del golfo di Napoli, fra le quinte del più bello scenario che la natura, im pareggiabile regista, abbia mai creato per la gioia degli uomini, il Capo della Nazione germanica ha accolto oggi l'esatta documentazione di quello che è e rappresenta, in questo maggio radioso dell'anno XVI, la Marina del Littorio. Uomini e navi Due corazzate, dodici incrociatori, ventiquattro esploratori e cacciatorpediniere, ventiquattro torpediniere, ottantaquattro sommergibili, ventiquattro mas, tutte le unità nuove e lucenti che il Fascismo ha lanciato per i mari a presidiare la Patria, ad affermar' ne la potenza nel mondo, a garentirne i destini imperiali, hanno offerto all'ospite uno spettacolo senza precedenti per vastità e impo nenza, dimostrando la perfezione delle macchine, la perizia insupe' rabile degli uomini, il formidabile spirito di coesione che fa di tutto questo potente organismo un blocco di acciai e di volontà obbediente agli ordini di un solo Uomo e pronto a ogni istante a osare l'inosabile. La sorte benigna, ci ha concesso di vivere questa indimenticabile giornata nella pienezza delle sensazioni che il succedersi meraviglioso e allucinante delle manovre ha suscitato in un crescendo dalla suggestione irresistibile nei pochi privilegiati ammessi a condividere, sia pure nella poco eroica veste di spettatori, le ansie e l'orgoglio dei 1500 ufficiali e dei 26.mila marinai che ne sono stati i protagonisti. Alle otto di stamane, infatti, attraversata la città già corsa dal respiro tumultuoso delle folle raccolte ad attendere, dietro gli sbarramenti delle truppe, l'arrivo di Hitler, abbiamo raggiunto il molo Razza, cuore pulsante del porto, tutto recinto in una raggiera di bandiere italiane e germaniche, e qui abbiamo preso imbarco «u uno degli incrociatori della prima squadra, il Gorizia. La nave era agii ormeggi al centro di un simmetrico schieramento di scafi che mettevano una nota di grigio metallico sul panorama cosi dolce del mare partenopeo. Una intera flottiglia di torpediniere si stendeva in linea di fianco lungo il molo San Vincenzo; al molo Be ver e Ilo erano agli ormeggi il Duca degli Abruzzi e il Garibaldi; ai nostri fianchi, al riparo delle nuove costruzioni della stazione marittima, si stagliavano le sagome del Póla, del Fiume, dello Zara. Lo schieramento si prolungava poi con la squadriglia dei dodici caccia del tipo Freccia, Lampo e Al/ieri per concludersi dinanzi all'antemurale Thaon di Revel con le navi scuola Colombo e Vespucci dalla chiglia pittorescamente istoriata e dipinta e le alberature dense di grappoli umani che ci riportavano al tempo della navigazione a vela e facevano singolare contrasto con tanto spiegamento di modernissimi strumenti di guerra marittima. Più grandi e possenti di tutte le corazzate Cavour e Giulio Cesare sostavano quasi all'imboccatura del porto. Sulla prima, sventolava l'azzurro gagliardetto del Duce, rivelando che il Gapo del Governo Ministro della Marina era già al suo posto con esemplare puntualità ad attendere l'arrivo del Re Imperatore e del FUhrer e a concordare con l'ammiraglio Cavagnari, direttore superiore delle esercitazioni, le ultime disposizioni per la manifestazione imminente. Nessun sommergibile era nel porto. Tutta la flotta subacquea aveva salpato le ancore a notte fonda, volgendo la prora verso lo aperto mare. All'alba aveva lasciato gli ormeggi la Seconda Squadra, quella degli incrociatori tipo Trieste e tipo Condottieri e tipo Maestrale, e degli esploratori tipo Usodimare. Notando tante assen ze, a cui si aggiungeva quella demas anche essi già fuori per le esercitazioni, pensammo allo spettacolo che doveva aver offerto ieril porto di Napoli e pregustammo quello che avremmo visto a seraa conclusione della grande parata con la totalità delle navi alla fonda. - A bordo di ogni nave vi era ordine, compostezza, precisione: e tanta era la sicurezza e la tranquillità degli ufficiali nei confrontdell'ardua prova che li attendevache i molti ospiti d'occasione venivano accolti con ogni cura e vigile attenzione, come se fosse giorno di vacanza e non di lavoro. Sul « Gorizia » Con noi, aul Gorizia, erano 1 tre vice segretari e 11 segretario amministrativo del Partito, l'onorevole Farinacci, il presidente della Confederazione dei lavoratori dell' industria, l'on. Acerbo e 1' on. De Francisci, il vice segretario del Guf, una missione navale jugoslava guidata dal capo di Stato Maggiore del Regno serbo-croato-sloveno. Poi c'erano molti ufficiali dell'Esercito, fanti alpini artiglieri, testimonianza dquella fraternità che è oggi il clima morale delle Forze Armate. E c'erano infine cinquanta ufficialdel terzo corso dell'Istituto superiore di guerra giunti da Torino col loro comandante gen. Barbasetti, col vice comandante colonnello Maccari, e col direttore decorso colonnello Richieri. Affacciati alle murate, assistiamo di lontano al compiersi deglultimi preparativi,napoletani pel'arrivo di Hitler: al serrarsi decordoni delle truppe schierate in a e o o o o i e i o , a a e i , servizio d'onore, all'addensarsi sempre più compatto della folla sul percorso del corteo, agli ultimi tocchi dati alla fastosa e festosa toletta dei palazzi e dei monumenti cittadini. Una lieve brezza ripulisce, intanto, delle ultime nubi della notte il cielo fatato del golfo di Napoli: si diradano le seriche nebbie che listavano l'orizzonte marino dal crinale della collina del Vomero fino alle propaggini del Vesusio, si illumina in pieno sole una viva merlatura di popolo disteso come una frangia sulle terrazze delle case, sugli innumerevoli belvedere creati dalla natura e dall'arte nel vasto anfiteatro, sulle balaustre delle strade che l'acqua lambisce. Dalla contemplazione di questo paesaggio dominato dal cono im mane del Vesuvio ci distoglie a un tratto il crepitare delle salve: dalla punta di Posillipo al promontorio della Campanella un immènso boato rugge d'improv viso. Tutte le navi della squadra salutano con la musica dei can noni tonanti, a un tempo, dalle torrette binate, l'arrivo del treno reale e imperiale. Si è appena placata questa sinfonia tempestosa ed ecco che un'altra salve di ventun colpi squassa l'atmosfera, annunziando che anche il FUhrer è giunto a Napoli. Ma il cerimoniale di rito, quando si tratta del Capo di una gente così vicina e così amica, non può subire limitazioni: riudiamo le ventuno cannonate quando alfine il corteo reale imperiale col Cancelliere Hitler giunge sul porto. Vittorio Emanuele e il FUhrer discendono sul molo « Luigi Razza », passano in rivista la compagnia della Regia Marina schierata sul piazzale in servizio di onore con bandiera e musica. Quindi salgono in un motoscafo battente a poppa l'azzurro gagliardetto reale e la bandiera germanica, avviandosi per le acque del porto seguito da un vero corteo di motoscafi, nei quali hanno preso posto le personalità italiane e germaniche giunte con loro. Il grido enorme della folla soverchia il ronfare dei motoscafi che sfilano fra il rabbioso sciacquio delle onde, nel canale delimitato dallo schieramento delle navi alla fonda che hanno già tutte alzato la piccola gala. Or si or no giungono le note della fanfara reale e dell'inno germanico. Più distinto è il triplice: evviva al Re degli equipaggi schierati a murata. Ecco, ora, che il motoscafo reale si avvicina alla Cavour. A poppa, a fianco del Sovrano, è il Cancelliere Hitler. Una espressione di grata sorpresa è nel suo volto e risponde con evidente fervore al saluto dei marinai portando ripetutamente la mano alla visiera. Poi si piega a destra per osservare l'interminabile schieramento delle torpediniere che il Sovrano gli addita. Il comandante della Z'avour è ai piedi del barcarizzo ad attendere gli ospiti, mentre il Duce e il Sottosegretario alla Marina ammiraglio Cavagnari aspettano in cima alla scala. Il Sovrano, il FUhrer, il Principe Umberto salgono, le trombe lanciano i tre squilli ammiragli della fanfara' reale; sull'albero di maestra si ammaina l'insegna del Capo del Governo e vengono issate quelle del Re Imperatore e del FUhrer. Nell'istante stesso tutte le navi della Prima Squadra alzano col tricolore la bandiera germanica. In movimento e o e o o i E i o l i r i H binocolo ci aiuta a vedere quello che avviene sull'ammiraglia. Il Re'Imperatore, il FUhrer e il loro seguito si dirigono a poppa e passano dinanzi al gruppo degli ufficiali raccolti a diritta e a quello dei marinai adunati a sinistra. Essi si dirigono, poi, a prora e salgono sul torrione di comando, robusta costruzione metallica del peso di mille tonnellate, che è il centro nervoso di questa moderna corrazzata. Di lassù sostano a guardare lo spettacolo del golfo, della città nel pieno fulgore della sua radiosa bellezza, delle isole che sbarrano l'orizzontee infine della flotta che fa ala. Questa, intanto, è già in movimento. Con bellissima manovra le torpediniere si scostano dal molo e si avviano, in linea di fiiaper la stretta imboccatura del porto. Dietro muovono i cacciatorpediniere e sulla loro scìa avanziamo noi col gruppo degli incrociatori. Precede il Pola, seguono iGorizia, lo Zara, il Fiume. Quin di è la volta del Garibaldi e deDuca degli Abruzzi. Quando l'ultimo incrociatore è passato, smuove la Cavour nella cui scìa procede la Cesare. In meno di mezz'ora, con manovra la cui precisione è uguagliata soltanto dalla eccezionale rapidità dell'esecuzione, l'intera Squadra ha sgombrato il porto e avanza su quattro file verso Capri. All'esterno sono, in due filele siluranti; all'interno gli incrociatori. La divisione delle corazzate passa nel mezzo del duplice schieramento e lo rimonta fino a che viene a trovarsi alla testa dell'intera formazione, e al centrocon la Cesare di prora alla CavourDopo qualche minuto di navigazione in un mare tranquillo di un azzurro purissimo, la Squadra su cui filano a bassa quota stormi dvelivoli dell'aviazione della marina, allarga la propria formazionele colonne laterali si aprono verso l'esterno, a ventaglio, sicché glincrociatori e i cacciatorpediniereseguono a un tempo quella cheni con espressione marinara, si chla ma una accostata di novanta gra di, dirigendosi al largo in opposta direzione e lasciando scoperti fianchi delle corazzate mentre la flottiglia delle torpediniere si dilegua lontano, alla nostra destra, verso Ischia. Mentre la Squadra procede con questa formazione allargata ad andatura progressiva, a un tratto vediamo un aeroplano striare il cielo di una fumata grigia: è il segnale di avvistamento di un sommergibile. Subito dopo la torretta di un sottomarino affiora alla sinistra della Cavour a circa 500 metri. Nel giro di pochi minuti altre segnalazioni da bordo dell'aereo si succedono, e un secondo, poi un terzo sommergibile elevano sull'acqua la loro sagoma scura. La rapidità dell'emersione, la sicurezza con cui hanno manovrato sott'acqua fra tante unità di superficie, la facilità con cui sono giunti a così breve distanza del bersaglio, ecco già altrettante dimostrazioni della perizia raggiunta dal personale dei nostri sottomarini e dell'assoluta padronanza acquistata nell'impiego del mezzo. Il « vascello fantasma » e a n u o Subito dopo, un episodio di guerra che accaparra la nostra attenzione. Alla destra della Cavour, si profila un attacco di torpediniere. Una spessa nebbia, emessa dal capoflottiglia e dagli aerei che fiancheggiano l'azione, alza sul mare una muraglia impenetrabile alla osservazione, da cui sbuca l'insidia: a tre per tre le piccole agili navi irrompono dalla cortina, lanciano i loro siluri, tornano a immergersi nella bolgia di fumo che li occulta alla reazione avversaria. La scena non ipotizza un evento facile a prodursi in identiche condizioni, sopra tutto di pieno giorno, ma vale a dire che cosa valgono i marinai delle nostre torpediniere. Nella nebbia non è solo lo inseguitore che non vede; ed è facile pensare con quali dolorose collisioni tra navi manovranti alla cieca si pagherebbe un errore o solo una disattenzione. Ma chi cerca il brivido di uno scontro navale avrà presto di meglio. Dopo aver doppiato l'isola di Capri, immersa nella sua vasca azzurrina, sotto la tiepida carezza del sole, scorgiamo sulla linea dell'orizzonte la sagoma di una nave: è il San Marco, il vascello fantasma deserto di vita che manovra solo in obbedienza ai comandi che la nave-pilota Audace gli trasmette per radio e che timoni, macchinari, caldaie eseguono automaticamente senza bisogno dell'opera dell'uomo. Appena scorto il San Marco, due incrociatori della Squadra, il Fiume e lo Zara, a cui ai aggiungono a sinistra gli esploratori Zeno e da Verrazzano lanciano con le catapulte gli aerei di bordo per l'osservazione, poi accostano a grande velocità e giunti a diciotto chilometri aprono il fuoco a un tempo. Dalle tre bocche sporgentisi dalle torri binate girate sui fianco, esplodono fiammate immani; l'aria è scossa da cupi rimbombi; a dare più viva la sensazione della battaglia, si aggiunge il tiro aintiaereo dei cannoni da 100 e delle mitragliere, aperto, a un tratto, da, tutte e quattro le navi attaccanti contro supposti velivoli nemici. C'è qualcosa di drammatico nel ritmo serrato di questa azione di guerra che però non è mera coreografia allestita per divertire il pubblico. Nell'episodio che vede il simultaneo impiego dei mezzi offensivi di cui una nave dispone, si esperimenta, invece, la precisione dei tiri. Anche un profano può giudicare da sè dalle colonne di fumo che s'alzano da poppa e da prua della San Marco e dai getti d'acqua altissimi che l'inquadrano che i colpi sono giunti fin dal princìpio infallibili al segno. Chi ha pratica della materia può aggiungere a questa semplice constatazione qualche utile considerazione. Nel caso concreto, non è indifferente notare che si tratta del più difficile dei tiri, vale a dire di un tiro di sezione, eseguito da due sezioni diverse di diversi calibri a un tempo. sdsszvmiènCon la Seconda Squadra Da Capri, costeggiata a sud dell'isola, muoviamo in linea di fila verso Ischia ed è su questa rotta che incontriamo la Seconda Squadra: muove verso dì noi a velocità altissima, maestosa successione di scafi che si accendono contro sole di barbagli d'argento. Quando l'incrociatore di testa della Seconda Squadra è a due chilometri dalla Cavour, le due divisioni aprono una dopo l'altra le salve di saluto; all'altezza della corazzata gli equipaggi lanciano il triplice « Viva il Re ». Tutta la poesia del mare si leva, eroica e luminosa, sull'incontro di queste due formazioni, che al largo del golfo partenopeo defilano di controbordo a duecento metri di distanza e si rendono gli onori. Poi, non appena tutta la Seconda Squadra è passata e l'incrociatore Trieste, che batte l'insegna del comandante, è al traverso della Cavour, un'improvvisa inversione di rotta, impeccabilmente eseguita, porta le unità delle dueformazioni a procedere di fianconella stessa direzione. Tanti scafi, in cosi breve spazio, fanno sconvolta la superficie del mare; il ritmo dei motori sembra una sinfonia di potenza e di gloria; un vento impetuoso gonfia le bandiere della piccola gala sull'albero di maestro. Si va per parecchio tempo così, a veloce andatura, in un vortice di bianche spume, che spazzano i ponti dei piccoli caccia. I sommergibili Stiamo per imboccare il canale fra. Ischia e Procida quando uno spettacolo di eccezione si offre ai nostri occhi ammirati: il mare ci appare in distanza tutto segnato da una miriade di torrette nere. Le due Squadre, allargandosi fino a una distanza di duemila metri, prendono in mezzo l'intera zona nella quale navigano in emersione 82 sottomarini. Avanti a tutti è l Pietro Micca che batte l'insegna dell'ammiraglio Legnani. Gli altri seguono in nove file di nove unità ciascuna, formando un quadrato perfetto. Sono sommergibili di tutte le dimensioni e i tipi, dai gloriosi H della grande guerra ai Calvi, ai Filai, ai Tozzoli, ai Bailla fatti per le grandi crociere. Giunta all'altezza della Cavour questa formazione unica al mondo s'inabissa in perfetta simultaneità, rapidamente, con manovra che strappa un grido di sorpresa e di ammirazione. Nel volgere di pochi istanti, lo specchio d'acqua prima popolato di neri gusci metallici, è libero e sgombro e pare inverosimile pensare che, sotto quel placido azzurro, nelle profondità del mare, vivano e operino cinque mila uomini. Per qualche minuto la scena è mmutata; poi,.con la stessa precisa simultaneità con la quale si è inabissata, l'intera formazione riemerge rapidissima, riprendendo la navigazione in superficie, nell'identico inquadramento perfetto in cui ci era apparsa all'inizio della manovra. Di fronte a una tale prova che nessuna Marina ha mai neppure tentato (si pensi che gli 82 sommergibili hanno manovrato cosi in superficie come sott'acqua a contatto di gomito a meno di 200 metri l'uno dall'altro) l'applauso, verrebbe stintivo e irresistibile; ma intanto si aprono i boccaporti, i marinai in tuta grigia corrono ai cannoni, una salve di undici colpi erompe a un tempo dagli scafi portando al Re Imperatore e al FUhrer il saluto dei cinque mila uomini che vi hanno dimora. t Durante l'intero episodio stormi di velivoli sfrecciarti per il cielo in figurazione geometrica a cuneo, picchiano più volte a bassissima quota sulla zona della manovra. Mentre i sommergibili continuano, la loro rotta, le due Squadre rompono la formazione. La Cavour e la Giulio Cesare proseguono sole con la scorta della Zeno e del Da Verrazzano verso nord-est accostando l'isola di Ischia. Le altre unità rientrano con manovra indipendente a Napoli e vanno a schierarsi alla fonda per la rivista finale. Avremo, poi, delle ore pomeridiane del Re, del FUhrer, del Duce, del Principe e delle personalità del seguito, un breve resoconto che riassumeremo ai lettori. Il periplo di Capri ' La Cavour, sempre seguita dalle altre corazzate della divisione, ha compiuto il periplo di Carpi. II Re, il Fuhrer e il Duce, consumata la colazione, sono scesi dal torrione dì comando e si sono trattenuti a passeggiare sul ponte poppiero della nave all'aperto ammirando il paesaggio. Poco dopo le 15,30, sono entrati in scena 24 Mas che hanno simulato un attacco piombando sulla Cavour a 35 nodi all'ora, in squadrìglie di tre unità, in formazione di cuneo, giungendo a distanza di lancio e quindi accostando violentemente in fuori per allontanarsi alla velocita di 50 nodi. Non meno interessante è stato l'attraversamento della Divisione corazzate, eseguito * impeccabilmente, squadriglia per squadriglia, dalle torpediniere; manovra non agevole, che espone le unità in navigazione, specie se ad alta velocità, al pericolo di urtare contro la poppa della nave che avanza per prima, se si spingono troppo innanzi o con la prua della nave che procede subito dopo dalla quale, nell'atto dell'attraversamento, non distano che 200 metri. Infine la Cavour e la Giulio Cesare hanno assistito all'impressionante . sfilamento in parata dei sommergibili in una sola colonna di ben 12 chilometri, delle torpediniere, dei mas e hanno incontrato la nave-scuola Vespucci tutta avvolta di bianche vele con gli equipaggi aggrappati alle sartie che salutavano alla voce mentre esplodevano le salve di 21 colpi e secondo' le antiche tradizioni della Marina velica venivano ammainati i velacci, i controvelacci e il controfiocco. Alle 17 tutte le unità della Pri ma e della Seconda Squadra si trovano allineate alla fonda, in un duplice interminabile schieramento, che va dai comuni vesuviani alla punta di Posillipo. Il cielo si è velato di nubi, qualche goccia di pioggia cade,.*ma_lo spettacolo di tante navi adunate nel porto assume ancora una volta una grandiosità incomparabile. La nostra nave è all'estremità meridionale di fronte a Portici; in distanza, proveniente da Capo Miseno, entra in scena di nuòvo la Cavour per la rivista. Si inalbera pil gran pavese. Di nuovo prorom- pe la salve tempestosa che si propaga e si diffonde lontana, in ampi cerchi sonori. La Cavour avanza. Eccola a centocinquanta metri da noi, maestosa, sulla nostra sinistra. Il Re, il FUhrer, il Duce, il Principe Umberto sono risaliti sul torrione dì comando e si spingono dal parapetto portando la mano alla visiera. Questa volta 11 saluto degli equipaggi cosi vicini sale chiaro e distinto alla nave ammiraglia: «Viva il Re!». Tra breve sbarcheremo. Ma torneremo al porto a sera con tutto l popolo napoletano a vedere la flotta dell'Italia imperiale nel chiarore della sfarzosa illuminazione che sottolinea la gioia e l'esultanza di questa trionfale giornata. Enrico Mattei